martedì 31 dicembre 2013

LA LEONESSA E LA VOLPE



Serenamente accucciate all'ombra di una fresca pianta situata nel cuore della foresta, una tranquilla leonessa e una placida volpe, chiacchieravano tra loro come due vecchie amiche, discutendo del più e del meno.

Per un ascoltatore attento non era difficile però, scoprire che, nascoste nelle loro parole, vi era racchiuso un pizzico d'invidia. In effetti, la volpe, desiderava possedere lo stesso coraggio e l'identica sicurezza che alimentavano il comportamento dell'amica la leonessa, mentre a questa sarebbe piaciuto conquistare la celebre furbizia dell'altra. Nonostante le piccole gelosie racchiuse nei loro cuori, entrambe mantenevano un rapporto forzatamente cortese, scambiandosi sorrisi ed esagerati complimenti.

Finché, un giorno, passeggiando insieme nel bosco con i rispettivi cuccioli che trotterellavano amabilmente intorno a loro, giocando e rincorrendosi fra gli alberi, la volpe non riuscì più a trattenere una frase alimentata unicamente dall'invidia. "Mia cara" disse atteggiandosi a gran dama e indicando con lo sguardo i suoi piccoli, "tu avrai anche un portamento da regina, possiedi grande forza e vigore, ma, in quanto a madre, devi ammettere che io sono più portata. Guarda i miei cinque volpacchiotti come giocano felici tra loro. Invece tu hai messo al mondo un solo figliolo e, poveretto, sembra tanto triste senza fratelli!"

Evitando di scomporsi, la leonessa rispose: "Certo amica mia, io ho partorito un solo cucciolo. Ma questo piccolo vale più d'ogni altro animale. Egli è un leone e, una volta cresciuto, sarà un Re!" Non potendo ribattere niente la volpe si limitò ad ingoiare la propria gelosia accettando ciò che la natura aveva dispensato.

E' inutile invidiare ciò che non si possiede perché ognuno dispone di quello che la natura gli ha attribuito.

Esopo

lunedì 30 dicembre 2013

SEGUI L'AMORE





L'amore non dà nulla fuorché sé stesso
e non coglie nulla se non da sé stesso.
L'amore non possiede,
né vorrebbe essere posseduto
poiché l'amore basta all'amore.

Kahlil Gibran

domenica 29 dicembre 2013

UNA FAMIGLIA DI SANTI




SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE (ANNO A)

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio».
Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino».
Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno». (Mt. 2, 13-15; 19-23)


Contempliamo la Santa Famiglia e, nelle parole del vangelo di questa festività, consideriamo Gesù, Maria e Giuseppe.
Subito dopo l’adorazione dei Magi, Matteo narra nel suo Vangelo la fuga in Egitto, la strage degli innocenti e il ritorno dall’Egitto: tre episodi collegati alla storia della Santa Famiglia e presentati nel Vangelo come altrettanti compimenti di profezie dell’Antico Testamento.
L’angelo del Signore è apparso in sogno a Giuseppe e gli ha detto: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo”.
Dio, colui che è il Salvatore, agisce in diversi modi.
Un tempo aveva salvato un altro Giuseppe, sempre in Egitto, facendo sì che sfuggisse ai suoi fratelli, uscisse dalla prigione e avesse, infine, autorità e potere per aiutare i suoi fratelli e l’intera famiglia di Giacobbe, suo padre. Davvero Dio salva in diversi modi. Questa volta salva la Santa Famiglia grazie all’aiuto di un altro “giusto”: san Giuseppe, spinto ad obbedire alle parole dell’angelo proprio dalla sua fiducia nel disegno divino e nel compimento della volontà celeste.
“Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto”, proprio mentre Betlemme e i dintorni stavano per risuonare di pianti e lamenti, provocati dalla strage degli innocenti. Dopo la morte di Erode, sempre obbedendo alle parole dell’angelo, Giuseppe ritorna dall’Egitto, portando con sé Gesù e Maria, per stabilirsi a Nazaret.
La fede in Dio e l’obbedienza alla sua parola possono cambiare il cammino della nostra vita. Così, è per la nostra salvezza che Dio ha salvato la Santa Famiglia.

venerdì 27 dicembre 2013

LE PERSONE LGBT E LA NATIVITA'


Riflessioni bibliche di Alton B. Pollard III, Shively T. J Smith e Michael Joseph Brown tratte dal sito Out in Scripture (Stati Uniti) del dicembre 2012, liberamente tradotte da un volontario di Progetto Gionata.

Luca 2,1-14 (15-20) descrive la nascita di Gesù a Betlemme. Riflettendo su questo passo Alton Pollard dice “A parte Luca, l'unica altra registrazione storica che abbiamo della nascita di Gesù è in Matteo; qui viene raccontata la storia dei magi, una storia dei potenti, dell'élite. Erano presenti le persone importanti della società, i re con i loro doni. In Luca al contrario sono presenti solo semplici contadini e pastori.
Due mondi disparati, due diversi segmenti dell'ordine sociale esprimono i loro sentimenti attorno a questo neonato.
È importante o insignificante che le storie ci siano state tramandate in questo modo? Perché non scrivere un episodio evangelico in cui le persone vincenti, le persone stimate, i capi di Stato, i potenti aristocratici come gli umili, chi è in basso, i dimenticati e la classe lavoratrice si concentrano insieme sul mistero divino tutti nello stesso luogo?”

Pollard continua “Pensateci un attimo. Se questi due mondi avessero proceduto insieme avrebbe potuto esserci pace sulla terra. Ma fino a che non si verranno incontro e si relazioneranno in maniera ingiusta e mutualmente esclusiva, allora rimane un vuoto nel nostro mondo.
Guerra, violenza, follia, invidia, paura, odio e tutte le orrende agonie che tormentano i nostri giorni persistono, e le nostre notti si trasformano in incubi. Il dono che Dio ci fa attraverso il bambino Gesù è tale che tutti possano sapere che niente di meno di un miracolo è arrivato a soccorrerci oggi.”
In questo gioioso periodo dell'anno i membri della comunità LGBT possono celebrare la nascita del bambino Gesù, il cui ingresso nel nostro mondo segna l'inizio di una situazione nuova e progressiva. Come Maria dovremmo custodire “tutte queste parole” e meditarle nel nostro cuore (Luca 2,19).

Quale speranza potrebbero scoprire le comunità oppresse meditando il miracolo della nascita di Gesù? Quale buona novella porta la storia di Natale alle comunità che anelano a una trasformazione della società?

Anche le parole di Isaia 9,2-7 ci invitano a rallegrarci. Il profeta ci dice che “un bambino è nato per noi” (Isaia 9,5). Ci rallegriamo con il profeta perché questo bambino dimostra che qualche cosa di spettacolare è arrivato nel nostro mondo. Dice Isaia “Poiché il giogo che gli pesava e la sbarra sulle sue spalle, il bastone del suo aguzzino tu hai spezzato come al tempo di Madian” (Isaia 9,3).
Mentre meditiamo la nascita di Gesù dovremmo ricordarci che lo scopo della sua venuta era di liberarci del nostro fardello e di rimuovere la nostra oppressione.
Le persone LGBT gemono per il culmine di questa profezia. Anelano al giorno in cui non saranno più appesantiti e oppressi dallo stigma dell'alterità. Le gioiose parole del Salmo 95 (96) elaborano questo sentimento esaltando la grandezza di Dio.

Le parole dell'apostolo in Tito 2,11-14 ci ricordano che “È apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini” (Tito 2,11). Quando le persone LGBT sperimenteranno la pienezza di questa dichiarazione?
Mentre celebriamo il Natale ricordiamoci che Gesù è venuto a creare “un popolo puro che gli appartenga, zelante nelle opere buone” (Tito 2,14). Questo include anche i membri della comunità LGBT.
A quali buone opere Dio chiama voi e la vostra comunità durante questi santi giorni di Natale? In che modo potete trasformare le normali festività in un tempo in cui si può veramente abbracciare e coltivare il cambiamento?


Preghiera

O Dio che ti delizi della presenza di tutti i tuoi figli
concedici la grazia perché possiamo accettare questo grande dono
che ci hai concesso
il dono di Gesù Cristo.
Facci accogliere Gesù.
Libera il mondo del suo fardello
rimuovi l'oppressione
porta la buona novella della tua pace a tutti.
Amen



Testo originale (PDF): Christmas Eve, Year C

giovedì 26 dicembre 2013

GNOCCHI ALLO ZUCCHERO CANDITO

Buon Santo Stefano, fedeli lettori. E' arrivato Babbo Natale?
Anche questo giovedì non posso farvi mancare la mia gustosa ricetta settimanale. Dato che il Cenone di Natale sarà senz'altro stato opulento, per compensare la dieta obbligatoria dopo la festività, potete scofanarvi questo piatto virtuale senza aggiungere altre calorie. Visto che è appena passato Natale e siamo tutti più buoni, ho pensato di proporre una carrellata di gnocchi romantici. Personalmente li trovo deliziosi (sospiro). Buon appetito.

mercoledì 25 dicembre 2013

IL SOLDATINO DI NATALE




Le luci dell’albero di Natale si rispecchiavano nel vetro della finestra contro il blu della notte. La grande vetrata era la superficie ideale per riflettere le lucine intermittenti, il cielo sembrava pieno di stelle colorate che riverberavano nel buio. La casa era silenziosa, tutti gli ospiti erano stati messi a dormire già da molte ore e i corridoi dell’ospizio erano deserti. L’unica presenza era quella della caposala del turno di notte che sedeva alla portineria, leggendo una rivista di moda. Sentiva le palpebre pesanti e a un certo punto sussultò sulla poltroncina per non assopirsi completamente.

“Vai a buttarti su una branda, Attilio”, gli suggerì lei “Tanto stanno dormendo tutti, se c’è bisogno, ti sveglio”.

“Grazie Doris, apprezzerei un riposino.” accettò sorridendole con gratitudine: “Ma svegliami tra un’oretta, per favore, voglio solo schiacciare un pisolino. Questo riscaldamento è troppo alto. Mi rimbambisce”.

“Il riscaldamento è alto è vero, ma le lamentele sono peggiori” aggiunse lei di rimando, “Questo è uno dei difetti di lavorare in una clinica geriatrica; si lamentano per tutto”.

L’infermiere si alzò dalla poltroncina e si avviò verso una sala adibita alle visite specialistiche, dove avrebbe trovato una brandina sulla quale potersi stendere per il suo agognato pisolino. Girando l’angolo del corridoio vide il signor Pizzini ancora sveglio, seduto sulla sua sedia a rotelle, con un plaid sulle ginocchia. Lo sguardo perso nel vuoto.

“Signor Ugo, cosa fa ancora sveglio?” gli chiese gentilmente “E’ tardissimo, venga che la porto nella sua stanza”.

L’uomo trasalì, come se fosse addormentato o come se il suono della sua voce, lo avesse strappato dai suoi profondi pensieri. Lo stupore si trasformò in un sorriso. La mano tremante si alzò dal suo grembo allungandosi verso di lui. “Pietro” mormorò l’anziano.

“Non mi chiamo Pietro, Sig. Pizzini, sono Attilio, l’infermiere” gli rispose in modo paterno.

“Ti ho aspettato tanto, Pietro! Ero stanco di spettarti” lo sgridò l’uomo “Se non fossi arrivato oggi, probabilmente me ne sarei andato”.

L’infermiere era abituato a questi vaneggiamenti da parte dei suoi anziani pazienti. “Venga che la porto a letto, Ugo”.

“Non voglio andare a letto, Pietro. Ora che finalmente sei tornato voglio andare al mare, Mi avevi promesso che mi avresti portato al mare. Te lo ricordi?”, protestò caparbio l’anziano.

Attilio voleva andare al più presto a stendersi sulla branda: “Ugo, per favore, faccia il bravo, la porto a letto”.

“Ho detto che non voglio, Pietro.”, strillò il vecchio “Voglio andare al mare. Era una promessa e la devi mantenere!”

“Va bene, va bene!” cercò di calmarlo Attilio, “La porto a vedere l’albero di Natale. Ma non strilli così che mi sveglia gli altri ospiti!”. Impugnò le maniglie della carrozzina e lo guidò verso la sala d’attesa. Passando davanti alla caposala, si strinse nelle spalle per rispondere al suo tacito sguardo d’interrogazione. La donna scosse la testa sospirando rassegnata. Entrò nella saletta e collocò la carrozzella vicino al termosifone, raddrizzò la coperta di Ugo sulle sue gambe e si sedette sulla poltroncina a fianco allungando le gambe cercando di rilassarsi.

“Che bel calduccio!” esclamò il vecchio. “Vedi che hai fatto bene a portarmi al mare, Pietro”.

L’infermiere lo guardò turbato, il signor Ugo soffriva di Alzheimer, e il processo degenerativo della sua memoria cominciava a essere preoccupante. Il viso dell’anziano era sereno e i suoi occhi erano sorridenti. Probabilmente si sarebbe addormentato a breve.

“Ti ricordi, Pietro, quando siamo stati a Ravenna con la cinquecento?” gli domandò Ugo. “Eri così orgoglioso di quella macchina. L’avevamo presa con i nostri risparmi”.

Chi era Pietro? Si domandò Attilio. Il signor Ugo non aveva figli, forse era il fratello.

“Faceva caldo come adesso, ti ricordi? Ci stendemmo con gli asciugamani sulla sabbia della spiaggia del Lido e prendemmo il sole tutto il giorno. La sera eri rosso come un peperone. Non riuscivi a stare a letto. Non potevo neanche toccarti. Ti passai la crema sulle spalle e sul viso e continuavi a lamentarti. Che gran brontolone! E pensare che eravamo partiti per stare un po’ insieme. Avevamo pianificato a lungo quella vacanza, e quando finalmente era arrivato il giorno tanto atteso, abbiamo rovinato tutto”.

Attilio sollevò lo sguardo sul vecchio, l’uomo sorrideva ai suoi ricordi nostalgici e fissava la parete di fronte a lui. L’infermiere notò che il suo sguardo era perso sulla stampa incorniciata e appesa alla parete. La fotografia era l’immagine di uno scorcio di Portofino con le barche ancorate ai moli. Le case colorate rallegravano lo scorcio del porto assolato.

“Il giorno dopo abbiamo mangiato alla trattoria sulla spiaggia” riprese Ugo, “Che buoni quei tagliolini con i frutti di mare! Ti ricordi Pietro? Ne mangiammo due piatti. E poi la piadina con l’affettato. Non ne avevamo mai abbastanza di mangiare. E il vino? Ti ricordi il Sangiovese? Alla fine eravamo brilli, e continuavamo a ridere come matti! La gente ci guardava male. Anche quelle ragazze che erano sedute vicino a noi. Ma a noi non importava niente, ci stavamo divertendo ed io ero con te, e tu con me. Il resto non contava niente. Solo noi due e il nostro amore, vero Pietro?”

Attilio alzò nuovamente lo sguardo sul Signor Ugo ma non disse nulla.

“Per non prendere il sole, tornammo in albergo e siamo stati a letto tutto il giorno. La pelle era ancora bruciante ma siamo riusciti lo stesso a fare l’amore. Che bello che era stare tra le tue braccia forti, Pietro! E tu mi proteggevi con tanto affetto. Ero il tuo giocattolino, mi dicevi. Il mio piccolo soldatino di stagno”. Il vecchio si voltò verso l’infermiere sorridendo, gli occhi annacquati lo fissavano, mentre una lacrima gli scendeva sulla gota solcata dalle rughe. “E ora guardami, come sono vecchio, amore mio. Tu invece, sei ancora bello”.

“Venga Ugo, la porto a letto” gli sussurrò Attilio.

“Sì, Pietro, andiamo a letto. Sono stanco. Fa troppo caldo qui sulla spiaggia. Non c’è nessuno, vedi? Siamo solo noi. Sono tutti chiusi a casa per il troppo caldo”.

Attilio si alzò dalla poltroncina ma fu fermato dal gesto dell’anziano ospite che, osservando l’albero di Natale, allungava la mano verso di esso. Con le lunghe dita nodose tentava di raggiungere un ornamento che pendeva da un ramo. Era troppo lontano e non riusciva a raggiungerlo. L’infermiere lo spiccò dal ramo e lo porse al suo paziente. Era un piccolo soldatino di legno sull’attenti.

“Il mio piccolo soldatino” sospirò il signor Ugo.

Attilio impugnò le maniglie della sedia a rotelle e uscì dalla stanza, lungo il corridoio. Aveva la vista offuscata dalle lacrime che gli sgorgavano copiose.

BUON NATALE!



BUON NATALE A TUTTI VOI!

Eaglehawk

martedì 24 dicembre 2013

I QUATTRO ANGELI DI NATALE


Gli angeli sono quattro, come quattro sono le settimane che preparano al Natale ed ognuno di essi indossa un vestito di un colore che rappresenta una particolare qualità. Il blu significa il silenzio ed il raccoglimento; il rosso rappresenta l'amore; il bianco é il simbolo della luce che brilla nel cuore di chi crede ed il viola, che é formato dall'unione del blu e del rosso, indica l'amore vero, quello profondo, che nasce quando si sta in silenzio e si ascolta la voce del Signore dentro di noi.

 

 
Durante la prima settimana, un grande angelo discende dal cielo per invitare gli uomini a prepararsi per il Natale. E' vestito con un grande mantello blu, intessuto di silenzio e di pace. La maggior parte della gente non sente il suo arrivo perché é troppo indaffarata nelle faccende quotidiane. L'angelo blu canta con voce profonda e soltanto quelli che hanno un cuore attento possono sentirlo. Egli canta: " Il cielo scende sulla terra. Dio viene ad abitare nel cuore degli uomini. Prestate attenzione! Apritegli la porta". E quelli che lo sentono incominciano a prepararsi per il Natale;


cantano lodi al Signore, pregano, si impegnano a diventare più buoni per essere degni di colui la cui bontà é infinita... Durante la seconda settimana, un angelo col mantello rosso scende dal cielo e porta un cesto vuoto con la mano sinistra. Questo cesto é intessuto di raggi di sole e può contenere soltanto ciò che é leggero e delicato. L'angelo rosso passa su tutte le case e cerca; guarda nel cuore di tutti gli uomini per vedere se trova un po' di amore....Se lo trova, lo prende lo mette nel cesto e lo porta in alto, in cielo. E lassù le anime di tutti quelli che sono sepolti in terra e tutti gli angeli prendono questo amore e ne fanno della luce per le stelle. Nella terza settimana, un angelo bianco e luminoso discende sulla terra. Tiene sulla mano destra un raggio di sole. Va verso gli uomini che conservano in cuore l'amore e li tocca col suo raggio di luce. Essi si sentono felici perché nell'inverno freddo e buio sono rischiarati ed illuminati. Il sole brilla nei loro occhi, avvolge le loro mani,i loro piedi e tutto il corpo. Anche i più poveri e gli umili sono così trasformati ed assomigliano agli angeli, perché hanno l'amore nel cuore. Soltanto coloro che hanno l'amore nel cuore possono vedere l'angelo bianco... Nella quarta settimana e ultima settimana di Avvento, appare in cielo un angelo dal mantello viola. L'angelo color viola passa su tutta la terra tenendo col braccio sinistro una cetra d'oro.


 
Suona una musica dolcissima e canta soavemente. Ma per poterlo udire occorre avere un cuore silenzioso ed attento. Egli canta il canto della pace. Molti piccoli angeli lo accompagnano e cantano con lui. " Pace in terra agli uomini di buona volontà" canta, dopo di cui tutti i semi che dormono sulla terra si svegliano perché essa ha ascoltato questo canto ed ha tremato di gioia.

lunedì 23 dicembre 2013

NATALE


Queste colline che hanno
il colore nitido dei tuoi occhi
rimandano voci di vita
che sapevo non spente.

Scenderai come i miei antichi contadini
a raccogliere la fatica dei campi.

Sei tu che aspetto
e vorrei farti sedere in questo
mio casolare rapito dal vento.
Non entrare di notte,furtivo
e solo, senza un accento.

Fatti storia e pienezza,
chiedimi e coglimi senza parole
son qui, o Signore,
nella nudità dei miei pensieri
nella certezza dei miei desideri.

Di là, le mie mani
hanno a lungo atteso, aperte e tese,
come un amore mai spento.



(Pier Giorgio Longo)

domenica 22 dicembre 2013

ALLE RADICI DI CRISTO


IV DOMENICA DI AVVENTO (ANNO A)

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”.
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa. (Mt. 1, 18-24)
Il Vangelo secondo san Matteo comincia con la “genealogia di Gesù Cristo” (Mt 1,1-17).
L’evangelista sottolinea così che la storia che Dio ha cominciato con Abramo ha ora raggiunto il suo obiettivo in Gesù Cristo. L’obiettivo non è la fine della storia, poiché essa continua, ma in modo nuovo. Ci mostra fino a che punto questa storia sia nuova il brano del vangelo di oggi che parla della “nascita di Gesù Cristo”. San Matteo usa qui questa parola, che può significare tutto: genesi, origine, fonte, esistenza, divenire. Il rinnovamento completo si prepara già al versetto 16, in cui si dice: “Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù”. È dunque chiaro che san Matteo vuol dire che Giuseppe non era che il padre adottivo di Gesù.
Ma chi è il vero padre di Gesù? È una domanda che si pone anche Giuseppe nel nostro testo di oggi. E la risposta è assolutamente chiara: è “per opera dello Spirito Santo” che Maria aspetta un bambino. Ma il testo esprime senza dubbio ancora qualcosa di più. Non è perché è stato generato in questo modo straordinario che Gesù è l’obiettivo della storia di Israele e il fondamento di una nuova comunità; si tratta piuttosto di capire che in Gesù Dio si è unito con noi uomini, come rimedio estremo e per sempre. E ciò per liberarci dalla fatalità della colpa del peccato. Ecco perché il figlio di Maria deve portare il nome di Gesù, cioè: “Il Signore salva”, ed ecco perché noi possiamo anche chiamare Gesù Emanuele, che si traduce “Dio è con noi”. È il messaggio con il quale Matteo inizia il suo Vangelo.

venerdì 20 dicembre 2013

OMO, BI OPPURE ETERO?




Riflessioni di Devenir un en Christ, gruppo di cattolici omosessuali francese, liberamente tradotte da un volontario di Progetto Gionata

L'omosessualità si incontra in tutti i paesi del mondo e in tutte le epoche della storia. La maggior parte degli omosessuali e delle lesbiche si sono resi conto del loro orientamento omosessuale durante l'adolescenza. Alcuni dicono che ne erano coscienti fin dall'infanzia, anche se non avevano ancora dei termini per designarla.

Altri, al contrario, scoprono il loro orientamento solamente dopo essersi sposati e aver vissuto una vita eterosessuale. “Il fatto di essere omosessuale non è di ordine morale. Non è né una “colpa” né un “peccato” né un “vizio”: è un fatto.

Il soggetto che ha degli orientamenti omosessuali non ha scelto di averli, e sarebbe a un tempo stupido e gravemente ingiusto rimproverarglielo. È un dato a cui il soggetto non può fare nulla, e al quale dovrà adattarsi in una maniera o nell'altra” (Marc Oraison, La question homosexuelle).

Noi non scegliamo il nostro orientamento sessuale. Non è il capriccio di individui degenerati. A un dato momento della nostra vita, noi lo scopriamo. La scelta non sta nel sapere se siamo omo-, bi- o eterosessuali, ma in che modo vivere quello che siamo.

Per noi, il vero problema è proprio questo. Dobbiamo tutti, omo-, bi- o eterosessuali, fare continuamente delle scelte sul modo di comportarci nella nostra vita affettiva, come d'altronde nella nostra vita professionale o come cittadini.
Una sola domanda veramente importante si pone: saremo egoisti o altruisti, violenti o rispettosi, dominatori o amorevoli? Queste scelte non sono mai definitive e saremo sempre tentati – per esempio – dall'egoismo o dalla violenza. Come tutti, l'omosessuale si confronta con queste scelte, ma deve, in più, cercare di adattarsi al suo orientamento differente.   


Testo originale: «Choisit-on d'être homosexuel?»

giovedì 19 dicembre 2013

GNOCCHI CON RAGU' DI MONTONE E PESCE

Eccoci, come di consueto, allaricetta zodiacale dei nostri gnocchi. Stiamo entrando nel segno del capricorno. Cos'è un capricorno? E' un animale mitologico, per metà capra e per metà pesce. Dunque mi ispiro a questo segno bivalente proponendovi un sughetto di personaggi nati sotto questo segno. Che piattone ricco e variegato! Potevo mettere anche Gesù tra gli gnocchi di questo segno, ma mi sembrava irriverente. Buon appetito.



Capricorno 22 dicembre – 20 gennaio

Patrick Dempsey
Ralph Fiennes
Sergi Lopez
Chris Carmack
Alex Belli
Alessandro Calza
Lucas Bryant
Mark Valley
Jared Leto
Reichen Lehmkuhl
Bill Goldberg
Jason Ridge
Joe Manganiello
Jude Law
Alfonso Bassave
Chris Vance
Jack Deckhard
Jason Behr
Anthony Hopkins
Joe D'Allesandro
Don Diamont
Steve Byers
Ty Hardin
Trey Casteel
Dustin Clare
Mel Gibson
Nicholas Gonzalez
Rick Hearst
Joe Flanigan
Ricky Paull Golding
Sakis Rouvas
Bradley Cooper
Fernando Carrillo
Elvis Presley
Ramon Guevara
Frank Sinatra
Paolo Conticini
Antonio Cupo
Rod Taylor
Trace Adkins
Orlando Bloom
Guy Williams
Tom Tryon
Jason Bateman
Lloyd Bridges
Zack Spears
Sam Trammell
Kabir Bedi
David Chokachi
Cary Grant (with Randolph Scott)
Kevin Costner
Guy Madison
Luke MacFarlane
Lorenzo Lamas
James Denton