martedì 30 aprile 2013

LA VERA PROSPERITA'


Un uomo ricco chiese a Sengai di scrivergli qualche cosa per la continua prosperità della sua famiglia, così si potesse custodirla come un tesoro di generazione in generazione.
Sengai si fece dare un foglio di carta e scrisse: “Muore il padre, muore il figlio, muore il nipote”.
L’uomo ricco andò in collera.
“Io ti avevo chiesto di scrivere qualcosa per la felicità della mia famiglia! Perché mi fai uno scherzo del genere?”.
“Non sto scherzando affatto” spiegò Sengai.
“Se prima che tu muoia dovesse morire tuo figlio, per te sarebbe un gran dolore. Se tuo nipote morisse prima di tuo figlio, ne avreste entrambi il cuore spezzato. Se la tua famiglia, di generazione in generazione, muore nell’ordine che ho detto, sarà il corso naturale della vita. Questa per me è la vera prosperità”.

lunedì 29 aprile 2013

ASPETTAVO TE



Ho percorso abissi del tempo,
ho camminato nei gorghi di solitudini,
sono passato sopra voragini di disperazione,
di noia,
con gli anni che sono venuti e andati.
Ho attraversato giorni uguali,
giorni solitari e gli oceani del tempo,
per trovarti,
per aspettarti;
ti ho cercato,
in giorni insipidi e tediosi,
tra panchine solitarie,
piene di foglie,
in giorni bui,
di pioggia,
in giorni vuoti,
e adesso ci sei tu,
ti ho trovato e non ti lascerò,
finche vorrai…
finché ci sarò.

domenica 28 aprile 2013

UN COMANDAMENTO NUOVO

V DOMENICA DI PASQUA (ANNO C)

Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri». (Gv. 13, 31-35)


Il Vangelo di oggi ci trasmette il testamento di Gesù. È diretto ai suoi discepoli, turbati dalla partenza di Giuda. Ma è anche diretto ai numerosi discepoli che succedono a loro e vivono il periodo di Pasqua alla ricerca di un orientamento. Sono soprattutto essi che trovano qui una risposta alle loro domande: Che cosa è successo di Gesù? Ritornerà? Come incontrarlo? Che cosa fare adesso? Sono alcune delle domande che capita anche a noi di fare.
In fondo, il Vangelo ci dà una risposta molto semplice: è un nuovo comandamento: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati”. Ma se ci si dedica a seguire questo comandamento, ci si accorge molto presto che l’amore non si comanda. Eppure, se si è capaci di impegnarsi ad amare il proprio prossimo per amore di Gesù - come egli stesso ha fatto - si trova ben presto la risposta a parecchie altre domande. Ci si rende conto che il cammino di Gesù è un cammino di vita, per lui ma anche per molte altre persone intorno a lui.

venerdì 26 aprile 2013

SUOR JUANA DE LA CRUZ

Icona di Lewis Williams
Suor Juana Inés de la Cruz era una suora messicana del XVII secolo, i cui famosi scritti includono poesie ispirate all’amore lesbico. E’ considerata una dei più grandi poeti latinoamericani, una dei primi sostenitori dei diritti delle donne e, alcuni dicono, la prima scrittrice lesbica e femminista del Nord America. La sua festa è il 17 aprile.

La prossima estate inizierà la produzione di una pellicola basata su un romanzo di Alicia Gaspar de Alba, intitolato "Il secondo sogno di Suor Juana", in cui l'autrice esplora il romanticismo di questa religiosa verso una contessa messicana.

Suor Juana (12 novembre 1648 - 17 aprile 1695) nacque nei pressi di Città del Messico in quella che era allora la Nuova Spagna, figlia illegittima di un nobile spagnolo e di una donna popolana. Suo nonno era un grande proprietario terriero e Juana trascorse la sua infanzia, assieme alla madre, proprio all’interno dell’azienda del nonno. Era una ragazza spiritosa, intellettualmente dotata, che amava l’apprendimento. Le ragazze del suo tempo erano raramente istruite, ma imparò a leggere nella fornitissima biblioteca del nonno.

Quando ebbe 16 anni, chiese il permesso ai suoi genitori di travestirsi da studente (di sesso maschile) per frequentare l'università, dato che non accettavano le donne. Ovviamente questi rifiutarono e dunque entrò in convento nel 1667. A quei tempi, il convento era l'unico posto in cui una donna potesse proseguire gli studi.

Nella sua biblioteca
La cella del convento di Suor Juana divenne il fulcro intellettuale di Città del Messico. Invece di una camera ascetica, Suor Juana aveva una suite che era come un appartamento moderno. La sua biblioteca conteneva circa 4.000 libri, la più grande collezione in Messico. Il ritratto qui a fianco, del 1750, la sua mostra nella sua biblioteca straordinaria, circondata dai suoi molti libri.

Trasformò il suo appartamento da suora in un salone, visitato dall’élite intellettuale della città. Tra di loro c'era la contessa Maria Luisa de Paredes, viceregina del Messico. Le due donne diventarono amiche appassionate. Non è chiaro se fossero lesbiche come definizione del giorno d’oggi, ma Maria Luisa ispirò Suor Juana a scrivere poemi d'amore, come ad esempio:

Che sei una donna lontana
non è un ostacolo al mio amore:
per l'anima, come voi ben sapete,
distanza e sesso non contano.

Qui potete trovare altre poesie lesbiche di Suor Juana in inglese e spagnolo.

Rene Bueno
La storia d'amore tra Suor Juana e Maria Luisa continua ad essere fonte di ispirazione per gli scrittori contemporanei e per i registi. Ho già citato il romanzo di Alicia Gaspar de Alba; questo è divenuto poi ispiratore della piéce teatrale "La suora e la Contessa" della regista cubana Odalys Nanín.

Questa estate inizierà la registrazione di un film basato sul romanzo di Gaspar de Alba. L’attrice messicana Ana de la Reguera interpreterà Suor Juana in "Juana de Asbaje", adattamento cinematografico del romanzo nominato. La sceneggiatura è stata scritta dall’attrice insieme al regista del film, Rene Bueno.

Le autorità ecclesiatiche hanno dato un giro di vite a Suor Juana, non a causa delle poesie lesbiche, ma per "La Respuesta", la sua difesa dei diritti delle donne in risposta ai conflitti con il clero. Minacciata dalla Santa Inquisizione, Suor Juana è stata messa a tacere per gli ultimi tre anni della sua vita. All'età di 46 anni, morì dopo essersi presa cura delle sue sorelle ammalate di peste.

Prima di prendere il velo
Non è mai stata riconosciuta santa dalla gerarchia ecclesiastica maschilista che l’aveva criticata, però Suor Juana ha un posto d’onore nella comunione informale dei santi dalla gente LGBT e dei nostri sostenitori. Viene principalmente venerata come modello delle femministe Latine.

L'icona in apertura è stata dipinta dall'artista Lewis Williams dell'Ordine Francescano Secolare (OFS). Suor Juana è raffigurata tra due vulcani nei pressi di Città del Messico, il Popocatépetl considerato maschio e il Iztaccíhuatl che riveste la femminilità, simboleggia il suo conflitto uomo-donna e la sua lotta nel cercare di ricevere un'istruzione.

In una citazione dai suoi scritti, possiamo leggere: "Il crimine più imperdonabile è quello di mettere in dubbio la statura delle persone".

giovedì 25 aprile 2013

GNOCCHI DELLA LIBERAZIONE

Oggi è la Festa della Liberazione ed ho pensato di celebrarla con un bel piattone di gnocchi che si godono la natura in libertà. Ci uniamo anche noi?

mercoledì 24 aprile 2013

UN FILM E UN PAIO DI DRINK


La porta del bagno si aprì e si richiuse.

"Diego..." piagnucolò Mauro mentre vacillava verso il divano. "Perché hai lasciato che lo facessi?"

Il suo migliore amico gli rivolse un sorriso pigro e cercò di ignorare il fatto di quanto Mauro fosse attraente anche nella sua camminata da ubriaco.

"Non ci è voluto molto a convincerti" rispose. "Ti ho chiesto se volevi guardare un film e bere qualche bicchiere e tu hai detto che saresti venuto".

"Un paio di drink?"

"Non te li ho versati in gola" Diego aveva inclinato la testa, i suoi capelli neri erano di un blu lucente alla luce della televisione "Tu hai continuato a bere e bere."

"E adesso me ne pento."

"Perché esattamente?" gli domandò Diego.

"Sono solo un bevitore dilettante", rispose Mauro cercando di mettere a fuoco lo sguardo sulla faccia di Diego, mentre tutto il resto del mondo continuava a girare. "Le mie guance sono intorpidite. Le mie labbra anche".

Diego osservò Mauro che si pizzicava il labbro inferiore tra il pollice e l'indice, rendendosi conto che era brillo ma non ubriaco. Scrollandosi di dosso un’improvvisa fitta di desiderio, Diego si appoggiò sul divano, stendendo un braccio lungo lo schienale. "Non andiamo da nessuna parte. Chi se ne frega?" disse accarezzando con l’altra mano il cuscino accanto a lui.

Mauro, completamente privo della sua solita grazia, si lasciò cadere sul divano. "Se mi baciassi, non riuscirei nemmeno a sentirlo". I suoi occhi si spalancarono, la sua mano volò a coprire la bocca, cercando di bloccare le parole che gli erano appena scappate.

Diego superò immediatamente lo shock e valutò mentalmente le sue opzioni. Poteva mettersi a ridere e permettere a Mauro di salvarsi dicendo che era solo uno scherzo. Poteva far finta di non aver sentito e andare in cucina per un altro drink e ne aveva sicuramente bisogno di uno. Oppure... avrebbe potuto spostare la mano dal retro del divano sulla spalla di Mauro e tirarlo abbastanza vicino per verificare l'ipotesi 'troppo intorpidito per sentire'. L'ultima opzione era la più affascinante e la più spaventosa. Aveva sognato di baciare il suo splendido, sexy, migliore amico per anni, ma aveva avuto sempre il terrore di rovinare la loro grande amicizia. Decise che in quel momento Mauro aveva incorporato abbastanza alcool da giustificare il suo comportamento e accolse l’invito accidentale.

Diego girò un po’ il volto verso l’amico e lasciò scivolare il braccio verso il basso appoggiandolo sulle spalle di Mauro. Avvicinandosi al suo volto, il cuore gli batteva a mille, mentre vedeva lo sguardo interrogativo nei suoi occhi scuri. Muovendo la mano a coppa sulla parte posteriore del collo di Mauro, le sue dita si infilarono nei suoi capelli ramati. Diego sentì un brivido correre attraverso il corpo dell’amico. Nei pochissimi millimetri che separavano le loro labbra, sussurrò: "Pensi davvero che tu non lo senta, se ti baciassi?"

Mauro annuì lentamente, spostando lo sguardo dagli occhi acquamarina di Diego alla bocca. La lingua di Diego fece capolino per inumidire le labbra, gli occhi di Mauro erano fissi su quel piccolo movimento. Inconsciamente la sua stessa lingua imitò l'azione. Il suo sguardo era bloccato sulla bocca di Diego e si perse il lampo di lussuria che passò negli occhi del suo migliore amico. Non osava muoversi per paura di rompere l'incantesimo, stava aspettando qualsiasi cosa sarebbe avvenuta dopo.

Prendendo gentilmente il mento di Mauro in una mano, Diego si inclinò fino a premere le loro bocche insieme in un morbido, lento bacio. Senza fretta cominciò una dolce esplorazione con la lingua, alla scoperta del gusto e della consistenza delle labbra di Mauro, fino a quando la bocca dell’amico si aprì con un gemito. Non poteva sprecare l'occasione, Diego iniziò un'indagine non meno approfondita della parte interna della bocca di Mauro. Avvolse entrambe le braccia intorno al suo amico, esultando dell’accoglienza favorevole del bacio, poi con un lieve morso finale sul labbro inferiore, Diego si allontanò quanto bastava per vedere il bel volto che stava di fronte a lui.

Mauro non si mosse, restò tra le braccia di Diego con gli occhi chiusi, le guance arrossate, la bocca leggermente aperta. La sua lingua rosa appuntita fece capolino e passò sulle proprie labbra, come se gustasse un po' di dolcezza persistente.

"Allora ... l'hai sentito?" chiese Diego, domandandosi se Mauro sapesse che non stava parlando solo del bacio, ma anche di qualcosa di molto più importante.

Gli occhi di Mauro si aprirono e sulla sua bocca carnosa fiorì un dolce sorriso soddisfatto. Annuì lentamente. "Sono dannatamente sicuro di averlo sentito, ma credo che potremmo provare ancora una volta ... giusto per essere sicuri."

martedì 23 aprile 2013

LA PIPA DI BAMBU'


Quando era un giovane studente di Zen, Yamaoka Tesshu andava sempre a trovare tutti i maestri. Andò a far visita a Dokuon di Shokoku.
Volendo mostrare la sua preparazione, disse:
"La mente, Buddha e gli esseri senzienti, in fondo, non esistono. La vera natura dei fenomeni è il vuoto. Non c’è nessuna realizzazione, nessuna illusione, nessun saggio, nessuna mediocrità. Non c’è nessuno che dia e niente che si riceva".
Dokuon, che stava fumando in silenzio, non fece commenti. Tutt’a un tratto colpì Yamaoka con la sua pipa di bambù. Questo fece arrabbiare moltissimo il giovane.
"Se niente esiste," domandò Dokuon "da dove viene questa tua collera?"

lunedì 22 aprile 2013

CI HAI PENSATO INSIEME



Signore, ti ringraziamo d’averci dato l’amore.
Ci hai pensato «insieme»
prima del tempo, e fin d’ora
ci hai amati così, l’uno accanto all’altro.
Signore, fa’ che apprendiamo l’arte
di conoscerci profondamente;
donaci il coraggio di comunicarci
le nostre ispirazioni, gli ideali,
i limiti stessi del nostro agire.
Che le piccole inevitabili asprezze dell’indole,
i fugaci malintesi, gli imprevisti
e le indisposizioni non compromettano
mai ciò che ci unisce, ma incontrino, invece,
una cortese e generosa volontà
di comprenderci.
Dona, Signore, a ciascuno di noi
gioiosa fantasia per creare ogni giorno
nuove espressioni di rispetto e di premurosa
tenerezza affinché il nostro amore
brilli come una piccola scintilla
del tuo immenso amore.

domenica 21 aprile 2013

PECORELLE

IV DOMENICA DI PASQUA (ANNO C)


In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola». (Gv. 10, 27-30)


Donandoci, per mezzo del battesimo, di far parte della Chiesa, Gesù ci assicura di conoscerci uno per uno. La vocazione battesimale è sempre personale, e richiede una risposta di responsabilità in prima persona. Ci sentiamo sicuri, nella Chiesa, perché Gesù è sempre con noi, e ci chiama e ci guida con la voce esplicita del Papa e con i suggerimenti interiori che ci aiutano a riconoscerla e a corrispondervi. Se restiamo nella Chiesa, con il Papa, non andremo mai dispersi, perché Gesù ci conosce per nome e ha dato la sua vita per salvarci. Quella vita che si comunica a noi, pegno di eternità, nell’Eucaristia degnamente ricevuta. Non dobbiamo aver paura di nulla. Attraverso Gesù entriamo in comunione con il Padre, partecipiamo alla vita trinitaria. I pericoli esterni non ci turbano: dobbiamo temere soltanto il peccato che ci seduce a trovare altre vie, lontane dal percorso del gregge guidato da Gesù. La nostra personale fedeltà alla voce del Pastore contribuisce all’itinerario di salvezza che la Chiesa guida nel mondo, e da essa dipende la nostra felicità.

venerdì 19 aprile 2013

ANDREA E LUCA, SPOSI.


Andrea e Luca (nomi di fantasia) sono due giovani gay cattolici che fanno parte del gruppo di omosessuali credenti Ali d'aquila di Palermo. L'estate passata i due si sono uniti in matrimonio con una cerimonia di rito vetero-cattolico svoltasi all'interno della chiesa valdese di via dello Spezio a Palermo; durante quella memorabile giornata i due hanno pronunciato il loro sì di fronte a Maria Vittoria Longhitano, la prima donna sacerdote d'Italia.
Andrea e Luca si amano davvero e il loro intento, attraverso questo atto rivoluzionario (se pensiamo alla netta chiusura della chiesa cattolica in merito alle unioni religiose fra persone dello stesso sesso), è quello di fornire un esempio positivo a quante e quanti, lesbiche e gay in Italia, stentano ad uscire allo scoperto per vivere le rispettive storie d'amore in modo autentico. Quella che segue è la chiacchierata che ho fatto con Andrea e Luca pochi giorni fa.

Andrea, Luca, la mia prima domanda è provocatoria: sapete che per l'opinione pubblica italiana la vostra unione non ha alcun valore legale, oltre che religioso, da un punto di vista strettamente cattolico? Perché, allora, si chiederebbe l'italiano medio, scegliere di fare una cosa tanto inutile?
La cosa sarà sicuramente inutile se si guarda dal solo punto di vista materiale, ma dal punto di vista emozionale e spirituale ha avuto quell'importanza che probabilmente, nella maggior parte dei casi, il matrimonio “standard” ha perso. Molte coppie si sposano in Chiesa per tradizione e non perché si sentano spinte da un sentimento religioso reale. Avremmo potuto fare, per ufficializzare la nostra unione con amici e parenti, un'altra delle tante “cose inutili” che una coppia gay possa inventarsi, se abbiamo scelto una celebrazione religiosa è solo per fede.

Vi siete uniti in matrimonio con rito vetero-cattolico. Potete spiegare in che cosa consiste questa cerimonia?
La cerimonia vetero-cattolica è quasi uguale a quella cattolica romana, infatti quando ci si trova di fronte a una Chiesa che si definisce “vetero-cattolica” le cose non sono immediatamente evidenti, molti dei nostri invitati ci hanno detto che se il presbitero fosse stato un uomo non si sarebbero minimamente accorti della differenza.

Di fronte a voi stava Maria Vittoria Longhitano, la pastora della chiesa anglicana che venne ordinata presbitera proprio grazie al rito vetero-cattolico... E dietro di voi la parentela più o meno stretta. Come ha reagito alla notizia?
Al nostro invito sono stati tutti molto felici, nessuno si è tirato indietro. Alla celebrazione erano presenti parenti e amici, cattolici romani, anglicani, vetero-cattolici, valdesi, pentecostali ma anche musulmani, buddisti, agnostici e atei; e tutti erano profondamente commossi durante lo svolgimento della liturgia, dal più piccolo al più anziano.

Fra le persone invitate molti amici e diversi esponenti, sia gay che lesbiche, del gruppo palermitano di omosessuali credenti Ali d'aquila. Vi va di parlarcene? Da quanto tempo esiste e quando voi due siete entrati a farne parte?
Il gruppo Ali d'Aquila nasce nel Natale 2008 col desiderio di creare un luogo di accoglienza e di preghiera per le persone omosessuali, per favorire una riconciliazione con se stessi, con Dio e con la Chiesa. Ci incontriamo nell'ascolto reciproco, nella condivisione delle nostre esperienze, nell'accettazione delle nostre umane diversità, con l'amore dei fratelli, mettendo a frutto quei talenti, doni e carismi che Dio ha donato a ciascuno per la crescita del gruppo.
Poniamo Cristo al centro della nostra stessa esistenza, lasciandoci interrogare dalla Sua Parola per la nostra crescita, umana e spirituale, in una continua e instancabile ricerca della Verità che ci rende liberi. Vogliamo percorrere un cammino di riconciliazione con la Chiesa, attraverso il dialogo, il confronto e la conoscenza reciproca, nella consapevolezza che la dimensione omoaffettiva è un valore e può ben costituire un percorso di crescita e di approfondimento per vivere, senza pregiudizi, una relazione autentica con l'altro.
Abbiamo iniziato a frequentare il gruppo tra il maggio e il settembre del 2010 durante un periodo travagliato della nostra storia d'amore. A causa degli impegni lavorativi non siamo sempre presenti alle riunioni, ma, il nostro pensiero va sempre al gruppo che ci ha sostenuto e siamo certi che continua a sostenerci nella preghiera.

Andrea, Luca, quando l'amore è in grado non di separare, ma di unire le persone?
Quando è autentico e senza secondi fini! Come dicevo prima, alla celebrazione erano presenti, ad esempio, anche dei musulmani. I musulmani sappiamo bene che non entrano nelle chiese cristiane, ma hanno risposto che sarebbero entrati e avrebbero pregato il loro Dio nella nostra chiesa perché ci vogliono realmente bene. La loro è stata una presenza commossa e partecipe. Così come quella di atei, buddisti, agnostici, ecc.

giovedì 18 aprile 2013

GNOCCHI AL SUGO DI TORO

Eccoci al consueto appuntamento goloso settimanale. Stiamo per entrare nel segno del Toro e ho pensato di prepararvi una ricetta semplice semplice con una carrellata di gnocchi nati sotto questo segno. Un bel sugo di carne taurina va a condire i nostri gnocchi settimanali. Buon appetito.

TORO
(20 aprile - 20 maggio)




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