mercoledì 3 settembre 2014

DAYS ARE NUMBERS (dal vecchio blog 21-9-2011)




Ripreso dal vecchio blog grazie a Mr. Pensacitu.

Credo che il tempo del Blog sia passato. Ancora non mi decido a chiuderlo perché ha avuto un significato molto profondo nella mia vita. In un periodo buio e problematico, mi ha fatto uscire dai miei pensieri cupi per potermi sfogare e magari ricordare di momenti migliori del mio passato. Alcuni buffi, altri drammatici, altri ancora assolutamente uguali a quelli di tanti altri come me. Gioca molto il fatto che dalla Gringott non riesco più ad entrare nel mio blogghino ma ci sono anche altri motivi per i quali ho lasciato queste pagine. Non le ho abbandonate, le ho solo momentaneamente sospese. Devo dire che avrei ancora molto da raccontare su di me. Avrei ancora pagine e pagine da scrivere. Sto vivendo un periodo bello e sono felice di ciò che ancora la vita mi sta donando e che il buon Dio mi sta offrendo. C’è ancora molto da lavorarci sopra, lo ammetto, ma per ora sono soddisfatto di quello che sto passando e dei momenti felici che sto vivendo. Per uno che aveva toccato il fondo, ritrovare un attimo di serenità è come riscoprire un mondo nuovo. Ci sono progetti in porto, tra i primi quello di andare a vivere con il Professore, ma ancora sono difficili da mettere in pratica. Tuttavia è nostro desiderio poter arrivare a questo traguardo al più presto e siamo convinti ci riusciremo. Le “prove di vita in comune”, di due settimane fa per 10 interi giorni insieme e quelle durante i fine settimana e quelle del martedì-mercoledì sera vanno a gonfie vele. Abbiamo festeggiato il nostro compleanno assieme, il secondo che stiamo insieme. Il mio regalo è stata la vacanza in montagna e, anche se per pochi giorni, è stata più che promettente: entusiasmante. Andiamo molto d’accordo. Siamo in sintonia e stiamo bene insieme. Non desidero altro che stargli vicino e condividere la mia vita con lui. Ne parlo ora, dopo tanto tempo, perchè ogni giorno che passa é una scoperta sempre più bella.

E pensare che all’inizio non l’avrei mai detto.

Tutto è nato per caso.

Ero appena uscito dalla storia con il manager di Vaprio. Ero decisamente scocciato, deluso, disgustato. Dopo questa ultima storia avevo deciso di chiudere. Tenevo il profilo su Bear solo per chiacchierare con vecchi “amici”. Nel frattempo avevo trovato altro da fare, mi ero scelto un hobby che mi calzava a pennello, ho vinto anche un paio di premi in gare regionali. In quel momento avevo deciso che sarei rimasto solo. Il Professore mi ha mandato un paio di messaggi in chat. Non lo avevo preso molto in considerazione. Gli raccontavo delle mie gare e devo essere anche stato poco gentile in qualche occasione. Non gli chiedevo niente di lui, ma il fatto è che non mi interessava. Prima di tutto per la distanza che ci separa: avrei preferito qualcuno più vicino e poi, se devo essere sincero, non mi fidavo di lui per il fatto che non fosse italiano. Al tempo non sapevo neppure che fosse professore. “Chissà cosa cerca questo?” mi chiedevo, e la mia risposta era sempre la stessa, del sano-sesso-da-una-botta-e-via. E a me questo non è mai interessato. Forse erano le sue foto un po’ osé a farmi venire questo dubbio. Passavano i giorni e vedevo che insisteva, una sera l’ho invitato alla Frocieria, giusto per incontrarlo e fargli poi capire che non mi interessava. Mi son detto “Incontriamolo, tanto non c’è storia”. Gli mandai un messaggio tramite chat un po' vago: "Stasera solo lì se ti va di incontrarmi". Il locale quella sera non era neanche tanto pieno. Io come al solito facevo da tappezzeria. Mi interessava un tipo brizzolato che avevo incontrato un paio di volte e con il quale avevo scambiato dei giochi di sguardi interessanti. Una sera salendo in macchina per andarmene mi ha anche fatto “ciao-ciao” con la manina manona. Un bel tipo, interessante e sempre in compagnia. Sta di fatto che ogni volta che entravo alla Frocieria lo cercavo per vedere se era presente. Non ci siamo mai parlati comunque.

Vabbe’ questa è un’altra storia.

Era il sabato sera di una primavera inoltrata e maggio era iniziato da pochi giorni, avevo una felpa rossa e un paio di jeans beige. Me ne stavo in cortile a fumarmi una sigaretta e un tipo mi chiese di accendere, ci siamo scambiati qualche parola. Poi è arrivato il Professore. Aveva una maglia aderente che evidenziava il bel corpo muscoloso e maturo. Un filo di barba sale-pepe che faceva risaltare i piccoli occhi di un verde bosco tendente al castano. Più basso di me di una spanna ma con un corpo armonico e ben proporzionato. Decisamente una persona interessante. Il suo accento spagnolo mi affascinava e mi attraeva, ma ancora di più mi aveva sedotto il suo cervello. Una persona decisamente intelligente. Faceva due (QUATTRO) lavori per mantenersi. Il professore in tre posti diversi e il giardiniere-tuttofare presso la famiglia dove abitava. Una persona umile ma non per questo servile, con un forte senso di dignità e consapevolezza nelle proprie capacità. Anzi, molto orgoglioso. E questo l’ho capito più tardi. Quindi, per farla breve, sono capitolato subito. A metà serata lo avevo già baciato. Immaginate? Io che sono così pudico e non riesco mai a fare il primo passo? Mi aveva completamente conquistato ed ero caduto come una pera cotta. Poi ho passato un po’ di giorni a dirmi che avevo sbagliato, che quello che cercava era solamente sesso e niente di più. Già mi stavo facendo un sacco di seghe mentali ma ci siamo sentiti parecchio in quei giorni e la settimana successiva sono andato a trovarlo a casa, nel paesino in Brianza. “Se sei libero, vengo a trovarti” gli avevo scritto tramite SMS e lui entusiasta mi aveva chiamato immediatamente. Da allora siamo innamorati e ogni giorno lo siamo sempre di più. Non abbiamo mai litigato, solo un paio di volte abbiamo alzato la voce, ma poco, e tutto si è risolto subito. C’è un grande rispetto tra di noi e questo è la solida base sulla quale abbiamo costruito il nostro amore. Abbiamo molte cose in comune, il carattere, gli interessi ma anche due figli a testa e un ex-matrimonio alle spalle. Ora ripensando a quella serata ci ridiamo sopra. Quando dico del mio “fare tappezzeria” lui mi prende in giro e mi dice che ha praticamente dovuto fare a cazzotti con quello che mi aveva chiesto da accendere, perché era arrivato prima e non voleva mollarmi. Poverino! Non ricordo neppure che faccia avesse! Io invece lo prendo in giro perché gli dico che non mi interessava e mi guarda di traverso chiedendomi “Chi ha baciato chi, per primo?”.

Ora, ogni volta che torno al lavoro col treno, mi alzo presto e arrivo direttamente in ufficio, e penso alla nostra notte passata insieme e non mi sembra vero. Me lo trovo al fianco e allungo un braccio accarezzandolo, gli do un bacio sulla spalla o sulla mano o comunque sul primo pezzo di lui che mi trovo a portata di labbra e lui mi stringe a se e mi mormora qualcosa nel dormiveglia. La mattina quando la sveglia suona, rimaniamo ancora un poco abbracciati, fino a che non suona anche la sua sveglia. Ci godiamo quei 10-15 minuti di compagnia l’uno dell’altro come se fossero un momento sacro, e comunque il più importante della nostra giornata. E senza dubbio lo sono. Poi mi accompagna in stazione ed io, oltre al treno, attendo anche la prossima volta che saremo nuovamente insieme.

3 commenti:

  1. Quando la persona ed il momento sono quelli giusti, compiamo azioni totalmente a noi inusuali, a dir poco, proprio perché il nostro cuore ed il cervello uniti percepiscono che è quello a noi destinato...
    Il tempo ve lo ha solamente confermato, e lo farà ancora...

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  2. Concordo con Gloria...
    Molto bello il racconto del vostro incontro, come sempre mi piace il modo in cui scrivi Eagle, e le emozioni e le sensazioni che sai trasmettere...
    E poi leggere di un amore nuovo, che sboccia in tutto il suo potenziale fa sempre bene al cuore...

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  3. Tutto hanno già detto le fatine. Che bello sembrava te due adolescenti nelle aspettative e nei timori. Un inizio da favola. Grazie per averla condivisa.

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