mercoledì 10 luglio 2013

RITORNO A CASA



"Ivan, sono a casa".

Salutò Marco entrando con i bagagli e accatastandoli in un mucchio nel corridoio, era troppo stanco per portarli oltre.

"Dove sei?".

Niente, non un suono. Ivan sapeva che sarebbe arrivato a casa per quell’ora, dopo ventiquattro ore di volo. Marco era completamente distrutto, un morto che camminava. Per fortuna gli aerei non avevano tardato, così non aveva aspettato in aeroporto. Ma un volo di quattordici ore da Città del Capo a Roma, condito con un altro volo verso Milano, lo aveva spossato. Lasciando le valigie dove erano, Marco salì le scale verso la loro camera da letto. Era decisamente deluso dal fatto che Ivan non fosse a casa, ma era troppo stanco per pensare a quello adesso. Tutto quello che voleva, era una doccia e poi a crollare a letto.

Nella camera da letto, si spogliò dei vestiti e si diresse verso il bagno. Aprì l'acqua della doccia, e la lasciò riscaldare prima di entrare sotto il getto. I muscoli che si erano induriti per ore durante il viaggio, nello stretto seggiolino dell’aereo, finalmente potevano rilasciare un po’ di tensione. Si accasciò contro le piastrelle fredde, appena in grado di tenere gli occhi aperti. Si lavò lentamente prima di risciacquarsi. Poi chiuse l'acqua e si asciugò con un asciugamano. In qualche modo, riuscì a giungere a letto prima di addormentarsi.

La stanza aveva ancora luce quando si svegliò un paio d'ore più tardi. Ascoltò se c’era movimento in casa, ma non udì nulla e si chiese dove potesse essere Ivan. Egli sapeva che Marco sarebbe rimasto a casa quel giorno. Si alzò, s’infilò la vestaglia e scese al piano di sotto. In cucina trovò un biglietto sul bancone.

“Tigre,
Ho dovuto prendere cura di alcune cose per mia madre. Sarò a casa il più presto possibile.
Ti amo.

Ivan”

Lasciò cadere il biglietto sul bancone, aprì la porta del frigorifero e si versò un bicchiere di succo di frutta, portandolo in soggiorno. Distendendosi sul divano, accese la televisione e si assopì.

Questa volta, quando si svegliò, fu a causa di un dolce bacio dalle labbra.

"Sei sveglio" gli disse Ivan con una risatina suadente.

“Lo sono ora" rispose Marco intontito dal sonno "Quando sei arrivato a casa?"

"Poco fa. Com’è andato il tuo volo? "

Marco si spostò sul divano e Ivan si sedette accanto a lui. Era bello avere il suo compagno di nuovo accanto. Dopo tre settimane di lavoro in Sudafrica, era felice di essere a casa e di avere Ivan vicino a lui nuovamente.

"Lungo ma senza intoppi", rispose allungando la mano e infilandola sotto la camicia di Ivan, facendo piccoli cerchi sul suo ventre. "Ci hanno dato dei salatini sull’aereo, ho cercato di prendere un panino a Roma, ma con tutto il movimento che c’era e dovendo passare da un terminale ad un altro non ho avuto la possibilità di mangiare." Ivan continuò con le sue dolci carezze e Marco si allungò nuovamente sbadigliando, completamente immerso nel tocco che gli era stato negato per settimane. Ivan si chinò in avanti, baciandolo profondamente.

"Mi sei mancato" gli disse Ivan.

Marco avvolse le braccia intorno al suo collo, ricambiando il bacio: "Mi sei mancato anche tu."

Si baciarono a lungo e Ivan si stese sul divano accanto a lui tenendolo stretto.

"Non ho voglia di andare così lontano e a lungo, ma probabilmente dovrò tornare nuovamente tra due mesi per un altro paio di settimane" disse Marco cercando di non fare la lagna, era l'ultima cosa che intendesse fare.

"Che ne dici se chiedo al mio capo uno stacco e magari fare una settimana di vacanza insieme la prossima volta che vai. Potrei raggiungerti per l'ultima settimana del viaggio di lavoro e possiamo fare una settimana insieme solo noi due".

Marco sospirò piano. "Mi piacerebbe tanto. Posso portarti in un posto dove sono stato, ci sono gli scimpanzé che si lasciano prendere in braccio. Mi piacerebbe avere una foto di te mentre fai le coccole a una scimmietta”.

Marco sbadigliò ancora una volta e il suo compagno si alzò dal divano. Gli mancò subito il suo calore, ma soffocò un gemito quando Ivan lo coprì con una coperta.

"Ti farò qualcosa da mangiare e poi possiamo tornare a letto" gli propose Ivan, l’altro era troppo stanco per discutere di qualsiasi cosa. Tirandosi la coperta sulle spalle Marco chiuse gli occhi e cadde di nuovo addormentato.

Ivan lo svegliò appena il cibo fu pronto, portandoglielo. Gli aveva preparato delle uova strapazzate e del prosciutto, una volta che ebbe finito, Marco sentì nuovamente gli occhi appesantirsi. Stava per stendersi ancora sul divano, ma Ivan si sedette accanto a lui. L’uomo si raggomitolò nel suo tepore, godendosi il calore del suo amante e compagno.

"Andiamo di sopra" disse Ivan spegnendo la televisione e praticamente lo portò di peso su per le scale infilandolo a letto. Sentì del movimento nella stanza ma Marco era troppo stanco per aprire gli occhi e controllare cosa stesse facendo Ivan. Poi sentì alzarsi la coperta, l'aria fredda passò sulla sua pelle e gemette rabbrividendo leggermente. Poi il freddo fu sostituito dal calore della pelle nuda di Ivan.

Marco si spinse verso il calore e si sistemò contro il corpo muscoloso e sexy del suo amante. Gemette dolcemente mentre sentiva Ivan che lo avvolgeva tra le sue braccia, accarezzandogli la pancia delicatamente. "Questo è quello che mi mancava di più, poter dormire con te".

Marco mormorò assonnato qualcosa mentre lentamente cominciava a scivolare sempre più nel sonno.
"Mi sei mancato tanto, Tigre" gli sussurrò dolcemente Ivan e sentì un dolce bacio sulla spalla prima che Ivan lo tirasse ancor più vicino. Marco lasciò che il sonno lo catturasse completamente. Era caldo, nutrito e soprattutto amato.

Era finalmente a casa.

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