giovedì 28 febbraio 2013

GNOCCHI IN BLUE JEANS

Questa settimana un omaggio alla tela blu di Genova. Prendete gli gnocchi e metteteli in un paio di jeans, sono preferibili a torso nudo. Ricetta semplice e gradevole. ...e buona fine del mese visto che domani inizia marzo e ci avviamo verso la bella stagione.

mercoledì 27 febbraio 2013

CANDIDATI A PAPA

Andiamo bene!!!

Articolo pubblicato il 17 febbraio sul sito di “Dosmanzanas.com” (Spagna) liberamente tradotto da me.

A seguito delle dimissioni di Joseph Ratzinger, tutti i media di comunicazione pubblicano liste sui principali candidati che potrebbero essere eletti al ruolo di nuovo Papa.
Anche se è difficile fare previsioni in un processo storico caratterizzato dall’ambizione personale, dai giochi di potere e dalle alleanze d’interesse (altrimenti chiamata volontà dello Spirito Santo, per i fedeli cattolici), ci sembra interessante esaminare gli antecedenti omofobi dei principali nomi di spicco. Il risultato non è incoraggiante.
Già il solo fatto che colui che viene considerato il "grande favorito" sia un cardinale africano che si è dimostrato comprensivo con le leggi che impongono la pena di morte alle relazioni omosessuali, dovrebbe essere oggetto di profonda riflessione...
I nomi che risuonano di più in questi giorni sui media sono i seguenti.


Peter Turkson (Ghana, 64 anni)

Se divento Papa vi faccio neri!
L'attuale presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Peter Turkson, è considerato il "grande favorito", condizione che per molti è il suo principale svantaggio. Essendo conservatore, ragionevolmente giovane e soprattutto africano, faciliterebbe alla chiesa cattolica un potenzialità enorme sulla ripresa della sua immagine, soprattutto al di fuori dell'Europa, dove questa confessione si trova ad affrontare una forte concorrenza delle altre confessioni. Però egli è, in tutta la lista, colui che più chiaramente esprime delle convinzioni omofobe.
Un anno fa, il “National Catholic Register” pubblicò la risposta di Turkson sulla petizione che il Segretario Generale dell'ONU, Ban Ki-moon, fece all'Unione africana, invitando i leader del continente a rispettare i diritti delle minoranze sessuali (molti paesi africani puniscono gli omosessuali con la reclusione o addirittura con la morte).
Il cardinale rispose a Ban Ki-moon che, sebbene alcune delle sanzioni imposte agli omosessuali da parte dei paesi africani fossero "esagerate", l'intensità della reazione contraria all'omosessualità in Africa "è probabilmente in linea con la tradizione". "Così come vi è la necessità di fare appello ai diritti, vi è la necessità di rispettare la cultura, di ogni tipo di persone. Se gli omosessuali vengono stigmatizzati, ad essere onesti, è probabilmente corretto chiedersi anche il motivo per il quale lo sono", ha aggiunto.
Dopo aver così dimostrato la sua comprensione verso la persecuzione degli omosessuali, Turkson ha anche sottolineato la sua opposizione affinchè i diritti LGBT vengano considerati diritti umani. "Esortiamo i diritti dei detenuti, i diritti degli altri, e l'ultima cosa che vogliamo è quello di violare i diritti di ciascuno. Ma se si parla è di 'stile di vita alternativo', che diritti umani sono?" ha detto. "Egli [riferendosi a Ban Ki-moon] deve riconoscere che c'è una sottile distinzione tra la morale e i diritti umani, e questo è ciò che deve essere chiaro". Non commentiamo oltre ...


Francis Arinze (Nigeria, 80 anni)

Salutam' a 'ssorete
L'altro grande papabile africano, anche lui con un profilo conservatore. Prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti (succeduto poi dallo spagnolo Antonio Cañizares), il suo nome cominciò a risuonare fortemente sette anni fa, e rimane ancora nella lista, ma l'età gli gioca ora contro.
I punti di vista omofobi di Francis Arinze non sono così espliciti come quelli di Tuckson ma, scavando nella sua biografia, scopriamo un suo intervento presso la Georgetown University negli Stati Uniti, nella quale paragonava l'omosessualità, la pornografia, la "fornicazione" e l'adulterio, oltre a criticare le unioni "irregolari" e il divorzio. Un intervento che già a suo tempo aveva scatenato le proteste degli insegnanti e degli studenti dell'università.


Marc Ouellet (Canada, 68 anni)

Dove sono i boys???
Marc Ouellet è l'attuale prefetto della Congregazione per i Vescovi e Presidente della Pontificia Commissione per l'America Latina. E' stato arcivescovo di Québec e cardinale primate del Canada. Oppositore del matrimonio gay proprio in uno dei primi paesi ad approvarlo.
Nel 2005, durante il processo delle audizioni prima dell'approvazione a livello federale, Ouellet ha detto che "lo Stato deve trattare gli omosessuali con rispetto e trovare una sistemazione in linea con i loro diritti, ma non è una categoria di suo interesse a differenza della categoria sul matrimonio ".
C'è un precedente positivo nella sua storia però, che lo rende unico nella lista: nel 2007 ha pubblicato una lettera in cui ha chiesto pubblicamente perdono per gli errori della Chiesa cattolica in Québec nel passato, tra i quali vi era la promozione al razzismo e all’antisemitismo, all'indifferenza dei diritti dei popoli indigeni canadesi e alla discriminazione nei confronti delle donne e degli omosessuali.


Timothy Dolan (USA, 63 anni)
Batti batti le manine...
Anche se nessuno prende troppo seriamente la scommessa su un papa americano, il nome di Timothy Dolan, Arcivescovo di New York e presidente della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, appare costantemente nelle liste dei papabili. Le sue credenziali omofobe sono solide, in ogni caso.
Nel 2011, durante la discussione del matrimonio omosessuale  a New York, Dolan ha paragonato l'apertura del matrimonio alle coppie dello stesso sesso, al controllo sociale delle dittature come Cina e Corea del Nord. "In questi paesi, il governo 'ridefinisce' quotidianamente i diritti, le relazioni, i valori e la legge naturale. Gli ordini del governo dettano le dimensioni delle famiglie, chi ci vive e chi ci muore, e ciò che si intende con la definizione di 'matrimonio' e di 'famiglia' ", ha detto.
Qualche settimana prima, in un programma televisivo, già Dolan aveva contestato pubblicamente contro il matrimonio gay, comparandolo all’incesto. "Amo mia madre, ma non ho il diritto di sposarla", sono state le sue parole.
Una volta approvata la legge sul matrimonio egualitario a New York, Dolan ha rilasciato una dichiarazione riaffermando che il matrimonio è "l'unione tra un uomo e una donna, un matrimonio che dura tutta la vita e aperto ai bambini" e che questa definizione "non si può cambiare" per giungere ad una decisione che ha definito "tragica".


Odilo Pedro Scherer (Brasile, 63 anni)
Non ho l'etàààààààà...
Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo, è la grande speranza della Chiesa latino-americana di accedere al papato per la prima volta. Considerato un moderato, scopriamo senza sorpresa di averne già parlato precedentemente, e non precisamente a causa della sua apertura alla realtà LGBT.
Nel giugno del 2011, durante il Pride LGBT di São Paulo (tradizionalmente considerato il più affollato del mondo) ha aperto le polemiche per la presenza di varie immagini di santi utilizzati per promuovere l'uso del preservativo come un modo per prevenire l'HIV .
Il cardinale Scherer ha reagito furiosamente, definendo quanto accaduto come "miserabile, libertino e irrispettoso". Né gli è piaciuto il tema del Pride di quest'anno che era "Amatevi gli uni gli altri". "Strumentalizzare queste parole sacre per giustificare il contrario del loro significato è profondamente irrispettoso e offensivo, in relazione a ciò che i cristiani considerano molto sacro e vero", ha detto questo attuale papabile.


Oscar Andres Rodriguez Maradiaga (Honduras, 70 anni)

Ma vaffa.....!
Altro cardinale latino-americano il cui nome risuona con forza come papabile è Oscar Andres Rodriguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa, presidente di Caritas Internationalis (la nota organizzazione umanitaria della Chiesa cattolica) nel passato è stato segretario generale del Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM). Considerato anche lui un moderato, ricordiamo la sua critica al cantante portoricano Ricky Martin, gay dichiarato, di essere divenuto padre di due bambini con una maternità surrogata, “come si fa con il bestiame".
Per Rodriguez Madariaga ciò che ha fatto Martin "è sminuire la dignità della persona umana." Ma ciò che è particolarmente preoccupante è la fiera opposizione di Rodriguez Madariaga alle campagne a favore dell'uso del preservativo come un modo per prevenire la trasmissione dell'HIV, che secondo lui è "destinato a incoraggiare la promiscuità e la fornicazione."
"Ciò non sconfiggerà la malattia, perché riteniamo che bisognerebbe invece considerare un problema più grave, cioè promuovere il recupero dei valori morali, la fedeltà tra le coppie e le altre azioni che impediscono l'avanzamento del male", ha rivendicato.
Altra macchia scura nella sua biografia, non relativo ai diritti LGBT ma con pregiudizi discriminatori, erano state le sue dichiarazioni antisemite del 2002, quando ha accusato il presunto controllo ebreo dei media americani di ingrandire lo scandalo degli abusi sui minori commessi da clero cattolico per deviare l'attenzione dal conflitto israelo-palestinese. Rodriguez Madariaga ha poi chiesto scusa per le sue parole.


Christoph Schönborn (Austria, 67 anni)

Fi faccio un kulen kosì.
Nel mese di aprile del 2012 l'arcivescovo di Vienna e presidente della Conferenza episcopale austriaca, Christoph Schönborn, ci ha dato una piccola gioia sostenendo Florian Stangl, cattolico e gay, quale membro del consiglio parrocchiale di Stützenhofen, un villaggio della Bassa Austria, eletto da parrocchiani, nonostante l'opposizione iniziale del pastore.
Qualche settimana dopo arrivò la doccia fredda, quando in una intervista a un quotidiano italiano, Schönborn ha espresso la sua convinzione che la Chiesa cattolica continuerà a combattere i rapporti tra le persone dello stesso sesso. "È necessario un percorso di conversione sia per i divorziati che si risposano che per coloro che vivono in relazioni di coppia omosessuale. Dobbiamo aiutarli a capire che questi non sono nel piano di Dio", ha poi detto.
In ogni caso, il cardinale Christoph Schönborn, membro di una famiglia di spicco della nobiltà centroeuropea, ha un profilo singolare che lo distingue dagli altri papabili. Pur essendo stato allievo di Joseph Ratzinger (a quanto pare fu uno dei suoi sostenitori nel conclave) è conosciuta la sua posizione critica contro il celibato obbligatorio, che considera in parte come responsabile degli abusi sui minori da parte del clero cattolico.
Nel 2010, riferendosi all'omosessualità, ha detto che le relazioni stabili tra persone dello stesso sesso erano "chiaramente migliori" della promiscuità. Forse per tutti questi motivi, anche se il suo nome compare tra i papabili, la sua elezione sarebbe una grande sorpresa.


E finalmente "gli italiani"
Come mi sta il cappellino?
Pochi dubitano che i cardinali italiani, il più grande gruppo tra i cardinali elettori (28 su 117), non cercheranno di manovrare per riguadagnare il papato dopo due pontificati "stranieri". Tra questi, l'arcivescovo di Milano, Angelo Scola (71 anni), appare come il candidato più forte ... e con provata omofobia.
Sul sito Dosmanzanas, infatti, abbiamo raccolto alcune delle sue affermazioni. Nel mese di giugno del 2012, facendo riferimento all’attenzione dei media sollevata dal Congresso Internazionale Teologico Pastorale e dal VII Incontro Mondiale delle Famiglie tenutosi proprio a Milano, Scola ha detto che "di fatto è un segno che la famiglia definita dai sociologi come normale, vale a dire in base alla relazione vera di un uomo e di donna sposati e aperta alla vita, è il desiderio di donne e uomini di oggi". Angelo Scola, per inciso, ha firmato un'introduzione entusiasta di un libro del sacerdote cattolico francese "curatore" di gay, Tony Anatrella.
Brutti ricchioni, vi tengo d'occhio.
Un altro italiano il cui nome risuona come papabile è Gianfranco Ravasi (70 anni), Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Anche di lui abbiamo avuto occasione di discuterne in Dosmanzanas, proprio a proposito dello stesso congresso, dove ha equiparato le coppie gay alla violenza in famiglia, che ha definito come "pratiche sconcertanti".
In una metafora veramente confusa, Ravasi ha paragonato la situazione della famiglia a quella di una casa che è composta da diverse stanze, la prima delle quali è la "sala del dolore", cioè, quella della lacerazione, dell'incomprensione, della violenza che, secondo lui, rischia di minare le fondamenta dell'istituzione familiare.
"L'elenco delle vecchie lacerazioni come divorzi, ribellioni, infedeltà, aborto oggi si estende a nuovi fenomeni socio-culturali, come (...) il sorprendente e sconcertante itinerario bioetico della fecondazione artificiale, della clonazione, delle coppie omosessuali e delle adozioni da parte di coppie dello stesso sesso, delle teorie sul genere, della monogenitorialità, della pornografia", ha detto il prelato a suo tempo.
Eeeeeh... Macarena!
Il terzo degli italiani che suona come un possibile successore di Ratzinger è, infine, una vecchia conoscenza di Dosmanzanas: Tarcisio Bertone (78 anni), Segretario di Stato vaticano, il cui curriculum omofobo è certamente il più importante.
Basti ricordare le sue dichiarazioni nell’aprile del 2010, quando parlò dell'omosessualità nei casi di pedofilia da parte del clero cattolico. "Molti psicologi, molti psichiatri hanno dimostrato che non c'è relazione tra celibato e pedofilia, ma molti altri hanno dimostrato, mi è stato recentemente detto, che c'è una relazione tra l’omosessualità e la pedofilia", dichiarò allora Bertone.
Parole che fecero il giro del mondo e che meritarono aspre critiche, ma ciò non sembra costituire un problema da prendere in considerazione per un candidato papabile.

martedì 26 febbraio 2013

PRENDICI PER MANO



Prendici per mano, Signore.
Tu che sai sempre dove c'è l'amore
accompagnaci nella Tua pienezza.
Fa' che possiamo bere
alla fonte del Tuo amore
e cresceremo giorno dopo giorno,
uguali e sempre rinnovati.
Facci perdere in orizzonti sconfinati,
di bellezza, di purezza;
e i giorni che verranno
ci troveranno con le mani piene di cose da offrirti.
Fatti trovare là
dove il cielo si incontra col mare;
in un prato pieno di fiori bianchi.
Là, dove risplende la Tua grandezza.
E ti perderai con noi in un'eco di risate,
di parole sussurrate, di grida.
Tu, con noi, complice del nostro amore.

lunedì 25 febbraio 2013

LE PIETRE DELLA VITA



Un professore tenendo un seminario ad un gruppo di studenti, usò un’illustrazione che rimase per sempre impressa nelle loro menti.
Per colpire nel segno il suo uditorio di menti eccellenti, propose un quiz, poggiando sulla cattedra di fronte a sè un barattolo di vetro, di quelli solitamente usati per la conserva di pomodoro.
Chinatosi sotto la cattedra, tirò fuori una decina di pietre, di forma irregolare, grandi come una prugna e con attenzione, una alla volta, le infilò nel barattolo. Quando il barattolo fu riempito completamente e nessun’altra pietra poteva essere aggiunta, chiese alla classe:
- “Il barattolo e pieno?”.
Tutti risposero di si’.
- “Davvero?”.
Si chinò di nuovo sotto il tavolo e tirò fuori un secchiello di ghiaia.
Versò la ghiaia agitando leggermente il barattolo, di modo che i sassolini scivolassero negli spazi tra le pietre.
Chiese di nuovo,
- “Adesso il barattolo è pieno?”.
A questo punto, la classe aveva capito.
- “Probabilmente no” rispose uno.
- “Bene” replicò l’insegnante.
Si chinò sotto il tavolo e prese un secchiello di sabbia, la versò nel barattolo, riempiendo tutto lo spazio rimasto libero.
Di nuovo chiese:
- “Il barattolo è pieno?”.
- “No!” rispose in coro la classe.
- “Bene!” riprese l’insegnante.
Tirata fuori una brocca d’acqua, la versò nel barattolo riempiendolo fino all’orlo.
- “Qual'è la morale della storia?”, chiese a questo punto.
Una mano si levò all’istante
“La morale è: non importa quanto fitta di impegni sia la tua agenda, se lavori sodo ci sarà sempre un buco per aggiungere qualcos’altro!”.
- “No, il punto non è questo. La verità che questa illustrazione ci insegna è: se non metti dentro prima le pietre, non ce le metterai mai.”
Quali sono le “pietre” della tua vita?
I tuoi figli, i tuoi cari, il tuo grado di istruzione, i tuoi sogni, una giusta causa. Insegnare o investire nelle vite di altri, fare altre cose che ami, avere tempo per te stesso, la tua salute, la persona della tua vita.
Ricorda di mettere queste “pietre” prima, altrimenti non entreranno mai.
Se ti esaurisci per le piccole cose (la ghiaia, la sabbia), allora riempirai la tua vita con cose minori di cui ti preoccuperai non dando mai veramente spazio alle cose grandi e importanti (le pietre).
Questa sera, o domani mattina, quando rifletterai su questa storiella, chiediti:
“Quali sono le ‘pietre’ nella mia vita?”
Metti nel barattolo prima quelle.

domenica 24 febbraio 2013

LE NOSTRE FORCHE CAUDINE


II DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO C)


In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto. (Lc. 9, 28-36)

Ovviamente stiamo assistendo oggi ad un'altra grande manifestazione della potenza di Dio, mi piace pensare però che il soggetto sul quale focalizzarsi nel Vangelo di oggi, siano i tre discepoli Pietro, Giovanni e Giacomo. I tre apostoli, vinti dal sonno, che rappresenta l’incapacità dell’uomo di penetrare nel Mistero, sono risvegliati da Gesù, cioè dalla grazia, e vedono la sua gloria. La nube, simbolo dell’immensità di Dio e della sua presenza, li copre tutti. I tre apostoli ascoltano le parole del Padre che definiscono il Figlio come l’eletto: “Questi è il Figlio mio, l’eletto, ascoltatelo”. Non c’è altro commento. Essi reagiscono con timore e stupore. Vorrebbero attaccarsi a questo momento, evitare l’attimo seguente della discesa dalla montagna e il suo fardello di abitudine, di oscurità, di passione. E' la nuova Epifania di Cristo, come altre precedenti alle quale questi tre personaggi non erano presenti. E' la loro personale Epifania, perchè in questa trasfigurazione ricevono essi stessi un mandato: ascoltatelo! Dopo di che, la Gloria, Mosè ed Elia, scompaiono. Non rimane “che Gesù solo”, sola verità, sola vita e sola via di salvezza nella trama quotidiana della storia umana. Questa visione non li solleverà dal peso della vita di tutti i giorni, spesso spogliata dello splendore del Tabor, e neanche li dispenserà dall’atto di fede al momento della prova, quando i vestiti bianchi e il viso trasfigurato di Gesù saranno strappati e umiliati. Ma il ricordo di questa visione li aiuterà a capire, come spiega il Prefazio della Messa di oggi, “che attraverso la passione possiamo giungere al trionfo della risurrezione”. Come persone LGBT ricordiamoci questo insegnamento, la nostra passione: la calunnia, l'oltraggio, il rifiuto che ci vengono gettati addosso quotidianamente, è il necessario passaggio delle "forche Caudine" per giungere alla risurrezione.

venerdì 22 febbraio 2013

LETTERA DI UN CATTOLICO GAY AL PAPA CHE VERRA'

Debbo confessarti che, quando mi hanno chiesto di scriverti questa lettera, sono andato un po’ in confusione. Io non ho mai scritto a un papa e non so nemmeno se posso dargli del tu, poi ho pensato che, quando prego, non ho problemi a dare del tu a Gesù stesso e che quindi, non debbo aver problemi a dare del tu anche al suo vicario.
Una volta risolti questi problemi formali è poi arrivato il momento di decidere cosa scriverti. E qui sono cominciati i guai! Io, infatti, non sono un esperto di teologia o un professionista della pastorale. Tanto meno sono uno di quei personaggi importanti che, in questo periodo, si interrogano sulle scelte che caratterizzeranno il tuo pontificato. 
A guardar bene io sono uno di quei tanti cattolici che, quando la sera fanno l’esame di coscienza, si accorgono di aver dimenticato troppo spesso che il sorriso di Dio li ha accompagnati per tutta la giornata,senza abbandonarli mai. 
So che mi hanno chiesto di scriverti questa lettera perché, oltre a essere uno dei tanti cattolici ‘normali’ che ci sono al mondo, sono anche un omosessuale che ha scelto di non nascondere la propria omosessualità e di cercare di viverla all’interno della chiesa, incurante degli sguardi di disapprovazione con cui molti cristiani ‘per bene’ e molto omosessuali impegnati seguono questo sforzo.
E così ho deciso di parlarti delle difficoltà che troppo spesso gli omosessuali credenti come me incontrano in quel cammino di avvicinamento alla perfezione cristiana che la Chiesa propone a tutti gli uomini e a tutte le donne di buona volontà.
Devi pensare che queste difficoltà sono davvero tante. Te lo posso dire con tranquillità anche perché le ho sperimentate sulla mia pelle: rinunciando alle mie aspirazioni di carriera universitaria per pagare chi mi proponeva allettanti terapie riparative dell’orientamento sessuale che ho scoperto poi non aver nessun fondamento scientifico; invocando improbabili guarigioni straordinarie che, molto probabilmente, non rientravano in alcun modo nel piano di Dio; nascondendo e rimuovendo la mia omosessualità nella convinzione sbagliata che, di certi problemi, è sempre meglio non parlare. 
Non posso nascondertelo: ho attraversato tempi davvero duri, in cui non capivo che la prima cosa che dobbiamo fare, per intraprendere un serio cammino di conversione, è quella di riconciliarci con la nostra biografia, ringraziando il Signore per quello che siamo, perché è nella concretezza della nostra esperienza che possiamo sperimentare la sua compagnia, la sua amicizia e il suo amore. 
Ecco perché mi piacerebbe, un giorno, poter raccontare anche a te tutto quello che, in questi anni, ho confidato a Lui nei tantissimi momenti di intimità che la sua presenza nell’Eucarestia mi ha dato la possibilità di vivere.
Per farti capire quello che molto raramente un eterosessuale coglie quando raccoglie le confidenze di una persona omosessuale, per raccontarti le storie dei tanti compagni di strada che ho incontrato in questi ultimi anni: persone che non ce l’hanno fatta a sopportare un clima in cui la chiesa viene vissuta come matrigna e che, alla fine, hanno deciso di lasciarla. Per confessarti le mie debolezze e le mie contraddizioni e per chiedere a te una parola di speranza.
Perché è proprio di una parola di speranza che noi omosessuali abbiamo bisogno, una parola che ci ricordi che Cristo è morto anche per noi, una parola che ci dica che la Chiesa non ci considera dei nemici o dei provocatori, ma dei figli a cui correre incontro nel momento in cui tornano a casa, degli amici da accogliere, da aiutare e da consigliare, nel delicato percorso di scoperta della loro vita affettiva.
È quello che Gesù ha fatto quando ha incontrato la samaritana: sapendo che la diffidenza della donna le avrebbe impedito di avvicinarlo non esita ad attaccare discorso e, pian piano, la aiuta a riconoscere e ad ammettere la verità («Hai detto bene ‘non ho marito’; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero»), quella stessa verità che molto spesso le persone omosessuali nascondono con terrore. E alla fine si rivela a lei, trasformandola in una vera e propria testimone della sua capacità di arrivare al cuore degli uomini. 
Ecco, caro papa, mi piacerebbe tanto che anche tu riuscissi, come ha fatto Gesù presso il pozzo di Giacobbe, ad aiutare i tanti omosessuali, che la paura ha bloccato nell’ipocrisia, a iniziare finalmente quel cammino che porta alla scoperta dell’amore grande con cui Gesù ci ama, un amore di cui ti auguro di cuore di essere un testimone fedele.
Sappi che pregherò tanto per te. 

giovedì 21 febbraio 2013

GNOCCHI IN CHIESA

E' giovedì. Appuntamento con gli gnocchi settimanali, visto che siamo orfani di Papa, ho pensato di fare un Concilio per nominare i nuovi vescovi e cardinali. Qual è quello che preferite? Alcuni sono veri preti/frati altri lo sono solo stati sullo schermo. Ci sono anche due cardinali tra di questi, uno ovviamente è padre Georg (che diciamocelo... è proprio bello), l'altro è Padre Novell. 
Pax vobiscum!