Fuori dalla grande veranda del ristorante, il tramonto si stava stemperando in quella che sembrava essere la notte più serena degli ultimi due mesi. L’ambiente era elegante anche se non opulento, l’arredatore aveva giocato sui toni della terra, con pareti in legno chiaro alle quali erano appesi dei quadri minimalisti. Le tovaglie sui tavoli erano color sabbia e i piatti erano di ceramica bianca, al centro di ogni tavolo c’era una composizione di rami intrecciati con una candela che creava un’atmosfera piacevolmente calda e rilassante, i ceri sembravano fatti di cioccolata ed esalavano un profumo di spezie. Sedevamo ad un tavolo rotondo: io, il mio inseparabile amico Walter e i coniugi nostri amici.
Mai avrei pensato che quella visione di pace e tranquillità fosse il preludio di una catastrofe improvvisa. La cena era iniziata in maniera tranquilla e ora stava scivolando verso un campo minato, dal tono più serio e del quale, purtroppo, io ero il protagonista.
“Vediamo di non confondere la classe con l’acqua” sbottai esasperato.
“Come sei dozzinale, Nicola” rise Walter alla mia sinistra “Potevi dirlo in francese”.
“O dire: la merda col cioccolato” aggiunse l’unica donna alla nostra tavola.
“Gloria!” esclamò il marito fingendosi scandalizzato. Sapevamo tutti che Guido in quanto a parolacce era peggio di uno scaricatore di porto. “Siamo a tavola”.
“Perché? Non hai mai mangiato la cioccolata a tavola?” chiese lei ridacchiando, ma prima che Guido ribattesse che, invece, l’altro complemento oggetto non lo aveva mai degustato, aggiunse: “E la parola merda, è in tutti i dizionari”. Gli sorrise, battendo dei teneri colpetti sulla mano del marito, come per confermargli che gli era venuta spontaneamente in aiuto.
“Voglio dire che…” ripresi, scandendo educatamente la frase con uno sguardo ai miei amici e volendo tralasciare le battute triviali “se una persona si vuole vestire in maniera eccentrica, può farlo tranquillamente. Personalmente sono una persona che ama la moda classica, che non tramonta mai: un bell’abito Principe di Galles, o una giacca Tweed sono sempre di moda”.
“Di moda vent’anni fa!” ribatté Walter. “Vai in giro che sembri veramente il Principe di Galles, mio caro Charles”.
“Non ho le orecchie a sventola io” risposi piccato alla similitudine con il reale britannico. “E poi io sono una persona normale, amo la sobrietà”.
Walter era uno che, al contrario di me, amava essere sempre al centro dell’attenzione. Quella sera vestiva una giacca verde bottiglia, aveva una camicia bianca di raso opaco aperta al collo con dei pantaloni di tela bianchi rimboccati alle caviglie e mocassini dello stesso colore della giacca. Ma quello che più mi colpiva era il fatto che, secondo l’ultima moda, non portava i calzini.
Orrore.
“Sei vecchio, Nicola, non sobrio” mi rispose lui con aria di sufficienza. “Ma dico, guardati! Quei jeans li hai acquistati negli anni settanta a Porta Portese dallo stesso rivenditore di Claudio Baglioni. Le camicie a quadretti non sono più di moda e la giacca sahariana di cachi ti fa molto Indiana Jones della Garbatella”.
“Sono la sobrietà fatta persona, Wallie. E poi mi piace la comodità” conclusi guardando Gloria e Guido per chiedere un tacito aiuto.
Certo, per lui era facile, architetto, fisico quasi perfetto, pieno di soldi e dichiaratamente omosessuale. Io, professore di università, miope, con la stempiatura in agguato ed etero senza fidanzata da una vita e soprattutto senza soldi. Però volevo bene a Walter. Eravamo praticamente cresciuti insieme, inseparabili. Ci telefonavamo due, tre volte al giorno per sentire come andava la nostra giornata, la domenica si andava in bicicletta o in qualche gita, trascorrevamo le vacanze assieme e avevamo un appuntamento fisso del nostro sabato sera davanti ad un buon film o alla televisione, in compagnia del suo thè verde e del mio Jack Daniel’s.
L’aiuto purtroppo non arrivò, anzi la nostra amica decise di schierarsi al suo fianco: “Però Walter ha ragione, Nicola. Dovresti cercare di aggiornarti un po’ in fatto di stile”. Il mio, perfido, migliore amico le sorrise e annuì un consenso. “Anche Guido non ha gusto nel vestire, ma per fortuna ci sono io che penso a lui” concluse lei.
“Ma anche io durante la settimana metto jeans e camicia scozzese” brontolò lui. Questa volta fui io a ringraziare con un cenno del capo.
“Si, ma tu lavori in cantiere, durante la settimana” ribatté sua moglie, “guai se esci con un paio di pantaloni firmati per andare in mezzo al fango delle case in costruzione. E poi qui non si parla di te, stiamo parlando di Nicola”.
“Be’ effettivamente” concluse il geometra traditore.
“Ma cos’è?” chiesi io sarcastico “Il gioco dello ‘Smontiamo il professore’, quello che stiamo facendo?”
“Quello era l’Allegro Chirurgo, Nicola, è uscito negli anni sessanta. Vedi che sei vecchio?” chiosò il mio neo-nemico architetto. Gli feci la linguaccia che scivolò sulla sua indifferenza. Aprì le braccia come se stesse per confermare la teoria quantistica dei buchi neri: “Siamo in tre a suggerirtelo. Datti una restaurata, perdio”.
Arrivati a questo punto ero proprio irritato, ero al centro della discussione, criticato da tutti e tre, componenti di entrambi i sessi… anzi di tre delle sfere sessuali. Mancava il parere negativo di una lesbica e avrei fatto l’en-plein. Sbuffai rumorosamente e decisi di prenderla con chi aveva innescato la miccia: “Adesso basta, sono una persona normale non un architetto gay come te, Walter”.
Mi guardò fisso negli occhi e poi, placidamente sentenziò: “E’ vero. Non sei architetto”.
Gloria scoppiò in una risata, a Guido andò di traverso il sorso di vino bianco che aveva appena inghiottito. Io da principio non capii poi feci il classico due più due:
- sbarrai gli occhi e spalancai la bocca;
- temetti che le orbite mi uscissero e la lingua mi rotolasse sul tavolo;
- Inspirai, inspirai e inspirai;
- pensai “Cosa? Cosa? Cosa?”;
- mi mancò il fiato;
- sbiancai;
- mi alzai dalla sedia;
- puntai i pugni sulla tavola;
- stavo fumando dalle orecchie.
Tutto contemporaneamente. Ottimo esempio di pluriprocessualità… e finalmente:
- “Ma io non sono gay!” urlai quasi in falsetto.
E a quel punto sprofondai nell’incubo.
Avevo appena fatto la battuta di Kevin Kline in “In & Out”! Mi ero appena rivelato agli occhi del mondo (e anche ai miei occhi) come il peggior frocio della storia dell’umanità. Non peggiore per Kline, lui lo adoro, ma per me stesso. Dio mio! Adoro Kevin e anche Barbra Streisand e ho tutti i suoi dischi! E amo ballare “I will survive” di Gloria Gaynor. E chiamo il mio migliore amico con un nomignolo mooooolto maschile.
E in quel momento, lì, in piedi nella sala del ristorante, davanti a tre amici… e ad un’ottantina di avventori che si erano girati (tutti contemporaneamente) verso di noi, dopo la mia virile affermazione di non essere gay, ebbi la folgorazione della mia identità sessuale.
Come san Paolo sulla via di Damasco, mi apparve Gesù Cristo che applaudiva sorridendo con aria distinta, al suo fianco la Maddalena che mi allungava un bicchiere di Mojito con l’ombrellino di carta rosa e mi faceva l’occhiolino. Più indietro c’era san Pietro con le chiavi del Paradiso gay di Barceloneta. “Come mai le chiavi hanno tutte il numero 16?”, mi domandai impulsivamente.
Guardai Walter: alzò gli occhi al cielo come per dire “Finalmente ci sei arrivato, checca”.
Guardai Gloria: era presa dalle convulsioni mentre stava praticamente partorendo una valanga di risate.
Guardai Guido: la mano sulla bocca e gli occhi sgranati. Aveva avuto anche lui la visione del Gesù plaudente e della Maddalena con il bicchiere e l’ombrellino?
Avevo appena fatto la peggiore interpretazione di negazione della propria omosessualità nella storia umana. Va bene, gente datemi l’Oscar!
Mi risedetti lentamente sulla sedia. La perfida checca alla mia sinistra si guardò intorno guardando gli altri ospiti del ristorante: “Okay, gente potete continuare a mangiare” disse sventolando teatralmente la mano. E, incredibilmente, questi gli obbedirono come tanti componenti di un’orchestra: gli avventori ripresero a mangiare, il ristorante ritornò al suo brusio, e le posate e i bicchieri a tintinnare, come se il tempo avesse ricominciato improvvisamente a scorrere nuovamente.
Volete sapere quello che successe dopo? Ve lo lascio immaginare. Vi dico solamente che io e Walter siamo ancora grandi amici. Ci siamo riconciliati, l’ho perdonato. Come? Con un bacio appassionato la domenica successiva quando siamo andati in bicicletta fino a Ostia sulla spiaggia gay e ora stiamo insieme da sette mesi.
O dovrei dire da vent’anni e sette mesi?
O dovrei dire da vent’anni e sette mesi?
Innanzitutto il mio Prof con gli occhialini non si tocca!!!
RispondiEliminaEffettivamente a mantenere Ciccio al passo coi tempi "ghe pensi mi"....
Ma poverino.... Non poteva svegliarsi o rivelarsi prima????
20 anni di attesa.... speriamo abbiano in seguito recuperato.....:-)
E poi io volevo leggere il primo bacio....
Io ne ho impiegati 40! Il prof del racconto è stato più fortunato.
EliminaIl pentagono arcobaleno l'ho messo ieri sera, mi sono accorto a casa che non appariva più la bandiera rainbow che avevo messo perchè il sito da dove avevo preso l'immagine non funziona più e quindi l'ho cambiata. Bellina, vero?
Sì, il pentagono...o quello che è dato che ha 4 righe... è proprio carino, luminoso....un bijoux :-)
EliminaRinco che sono, si chiama pentagramma non pentagono!
EliminaAd una cena o un drink la vedrei proprio così Gloria: irrequieta, irriverente e sempre sorprendente, fuori dalli schemi. Ma presente, partecipe e comlice, Come 'hai in parte descritta. E tu mio caro Lord Eagle raffinato, un pò fuori tempo, attento e con il cuore e le emozioni in mano. Bello il racconto belli i personaggi di contorno che hanno fatto da spalla. Grazie
RispondiEliminaDenghiù!
EliminaFuori dagli schemi?
EliminaMi sa che hai ragione....
La mia vita sarebbe stata più semplice se non fosse stato così!
Hai ragione anche sulla massima complicità, l'appoggio agli amici...
Glorietta quando lasci che uno sbirci dentro di te sei molto bella. Il resto....ho l'impressione che non siamo molto diverse. Qualche spigolo in posti diversi ma alla fine entrambe pecchiamo di troppo controllo, determinazione, autonomia. Il controllo va un pò ceduto, i pesi vanno divisi, i ruoli uomo donna vanno definiti e ci devono essere. Poi essere fuori dagli schemi è bello, è da persone intelligenti.
EliminaCaspita.... Nemmeno io sarei riuscita a descriverlo meglio!!!
EliminaÈ vero...il più delle volte sono più chiusa di un'ostrica..... ma dentro c'è una perla... fidatevi!!!!
Che modestia!!!!!!
Lapsus... volevi fare il militare?
RispondiEliminaComunque la chiave di sol è esatta.....
Ci sta proprio bene, con la tua passione per la musica...
Se avessi intrapreso la carriera militare avrei qualche muscolo in più nei posti giusti... invece ho la pancetta da impiegato.
Elimina:-(
Tu militare? Non ti vedo. Piuttosto insegnante, ti avrei visto bene. Somigli anche un pò, nell'attenzione e cura dei dettagli, ad un insegnante che aveva mio figlio alle medie al quale sono molto grata. Me lo hai sempre ricordato, non fisicamente, lui è un rosso malpelo, ma per affinità. Boh!
EliminaSenti Eagle su Amazon c'è un brevissimo ebook che puoi acquistare, costo ridicolo, e leggere sul cell. con la loro applicazione è di un certo Martin Milk e si intitola Storie da Orsi. Qualche racconto potresti averlo scritto tu: lo hai letto?
Ma io sono un insegnante, Silva! Ho fatto le magistrali non ho fatto ragioneria, poi però mi è capitato il lavoro in banca e ho colto l'occasione. E poi mi sono occupato di bambini e ragazzi adolescenti come educatore dell'oratorio. In effetti il lavoro d'ufficio mi sta un po' stretto ma non mi posso lamentare.
EliminaIl libro di Martin Milk lo avevo acquistato ma il formato come al solito non me lo legge.
Visto che ce l'hai, cuginetta, me lo passeresti in formato pdf, please?
Alice dove sei? Non sarai in fase down con questo caldo vero? Fatti sentire fatina, ci manchi
RispondiEliminaMi sa che il caldo ha brutti effetti su di lei....
EliminaDa brava Alice..... batti un colpo!
Coi bambini a casa da scuola sarà indaffarata, beata te Gloria che hai la possibilità di farli uscire in giardino... I miei appena finita la scuola andavano alla casa che avevamo (e che la Blatta Suprema ha tuttora) con un giardino di mille metri quatri. Se ne stavano fuori a giocare tutta l'estate.
Eliminala casa che avevamo AL LAGO (mi è rimasto un pezzo della frase nelle dita)... Oggi sono dislessico.
EliminaSe non si devono tenere cani chiusi in casa, non vedo perché devo costringere i bimbi a farlo.
EliminaCercano anche con il freddo di uscire e giocare fuori!
A volte li legherei...
Se lo vuoi te lo passo... qualche racconto è carino
RispondiEliminaMi riferivo al primo ed all'ultimo Gloria. Hai pensato anche tu potesse essere il ns. Direttore l'autore?
EliminaSpecialmente il primo... qualche dubbio sull'ultimo.
EliminaL'ho letto un bel po' di tempo fa..
Ecco vedi Eagle lo dicevo che hai cuore ed emozioni in mano. Proprio con gli adolescenti ti vedrei. Hai il giusto equilibrio fra cameratismo e distacco che ci vuole per farli avvicinare. Devi essere un bravissimo padre.
RispondiEliminaGrazie, SIlva. Non so se sono un bravo papà o meno, però i miei ragazzi dell'oratorio mi volevano bene. Anche i miei figli, ovviamente.
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