martedì 30 settembre 2014

BULLI E PUPE



BULLI E PUPE - Madelain Urban con Abigail Roux - Dreamspinner Press

Seguito di Forza e coraggio
Serie Armi & bagagli, Libro 3

Trama:
Gli agenti speciali Ty Grady e Zane Garrett sono finalmente riusciti a trovare un equilibrio fra il loro rapporto lavorativo, basato sull’istinto di proteggersi a vicenda, e quello personale, dove invece è una lancinante passione a farla da padrona. Reintegrati al lavoro sul campo, vengono assegnati a una missione speciale: raccogliere informazioni su un traffico internazionale di contrabbando d’arte sostituendosi a due dei membri. Una coppia gay sposata, per una crociera ai Caraibi. Come dice il loro capo, senz’altro preferiranno darsi qualche bacetto che farsi sparare addosso, no?
Calarsi nel ruolo dei due ricchissimi criminali richiede a entrambi un cambio di atteggiamento, nonché una buona dose di pazienza, visto che la missione è basata sull’attesa. Quando le parti che interpretano cominciano a influenzare anche il loro rapporto privato, Ty e Zane capiscono che essere partner non significa soltanto guardarsi le spalle… finché l’indagine non prende una svolta inaspettata e Ty non rischia la vita. I due si ritroveranno quindi a navigare in acque assai tempestose, fra segreti, bugie, e rivelazioni; alcune delle quali decisamente personali.

Voto:

Dei primi due libri ne avevo parlato qui. Siamo alla terza puntata e devo ammettere che è una delle migliori serie presentate. Questo terzo episodio mi è piaciuto tanto tanto. Trama avvicente, strutturata bene, ricca di colpi di scena e di colloqui intelligenti, scritti con arguzia e umorismo. Decisamente un buon libro. I due protagonisti sono mooooooolto sexy! Talmente machos da far fatica a dirsi quelle due paroline che vorremmo finalmente sentire, visto che siamo arrivati ormai al terzo libro della serie. Ty è il primo che lo ammette, anche se lo fa in un momento di alta tensione. Eddai Zane... diglielo anche tu! Speriamo che nel quarto episodio il biondo agente FBI riesca a sciogliersi un pochino. Scelgo Dash Mihok e Gerard Butler per interpretare questi due fustacchioni tutto muscoli e feromoni. Sono intercambiabili anche se preferirei il primo nei panni di Zane e il secondo in quelli di Tyler.


NB Il voto è del tutto soggettivo e viene strutturato ad un massimo di cinque stelle: scarso, sufficiente, discreto, ottimo, eccellente.

lunedì 29 settembre 2014

TIENI CHI AMI



Tieni chi ami vicino a te,
digli quanto bisogno hai di loro,
amali e trattali bene,
trova il tempo per dirgli
mi spiace,
perdonami,
per favore,
grazie
e tutte le parole d’amore che conosci.

(G. Garcia Marquez)

domenica 28 settembre 2014

QUESTI FIGLI!!!


XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli». (Mt. 21, 28-32)

C’è una frase conclusiva, comune alle due parabole della XXVI e XXVII domenica, che svela il segreto intendimento del discorso complessivo di Gesù: “Perciò vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare” (Mt 21,41).
La domanda posta da Gesù è la seguente: “Chi è allora il vero destinatario della promessa, il vero credente?”. Anche la parabola dei due figli deve essere letta in questa prospettiva.
Molte volte, infatti, può verificarsi una forma di sintonia solo apparente, perché ultimamente interessata, tra la nostra volontà e quella del Padre. Siamo capaci di dirgli dei “sì” speciosi e superficiali, non maturati al sole di quella vera obbedienza interiore, che può solamente essere il frutto di una profonda conversione a Dio. Una forma di obbedienza disobbediente perché non tocca le radici del nostro cuore e non cambia la nostra esistenza.
In questa ipotesi è vero che, pur immersi in una vita ancora disordinata, coloro che hanno deciso di seguire Cristo, senza reticenze e senza cercare in ultima analisi il loro interesse, si riscatteranno e avranno la precedenza nel regno dei cieli.
La parabola ci fa capire quanto sia anche per noi reale il pericolo di partecipare, con apparente docilità, durante tutta la nostra vita, alle celebrazioni liturgiche e alle attività della Chiesa, senza mai diventare veri cristiani.

venerdì 26 settembre 2014

RILEGGIAMO LA BIBBIA




Riflessioni di Thomas Römer* e Stéphane Lavignotte** pubblicate sulla rivista Le Pharisien Libéré (Francia) il 12 settembre 2001, liberamente tradotte da una volontaria di Progetto Gionata.

Tutte le questioni "Gay e Bibbia" sono ancora argomenti tabù. Questo dà l'impressione che la Bibbia sia una sorta di libro di riferimento: non c'è che da guardare ciò che c'è scritto nella Bibbia e si ottiene la risposta alle nostre domande.
In effetti è vero che certi fondamentalisti purtroppo hanno la tendenza, in special modo per quanto riguarda l'omosessualità, di utilizzare la Bibbia in questo senso.
Evidentemente, il problema di questo approccio è che i fondamentalisti sono convinti che la legge del capitolo 18 del Levitico sia in toto applicabile oggi, a 2500 anni dalla sua stesura. Allora dovrebbero applicare anche tutto il resto della legge. Una donna mestruata deve allontanarsi dalla sua casa per una settimana, si deve reintrodurre la schiavitù. etc.
D'altro canto, ci sono dei teologi gay e lesbiche o simpatizzanti che si sforzano di dimostrare che nessun testo biblico si oppone all'omosessualità. Bisogna capire bene il capitolo 18 del Levitico. Qui abbiamo un'impostazione apologetica e avulsa dal contesto storico.
Considerano la Bibbia come una fonte immediatamente risolutiva per tutti i dubbi che noi abbiamo in questo inizio del terzo millennio. Ci si dimentica però che l'Antico Testamento è stato scritto 2500 anni fa. Ciò che è importante è che in questa discettazione noi dobbiamo prendere seriamente in considerazione che la Bibbia non è stata scritta per noi direttamente.
Non siamo noi i primi destinatari del testo. L'Antico testamento (AT) fu scritto in un momento in cui non si concepiva nemmeno l'idea dei diritti delle donne, la schiavitù non era messa in discussione, la democrazia non esisteva etc...
Una società, quindi, fortemente diversa dalla nostra. Se si dimentica questo, se si pensa di poter travasare integralmente il testo biblico nella nostra epoca, si fa, a mio avviso, davvero un grande errore. La Bibbia è un libro che va interpretato.
Un altro appunto preliminare. Il tema stesso "Bibbia ed omosessualità" non ha senso. Non esiste nessuna parola nella Bibbia che si possa tradurre con omosessualità. Il termine fu inventato nel XIX secolo. La contrapposizione tra eterosessualità ed omosessualità è un'invenzione moderna, legata alla psicanalisi ma non solo.
L'orientamento sessuale è oggi determinante. Ma i confini sono fluttuanti e la contrapposizione non è così evidente. Se io parlo di omosessualità è per comodità, non perché il termine sia adeguato. Manca un termine esatto, non si è mai riflettuto sulla diversità.


Qualche nozione sull'antico Medio Oriente.
Per iniziare il percorso biblico, è utile precisare alcune cose sul Medio Oriente. L'Antico Testamento è da studiare in relazione al contesto dell'antico Medio Oriente, della Mesopotamia e dell'Egitto.
Alcuni degli autori biblici hanno conosciuto culture diverse e vi si sono ispirati, sia per i testi narrativi che per quelli legislativi.
Mesopotamia
L'omosessualità era sicuramente nota sia in Mesopotamia che in Egitto. Ne troviamo attestazione nell'arte. In Mesopotamia abbiamo addirittura dei testi legislativi dove compare un'interdizione all'omosessualità, compresa nel quadro dell'adulterio. Essa porta la data del XII secolo a. C. ma fu utilizzata fino al VII secolo, quindi gli autori biblici potevano esserne a conoscenza.
In più, in questo testo si stabilisce che: se qualcuno sostiene che la moglie del suo vicino giace con tutti, senza averne però le prove, egli riceverà 40 frustate, dovrà mettersi gratuitamente al servizio del Re per un mese, pagare una multa e gli si taglierà il suo... non si sa cosa: si pensa fossero i capelli. Stessa cosa per chi accusa il vicino di abitudini promiscue. E se un uomo si sarà unito con un altro uomo, il quale lo accusa e porta le prove, giacerà con lui e ne farà un eunuco.
Questo significa che è contemplato il caso di violenza omosessuale, non a caso la punizione è quella del "occhio per occhio, dente per dente": ha dormito con qualcuno, quindi ha violentato qualcuno, perciò sarà a sua volta violentato. Non è condannato in generale l'atto omosessuale.

Assiria
Al contrario abbiamo dei testi assiri astrologici che sono dell'idea che certe costellazioni siano favorevoli ad un certo genere di amori. Per l'amore di un uomo verso una donna il miglior segno è la Bilancia.
Per l'amore di una donna verso un uomo i Pesci, per l'amore di un uomo verso un uomo, Scorpione. In compenso non è contemplato l'amore di una donna verso una donna.
Questo significa forse che non viene considerato possibile? Nei libri e nelle discussioni generali sull'omosessualità si parla sempre di quella maschile. Anche nei testi legislativi del Medio Oriente non troviamo praticamente mai la minima allusione a quella femminile. Questo è evidentemente legato al fatto che la donna, nell'antichità, non era considerata.
In un libro di interpretazione dei sogni troviamo il presagio: se un uomo dorme con un altro uomo che è suo pari, cioè ha lo stesso status sociale, diventerà un grande tra i suoi fratelli. Se un uomo si unisce con una prostituta, sarà liberato da un brutto destino.
Se un uomo si unisce con una schiava della sua casa, un brutto destino si abbatterà su di lui. Si può quindi giacere con un proprio pari, ma mai con qualcuno di status inferiore Questi sono testi assiri del IX secolo, che non danno alcun giudizio particolare sul tema.
Con questo non bisogna credere che ci fosse una larga accettazione dell'omosessualità, non ne abbiamo conferme. Quello che è evidente, considerando il testo, è che è tollerata la penetrazione.
In altre parole, l'uomo che ha la parte attiva è considerato facente parte della normalità. Colui che è parte passiva è considerato non normale. Non si tratta quindi, di un'identità sessuale ma di un'identità di ruolo: l'uomo deve essere attivo, la donna passiva, tutto quello che vi si discosta crea un problema. È così anche in Persia, per esempio, dove la violenza omosessuale è un atto di umiliazione dei prigionieri.

Gilgamesh
L'epopea di Gilgamesh è un importante poema mesopotamico di cui, non a caso abbiamo varie edizioni. Fu copiato dal II millennio fino all'epoca di Qumran, dove ne è stato trovato un frammento. È un classico tra le epopee, che gli autori biblici sicuramente conoscevano.
Un re mitico, Gilgamesh, aveva un appetito sessuale smodato, senza fare distinzione tra uomo o donna. Era un re rispettato e temuto per le sue abitudini sessuali e gli dèi decisero di farlo calmare inviandogli un partner, una specie di selvaggio, una sorta di Tarzan senza alcun contatto con la civiltà: Enkidu. Il partner venne iniziato alla sessualità da una meretrice e dopo di ciò incontrò Gilgamesh.
Si innamorarono. Prima dell'arrivo di Enkidu il re aveva avuto dei sogni erotici che sua madre gli aveva interpretato spiegandogli che qualcuno stava per arrivare, che avrebbe non solo giaciuto con lui ma lo avrebbe amato più di una donna.
I due vivranno delle avventure insieme, tra cui spicca il combattimento con un gigante della foresta che ricorda molto Golia, e infine rifiuteranno le avances femminili e anche quelle di una dea. Alla morte di Enkidu Gilgamesh vuole e cerca di diventare immortale. Conosce una specie di Noè mesopotamico che gli racconta una storia del diluvio molto simile al testo biblico.
Alla fine scopre la pianta dell'immortalità, che molto ricorda l'albero del paradiso, che scompare a causa di un serpente. La storia è una riflessione sui grandi temi dell'umanità: vita, morte, amore, sesso. Per quanto concerne la Mesopotamia si può, senza dubbio, mettere in scena un amore tra due uomini.
La disperazione di Gilgamesh alla morte di Enkidu è molto simile a quella di David per la morte di Gionata. Curiosamente, sono pochissimi gli studi che comparano Gilgamesh con Davide e Gionata.

Egitto
In Egitto troviamo quasi la stessa situazione che in Mesopotamia: nei testi ufficiali e legislativi c'è molto poco, ad eccezione di un testo che condanna lo stupro omosessuale. Ci sono poi alcune storie, tra cui quella di un faraone follemente innamorato del suo generale, che forma con lui una coppia, anche se entrambi sono sposati.
L'omosessualità esiste anche nell'antichità. Se ne parla senza farne un casus belli, né nei testi né nelle narrazioni. È menzionata come un dato di fatto. Io credo che l'idea dominante fosse la caratterizzazione dei generi, cioè gli atti tipici del maschio e quelli tipici della donna: evidentemente, non è una cosa facile.

Percorso biblico
Per quanto riguarda la Bibbia ebraica, si può subito affermare che pochi sono i testi che parlano di omosessualità. Ci sono tre esempi: le interdizioni nel Levitico, la storia, tutt'oggi utilizzata per dire cosa ne pensa l'AT dell'omosessualità, cioè Sodoma e Gomorra (Gn 19), e infine un testo, tanto ambiguo da non poter essere utilizzato per tutti, la storia di Davide e Gionata. Vorrei presentarvi brevemente questi tre testi.

Levitico
Nel Levitico, nel codice di santità, troviamo un certo numero di requisiti soprattutto cultuali e rituali, più che altro preoccupati di distinguere tra il puro e impuro. È una raccolta di testi del VI o V secolo a. C . È stato scritto dopo l'esilio, probabilmente in epoca persiana, dalla comunità sacerdotale. (Lv 18/22 e 20/13). L'omosessualità esisteva ovviamente nell'antico Israele, altrimenti non ci sarebbe stato bisogno di vietarla. Questa è la prima cosa da precisare.
La lettura rabbinica afferma che l'unica cosa veramente vietato in questi versetti è la penetrazione: tutto il resto invece sarebbe lecito. Ma è un modo molto rabbinico di vedere le cose, e penso che il testo vieti in tutti i modi l'atto sessuale tra due uomini. È stato anche detto che questi testi interdicano soprattutto le pratiche cultuali cananee, dalle quali Israele esortava ad allontanarsi.
Ma, se si legge il testo, nulla ci fa dire che si tratti di riti pagani. Credo che bisogna accettare che gli autori vogliano veramente vietare gli atti omosessuali tra due uomini tanto da arrivare a chiedere la pena di morte.
Dovremmo cercare di capire da cosa proviene questo divieto. Probabilmente arriva da una trasformazione, dopo l'esilio, dell'immagine di Dio, che diventa un Dio trascendente, quindi la sessualità è vista solo in relazione al divino.
Prima di tale periodo, il Dio di Israele è stato considerato come un Dio sessuale come tutte le divinità del Medio Oriente. Noi sappiamo oggi che YHWH aveva una compagna, Ashera (Astarte n.d.t.) e che solo dal VI o V secolo fu messa da parte, facendo rimanere solo YHWH come unico Dio.
Il monoteismo ha comportato come conseguenza un'immagine più trascendente di Dio, legata ad un altro modo di gestire la sessualità.

Genesi
Nel primo capitolo della Genesi si insiste sul fatto che l'umanità è stata creata maschio e femmina al fine di procreare. Per il pensiero sacerdotale, il solo scopo del sesso è la procreazione; tutte le altre relazioni rendono invece impossibile la procreazione. Se il solo fine è la procreazione, non bisogna stupirsi che i rapporti sessuali tra due uomini siano interdetti e considerati come un'abominazione. Ci si potrebbe chiedere se non ci sia una certa influenza persiana.
Nell'Avestā ("Il Fondamentale" o "Il Comandamento" di Zarathuštra, n.d.t.), un testo molto simile al Levitico, troviamo scritto: "È un demonio l'uomo che sta con un uomo nello stesso modo di come giace con una donna". La formulazione è molto simile, potrebbe esserci stata un'influenza, visto che la Persia ha influito anche su altri passaggi dell'AT.
Non bisogna banalizzare il Levitico, è un testo che vuole vietare ciò che oggi si chiama omosessualità. Ma bisogna anche ricordare che è un insieme di testi che dovrebbero, oggi, essere approcciati tutti allo stesso livello.
Se ci si riferisce a Levitico 18 o 20 per dire che l'omosessualità è un abominio, bisogna allora anche applicare tutto ciò che è scritto dal versetto 17 al 26! Un certo numero di cose sono totalmente incompatibili con la nostra società odierna!
Sodoma e Gomorra
Il testo di Sodoma e Gomorra è stato il più utilizzato per condannare l'omosessualità (Genesi 19). È un tema molto diffuso nell'AT, soprattutto nei testi profetici. Apparentemente si tratta di distruzione, abbastanza paragonabile a quella del diluvio.
Ha tutta l'impressione di essere un'altra delle catastrofi primordiali, dato che la storia che segue Genesi 19 è una ricreazione della discendenza: Lot si unisce con le sue due figlie. Si ha l'impressione che lo facciano perché sono soli sulla terra (Genesi 19). Ciò potrebbe essere all'origine della distruzione della civiltà. 
La storia di Sodoma e Gomorra in dettaglio appare in Genesi 19, gli altri testi biblici vi fanno solo riferimento: non è noto il perché e il come del disastro. Nel testo Lot è l'immigrato, come Abramo, l'ospite per eccellenza, e accoglierà degli sconosciuti in casa sua.
Così viene conosciuto dagli abitanti di Sodoma e Gomorra. Loro si riuniscono, dal più giovane al più vecchio, davanti alla casa di Lot ordinandogli di far uscire i due uomini affinché loro li "conoscessero" . Il verbo “conoscere” può avere un significato sessuale nell'AT. Alcuni esegeti rifiutano questa traduzione in quel contesto. Lot comunque si oppone e propone le sue figlie, quindi ha ben chiaro che si tratta di una conoscenza che va ben oltre l'informazione. Alla fine viene salvato dai due angeli.
È una storia che descrive i sodomiti come dei satiri omosessuali che attaccano il primo che passa? Mi è difficile pensare che sia una "summa" sull'omosessualità. Il nocciolo della questione è di nuovo la violenza, lo stupro. C'è una storia parallela nel libro dei Giudici (Giudici 19).
Lo scenario è uguale e quello che c'è in gioco è lo stupro, e più in generale la trasgressione di uno dei tabù più importanti nel Medio Oriente dell'epoca, la garanzia dell'ospitalità. L'ospitalità è uno dei grandi pilastri dell'antichità. Senza di essa non c'è vita possibile. Chiunque viaggia, ha bisogno di essere ospitato da qualche parte, non c'è altro modo per dormire e rifocillarsi.
A Sodoma non c'è più un riparo, ma allo stesso tempo non è rispettata l'ospitalità. Le megalopoli facevano paura. Tutti i riferimenti che troviamo nel NT a Sodoma e Gomorra, sono sempre legati alla questione dell'ospitalità (Luca 10).
È anche l'interpretazione rabbinica più comune. L'interpretazione anti-omosessuale è venuta molto dopo nel cristianesimo. Quello che è biasimato in questo testo è lo stupro e il mancato rispetto dell'ospitalità.

Davide e Gionata
Vogliamo anche parlare della storia tra Davide e Gionata nella misura in cui, forse, è l'unico testo della Bibbia ebraica che parla di una storia d'amicizia o d'amore. A più riprese è usato il verbo "amare", e nelle frase che Davide pronuncia alla morte di Gionata: "Il tuo amore è stato più prezioso dell'amore delle donne", è usata di nuovo la parola amore.
Attenzione: non la parola “amicizia” come troviamo spesso scritto. Gli esegeti hanno spesso dichiarato che il testo non aveva nulla a che fare con l'omosessualità e che il loro rapporto non è altro che una forte amicizia, sostenendo che Davide era molto interessato alle donne.
Ma d'altra parte, Davide ha ispirato molti romanzieri, ed è sempre di amore che si parla riferendosi a Gionata. È piuttosto strano che da una parte ci siano gli esegeti e dall'altra quelli che leggono il testo e ne fanno dei romanzi. Il testo stesso non è sempre molto esplicito anche se, a mio parere, contiene una serie di informazioni che suggeriscono, quanto meno, che ci sia più che una storia di amicizia.
Ancora, il rapporto tra Davide e Saul è abbastanza complesso. Anche Saul è molto affascinato dal personaggio di Davide. Certo, questo si può inserire nel contesto della storia dell'ascesa di Davide, che mostra come tutto il suo entourage sia affascinato da lui.
Ma Saul lo fa andare a casa sua, con parole ed espressioni che ricordano l'introduzione della futura sposa nella casa del futuro marito: "Uscire dalla casa del padre". Ciò che è più interessante è il rapporto che si creerà con Gionata. In primo luogo bisogna ricordare che ci sono due figli di Saul molto amici di Davide: Gionata e Micol, figlia di Saul, che diventerà la moglie di Davide.
I due ragazzi sono coinvolti in un conflitto di lealtà. Trasgrediscono il pilastro della lealtà al padre. Essi prenderanno la parte di Davide contro Saul. Per Micol questo è comprensibile, nella misura in cui è la moglie di Davide. È importante anche la fedeltà al marito.

Per quanto riguarda Gionata, il tema della fedeltà è molto meno evidente che per Micol. Davide è piuttosto un concorrente per Gionata. "Jonathan conclude un'alleanza con David perché lo amava come la sua vita" che in ebraico è sia la persona, sia la vita, sia la gola, sia il desiderio. È la stessa espressione che si ritrova spesso nel Cantico dei Cantici per descrivere l'amore della donna verso il suo amato. Di nuovo un parallelo interessante. Davide e Gionata si ritrovano soli, nella campagna, " vanno nei campi" Sono coloro che desiderano appartarsi che vanno "nei campi".
Allo stesso modo, in Cantico 7:12 troviamo: “Vieni, mio diletto, andiamo nei campi”. Troviamo anche dei gesti abbastanza curiosi: Gionata si spoglia completamente di fronte a Davide. Potremmo dire, di nuovo, che si tratta di un gesto di sottomissione, ma per farlo Gionata avrebbe potuto, molto semplicemente, restituire la sua spada.
Possiamo quindi porci la domanda se questa è una relazione al di là della semplice amicizia. Così, contrariamente al divieto del Levitico e a ciò che è scritto di Sodoma e Gomorra, troviamo nei libri di Samuele un testo che non condanna questa relazione.
Ma non bisogna far dire ai testi quello che non dicono. La domanda se abbiano dormito assieme o meno, secondo me, ha poco senso: l'autore non se la pone, non c'è bisogno di speculare, si tratta di letteratura senza dubbio ispirata alla storia di Gilgamesh.

Conclusione
Anche se questa interpretazione è giusta, questo non significa, a mio avviso, che la Bibbia tutta intera dovrebbe essere considerata un menifesto pro-gay o pro-lesbo. Inoltre, la Bibbia è più complessa di quanto alcuni affermano e, a fianco delle interdizioni, ci sono testi che esaltano l'amore sia etero che omosessuale.
Il Cantico dei Cantici è addirittura sovversivo: vi si celebra l'amore e la sessualità fuori del vincolo matrimoniale e delle questioni relative alla procreazione. È, molto semplicemente, un poema che si rallegra del dono dell'amore, carnale e sessuale.

Molti commenti sono stati fatti, tra cui: 
Circa Adamo ed Eva, l'umanità creata maschio e femmina, Thomas Römer evidenzia la necessità di far riferimento ad un contesto storico ove c'era un rischio demografico per il popolo di Israele, ma soprattutto che il vero senso della discussione teologica non è quello di avere due sessi diversi quanto la questione del “faccia a faccia”: la razza umana ha bisogno di conoscere Dio e non può farlo senza un “faccia a faccia” perché non può vedere direttamente Dio.
Thomas Römer ha fatto un intervento che sottolineava, partendo dall'impressione di ritrovare la stessa polemica che c'era stata nel momento in cui la Chiesa Riformata di Francia discuteva del ministero femminile, quanto sarebbe stato dannoso partire dall'estrapolazione di alcuni testi quando si sarebbe dovuto, riferendosi a questa questione, leggere tutto l'insieme come un testo che parla principalmente di amore ed emarginazione

* Thomas Römer è docente alla facoltà di Teologia di Losanna (Svizzera) specializzato in Antico Testamento;

** Stéphane Lavignotte è giornalista per Réforme

Testo originale: Homosexualité et Ancien Testament

giovedì 25 settembre 2014

GNOCCHI ALLA MISTER

Alla fine dello scorso mese si è tenuto a Roma il contest per Mr. Gay World. Devo dire che i contendenti non erano proprio tutti gnocchi, ma bisogna anche vedere quelli che sono gli stereotipi di bellezza nei loro rispettivi paesi. Io avrei fatto vincere la Spagna, si sa però che alle votazioni non partecipano solo gli orsacchiotti ma anche le sciampiste e le drag-gueen. Questo il risultato. Buon appetito.


MR GAY WORLD 2014 - Stuart Hatton Jr. - Mr. UK
Secondo classificato - Kiriakos Spanos - Mr. Cyprus
Terzo classificato - Robbie Lawlor - Mr. Ireland
Top 5 - Luis Vento - Mr. Venezuela
Top 5 - Bridge Hudson - Mr. Hong Kong
Top 10 - Troy Michael Jónsson - Mr. Iceland
Top 10 - Sushant Divgikar - Mr. India
Top 10 - Randolph Val Palma - Mr Philippinas


Top 10 - Wernel De Waal - Mr. South Africa 
 
Top 10 - Edgar Moreno - Mr. Spain
Non classificati - Christopher Glebatsas - Mr. Australia

Non classificati - Klaus Burkart - Mr. Austria

Non classificati - Willem Joris - Mr. Belgium

Non classificati - Georgi Todorov - Mr. Bulgaria
 
Non classificati - Chetra Chan Hun - Mr. Cambodia

Non classificati - Julien Mbiada - Mr. Cameroon
Non classificati - Christepher Wee - Mr. Canada

Non classificati - Javier Salazar Alfaro - Mr Costa Rica

Non classificati - Michal Klapetek - Mr. Czeck Republik
Non classificati - Christian-Sebastian Lauritsen - Mr. Denmark
Non classificati - Peter Linden - Mr. Finland

Non classificati - Jordan Jolie - Mr. France

Non classificati - Fabrice Gayakpa - Mr. Germany
Non classificati - Ozak - Mr. Indonesia
Non classificati - Nicola La Triglia - Mr. Italia
Non classificati - Pedro Cervantes - Mr. Mexico
Non classificati - Nelson Goagoseb - Mr. Namibia
Non classificati - Troy Williams - Mr. New Zealand
Non classificati - Nick Flanagan - Mr. Northern Ireland
Non classificati - Amir Rafique - Mr. Pakistan
Non classificati - Feras - Mr. Syria
Non classificati - Damien Rodgers - Mr. U.S.A.

mercoledì 24 settembre 2014

LA NATURA NON SBAGLIA MAI



 

“Stupide vecchie tradizioni!” si lamentò Hans allacciandosi i legacci di cuoio del farsetto di camoscio chiaro. Il celeste dei suoi occhi si incupì in una smorfia indisponente.

“Smettila di brontolare” lo ammonì la madre bonariamente, “Hai compiuto i venticinque anni e devi prenderti le tue responsabilità”.

“Se la mia responsabilità è quella di sposarmi una donnetta popolana e sfornare un moccioso dopo l’altro, preferisco di gran lunga scappare da casa e girare per il mondo, mamma. Sai come la penso in fatto di donne”.

La madre sospirò tristemente, avrebbe voluto un figlio con molti meno problemi, ma era l’unico che la dea le aveva concesso di avere e lo amava profondamente, anche se non era propriamente conforme alla maggioranza della gente.

Hans non gliela diede vinta e continuò: “Questo è già il settimo anno di seguito che partecipo alla celebrazione di Triberg e, visto che la dea non mi ha ancora trovato una compagna, credo che sia bene a conoscenza di come la penso, non è vero?”

Triberg era un piccolo villaggio arroccato nel cuore delle montagne della Schwartzwald, la Foresta Nera. Ogni anno i ragazzi e le ragazze in età di matrimonio, erano obbligati a partecipare alla festa d’inizio della stagione estiva. Le sacerdotesse della dea Nerthus, che vivevano nei pressi delle cascate del paese, intercedevano presso la loro divinità con un rito legato alla terra e alla fertilità, unendo così le coppie di giovani che avrebbero poi formato i nuovi nuclei famigliari sotto la sua sacra benedizione.

La donna gli passò la giacca che aveva appena finito di rammendare: “Parteciperai anche quest’anno, Hans Peter Ploner! E anche i prossimi anni a venire, fino a che dea non troverà la ragazza che fa per te. Pensa a tuo cugino Juergen, è andato avanti dodici anni prima di trovare la sua giovane moglie Rosamunde. Tanto che ormai non ci sperava più. E invece ora vivono felici e contenti come due colombelle”.

Hans dovette desistere, quando la madre lo chiamava con il suo nome completo, era segnale che aveva raggiunto il limite. Sbuffò sonoramente, si mise il cappello sulla testa sistemandosi le lunghe ciocche ribelli di capelli biondi e uscì da casa: “Io comincio a incamminarmi, mamma. Tu vieni con la zia. Ci vediamo su”.

Prese la torcia resinosa dal barile accanto all’ingresso della casa e si avviò per il sentiero. Passò davanti alla casa della sorella di sua madre che stava facendo rientrare le galline nel pollaio e le lanciò un saluto, dicendole che la madre l’avrebbe raggiunta a breve. Infine si lasciò le ultime case del villaggio alle spalle e si inerpicò per l’erto sentiero che portava al nucleo abitativo delle sacerdotesse di Nerthus, attraversando il ponticello di legno che scavalcava il fiumiciattolo proveniente dalle cascate. Superò parecchie persone con la sua lunga falcata. Quando raggiunse la radura molta gente era già seduta attorno alla grande fascina di legna che sarebbe stata accesa da lì a breve. I giovani e le giovani in età erano al centro proprio attorno al falò, più indietro e lontani c’erano i famigliari e gli spettatori, genitori, fratellini e sorelline, giovani e anziani. Tutti loro avevano una piccola lanterna accesa a formare una corona di luce attorno ai pretendenti. Hans prese posto su uno dei tronchi dove erano seduti gli uomini e si mise in paziente attesa guardandosi intorno.

C’erano molte ragazze, qualcuna anche molto carina e vestite tutte con abiti molto graziosi e civettuoli. Gli uomini erano un po’ inferiori di numero e quasi tutti belli grandi e grossi a indicazione del lavoro di montagna che svolgevano e che li aveva irrobustiti e rafforzati. Conosceva buona parte dei ragazzi e delle ragazze che erano presenti e per questo si concentrò di più sulle persone che non conosceva, visto che, se tutto fosse andato bene, la dea avrebbe fatto una scelta per lui su una di esse, dato che era il settimo anno consecutivo che partecipava senza essere scelto. Presto però si stancò di guardare quelle ragazze rubiconde e si soffermò a notare i ragazzi. La sua attenzione fu catturata da un giovane ragazzo con una lieve peluria di barba sul mento, probabilmente aveva appena compiuto l’età matura. Aveva un viso angelico ma la mascella squadrata, sorrideva estasiato a quella scena che per lui sembrava fosse nuova. I suoi occhi nocciola risaltavano sulla pelle bianchissima del suo volto incorniciato da riccioli selvaggi color ruggine. Il cuore di Hans ebbe un sussulto, non aveva mai visto un ragazzo tanto bello. In quel mentre il giovane si voltò verso di lui e notò che lo stava osservando, immediatamente gli sorrise con cortesia mostrando una schiera di denti bianchissimi. Hans gli sorrise di rimando e sostenne lo sguardo su di lui e l’altro arrossì violentemente, poi abbassò gli occhi.

Le ombre cominciarono a scendere sul bosco. Lontano si sentiva il rumore delle cascate che scorreva sulle rocce erose diffondendo il profumo del muschio silvestre. Un corno risuonò nella notte. I musicanti cominciarono a suonare, la lenta processione delle sacerdotesse uscì dalle mura che circondava il gruppo delle loro abitazioni e scese verso la radura. Al suono dei flauti e delle cetre, le donne, avvolte nei loro scuri mantelli rituali, si aprirono a ventaglio: una a destra, l’altra a sinistra e così via, fino a disporsi in cerchio dietro i giovani pretendenti. L’ultima della fila era la somma sacerdotessa, che avrebbe impersonato la dea Nerthus quella notte. Quando anch’essa si fu disposta assieme alle sorelle, la musica cessò e fu acceso il fuoco al centro dell’assemblea. A un cenno della dea, i giovani accesero le loro torce attizzandole dal falò. Le sacerdotesse si calarono i cappucci ed i mantelli rivelando i loro corpi nudi fino alla cintola. Essendo la dea della fertilità, la dea sceglieva sempre ancelle di grande bellezza. I loro seni turgidi e prosperosi si ergevano sodi, le fiamme centrali percorrevano la pelle unta dei loro torsi riflettendo la luce calda e sensuale su quelle superfici morbide.

La fiamma crepitava nel silenzio tombale dell’assemblea.

“Giovani di tutti i villaggi di Schwartzwald” esordì la sacerdotessa con voce stentorea “siete giunti alla festa del Crepuscolo della dea Nerthus per celebrare l’unione sacra dei vostri corpi e ripopolare la vigna della nostra Signora e del suo sposo Njördr, che dai flutti marini raggiunse la sua sposa sulla cima delle nostre montagne e popolare la terra della loro stirpe valorosa. Voi figli di Nerthus e Njördr siete chiamati ad unirvi nel sacro vincolo nuziale e proseguire così l’opera voluta dai nostri avi”.

La donna fece una pausa teatrale e fece alzare tutti i pretendenti, poi aprì le braccia indicando a due fanciulle di portare le urne dove erano riposti i gettoni che necessitavano al rituale; una si recò dalla parte delle ragazze, l’altra verso quella dei ragazzi. In questi contenitori erano riposte delle icone di diversi materiali e colori che rappresentavano elementi dei tre Regni della natura. Mentre la somma Sacerdotessa e le accolite intonavano le litanie propiziatorie e il falò illuminava la radura affollata, le ragazze passarono dai giovani e fecero scegliere i gettoni ai contendenti. Quando il coro delle preghiere scemò, il silenzio scese nuovamente sulla scena.

“Figli miei, mostrate la scelta che è stata fatta per voi allungando il palmo della mano verso le mie sorelle”.

L’ancella passava chiedendo il nome alla ragazza che mostrava la sua icona tra le dita, che quasi tremavano per la trepidante attesa, poi nominava la rappresentazione che era stata raccolta dall’urna. La prima giovane aveva un gettone di legno sul quale era dipinto un fiore arancione.

“Gwillerth: la Calendula” declamò la sacerdotessa.

L’altra ancella controllò se qualcuno dei giovani aveva la stessa icona sul palmo della mano. Non trovandone riscontro, si voltò verso la ragazza e con aria dispiaciuta le comunicò: “Diletta Gwillereth, la dea non riconosce in questi giovani il tuo sposo, dovrai ritornare nuovamente l’anno prossimo”. Gwillereth sospirò e si spostò tra le file degli spettatori.

La prima delle sacerdotesse passò alla successiva: “Annike: la libellula”. Sul gettone di legno era dipinto il delicato insetto che si vede spesso lungo i fiumi.

L’altra donna trovò un giovane che aveva lo stesso simbolo e gli chiese il nome. “Diletta Annike, la libellula ti ha portato a Hugh, figlio di Oleg” disse entusiasta.

La somma sacerdotessa sorridendo loro, allungò le mani verso i due giovani che immediatamente si staccarono dalle fila e la raggiunsero. “Annike e Hugh, la dea ha benedetto la vostra unione, che la felicità di Nerthus e Njördr scenda su questo nuovo legame”.

Il rituale riprese, mentre i due giovani appena accoppiati si spostavano tra la folla per riunirsi alle loro famiglie.

“Isolde: la pietra di giada”. La giovane aveva una gemma verde tra le mani.

“Diletta Isolde, la giada ti ha guidato ad Adalwin, figlio di Eowin”, confermò l’ancella.

Ancora una volta la somma sacerdotessa benedì la nuova coppia con la preghiera rituale e si passò alla successiva pretendente che aveva il simbolo di un fiore sul suo gettone: “Franziska, il Dente di Leone”. Malauguratamente per lei nessuno dei ragazzi aveva lo stesso simbolo e la giovane dovette tristemente ritornare dai famigliari.

La successiva fanciulla era una matrona altissima e rubiconda, quasi una gigantessa. Era la figlia dell’oste di Triberg. Hans la conosceva bene e sperò proprio che la dea non lo scegliesse per accoppiarsi con la grassona.

“Theolinde: l’orso” annunciò la religiosa. Un mormorio percorse la folla e ci fu qualche risatina di scherno. La dea aveva il senso dell’umorismo a quanto pareva.

Hans sospirò di sollievo, tra le sue mani c’era una pietra di lapislazzuli.

L’altra ancella scoprì il simbolo sul palmo della mano di un giovane che aveva la stazza di un taglialegna, grande e grosso, con una barba folta e due spalle enormi: “Diletta Theolinde, l’orso ti ha scelta per Gerbrand, figlio di Faustus”. I due giganti erano raggianti, formavano proprio una coppia ben assortita, un duo decisamente non conforme ai dettami della bellezza comune ma che erano perfetti l’uno per l’altra. Non c’era dubbio, la dea Nerthus non falliva una scelta: la natura non si sbaglia mai.

Andò avanti così per un po’ fino a che rimase una sola giovanetta, magrolina e sparuta con due occhi da cerbiatto che parevano spaventati.

“Lizabeth, il giglio” fu la sentenza dell’ancella. La sua sorella controllò le icone di Hans e dell’altro ragazzo e sbiancò in volto. Si riprese quasi subito schiarendosi la voce: “Diletta Lizabeth, la dea non riconosce in questi giovani il tuo sposo, dovrai ritornare nuovamente l’anno prossimo”. La fanciulla sospirò di sollievo, era decisamente spaventata. Anche Hans fece un sospiro di sollievo e guardò l’altro ragazzo che non era stato accoppiato a nessuno. Era il ragazzo coi riccioli color ruggine che aveva notato all’inizio della cerimonia.

“Figli e figlie di Nerthus e Njördr” cominciò la somma sacerdotessa per chiudere la celebrazione.

La sua consorella la interruppe immediatamente: “Signora, abbiamo una nuova coppia qui, formata dalla dea” nella sua voce c’era una sorta d’incredulità.

“Che intendi dire, Gerdi?” chiese la donna.

“Entrambi questi giovani hanno in mano il lapislazzuli”.

Hans e l’altro ragazzo si guardarono attoniti. Il biondo non aveva dubbi, se la dea aveva benedetto la loro unione, sarebbe stato ben felice di obbedirle. Quel giovane dai capelli rossi lo aveva colpito fin dal primo momento che l’aveva guardato. Gli sorrise guadagnandosi un altro sorriso in cambio e un graziosissimo rossore di gote che imporporò il volto dell’altro ragazzo.

“Non è possibile!” esclamò lei scandalizzata “La dea non può unire due persone dello stesso sesso, quale sarebbe il risultato di una coppia così assortita? Non certo la fertilità”. Le parole della somma sacerdotessa non lasciavano dubbi, non poteva essere una cosa realmente fattibile.

Dal coro delle sacerdotesse si alzò una donna, molto anziana, forse superava la novantina o anche il centinaio di anni. Era curva nella figura, tutta rugosa e con la pelle imbrunita come cuoio a causa del passare inesorabile del tempo. Si avvicinò alla sua superiora e chiese il permesso di parlare. La Madre annuì e la vecchia si voltò verso la folla:

“Sono Melusine, per chi ancora si ricorda di me, forse solo i più anziani ricorderanno che sono stata somma sacerdotessa quando ancora la nostra amata superiora Margarete, qui presente, non era ancora nata”, disse facendo cenno alla badessa. Ci fu un mormorio tra la folla ma la vecchia non ci fece caso e continuò: “Se le mie consorelle avranno il piacere di controllare nelle scritture storiche, durante gli anni del mio mandato, in una celebrazione della festa estiva, la dea scelse una coppia formata da due donne: Tatjana e Rikarda”. La folla mormorò in assenso. “So per certo che quest’ultima e deceduta da poco, ma Tatjana è ancora viva”.

Una donna si fece strada tra la gente assiepata davanti al falò, quando fu davanti a Melusine l’abbracciò affettuosamente, la vecchia le sorrise: “Questa è Tatjana, moglie di Rikarda per tanti e tanti anni”.

“Trentadue per la precisione” confermò la donna con la voce rotta dalla commozione.

Melusine cominciò a raccontare: “Quando vennero scelte Tatjana e Rikarda, la dea aveva già in mente il suo disegno su di loro. Sapevo che non avrebbero potuto avere figli propri, ma riconoscendo il fatto che Nerthus non può mai sbagliare, io benedii la loro unione chiedendo loro di prendersi cura di tutti i figli orfani che erano nella Schwartzwald. Cosa che hanno fatto egregiamente come due madri naturali, hanno avuto più di venti figli presi tra gli orfani di tutta la valle: l’ultima ha solo due anni!” La gente ascoltava attenta, nella radura non si sentiva nemmeno un brusio. La vecchia continuò: “Ora sappiamo che la consorte di questa donna, ha terminato la sua esistenza sulla terra. Io credo che la dea Nerthus, nella sua grande saggezza, abbia scelto una nuova coppia per prendersi cura dei figli orfani della nostra valle. Per questo motivo, chiedo formalmente, e umilmente, alla mia superiora di benedire l’unione di questi due ragazzi”.

La gente applaudì entusiasta, urla e cenni di assenso si alzarono da parte di tutta la popolazione presente. La somma sacerdotessa sorrise ai due ragazzi e fece un cenno di assenso alla sua consorella che chiese ai due giovani il loro nome.

“Hans Peter, figlio di Ploner e Klaus, figlio di Kaspar; il lapislazzuli vi ha condotti l’uno all’altro” esclamò la ragazza.

La somma sacerdotessa li fece avvicinare e poi chiese a Melusine di prendere il suo posto. La donna inchinò il capo con obbedienza e si pose tra i due giovani che sorridevano felici: Hans Peter e Klaus, la dea ha benedetto la vostra unione, che la felicità di Nerthus e Njördr scenda su questo nuovo legame. Il vostro amore sia santo e vicendevole perché non c’è benedizione più grande di quella dell’unione della dea. Oggi abbiamo contemplato che la natura non sbaglia mai!”

Un boato di esclamazioni di gioia si alzò nella valle di Triberg, quella notte. I nostri giovani ebbero tantissimi bambini, più di quelli di Tatjana e Rikarda. Non per merito loro, ma per la guerra che falciò tante vite umane negli anni a venire. Tanti orfani trovarono una famiglia e due papà che li seppero amare con devozione e responsabilità, come se fossero stati veramente figli loro.

martedì 23 settembre 2014

UN'ALTRA VOLTA




UN'ALTRA VOLTA - Mary Calmes - Dreamspinner Press

Sei anni fa, Noah Wheeler andò a prendere il suo ragazzo, Dante Cerreto, all’aeroporto e tutto il suo mondo crollò. Dante stava baciando un’altra persona e dichiarava di esserne innamorato. Perciò Noah, con il cuore a pezzi e le foto dell’ecografia della loro figlia surrogata, chiuse la porta sul futuro che aveva pensato di avere, concentrandosi sul sogno che avrebbe realizzato, quello di diventare padre.

Ora, in vacanza a Las Vegas, Noah incontra casualmente la famiglia Cerreto e rivede proprio Dante, scoprendo che non solo lui è stato incastrato, ma lo è stato anche il suo ex. Ora Dante vuole recuperare i sei anni sprecati; per farlo ha bisogno che Noah, l’unico uomo che abbia mai amato, e Grace, la figlia di cui ignorava l’esistenza, gli diano un’occasione per essere felice. Dante avrà però bisogno di un corso rapido e intensivo di tecniche di comunicazione e seduzione perché Noah non ha intenzione di innamorarsi per essere preso in giro un’altra volta.

Voto:

Stimo profondamente questa scrittrice che è sempre molto soddisfacente nei suoi lavori. La sua scrittura brillante e ironica ha la capacità di riuscire a coinvolgerci ogni volta fino all'ultima pagina. In questo libro però la sua vena mi sembra si sia un poco affievolita. E' una storia che rimane un po' incompleta, raffazzonata, priva di spessore e di carattere, troppo sfuggente. Poteva essere un buon romanzo ma rimane un po' superficiale, soprattutto nel dipingere i personaggi che rimangono un po' sbiaditi quasi sfuocati. Soprattutto la figura della figlia Grace che poteva e doveva essere, uno dei personaggi più importanti di questo racconto un po' troppo breve. Chi ci mettiamo come attori dell'eventuale pellicola? Il bellissimo Matt Bomer nelle vesti di Noah e Stephen Moyer nella parte di Dante.


NB Il voto è del tutto soggettivo e viene strutturato ad un massimo di cinque stelle: scarso, sufficiente, discreto, ottimo, eccellente.