mercoledì 30 novembre 2011

IL DIO DEL THUONO

Sinceramente si può fare a meno di vederlo questo film. Io l’ho acquistato per avere la cinematografia completa di Kenneth Branagh, di cui sono un fan accanito. Devo dire però che in questa pellicola mi è scivolato decisamente verso il basso. Probabilmente il bell’irlandese lo ha diretto solamente per una questione di incassi commerciali: il genere super-eroi va molto di moda ultimamente a Hollywood e dintorni. Sto parlando naturalmente di “Thor” pellicola uscita nelle sale ad aprile di quest’anno e recentemente pubblicato in DVD.
Dunque partiamo dal protagonista, Chris Hemsworth, che è decisamente un bel vedere ma a recitare è più vicino alle compagnie dei guitti che non alle alte sfere cinematografiche. E’ un attore australiano molto più bello al naturale che non nelle vesti del mitico Re del Tuono e soprattutto… molto più bello che attore.
Ma veniamo alla pellicola che, come tutti sanno, si ispira alle avventure del super eroe della Marvel di cui, in questa pellicola, viene raccontata la versione romanzata.


Odino padre di Thor (Anthony Hopkins) era riuscito a sconfiggere Laufey, re dei Giganti di ghiaccio, costringendolo alla resa privandolo dell’arma più potente dei Giganti, lo Scrigno degli Antichi Inverni, e del figlio Loki che adotta come figlio proprio. Qualche millennio dopo, la tregua tra Asgard, patria di Odino, e Jotunheim, abitato dai Ghiaccioli, viene minata da un grave avvenimento: un drappello di giganti si introduce nel palazzo di Odino per recuperare lo Scrigno. La missione fallisce ma la loro azione riesce ad interrompere la cerimonia d’incoronazione di Thor a re di Asgard. Per questo motivo, il principe dal carattere irruento, contro la volontà del padre si reca nella terra dei giganti per ottenere vendetta dell’affronto, coinvolgendo il fratello Loki, e i guerrieri Sif, Volstagg, Fandral e Hogun. Irritato dal comportamento immaturo e irresponsabile Odino decide di esiliare il figlio e privarlo dei poteri. La destinazione è Midgard che si scopre poi essere il pianeta terra, e più esattamente il New Mexico, dove Thor viene soccorso da un’equipe di astrofisici capeggiati da Darcy (Natalie Portman). Il martello di Thor, Mjolnir, si conficca nel deserto creando un cratere che attira l’attenzione della popolazione locale e successivamente dalle forze armate terrestri, più precisamente dello S.H.I.E.L.D.
Nel frattempo ad Asgard, Odino sorprende Loki con lo Scrigno di Laufey. Loki gli chiede il perché possa toccarlo senza danno e Odino gli rivela la sua vera origine e il fatto che l'abbia adottato per stabilire una tregua con i Giganti. I due hanno quindi una discussione, nella quale Loki gli rinfaccia di non essere mai stato amato quanto Thor e di essere sempre stato trattato diversamente. Odino, addolorato per tutto ciò che è successo con i suoi figli ed esausto per i lunghi secoli di regno, cade nel "Sonno di Odino" (una sorta di letargo rigenerante, in cui riesce a vedere tutto ciò che accade intorno a lui ma non gli è possibile intervenire. Inoltre, essendo stato rimandato per troppo tempo, tale letargo è ora così profondo che il sovrano rischia di non risvegliarsi più). Loki quindi ne approfitta per prendere la reggenza di Asgard e con un sotterfugio convince il fratello di non poter far niente per lui. Dopo una serie di peripezie, Thor riconquista il magico martello, ritorna ad Asgard, sconfigge il fratello, risveglia il padre, s’innamora della astrofisica e salva capra e cavoli. E vissero tutti felici e contenti.

The End.  

Come già detto, il film non è niente di speciale. La recitazione è pressochè scadente, persino il bravissimo Hopkins e la altrettanto brava Portman non sono alla loro più brillante interpretazione: li abbiamo ammirati in altre pellicole ma in questa proprio non convincono. La fotografia è sufficiente anche perché aiutata tantissimo dalle colossali scenografie fantascientifiche.  Belli i costumi anche se non sono aderenti alle interpretazioni della Marvel. I dialoghi rasentano il risibile e la regia lascia alquanto a desiderare. Insomma un fumettone che va bene per i ragazzini. Speriamo non facciano dei sequel. Se proprio dovessero farla mi auguro che ci inseriscano e che diano più spazio a Joshua Dallas che interpreta Fandral, l’unico che mi ha lasciato piacevolmente sorpreso. 
Prossimamente recensione su un altro film Marvel: X-Men L'inizio.
Un caro saluto

sabato 26 novembre 2011

BUSH IS IN THE SHOP

Ritorna la Mitica Kate!
A sei anni di distanza dall'ultimo album ''Aerial'' è uscito il nuovo lavoro di studio di Kate Bush ''50 Words For Snow''. Il disco, che contiene sette brani inediti sul tema della neve, in pieno clima di strenne musicali in vista del Natale, è pubblicato dall'etichetta di proprietà della stessa cantante, la Fish People ed è distribuito da EMI Music. Un lavoro di classe, contemporaneo negli arrangiamenti e senza tempo nella sintesi di voce e suggestioni letterarie. E con una sorpresa: un meraviglioso duetto con Elton John.
''50 Words For Snow'' è una raccolta di canzoni della durata complessiva di sessantacinque minuti ed è stato definito dal The Guardian come ''un album inaspettatamente straordinario, un magnifico sogno contemporaneo''. La tracklist dell'album si apre con ''Snowflake'' e prosegue con i brani ''Lake Tahoe'', ''Misty'', ''Wildman'', ''Snowed in at Wheeler street'' (feat Elton John), ''50 Words for snow'' e ''Among angels''.
Un caro saluto.

mercoledì 23 novembre 2011

GNOCCHI REPRISE

Dunque, in casa Eaglehawk giovedì è giorno di gnocchi. Chi mi segue da anni lo sa già ed era una delle rubriche più gettonate del vecchio blog. Dato che domani sarò a Firenze per lavoro non posso avere accesso ad Internet e postarvi la mia ricettina quotidiana e dunque vi lascio il mio consiglio culinaro odierno. Dopo tanto tempo sono un po' giù di tono ma spero di avervi incuriosito con questo manicaretto. Da consumarsi esclusivamente domani però... giù le mani, per stasera avete già consumato.



Un Caro saluto.


THANKSGIVING DAY

Il giorno del Ringraziamento, come sapete, è una festa di origine cristiana osservata negli USA e in Canada in segno di gratitudine per il raccolto annuale dei campi.
La tradizione risale a quasi 400 anni fa e venne istituita dall’allora governatore della colonia fondata dai Padri Pellegrini che, perseguitati in Inghilterra per le idee religiose piuttosto fondamentaliste, abbandonarono la patria per andare nel nuovo mondo. Un cinquantina di uomini,  una ventina di donne e tre dozzine di bambini si imbarcarono dunque sul Mayflower e arrivarono in America nel 1621 dopo un lungo viaggio attraverso l’Atlantico. I sopravvissuti giunsero nel nuovo mondo quando l’inverno era ormai alle porte e si trovarono di fronte ad un territorio selvatico ed inospitale. Avevano portato con sé dei semi di vari prodotti che però non produssero i frutti necessari al loro sostentamento e quasi la metà di loro perirono durante il rigido inverno.
Questa situazione rischiò di ripetersi anche l’anno successivo  ma intervennero gli indiani che indicarono ai pionieri quali prodotti coltivare e quali animali allevare, granturco e tacchini. Il raccolto diede buoni frutti e l’allevamento prosperò per cui i Pellegrini indissero un giorno di Ringraziamento a Dio per l’abbondanza ricevuta. Il menù di quel primo Thanksgiving Day comprendeva i prodotti che divennero poi la tradizione della festa: in particolare carne di tacchino e zucca. La festa, che cade il quarto giovedì di novembre per gli Stati Uniti e il secondo lunedì di ottobre per i Canadesi, è molto partecipata e osservata da tutti i nordamericani. Tuttavia la tradizione non comprende alcune parti che vengono ovviamente omesse poiché non fanno fare buona figura ai nostri coraggiosi pionieri.
·         Non è corretto chiamare “Primo giorno del Ringraziamento” la celebrazione avvenuta nel 1621 poiché il ringraziamento per i doni della vita era un gesto quotidiano non a cadenza annuale; si pensi ad esempio all’uso di ringraziare all’inizio di ogni pasto.
·         I coloni del Mayflower non erano pellegrini, tale vocabolo indica un viaggiatore che si sta dirigendo verso un luogo di culto, per esempio i cristiani che vanno in Terra Santa o gli arabi che si recano alla Mecca. I coloni si riferivano a sé stessi come “i Santi”. E’ possibile che intendessero di essere diretti verso una “Terra Promessa” ma questo non li rende “pellegrini”.
·         Le terre americane erano già abitate al loro arrivo dai nativi indigeni e quindi non era giusto che reclamassero per sé le terre occupate come se fossero libere.
·         Nelle cronache del governatore si narra che giunsero alle coste con le scialuppe ma non si fa riferimento alla “Roccia di Plymouth”. Questa roccia che compare in racconti successivi probabilmente venne aggiunta successivamente per “santificare” la colonizzazione facendo riferimento al passo evangelico del discepolo Simone che venne chiamato Pietro da Gesù stesso: “Tu sei Pietro e su questa pietra fonderò la mia Chiesa”(Mt. 16: 18).
·         La versione corrente del racconto afferma che i coloni “trovarono” del grano. In verità i coloni saccheggiarono dei magazzini di granturco raccolto dai nativi, oltre che alcune tombe da cui rubarono molti oggetti ornamentali.
·         Gli indigeni, si racconta, invitarono i coloni a pranzare con loro. In verità gli indiani si avvicinarono all’accampamento dei nuovi arrivati perché richiamati da alcuni spari che erano stati esplosi dai coloni. Solo in un secondo tempo decisero di mangiare insieme. Gli indiani portarono la carne abbattendo cinque grandi cervi e una ventina di tacchini.
·         Successivamente si fa riferimento all’amicizia tra coloni e nativi ma in realtà vi furono scontri legati al possesso delle terre coltivabili già nel 1622. 
Insomma questa festa tanto celebrata dagli americani in effetti non è tanto “santa” come vorrebbe sembrare. Per carità, è molto lodevole celebrare una giornata di ringraziamento a Dio per i doni ricevuti, ma se questi “doni” sono stati rubati da antichi predoni non è molto etica la celebrazione.
Non vi sembra?
Un caro saluto.


lunedì 21 novembre 2011

IL BACIO DI GIUDA

Grave rottura di tutti i rapporti tra Padre Georg e il suo capo dopo lo scandaloso bacio testimoniato dallo scatto fotografico tra Benedictus e l’imam del Cairo!
Padre Georg è furioso per il tradimento.
“Georg, non ti ho traditen! E’ ztata tutta una montaturen, è un fotomontaggen” sarebbe questa la versione data dal capo al suo segretario particolare.
Padre Georg sostiene invece che la foto sia autentica:
“Ha passato ogni limite, non mi può tradire in questa maniera! Dopo tutto quello che ho fatto per lui”.
Si mormora che stia facendo le valigie e se ne stia tornando in Germania.

domenica 20 novembre 2011

IL VIGILE DI QUARTIERE

Ovvero: Storia romanzata, ma non troppo, di un fortuito incontro con un poliziotto di quartiere, con digressioni nella letteratura fiabesca di Dickens e di Perrault (marooonn’ come sso’ acculturato, ahò!).
13 dicembre: Natale è alle porte e Corso di Porta Romana è inondato dalle mille luci dei festoni e dagli spot delle vetrine dei negozi, che tentano di catturare gli avventori con echi di luci ed ombre, con l'oro e il bianco delle feste e il verde e il rosso che fa tanto "Santa Claus".
13 dicembre: Santa Lucia, questa notte, porterà ai bambini della mia regione, i tanto attesi regali e balocchi. Qualcuno li scoprirà domattina sotto l'albero, qualcun altro avrà la sorpresa di averli dai genitori o dai parenti, incartati e legati in nastri colorati.
In città non si festeggia santa Lucia ma il Natale. E' strano questo bisticcio di tradizioni tra la città e la provincia.
La serata promette un freddo sudario di nebbia lombarda. Probabilmente in periferia, la nebbia sarà più fitta. Qui in centro la città è grigia, ma le auto e le persone si vedono benissimo a distanza, la foschia è appena percettibile. Il freddo decembrino non si è ancora fatto sentire del tutto, ma cammino con il mento coperto dal bavero e la testa nel mio cappellaccio nero da "semi-cowboy" che ricorda il west, ma che è stato comprato a Firenze al mercato della Paglia. Tra pochi giorni verrà sostituito da un originale Stetson che arriva da Sacramento, in California, ma questo al momento non lo so ancora: per me Santa Claus non arriverà che il 25 dicembre.
Galleggio in questa foschia tra il selciato e i miei pensieri. I miei occhi vagano in questo nulla, senza registrare volti e visi, senza trattenere immagini né colori, come uno schermo che ha perso la capacità di riflettere i fotogrammi della vita e della sua quotidianità. Sono immerso nei miei pensieri: la giornata di lavoro appena conclusa e mille pensieri legati alla mia famiglia, pensieri non molto allegri, purtroppo. Pensieri che si aggrovigliano e strisciano, si snodano e si intrecciano, partono e ritornano, si annodano e si divincolano. Un nugolo di serpenti pronti a colpire ed ad affondare i denti velenosi nella mia anima straziata.
Riconosco all'ultimo istante il rosso del semaforo pedonale di piazza Missori, non tanto per colpa della nebbia, quanto per il fatto di essere altrove con la testa. Odio questo semaforo: dura troppo tempo l'attesa del segnale del verde. Stasera però non ho fretta e mi blocco, deciso ad attendere pazientemente.
Mentre piccole porzioni di secondi passano, avverto una sensazione che ogni tanto mi capita: mi sento osservato da qualcuno.
Alzo gli occhi per vedere da dove arriva questa intrusione e voltando la testa verso sinistra, noto un vigile urbano a cavallo della sua bicicletta che mi sta guardando.
I pensieri sgroppano in un secondo e abbassando gli occhi penso: - Oddio ho fatto qualcosa che non va? Ora ci scappa la multa… non mi sono fermato allo stop… no, sei a piedi, scemo! Sei fermo al semaforo, non hai combinato nulla! Ma allora perché mi sta guardando? Ora lo fulmino con gli occhi per fargli capire che sono nella parte del giusto! Ecco sono pronto, che cavolo vuoi?- sollevo decisamente gli occhi, pronto alla battaglia.
Lui mi sta ancora guardando, ma non è uno sguardo indagatore, è uno sguardo intenso ma strano. Forse ci conosciamo.
No, non mi sembra nessuno di mia conoscenza. Accenna un sorriso. Io distolgo lo sguardo, poi ritorno.
- Dio ma quanto dura questo semaforo? –
Il rincorrersi di sguardi continua e dentro la mia mente i pensieri si arrestano e ci sono solo quegli occhi e i miei dentro ai suoi. Si fa spazio una sensazione strana, mai provata prima, che parla di coinvolgimento, di calore e tepore ma anche di selvaggio e ferino. Una sensazione di pelle e muscoli in tensione e caldo e intimità. Una vibrazione sotto pelle, nel riconoscere un corpo maschile, che non è il tuo. Poi scatta il verde…
- Ma perché è durato così poco questo rosso, oggi?
Attraverso le strisce pedonali e vedo che mi segue con lo sguardo e ha quel mezzo sorriso che dice tutto e niente. Mentre cammino scatta anche per lui il verde e pigiando sul pedale supera l'incrocio e va verso la parte opposta della piazza. Poi, inaspettatamente, giunto davanti all'hotel si blocca e volta a novanta gradi verso la mia direzione. Faccio finta di niente ma con la coda dell'occhio lo tengo di vista. Gli sono più avanti ora e lo perdo alle mie spalle. Valuto la situazione: sarà a un centinaio di metri indietro, è sceso dalla bicicletta e cammina.
Ora voglio capire cosa vuole, mi fermo ad una vetrina di un negozio, poi sorrido dentro me: faccio questa strada tutte le sere e non l'ho mai guardato questo negozio! Che pirla!
Mi ha quasi raggiunto e quando sta per passarmi, si ferma anche lui alla vetrina. Faccio finta di niente e osservo un'orrenda collana che ha la presunzione di allontanare la sfortuna e attirare gli influssi benefici degli astri, tramite le sue pietre giallastre.
Intanto osservo il riflesso del suo volto nel vetro del negozio. Gli occhi sorridenti, la linea di rasatura del suo pizzetto, la pelle liscia sulle guance, le rughe di espressione intorno agli occhi. Sento un aroma di muschio e felce, un profumo che mi è familiare ma che non è il mio. A me piacciono legno, cannella e sandalo. Poi mi giro e mi trovo bloccato dalla sua bicicletta, mi guarda e sorride ancora:
- Oh, mi scusi, l'ho bloccata, prego…- e mi allontana il manubrio perché mi sia consentito il passaggio.
- Gr… gr… grazie! –
Gli occhi sono chiari, verdi o grigi. Che grandi occhi che hai! Disse Cappuccetto al lupo che aveva davanti, nel letto della nonna.
Riprendo il cammino e non mi voglio voltare… non subito. Passo una... due... tre vetrine. Poi trovo il coraggio e mi giro, vedo la ruota della bicicletta posteriore che sparisce nei portici di Via Unione.
Ma quanto sei cretino, Eagle? Gr…gr…grazie. Non potevi dire qualcosa di più intelligente tipo: è piacevole essere stati catturati dalla bicicletta di un vigile urbano! Adoro il Corpo della Polizia Locale, sa? Pensi che ogni volta che passo davanti alla Sede di Piazza Fontana, mi vien voglia di entrarci per fare un saluto al Capitano e ringraziarlo per lo splendido lavoro che svolge in questa città!
Poi mi vengono in mente un paio di multe che ho preso e decisamente l’entusiasmo è eccessivo. Soprattutto ricordando un certo Cella G. e la sua multa del tutto ingiusta. Con tutti gli accidenti che gli ho tirato, probabilmente è passato a miglior vita: che Dio lo abbia in gloria, alleluia!.
E ora che faccio? Lo rincorro? E se lui mi nota? Che gli dico, che ho sbagliato strada? No, per favore vai per la tua strada, che è meglio.
Questa è la vocina del “Puffo con gli occhiali” che tanto detesto.
Ma gli do ascolto e proseguo per via Unione. In Via Torino, guardo a destra e a sinistra, ma non vedo nessun vigile urbano.
Inutile dire che non ho più rivisto “lo spirito del Natale presente”.
Ogni sera faccio la stessa strada, ma non vado più diritto, passo dai portici di Via Unione, sperando in un nuovo incontro.
Ho visitato più volte il sito della polizia locale per capire dove sono le postazioni in città, ma non ho mai avuto il coraggio di andarci e la fortuna di incrociare di nuovo il suo berretto con la striscia a quadretti rossi e bianchi.
Ogni lasciata è persa! Les jeux sont faits, rien ne va plus! Giuro che è tutto vero.
Un caro saluto

sabato 19 novembre 2011

IL BASSISTA

Parlavo questa mattina del mio gruppo musicale e ricevo in questo momento una telefonata. Il numero è quello della Blatta (la mia ex-moglie per chi è nuovo). Non volevo rispondere ma le telefonate dalla ex-consorte sono talmente rare da pretendere una risposta. "E' morto Marco" mi dice. Era il bassista del mio complesso musicale. "Pare che sia stato un arresto cardiaco. Lui amava correre, fare gare di atletica e di maratona. Stamattina ha fatto una competizione agonistica, è tornato a casa e si è sentito male." Giusto due parole con la befana malefica ma mi sento come se avessi perso un pezzo di me. Chissà perché mi capita spesso quando parlo con lei. Il gruppo si è sciolto parecchi anni fa. Non ricordo l'anno preciso ma credo nel 1981. Eppure siamo stati molto legati i quegli anni. Successivamente ci siamo allontanati. Ho sempre odiato il momento in cui ci siamo divisi. E' stato voluto da persone esterne dal nostro gruppo e credo che, se ci fossimo opposti, saremmo riusciti a rimanere insieme. Sono stai anni spensierati, si stava bene insieme e avremmo continuato per parecchi anni. Abbiamo fatto una serata qualche anno fa per raccogliere fondi per la ex-Iugoslavia. E' stato un mini-successo. E' il primo di noi che se ne va. Ci mancherai Marco. ciao amico mio. Arrivederci.


GIRASOLI (dal post del 7 giugno 2006)

E come un girasole giro intorno a te, che sei il mio sole anche di notte. Amo i girasoli, trovo che siano i fiori più allegri che esistano al mondo. Mi piace vedere i campi di girasole, bearmi di quegli enormi capolini girati tutti dalla stessa parte. E' ancor più bello se la coltivazione è un po' in collina, in modo da poter usufruire di una visione più ampia di tutto l'insieme. Quando sei in macchina e ti capita di costeggiare un campo di girasoli, magari provenendo alle spalle della coltivazione, li vedi lì, alti, slanciati, longilinei sul loro gambo lungo lungo, come soldati pronti alla battaglia ma non ne scorgi la corolla, poi spostandoti, la prospettiva cambia e passando di fronte cominci a scorgerne un angolo che si tinge di giallo intenso e diventa sempre più grande fino a quando ti trovi di fronte e riesci a vederne tutto il capo, orgoglioso nella corona di petali luminosi e solari, con il bottone marrone scuro, quasi nero, ricco di semi generosi. Avete mai provato ad entrare in un campo di girasoli a piedi?
Uno dei miei ricordi più belli di quando ero ragazzino è legato ad una passeggiata all'interno di un campo di girasoli. Avevo forse dieci, undici anni e passeggiando in campagna con alcuni compagni di gioco, per abbreviare la strada tagliammo per una di queste piantagioni. Era estate inoltrata, i fiori erano altissimi, tutti più alti di noi e tra uno e l'altro di questi grandi eliotropi c'era il passaggio appena appena per uno di noi, quindi camminavamo in fila indiana. Non potevamo vedere il nostro tragitto perchè i fiori ci superavano di un bel pezzo in altezza. Ci affidavamo all'istinto cercando di mantenere il più possibile un'andatura rettilinea. Alzando lo sguardo vedevi il cielo azzurro e queste grandi corolle tutte girate verso la stessa direzione, gagliardi ad osservare l'astro rovente. Sembrava quasi facessero finta di essere interessati al sole per evitare di perder tempo con noi ragazzini, ma pareva ci stessero osservando di sottecchi, curiosi di capire la ragione di questa intrusione nel loro mondo. Ogni tanto un uccello spaventato dai nostri passi si alzava in volo, o scappava zigzagando tra i grandi steli dei girasoli: due o tre passeracei, un paio di quaglie, una fagiana. Improvvisamente il capofila si fermò per cercare di capire se la direzione era giusta, se stavamo andando verso la nostra meta. Iniziò una breve discussione tra di noi e si decise di prendere qualcuno in spalla per vedere la direzione corretta. Ero il più magrolino e gracile del gruppo: la scelta cadde su di me. Uno dei più corpulenti e robusti amici si accucciò per farmi sedere sulle sue spalle. Dopo essermi sistemato a cavallo, l'amico si alzò, e lì, su quell'ascensore improvvisato, nel mio più breve tragitto verticale verso il cielo, ebbi una delle visioni più belle della mia vita. Salendo, lentamente superai la massa di fiori e potei godere la vista di un migliaio di corolle gialle, solari, ridenti e curiose che mi circondavano completamente da tutti i lati. Mi sentivo il comandante di una truppa di soldati in divisa dorata, tutti rivolti verso di me in attesa del mio ordine di attacco al nemico. Il vento mosse leggermente quelle migliaia di facce cromate quasi assentissero alle mie sensazioni. Da sotto mi giunse la voce dell'amico: "Allora? Andiamo giusti da questa parte? Cominci a pesare!". Mi risvegliai improvvisamente dal sogno e confermai la direzione, correggendola di qualche grado. Quando uscimmo dal campo di girasoli, ne rubai uno che poi feci seccare e tenni in camera per tutto il resto dell'estate. Era un po' triste vederlo con i petali raggrinziti ma ogni volta che lo guardavo mi veniva in mente il mio battaglione con la divisa color del sole.
Un caro saluto.

Dr. Eagle and Mr. Hawk

Per capire da dove arriva il titolo del blog e per ascoltare un grande cantautore americano che ci ha lasciati troppo presto.
We miss you John.



Un caro saluto

CAMBIO CASA


Benvenuto!

Pare che Splinder navighi in brutte acque e decido di conseguenza di cambiare casa. Spero che mi seguirete ugualmente in questa avventura che è nata nel maggio 2005. Probabilmente recupererò alcuni vecchi post ai quali sono particolarmente legato, spero che gli "aficionados" non se ne abbiano a male. Per coloro che sono nuovi vado a chiarire alcuni punti. Sono un maschietto di ormai una certa età, direttore alla Gringott Bank, amante della montagna e della musica country. Principalmente John Denver ma anche Tim McGraw, Diamond Rio, Alan Jackson, Blake Shelton, Toby Keith, Lonestar e tanti tanti altri. Strimpello la chitarra ed in passato ho fatto parte di un gruppo musicale e di un paio di compagnie teatrali. Sono divorziato con due figli. Ora ho una bellissima storia d'amore con un Professore di Spagnolo e, attendendo l'introduzione in Italia dei matrimoni omoaffettivi (che purtroppo non avverrà mai), mi considero completamente e totalmente sposato con lui. Abita in un piccolo paesino a cavallo delle province di Como e Varese. Spero presto  di poter andare a vivere con mio marito, per ora ci accontentiamo di tutti gli scampoli di tempo che riesco a ritagliare dalla mia vita incasinata. Questo mio diario è nato con l'intenzione di avere uno sfogo del tutto personale nel periodo più negativo della mia vita. Ormai il matrimonio era finito e stavamo per separarci. Il blog era la valvola per buttare fuori la mia rabbia, la mia ira, e riscoprire pian piano che valevo ancora qualcosa. Volevo raccogliere ancora il possibile dalle rovine del mio fallimento matrimoniale. Da quel tempo ne è passata di acqua sotto i ponti. Ero arrivato al punto di soffrire di gastrite e pesavo meno di cinquanta chili. Il livore che tenevo dentro di me mi stava distruggendo. Credevo fosse la fine della mia esistenza ed invece è stato un nuovo inizio, una rinascita. In queste mie pagine virtuali ho raccontato quella che è stata la mia vita, vecchi ricordi della mia infanzia e fatti quotidiani. Tutto rigorosamente vero. Solo i nomi dei personaggi vengono cambiati ma il succo della storia rimane tutto assolutamente corrispondente alla realtà. Potrei essere noioso, è vero; però non ho grandi cose da raccontare e non ho abbastanza fantasia per creare storie o situazioni fantastiche. Ogni tanto mi piace documentare qualche passo della storia che potrete scoprire con me man mano durante la creazione di questo angolo di vita vissuta. I primi post che seguiranno credo che saranno recuperati dal precedente blog. Ho paura che Splinder mi faccia lo scherzo di chiudere da un momento all'altro e quindi vorrei salvare, almeno in parte, il lavoro di questi sei-sette anni. Per quanto riguarda la questione di etichetta lo leggete qui a fianco ma voglio ribadirlo per chiarezza:

"Ogni cosa qui scritta NON VOGLIO in alcun modo venga riprodotta, riletta o riscritta da e in qualsiasi strumento mediatico. Radio e TV comprese. Visto che in questo momento vi trovate in casa mia, siete pregati di comportarvi bene, senza insultare il proprietario del blog o chi ha commentato i post. In casa mia regnano l'amicizia e la buona creanza. Se vieni in pace troverai amicizia e simpatia". 

Credo che per il momento sia tutto.
Un caro saluto.