mercoledì 24 luglio 2013

MAI DIRE MAI


"Duecentosessantasette giorni da solo e felice di esserlo. Grazie."

Il suo amico Tony scosse la testa: "Una relazione non è una schiavitù che devi combattere, oppure della quale devi subire le conseguenze."

"Effettivamente, è quello che esattamente sembra essere, non voglio cascarci ancora. Mai-più. E poi, da che pulpito mi arriva la predica!”.

Tony alzò gli occhi al cielo: "Forse sono single in questo periodo, è vero, ma non sono contro le relazioni. Ottima tattica quella della diversione ma non stiamo parlando di me, Mich, non puoi andare avanti così."

"Per quale motivo?" Michele alzò la sua bella mano e cominciò a fare un elenco sulle dita: "Ho un lavoro che amo; più soldi di quanto possa spendere; una bella macchina che posso cambiare se mi viene a noia; amici divertenti e, quando sento la mancanza del sesso, abbastanza giocattolini per tutto il mese. Uno diverso per ogni sera, e qualcuno in più che tengo per la settimana dopo. Quindi, grazie. Sto bene come sto. Fintanto che non si discute sul mio stato di scapolo incallito, ovviamente.", concluse dando a Tony un’occhiata accusatrice.

"Non stai vivendo, stai campando. Gli esseri umani non son fatti per rimaner da soli."

Michele prese entrambe le mani di Tony nelle sue e lo fissò negli occhi: "Tony, mi spiace di averti mentito fino ad ora, ma ormai lo hai compreso anche tu." Fece una pausa a effetto: "Non mi chiamo Michele. Il mio vero nome è Ran’wat. E non sono un essere umano; vengo dal pianeta Andevian."

Tony tolse le sue mani con un’aria disgustata e Michele scoppiò in una sonora risata: "Dovresti vederti! Te l’ho fatta, ammettilo."

"Ammetto che sei proprio scemo, che ho ragione e che me ne hai appena dato la prova. Lo stare da solo ha portato al degrado quei pochi neuroni che ti erano rimasti nel cervello."

Michele sospirò. Lui e Tony erano amici fin dal tempo del liceo. Il fatto di non essersi incontrati per quasi un anno non faceva la differenza. Ogni volta che si vedevano, riprendevano dal punto in cui si erano lasciati, come se fossero passati pochi giorni invece che numerosi mesi. Scherzi a parte, sapeva che il suo amico era preoccupato per lui.

"Non vale la pena, ragazzo. Se starsene soli, significa non perdere tempo a conoscere qualcuno, o comunque la facciata che vogliono farmi conoscere, solo per poi giungere in una strada senza uscita e in una nuova sconfitta, be’ allora meglio così."

"E se tu conoscessi già qualcuno? Qualcuno di cui hai fiducia? Qualcuno che non tradisse le tue aspettative?" domandò Tony quasi sussurrando.

La testa di Michele si alzò di scatto. Tony? Naaaa. Aveva appena detto che non si stava parlando di lui, giusto? Se il suo amico si fosse sentito attratto da lui, lo avrebbe detto molto tempo prima. Come il fatto che lui stesso provava un’attrazione per Tony, d’altronde. Gli disse un’antipatica voce interiore. Che c’entra? Si domandò mentalmente. Non voleva rovinare una bella amicizia, quindi non aveva mai confessato a Tony di provare maggior affetto di quello che poteva comportare una buona amicizia. E poi aveva dei validi motivi. Quando lo aveva conosciuto, Tony aveva già una relazione, quindi aveva lasciato perdere i suoi sentimenti accontentandosi di essergli amico. Quando questa relazione svanì, Michele si era trasformato in una spalla sulla quale poter piangere. In quel periodo lui stava con il suo compagno numero 2 (o forse era il 4?), quindi non c’era stata occasione. Poi il ciclo si era stabilito; uno di loro a turno era sempre occupato con qualcun altro.

Dopo il liceo, la carriera di Tony come fotoreporter lo aveva portato in giro per il mondo. Nei ritagli di tempo c’erano stati sporadici incontri tra i due. Michele attendeva ansiosamente quelle visite, non avrebbe mai voluto rovinarle confessando all’amico di quanto lo desiderasse e lo volesse baciare e abbracciare... e lo desiderava e voleva ancora.

I capelli di Tony striati di un biondo naturale, i suoi profondi occhi grigio-azzurri e le sue fossette erano già di per sé una combinazione attraente, ma gli anni di viaggi in giro per il mondo avevano scolpito in lui un fisico tonico e sexy. Il pudore non era nel carattere di Tony, grazie a Dio, e Michele aveva goduto di numerose occasioni nelle quali poterlo ammirare completamente nudo, con quel culo da leccarsi i baffi. Era diventato una delle sue fantasie più nascoste.

Michele divenne un campione nell’ignorare i suoi desideri più reconditi durante le visite dell’amico ma ora, dopo il commento di Tony, cominciava proprio a non poterlo più nascondere. La pentola nella quale sobbollivano i suoi desideri, stava cominciando a bollire pericolosamente: il coperchio pareva dar segni di cedimento.

Da parte sua, Tony era arrivato a una conclusione; il suo cervello doveva essersi fuso: "Dimentica quello che ho detto. Ci vediamo domani, okay?" si alzò e stava per andarsene. Perso nei suoi pensieri, Michele aveva ignorato la domanda e Tony aveva concluso che non era interessato.

"Aspetta!" gli urlò Michele mentre l’altro gli dava la schiena. "Ho compreso bene quello che hai detto? Intendevi… stavi parlando di te e di me?".
Perché era così difficile dirlo? Oh, certo, il suo migliore amico gli stava offrendo qualcosa che non aveva mai messo in conto. Meglio: qualcosa che lui stesso aveva volutamente nascosto. "Emh... intendevi dire che mi desideri?" poteva sentire l’incredulità nella sua stessa voce.

Tony fece una risata amara: "Ridicolo, vero? Pensare che anche tu mi desiderassi… E’ tutto okay, lasciamo perdere. Domani sarà come se non fosse accaduto nulla di tutto questo."

Il cervello di Michele non si era sbagliato. Tony lo desiderava. A quel punto scoperchiò la pentola, ormai era arrivato a cottura ultimata: "Guardami, Tony."
L’altro uomo si girò lentamente.

"Che cosa vedi?” gli chiese Michele. Poi, siccome l’altro non rispondeva, ripeté la domanda: "Rispondimi, cosa vedi?"

Tony sembrò rilassarsi un poco. "Vedo il mio migliore amico." Fece un respiro profondo e poi aggiunse "Vedo l’uomo di cui sono innamorato."

Michele si avvicinò immediatamente e prese il volto di Tony nelle sue mani. Premette un bacio su quelle labbra che aveva sempre desiderato assaggiare. Ora che il momento era giunto, voleva sentire il sapore di Tony. Si tirò un po’ indietro e passò la lingua sulle splendide labbra, combattendo la voglia di sprofondare nella sua bocca. Tony gemette e la resistenza di Michele si sciolse come cioccolata. Lo baciò profondamente. Era meglio di quanto avesse mai immaginato.

Tony sapeva di casa.

Michele ruppe il bacio con riluttanza: "Chiedimi cosa vedo."

"Cosa vedi, Mich?"

"Vedo il motivo per cui dicono: ‘mai dire mai’."

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