mercoledì 31 ottobre 2012

JACK O'LANTERN

Un fabbro irlandese di nome Jack, un ubriacone taccagno, ebbe la sventura di incontrare il Diavolo in un pub, alcuni dicono nella notte di Halloween. Jack aveva bevuto troppo e stava per cadere nelle mani del Diavolo, quando riuscì ad imbrogliarlo offrendogli la sua anima in cambio di un'ultima bevuta. 
Il Diavolo si trasformò in una moneta da sei pence per pagare l'oste e Jack riuscì velocemente a mettersi quella moneta nel borsellino. Poiché Jack teneva lì anche una croce d'argento, il Diavolo non poteva tornare alla sua forma originaria. 
Jack lasciò andare via il Diavolo solo a patto che questi gli promettesse di non reclamare la sua anima per i successivi dieci anni. Il Diavolo accettò. 
Dieci anni dopo Jack lo incontrò di nuovo mentre camminava lungo una strada di campagna. Il Diavolo era tornato per la sua anima, ma Jack, riflettendo velocemente, gli disse: "Verrò, ma prima potresti prendermi una mela da quell'albero?". Il Diavolo, pensando di non aver nulla da temere, balzo sulle spalle di Jack per prendere la mela. Jack tirò fuori un coltello e intagliò una croce sul tronco dell'albero. Questo lasciò il Diavolo a mezz'aria, incapace di raggiungere Jack o la sua anima. Jack gli fece promettere di non tornare mai più per reclamare la sua anima e, non vedendo via d'uscita, il Diavolo acconsentì. 
Nessuno ha mai raccontato come il Diavolo fosse riuscito a tornare di nuovo a terra! 
Quando alla fine Jack morì, anni dopo, non fu ammesso in cielo, a causa della sua vita dissoluta, da ubriacone e truffatore. Così si recò all'entrata dell'inferno, ma il Diavolo lo rimandò indietro perché aveva promesso di non prendere mai l'anima di Jack. "Ma dove posso andare?", chiese Jack. "Torna da dove sei venuto!", gli rispose il Diavolo. Ma la strada del ritorno era buia e ventosa. Jack implorò il Diavolo di dargli almeno una luce per trovare la giusta via e il Diavolo, spazientito, gli gettò un carbone ardente che proveniva dalle fiamme dell'inferno. Per illuminare il cammino e per non farlo spegnere dal vento, Jack lo mise in una rapa che stava mangiando. Da allora Jack fu condannato a vagare nell'oscurità con la sua lanterna, fino al Giorno del Giudizio. Jack della lanterna (Jack o'Lantern) da allora fu il simbolo delle anime dannate. 
Curiosità
Quando il termine jack-o'-lantern apparve per la prima volta in uno scritto del 1750, si riferiva a una sentinella o ad un uomo che portava una lanterna. La gente credeva che la notte di Halloween gli spiriti ed i fantasmi abbandonassero le tombe per ricercare il calore delle loro vecchie dimore. Gli abitanti dei paesi, timorosi di essere visitati dai fantasmi di vecchi proprietari, si mettevano in costume per spaventare questi spiriti sulla strada del ritorno. Lasciavano anche del cibo ed altri doni (treat) vicino alla porta, in modo da placare gli spiriti e da non far distruggere loro né le case né i raccolti, ma invece di invitarli a proseguire il loro cammino. Iniziarono anche a intagliare e dipingere delle facce nelle rape in cui mettevano delle candele illuminate, sperando che il simulacro di un'anima dannata potesse far scappare i fantasmi. 
La spaventosa carestia delle patate, in Irlanda (1845-50) obbligò più di 700.000 persone ad immigrare in America. Questi immigranti portarono con loro anche la tradizione di Halloween e di Jack o'Lantern, ma le rape non erano così diffuse come in Irlanda (anche se venivano utilizzate persino le patate e le barbabietole), così le sostituirono più che egregiamente con la zucca americana. Oggi la zucca intagliata che rappresenta la faccia sogghignante del furbo fabbro, Jack, è forse l'icona più famosa di Halloween.


martedì 30 ottobre 2012

SENZA TITOLO


L’omosessualità è una scelta consapevole e più evoluta.
L'amore omosessuale è l'amore più puro,
al contrario di quello eterosessuale che è strumentale alla riproduzione.
(Umberto Veronesi)

lunedì 29 ottobre 2012

VERLAINE ET RIMBAUD



Questa sera m'ero chinato sul tuo sonno.
Tutto il tuo corpo dormiva casto sull'umile letto.
E vidi, come uno che legge e che riflette,
ah! ho veduto che tutto è vano sotto il sole!

Che si esista, oh delicato miracolo,
tant'è il nostro splendere un fiore che gualcisce.
Oh pensiero che sconfina nella follia!
Misero, dormi! Me, tiene desto una pena per te.

Ah! sfortuna d'amarti mio fragile amore
che respiri come si spirerà, un giorno!
O immobile sguardo, che tale farà la morte!

O bocca che nel sonno ride sulla mia bocca,
nell'attesa d'un altro riso più truce!
Presto, svegliati. Di', l'anima non muore?

(Paul Verlaine)

domenica 28 ottobre 2012

IL CIECO NATO

XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada. (Mc. 10, 46-52)

Al termine del cammino di Gesù, oggi incontriamo un cieco. Un cieco, che, in più, è un mendicante. In lui c’è oscurità, tenebre, e assenza. E attorno a lui c’è soltanto il rigetto: “Molti lo sgridavano per farlo tacere”. Gesù chiama il cieco, ascolta la sua preghiera, e la esaudisce.
È nel momento in cui termina il viaggio di Gesù a Gerusalemme (e dove termina il ciclo liturgico), che un mendicante cieco celebra Gesù e lo riconosce come “Figlio di Davide”, o Messia; e questo mendicante riacquista la vista e “segue Gesù per la strada”. È un simbolo, un invito.
L’allegoria della cecità del povero Bartimeo, ovviamente, ci riporta alla cecità di noi tutti, figli di Dio. Anche oggi, qui, tra coloro che il Signore ha riunito, “ci sono il cieco e lo zoppo” quello che noi siamo; ed è per questo che le azioni di Gesù, che ci vengono raccontate, devono renderci più pieni di speranza.
Come persone LGBT non siamo scevri dalla cecità, e, come tutti i nostri fratelli in Cristo, siamo anche chiamati ad accogliere la Parola e a farla crescere dentro di noi.
Ancor più, in quanto minoranza discriminata, riusciamo ad incarnare maggiormente il cieco nato, perchè spesso siamo rimproverati e condannati al silenzio. Gesù però, e in esso il Padre, è pronto ad ascoltare la nostra supplica e ad accogliere la nostra preghiera. Dobbiamo dunque gioire di questa occasione che il Signore ci riserva e continuare il nostro viaggio.
Chiediamo al Signore che ci accordi la luce della fede e ci dia vigore, affinché lo seguiamo come il cieco di Gerico, fino a che non avremo raggiunto la Gerusalemme definitiva.

sabato 27 ottobre 2012

PREGHIERA CONIUGALE


Guarda ora con bontà i tuoi figli
uniti nel vincolo del Matrimonio
:
effondi su di loro la grazia dello Spirito Santo
perché, con la forza del tuo amore
diffuso nei loro cuori,
rimangano fedeli al patto coniugale.



Ti preghiamo, Signore,
affinché  rimaniamo uniti nella fede
e nell'obbedienza ai tuoi comandamenti;
fedeli a un solo amore,
esemplari per integrità di vita.
E dopo una vita lunga e serena
possiamo
giungere
alla beatitudine eterna del regno dei cieli.
Amen.


venerdì 26 ottobre 2012

PADRE PETER LIUZZI, UN PRETE GAY

Articolo di Larry B. Stammer tratto dal sito del Los Angeles Times (USA), 18 agosto 2001, liberamente tradotto da una volontaria di Progetto Gionata.

Padre Peter Liuzzi si trovò moralmente sul filo del rasoio quando visitò un uomo che stava morendo di AIDS. Gary Rini, un suo cugino gay, gli chiese di amministrare l’estrema unzione al suo compagno.
Mentre andava all’ospedale dell’UCLA, era tormentato dai suoi demoni privati e da molti dubbi. Mise un braccio fuori dal finestrino e pianse. “Ho appena perso”. "Amministravo il sacramento. Avevo gli oli santi. Potevo sovrintendere al rito – cose potenti per me che davano sempre speranza alla gente.” Quando Liuzzi entrò nella stanza d’ospedale di Kevin, stava ancora tremando. 
Da quel fatidico giorno 18 anni fa, Liuzzi, promosso direttore del Ministero per Gay e Lesbiche nell’arcidiocesi cattolica di Los Angeles, era tutto fuorché timido, in gran parte grazie all’essere stato con quell’uomo. Durante i suoi 11 anni di lavoro, Liuzzi fu pubblicamente in disaccordo con gli arcivescovi cattolici della California, opponendosi alla proposizione 22, l’iniziativa contro il matrimonio gay approvata dagli elettori nel 1999.
Nel 1989 quando l’arcivescovo Roger M. Mahony e altri vescovi vietarono la celebrazione delle messe per i membri di Dignity (un’associazione religiosa cattolica non autorizzata LGBT), Liuzzi guidò una delegazioni di preti per discutere con Mahony circa delle questioni pastorali. Dignity ha pubblicamente ripudiato l’insegnamento della chiesa contro il sesso fuori dal matrimonio.
Ironicamente, Liuzzi fece tremare la National Ass. of Catholic Diocesan Lesbian and Gay Ministries andandosene in segno di protesta quando le sue decisioni rischiavano di “inquinare” il limpido insegnamento della chiesa contro gli atti omosessuali. “Questo è il motivo per cui ha avuto successo” ha detto John Good, un amico e membro del consiglio dell’associazione. “È un maestro nel camminare sul filo del rasoio.” Ma per camminare su quel filo del rasoio, Liuzzi ha dovuto, come prima cosa, fare i conti con le sue paure.
Passo dopo passo ha dovuto avvertire la tensione avere la consapevolezza di essere come tirato tra due poli apparentemente opposti – l’affermazione inequivocabile della chiesa che l’omosessualità tende ad un’ “intrinseco male morale” e l’urgenza pastorale di accostarsi ai bisogni di gay e lesbiche cattolici che tentano con fatica di riconciliare i loro sentimenti più intimi con le convinzioni di una chiesa che vogliono chiamare casa.
Questi passi, disse Liuzzi, iniziarono quando entro nella stanza d’ospedale di Kevin. Si mise guanti, maschera, cappello chirurgico e sovrascarpe usa e getta, il grembiule verde divenne il suo paramento sacerdotale. Kevin stava in un letto, nudo tranne per un camice che copriva la cintola. Soffriva palesemente. Piaghe rosso bluastre, prove evidenti del sarcoma di Kaposi, coprivano il suo corpo. “Era nel caos” pensò Liuzzi.
Allora Liuzzi vide qualcos’altro. Lo chiamò presentimento. “Oh mio Dio” pensò Liuzzi, mentre Kevin era lì, vulnerabile e immobile, Liuzzi vide la Pietà, la toccante rappresentazione in marmo del Cristo crocefisso che giace in grembo a Maria. “Questo è un momento santo. Questa è una terra santa”. Liuzzi ne era convinto. Si tolse la maschera, I guanti e il cappuccio.

“Padre?” chiese Kevin.
“Sì”
“Sono felice che ti sia tolto tutto. Sei proprio un bell’uomo!”.

Si diedero la mano. La tensione calò, ma solo per un momento.
Kevin e Gary si erano allontanati dalla Chiesa cattolica a causa delle posizioni sull’omosessualità. Ma Liuzzi era uno di famiglia. Gary, una volta, era stato sposato. Era stato “un grande matrimonio all’italiana”, ricordò Liuzzi. La coppia aveva avuto un bambino.
Gary aveva sperato che quel matrimonio, poi l’avere un bambino – e ancor prima l’arruolamento in marina – lo potessero far diventare eterosessuale. Ma non funzionò nulla. Con l’aiuto di un terapeuta, Gary fu in grado di accettare la propria omosessualità.
Liuzzi si inginocchiò accanto al letto di Kevin per pregare. Invece si mise a piangere, proprio come aveva fatto guidando fin lì.
“Che c’è?”
“Ho paura di morire” disse Liuzzi rispondendo a Kevin. “Ma c’è qualcos’altro. Ho paura anche di vivere. Proprio ora ho avuto la sensazione che tu potresti insegnarmi molto di più di queste cose rispetto a quel che potrei fare io con te.” In un ruolo invertito, Liuzzi chiese a Kevin una benedizione. Perplesso e un po’ confuso, Kevin mise le sue mani sul capo di Liuzzi e lo benedì.
Kevin non morì quel giorno. Nelle poche settimane che gli rimasero, Kevin insegnò a Liuzzi qualcosa sul coraggio e l’onestà. “Nelle situazioni più ordinarie, ecco dov’è Dio” disse Liuzzi quella settimana. “Imparammo ad essere attenti al soffio dello spirito di Dio”
Circa cinque anni dolpo, anche Gary morì di AIDS. Circa due anni prima (di questa morte), Liuzzi si sentì costretto a condividere un segreto. Liuzzi – un prete carmelitano che aveva fatto voto solenne di povertà, castità e obbedienza – disse a suo cugino di essere gay anche lui.
Dopo qualche anno, Liuzzi rivelò il suo orientamento sessuale durante un incontro parrocchiale. La notizia venne data ad un settimanale cattolico conservatore, che la pubblicò. Ma non tutti ne erano a conoscenza e si impedì a Liuzzi di parlare della propria omosessualità sebbene rimanesse celibe.
Tutta la vita, ha detto, è piena di paradossi. Gesù, disse, noiosi paradossi. Era amato da suo Padre, ma reietto dall’umanità. Era innocente, ma veniva crocifisso fuori le mura dalle città tra due ladroni.

mercoledì 24 ottobre 2012

LE DUE ANFORE


C'era una volta un contadino, che ogni giorno portava l'acqua dalla sorgente al villaggio in due grosse anfore che legava sulla groppa dell'asino, che gli trotterellava accanto.
Una delle anfore, vecchia e piena di fessure, durante il viaggio, perdeva acqua.
L'altra, nuova e perfetta, conservava tutto il contenuto senza perderne neppure una goccia.
L'anfora vecchia e screpolata si sentiva umiliata e inutile, tanto piu che l'anfora nuova non perdeva l'occasione di far notare la sua perfezione:
"Non perdo neanche una stilla d'acqua, io!".
Un mattino, la vecchia anfora si confidò con il padrone:
"Lo sai, sono cosciente dei miei limiti. Sprechi tempo, fatica e soldi per colpa mia. Quando arriviamo al villaggio io sono mezza vuota. Perdona la mia debolezza e le mie ferite".
Il giorno dopo, durante il viaggio, il padrone si rivolse all'anfora screpolata e le disse:
"Guarda il bordo della strada".
"Ma e bellissimo! Tutto pieno di fiori!" rispose l'anfora.
"Hai visto? E tutto questo solo grazie a te" disse il padrone.
"Sei tu che ogni giorno innaffi il bordo della strada. Io ho comprato un pacchetto di semi di fiori e li ho seminati lungo la strada, e senza saperlo e senza volerlo, tu li innaffi ogni giorno".
Siamo tutti pieni di ferite e screpolature, ma se lo vogliamo, possiamo fare meraviglie con le nostre imperfezioni...

martedì 23 ottobre 2012

PRAYERS FOR BOBBY


Oggi vi racconto la trama di un bellissimo film che non vedrete mai in Italia. La nostra chiesa santa cattolica e apostolica non darà mai il permesso di far circolare in Italia questa pellicola che ha vinto un mucchio di premi all’estero, e che affronta una tematica molto importante: il suicidio tra gli adolescenti omosessuali e la presa di coscienza di una mamma bigotta dopo la morte del suo amato figliolo.

Il film è intitolato “Prayers for Bobby” ed è del 2009, diretto da Russell Mulcahy e interpretato da Sigurney Weaver.

Mary Griffith è una devota cristiana che alleva i suoi figli con gli insegnamenti conservatori della Chiesa presbiteriana. Tuttavia, quando suo figlio Bobby confida al fratello maggiore che sospetta di essere gay, la vita cambia per tutta la famiglia dopo che il fratello confida il segreto ai suoi preoccupato per l'incolumità di Bobby dopo un tentativo di suicidio. Purtroppo, se il padre di Bobby ed i fratelli non sembrano preoccupati per la sua omosessualità, Mary crede che Dio possa "curare" Bobby. Lei lo porta da uno psichiatra e convince Bobby a pregare di più e cercare conforto nelle attività della Chiesa nella speranza di riportarlo sulla retta via. Disperato per riottenere l'approvazione della madre, Bobby fa quello che gli viene richiesto, ma la disapprovazione della Chiesa per l'omosessualità e i tentativi della madre di sopprimere i suoi comportamenti in pubblico lo portano ad crescere sempre più complessato e depresso.
Colpito dal senso di colpa, Bobby si allontana con sua cugina, sperando che un giorno sua madre lo accetterà. Si trasferisce in Oregon, capendo di dover convivere con la propria omosessualità. Qui trova un fidanzato, David, conosciuto in un bar per gay. Tuttavia, Mary non condivide il comportamento del figlio. Nonostante conosca i genitori di David, che lo rassicurano che le cose cambieranno, Bobby è ossessionato dalle parole di sua madre, e vede anche David con un altro uomo. La depressione cresce e Bobby è disgustato di sé, intensificandosi in lui stesso la colpa per non essere il figlio "perfetto": una notte si lascia cadere giù da un viadotto autostradale e viene schiacciato da un camion che passava in quel momento, che lo uccide all'istante. La famiglia riceve la notizia orribile il giorno seguente, ed è devastata.
Di fronte alla loro tragedia, Mary comincia a mettere in discussione se stessa e la sua interpretazione della Scrittura. Attraverso il suo lungo viaggio emozionale, Mary raggiunge lentamente la comunità gay e scopre il sostegno inatteso da una fonte che ancora considera improbabile. Cominicia a frequentare incontri della comunictà gay presso una parrocchia che anche Bobby aveva frequentato ed il reverendo la convince a partecipare ad una riunione di genitori, famiglie e amici di gay e lesbiche (PFLAG). E' lì che si rende conto che sapeva di Bobby fin dal concepimento e che il suo vero valore era nel suo cuore gentile e puro.
Diventa sostenitore dei diritti gay e improvvisa un emozionante discorso in una riunione del consiglio comunale a sostegno di una giornata della Libertà Gay. Mary invita la gente a pensare prima di parlare, perché "un bambino potrebbe essere in ascolto". La misura viene respinta, ma non desiste e porta la famiglia a San Francisco con i membri PFLAG a manifestare in una parata del gay pride, durante il quale vede un giovane come Bobby osservare la sfilata. Lei si avvicina e lo abbraccia, finalmente comprendendo di convivere con la morte del figlio e di impegnarsi a lavorare per i diritti degli omosessuali.
Se mai vi capitasse tra le mani vi consiglio di vederlo. E’ un film molto commovente e molto bello.

lunedì 22 ottobre 2012

IL CERBIATTO E L'AURORA


C'è un cerbiatto sulla soglia dell'aurora
sul broccato delle guance ha come acqua:
è acqua che sgorga dalla giara, e inebria chi la guarda.
E' acqua che sussurra, sa catturare il cuore.
Tortura chiunque voglia,
sa fare gli occhi queruli,
e quel che brama ottiene.

(Abu Nuwas - canto XV)

domenica 21 ottobre 2012

CHI VUOL ESSER GRANDE, SIA SERVO.

XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)
«Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Dalla Liturgia odierna Vangelo di MC 10, 42-45).
 
Giacomo e Giovanni sono i prototipi della gerarchia ecclesiastica attuale, vogliono avere il primo posto presso Dio. Ma Gesù reagisce vivamente di fronte alla minaccia che pesa ancora una volta sulla sua comunità a causa dell’ambizione sfrenata di avere i primi posti, di conquistare il potere. La sua lezione è molto severa, quasi solenne. Egli propone in compenso una nuova economia sociale: quella di una comunità senza potere la cui sola regola è servire, fino a offrire la propria vita per i fratelli, bevendo il calice fino all’ultima goccia. E per tutti i suoi membri, perché tutti sono fratelli. All’immagine del capo che comanda si oppone quella del capo che serve. Ed ecco che i capi avranno paradossalmente un solo compito: servire. Il suo prototipo è il Messia, diventato piuttosto il Figlio dell’uomo, schiavo di tutti gli schiavi, per il riscatto dei quali egli offre quello che possiede e quello che è: tutto. Egli ha appena formulato il suo progetto di comunità, la sua carta “costituzionale”, alla quale tutti i partecipanti devono aderire: ognuno è servitore di tutti. La Chiesa invece si indebolisce giorno per giorno, perde credibilità e alla grande maggioranza della gente non interessa più. Quando qui parlo della Chiesa, non mi riferisco all’enorme quantità di persone che, ognuna come può, è interessata a Gesù di Nazareth ed a quello che insegna (o non insegna) il Vangelo. Non parlo delle persone di fede, un problema molto personale che ognuno si gestisce come Dio glielo dà a capire.
Nel dire che questa Chiesa non ha futuro, quello che voglio dire è che il papato e la curia vaticana, così come si sono organizzati e funzionano, non solo non vanno da nessuna parte, ma anche, e soprattutto, stanno danneggiando molto la stessa Chiesa e, ancor di più, tanta gente di buona volontà che perde persino l’interesse per la religione quando vede il triste spettacolo che sta dando il cosiddetto “sistema romano”.
Io credo che la Chiesa sia il primo fallimento di Gesù di Galilea, il quale lanciò un movimento egualitario di uomini e donne nati nella "Galilea dei gentili", che era un modello antiegemonico, che si trovava ai margini della società e della religione ebraica, annunciando il regno di Dio come alternativa alla religione politico-imperiale e tradizionale.
Poi è arrivata la Chiesa come organizzazione patriarcale e gerarchica, alleata con il potere e detentrice essa stessa di tutto il potere, spirituale e temporale. Per far questo dovette violare l'ordine del Maestro: "Ma Gesù, chiamatili a sé, disse loro: «Voi sapete che quelli che sono reputati prìncipi delle nazioni le signoreggiano e che i loro grandi le sottomettono al loro dominio. Ma non è così tra di voi; anzi, chiunque vorrà essere grande fra voi, sarà vostro servitore; e chiunque, tra di voi, vorrà essere primo sarà servo di tutti. Poiché anche il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire, e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti" (Mc 10,42-44).
La Chiesa si organizzò in stile imperiale, e nel tempo è diventata uno Stato sotto l'autorità del Papa, persona questa con più potere di quanto ne avessero i Faraoni egizi, gli imperatori romani, i califfi ottomani e i re cattolici, ma che osa chiamarsi "servo dei servi di Dio". Se la Chiesa non è un'istituzione divina, ancor di meno lo è il Vaticano. Questo non è il centro della cristianità e tanto meno Roma non è una città santa ed eterna, ma un luogo di intrighi, macchinazioni, tradimenti, lotte di potere e loschi affari. Non so se è nata per questo, ma, storicamente, ha funzionato così, a volte in maniera oscura e subdola, altre volte apertamente e platealmente, fino al punto di diventare un esempio, o meglio, un cattivo esempio, mediante comportamenti oscuri, che spesso venivano giustificati e imitati.
Il papa non è scevro da intrighi, ne fa parte e ne è, a volte, il principale responsabile. Questo è il caso di Benedetto XVI, che è da trent’anni al centro della trama, prima come prefetto dell’onnipotentemente potente Congregazione per la Dottrina della Fede, che condannò i teologi e le teologhe accusati di eterodossia e sostituì, con vescovi neoconservatori, i vescovi del Concilio Vaticano II. Successivamente, nel Conclave, dove mosse tutti i fili per ottenere la sua elezione papale con l'appoggio della maggioranza dei cardinali che erano stati nominati durante il suo mandato come Inquisitore della Fede. E ora come capo di Stato della Città del Vaticano, che, secondo la "costituzione" del Vaticano, detiene nella sua persona la pienezza dei tre poteri, e come Papa, le cui decisioni sono inappellabili e che governa oltre un miliardo di cattolici in tutto il mondo, che non hanno partecipato alla sua elezione.
Tutti hanno appreso la notizia del processo del maggiordomo papale Paolo Gabriele e dell’impiegato dipendente della Segreteria Claudio Sciarpelleti, accusati di furto e di diffusione di documenti segreti della Santa Sede, secondo la sentenza del giudice del tribunale dello Stato del Vaticano contro Gabriele, il maggiordomo del papa, accusato di "rapina aggravata". Il maggiordomo ha riconosciuto le accuse contro di lui sostenendo che il suo scopo era quello di "migliorare la situazione della vita ecclesiastica all'interno del Vaticano e di non voler danneggiare la Chiesa."
Questo non è il primo nè l’ultimo degli scandali che hanno travolto la Chiesa Stato Monarchia che conosciamo bene.
Credo che nella trama sia coinvolta gran parte della Curia, compreso il papa. Tutti dovrebbero essere messi sotto inchiesta. E, dopo un'indagine, procedere all’abolizione del Vaticano come Stato, che è la grande eresia del cristianesimo, e del Papa come capo di stato, che è l'incarnazione del potere assoluto. Perché è da qui che deve iniziare la Riforma della Chiesa. E qualcuno se ne sta già accorgendo. Vieni Santo Spirito...

sabato 20 ottobre 2012

COMPRENDERE GLI ETEROSESSUALI


- Quando, come mai e perché hai scelto di essere eterosessuale?

- Che cosa ha causato la tua eterosessualità?

- Hai scelto volontariamente di essere eterosessuale?

- Pensi che potresti diventare un "ex-eterosessuale" attraverso una terapia riparativa?

- Se ci fosse una pillola che ti facesse omosessuale, la prenderesti?

- A chi hai rivelato la tua eterosessualità?

- Come hanno reagito i tuoi genitori quando hai detto loro che eri eterosessuale?

- I tuoi colleghi sono consapevoli della tua eterosessualità?

- E' possibile che la tua eterosessualità sia solo una fase e che passerà quando sarai più grande?

- E' possibile che la tua eterosessualità sia il risultato di una paura nevrotica delle persone del tuo stesso sesso?

- Come fai ad incontrare altri eterosessuali?

- Che si fa a riconoscere altri eterosessuali?

- Come possiamo trovare il piacere in una relazione eterosessuale?

- Chi è che fa l'uomo e chi la donna in una relazione eterosessuale?

- Considerando il tasso di divorzio, come mai ci sono così poche relazioni stabili tra gli eterosessuali?

- Come mai gli eterosessuali hanno una vita sessuale così sfrenata?

- Se avessi dei bambini, desidereresti che fossero eterosessuali, conoscendo i problemi che potrebbero affrontare in seguito?

- Una grande maggioranza di persone che brutalizzano i bambini sono eterosessuali, pensi che sia ragionevole esporre i tuoi figli a insegnanti eterosessuali?

- Perché insisti a mostrare la tua eterosessualità come prova e farne un tale spettacolo?

- Non puoi semplicemente essere te stesso ed essere discreto davanti a dei bambini?

- Considerando la minaccia della sovrappopolazione, come potrebbe la razza umana sopravvivere se tutti fossero eterosessuali?

- Sei contrario alla discriminazione e alla violenza verso le persone eterosessuali?