venerdì 18 luglio 2014

SI AL MATRIMONIO EGUALITARIO



Riflessioni di Xavier Gravend-Tirole* pubblicate su lexpress.fr (Francia) il 7 febbraio 2013, liberamente tradotte da una volontaria di Progetto Gionata

Si direbbe che l'uragano più o meno omofobo si calmi in pubblico. Tanto meglio. Ma questo non fa diminuire il mio dolore per la mia Chiesa (cattolica). Vederla dimenarsi con tanta energia contro il matrimonio per tutti mi lascia senza parole.

Senza parole? No, a dire il vero: mi fa innervosire, mi scandalizza, mi terrorizza allo stesso tempo. Come hanno potuto tanti cattolici manifestare (ndr contro il matrimonio per le persone dello stesso sesso) benché tanti tra loro sottolineano che che ci sono sfide sociali di gran lunga più urgenti ?

La Chiesa ha difficoltà a comprendere i giochi di pluralismo della nostra società laica, così preferisce restare completamente arroccata sulla difesa "del buon costume" - come se essi fossero monocromatici... 
E davanti all'omosessualità, come possono certi cattolici - i più retrogradi direi - ancora dichiarare che l'omosessualità è una malattia da curare con semplici sessioni di rieducazione psicologica?
Perché questo anatema dell'omosessualità nel catechismo,o questa esclusione sistematica dei ragazzi con tendenze omosessuali dai seminari cattolici? Si può veramente gridare "sono con gli omosessuali" e impedirgli di sentirsi bene così come sono, affettivamente e psicologicamente? 

"Io sono favorevole al matrimonio per tutti in nome della mia fede cristiana"
Sfortunatamente una gran parte (silenziosa) di battezzati non si ritrova in questa condanna dell'omosessualità e delle sue conseguenze sociali. Molte voci di personalità cattoliche si sono alzate contro le autorità che pretendono di parlare "a nome  di tutti".
E allora dopo che il dibattito è stato oltraggiosamente vietato, da sempre, in ambito ecclesiastico, sotto pena del castigo per gli intellettuali che noi possiamo essere, c'è stata, Dio sia lodato, una petizione (ndr contro queste posizioni della gerarchia). 

È per questo che voglio dirlo pubblicamente: è in nome della mia fede cristiana che, del mio amore per la Chiesa e per la giustizia sociale, che io appoggio questo disegno di legge del matrimonio per tutti.
Come possono parlare di vangelo, di amare il prossimo come se stessi, e rivelarsi - a differenti gradi secondo la presa di posizione- talmente presi dalla paura, dalla condanna, dal rifiuto e/o dall'esclusione? 
Torniamo al rabbi di Nazareth, visto che è lui la ragion d'essere della fede cristiana. È a tutti noto che Gesù fu adottato da Giuseppe, che Maria fu una madre surrogata. Ma bisogna soprattutto ricordare che Gesù si è sempre battuto contro l'esclusione delle persone fragili, indifese...
Come noi tutti . in breve, si è battuto contro l'emarginalizzazione e la stigmatizzazione di chiunque.
Risulta ovvio che, quando un gruppo minoritario vede l'imposizione di una norma della maggioranza - come i sinistrorsi si videro imporre le maniere dei destrorsi, fino a non molto tempo fa - non bisogna unirsi contro questa deviazione proprio in quanto cristiani? 

Un'antropologia totalmente sorpassata
Si, come ha ben spiegato Jean Vanier, bisogna lottare contro la dittatura della normalità. Che senso ha la normalità quando la natura ripete all'infinito che non c'è altra normalità che la biodiversità?
L'omosessualità è una sessualità come le altre, minoritaria nella nostra società, e niente altro. Uomini e donne, li creò, omo ed etero pure. Bisogna andare alla radice di questo argomento sulla differenza e alterità ( cfr Emmanuel Levinas). 
La dove le autorità ecclesiastiche, quelle che pretendono di parlare a nome di tutti e fanno tacere le voci dissidenti, si danno come missione non la lotta contro la stigmatizzazione, ma la difesa delle tradizioni in nome di un'antropologia...
Completamente sorpassata!

L'adozione che è il fulcro della questione, non si propone di scimmiottare le coppie etero, ma di educare in modo differente questi bambini che prima di ogni cosa chiedono dei genitori.
Il desiderare un bimbo non è mai né egocentrico, né egoistico, al contrario: è lo stesso identico degli etero, né più né meno. Gli omosessuali non sono meno capaci degli etero di amare e guidare i loro figli verso l'età adulta.
Senza dubbio ci sono cose da rivedere sull'inseminazione artificiale, ma questo riguarderà sia le famiglie etero che quelle omo, secondo me.
Per quanto riguarda il bisogno fondamentale di aver figli, gli omosessuali non sono meno capaci degli etero di amare e guidare i loro figli verso l'età adulta.
In base a cosa si osa dire che i genitori adottivi, o ancora un secondo padre, seconda madre, non possono amare nello stesso modo dei genitori "normali"?
Si vuole forse dire che è la biologia, non il tempo che si passa insieme, l'impegno profuso che fonda e costruisce la filiazione? E allora la mettiamo con la paternità spirituale, cari amici del clero?

L'anima ha un sesso?
Gesù fu uno dei pochi, alla sua epoca, a desacralizzare i legami del matrimonio - che non ha nulla di naturale, d'altronde - e a spiritualizzare questi legami, oserei dire, prefigurando una nuova famiglia: la Chiesa.
"Chi è mia madre e chi i miei fratelli? "(Mt 12,48) si interroga prima di designare i sui discepoli come la sua vera famiglia. Mette altresì in guardia: "Non chiamate nessuno "Padre", sulla terra: perché non ne avete che uno, il padre celeste." (Mt 23,9)
Perché dunque non leggere queste ingiunzioni in modo letterale così come si fa anche per le altre, quando si parla di omosessualità e omoparentalità? Perché sacralizzare tanto questa istituzione umana, il matrimonio, dato che il sabato che fu fatto per l'uomo e non il contrario? 
No io non vedo nessun argomenti che possano veramente, radicalmente convincermi in quanto cristiano ad essere contro il matrimonio gay. E poi, da quando l'anima ha un sesso? Non siamo, piuttosto, tutti, a diversi livelli maschio e femmina?
Se Dio si è incarnato in un corpo, non lo ha fatto per abolire la diversità nel mondo, ma per glorificarla, in tutte le sue dimensioni.

* Xavier Gravend-Tirole, specialista di teologia e cattolico convinto francese, spiega perché il rifiuto del matrimonio gay in nome della religione lo sconcerta. Per lui l'intolleranza di fronte al matrimonio gay va contro gli stessi principi religiosi.
Xavier Gravend-Tirole ha discusso la sua tesi di dottorato in teologia in supervisione congiunta all'Università di Lausanne et Montréal. Diplomato all'università cattolica de l'Institut catholique de Paris et de Harvard, ha scritto anche un libro-manifesto per un rinnovo del cristianesimo: Lettere a Kateri, edito da Éditions Le Jour (2012).

Testo originale: Je soutiens le mariage pour tous au nom de ma foi chrétienne

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