mercoledì 13 agosto 2014

ARANCIATA



Scaricai le borse della spesa dal bagagliaio della macchina e mi avviai verso il portone di casa. Il cielo si era improvvisamente scurito e già cadevano le prime gocce di pioggia. Aprii con la chiave e mi infilai nell’androne appena in tempo.

L’ascensore era occupato e appoggiai le borse a terra mentre attendevo che si liberasse. Dopo qualche istante si aprirono le porte ed uscì quel gran figo del mio vicino di casa. Mi sorrise: “Ciao Paolo!”.

“Ciao Francesco” gli sorrisi di rimando “Guarda che ha cominciato a piovere, ti conviene prendere un ombrello”

“Oh, cavoli! Quest’anno è un continuo brutto tempo. Chissà quando arriverà questa benedetta estate! Aspetta, risalgo con te” e si infilò nuovamente nell’ascensore. “Fatto spesa?” chiese più per gentilezza che per curiosità.

“Sì, dovevo prendere due cose e poi, guarda qui, due borse strapiene” mi lamentai.

L’ascensore arrivò al piano ed egli gentilmente mi fece passare. Appoggiai nuovamente le borse a terra e infilai la chiave nella toppa mentre anche lui apriva la porta del suo appartamento a fianco del mio. Quando ripresi le sporte una delle due cedette e tutti gli acquisti caddero a terra. Mele, arance, verdura e altre cose andarono a sparpagliarsi per tutto il pianerottolo “Merda!” imprecai. Infilai la borsa intatta nell’appartamento e cominciai a raccogliere la roba, utilizzando il bordo della mia maglietta come contenitore.

Francesco nel frattempo uscì con l’ombrello e mi vide carponi mentre raccoglievo la spesa: ”Cazzo che sfiga” esclamò, “Vai a prendere una borsa nuova, che ti aiuto”.

Mi recai in cucina, presi un altro sacchetto e ritornai sul pianerottolo. Francesco aveva in mano un paio di mutande nuove che mi ero comperato e le stava rimirando assorto. Scena imbarazzante. Feci finta di niente e infilai qualcosa nel sacchetto. “Pensavo indossassi solo i boxer” mi disse continuando a rimuginare con gli slip in mano.

Come faceva a sapere il tipo di biancheria che utilizzo? Mi domandai. Lo guardai incuriosito e si rese conto della figura che aveva appena fatto. Mi sorrise e arrossì appena appena: “Vedo la biancheria che stendi in balcone e ho notato che di solito sono tutti boxer in cotone” si affrettò a chiarire.

“Sei molto osservatore” constatai.

“In effetti no. Sono piuttosto distratto ma per le cose importanti ho buona memoria” ribatté lui senza riflettere.

Fissai lo sguardo nei suoi occhi verdi ma non ci lessi malizia, quindi la buttai sullo scherzo: “E da quando le mie mutande sarebbero una cosa importante?”

Scoppiò a ridere capendo di aver fatto un’altra figuraccia. Il suo sorriso rischiarò la giornata che si era guastata all’improvviso. Infilò gli slip nella borsa che reggevo: “Comunque sono carini, mi piacerebbe vedere come ti stanno” disse allungandosi verso due panini rotolati sullo zerbino.

Come, prego?

“La prima volta che li indosso ti chiamo per farmi vedere”.

“E’ una promessa?”.

“No, una minaccia”.

Rise nuovamente. Un altro raggio di sole rischiarò la pioggia. Io deglutii. Ci allungammo insieme per raccogliere un’arancia e le nostre mani si toccarono.

“Potresti farmi un defilé personale e mostrarmi anche come stai con i tuoi boxer” aggiunse. Aveva smesso di sorridere e stava osservando le mie labbra.

Mi ricordai che avevamo ancora entrambi l’arancia in mano. Stornai lo sguardo dal suo volto e osservai il frutto, le nostre mani che tenevano entrambe la piccola sfera succosa. Per un attimo il tempo si congelò. Sentivo la pioggia scrosciare forte all’esterno.

“Senti come piove…” constatai quasi in trance.

“Penso che rimanderò la mia uscita” disse con un filo di voce. Poi le sue labbra sfiorarono la mia gota, io mi voltai verso di lui e appoggiai le mie sulle sue, che si aprirono immediatamente accogliendomi. Ci baciammo dolcemente, con ancora il frutto tra le mani, poi cominciai a sentire qualcosa di bagnato colarmi lungo l’avambraccio e cominciai a ridere con ancora le nostre labbra in contatto. Anche lui iniziò a ridere e finalmente ci allontanammo guardando l’arancia che, nella foga del nostro primo bacio, avevamo spremuto con le nostre mani.

Finimmo di raccogliere la spesa, continuando a guardarci e a sorriderci complici.

Quando anche l’ultimo oggetto cadde nella sporta di plastica, mi alzai: “Ti va una spremuta d’arancia?” domandai.

Lui ridacchiò allegro poi fece finta di pensarci un po’ su. “Mmmmh... Non saprei… Mi fai vedere come ti stanno gli slip nuovi, dopo?”

4 commenti:

  1. Buongiorno a tutti!
    Bello come sempre il tuo racconto di oggi, caro Eagle...
    Potrei quasi dire...galeotte furono le mutande nuove...
    Sarebbe comodo avere un vicino di casa così carino a portata di mano....
    e scoprire che si e' fatti l'uno per l'altro....
    Bisognerebbe però avere il coraggio di chiedere un défilé personale...come in questo caso...oppure qualsiasi altra cosa...insomma un po' di coraggio e intraprendenza nella vita possono aiutarci a volte ad ottenere quello che desideriamo....cosa che avviene in questo racconto...
    Grazie Eagle, ancora una volta per averci regalato la tua piccola storia di oggi....

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  2. Grazie. Un racconto leggero leggero... un po'estivo anche se bagnato di pioggia e spremuta.

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    1. Una pioggia provvidenziale però insieme a tutta la spesa caduta a terra......!

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  3. Un racconto leggero dici? Forse leggero nel senso che non tratta di drammi o del senso della vita. Ma è un racconto che mi piace molto. Parla di una giornata qualunque diventata importante per qualcuno. Con semplicità, scritto molto bene a mio modesto e di parte giudizio, dove due anime si incontrano. Al solito mi lasci la voglia di sapere come andrà a finire quella coppia: potendo scegliere io faccio finire tutto sempre bene! Grazie Eagle per i momenti che ci regali.

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