martedì 10 gennaio 2012

LE PROVE DELLA VITA

Tuta di pressurizzazione pronta? Facciamo un salto nel tempo oggi. Quarant'anni indietro.
Siete pronti? Doctor Who è pronto il Tardis? Viaggio nel tempo!

Siamo nei primi anni del 1970.
Ricordate l'austerity? A Milano non si muoveva una macchina, altro che tempi moderni.
Ero obbligato a passare le mie domeniche in città. Avevo una cricca di amici, per lo più i figli dei negozianti sotto casa: Beppe, Carmen, Ricky, Paolo, Carlo. Si giocava in cortile o in strada, però se la famigerata Signora Scoloriti non rompeva troppo, eravamo nel cortile. La cantina era sempre aperta a quel tempo. Il gioco preferito da noi ragazzi era arrivare alla parete di fondo e tornare indietro. Sì, perchè la nostra cantina era, ed è, un lungo budello che si estende per tutta l'area del condominio. Tra l'altro la mia tinaia è l'ultima in fondo al corridoio. Al buio si doveva percorrere tutto il budello fino alla fine e fare un segno con il gessetto proprio sulla parete davanti alla mia cantina. Sono circa cinquanta metri abbondanti, ma farli al buio vi assicuro che sono interminabili. Si scende da una scala e si entra in un avanti camera buia, ma poi l'antiporta ti fa entrare in un mondo completamente diverso, dove le distanze e le ombre si moltiplicano e si rincorrono.
A metà strada cè una piazzola rientrante con un pilastro.
Dopo aver giocato per ore al pallone, oppure "Al popolo di Mu" (magari vi racconterò un'altra volta 'sta cosa), qualcuno si inventava la prova coraggio di arrivare fino alla parete finale, al buio, e segnare l'arrivo per poi tornare indietro.
Io sono un fifone.
Percorrevo il corridoio dei miei nonni (tre metri) con ansie e paure, figurarsi arrivare alla parete della cantina di fondo! Fighetta, fighetta! Mi sento ancora la voce degli amici che mi prendono per il culo...
Parto estremamente motivato, devo arrivare in fondo. Scendo le scale, entro nell'anticamera, la porta mi si chiude alle spalle ed entro nel buio completo. La mia mano percorre il muro, non ho luci, sono solo.
Un passo, un altro. Se vado più veloce passa più in fretta.

(Passo-passo-passo)

Gli occhi mi fanno uno scherzo di Morgana. Sembra che ci siano delle ombre attorno a me. L'adrelanina mi sale lungo la spina dorsale.

(Passo)

(Passo)

(Passo-passo-passo)

Tutto è buio, non vedo nulla. Sento rumori, ci sono i tubi della fognatura che gorgogliano ma per me sono mostri in ogni angolo del budello.

(Passo-passo-passo)

Non c'è più il muro! Sono alla rientranza? O cavolo qui si nasconde il mostro da sempre immaginato.

(Passo-passo)

Non ce la faccio. Ho una paura dell'accidente.

"Fi-ghet-ta, fi-ghet-ta".

Già sento la tiritera dei ragazzi. Non ce la faccio. Non ce la faccio.
Fanculo, corro. Corro, per arrivare al muro e...


Sbatto la fronte contro il muro e cado riverso in mezzo al corridoio. La capoccia! Cavolo che male. Mi rialzo. Pian pianino ritorno indietro. Ripercorro il corridoio, non me ne frega niente dei mostri. Mi fa male la testa.
Devo avere un bernoccolo da qualche parte. Il segno! Mi sono dimenticato! faccio un'altro passo o due o forse diecimila e mi ritrovo la parete di fondo, faccio un punto di domanda. (Sono arrivato? Intendo)
La fronte mi fa male. Ripercorro il corridoio, la mano alla parete. Non ho più paura ora, voglio solo uscire e bagnarmi la fronte al rubinetto del cortile.
(passo-passo-passo)

Vedo uno spiraglio in fondo o forse è solo un sogno? 

(passo-passo-passo)

Ecco la rientranza.
Che male.
Arrivo in fondo (inizio) del corridoio e apro la porta. Il riverbero del sole mi acceca. Apro l'altra porta e sono fuori, sorrido. Carmen mi guarda strana. I maschi sono neutrali. Mi dirigo al rubinetto e mi bagno la fronte, fortunatamente non perdo sangue dalla testa.
La prova l'ho superata.
Un caro saluto.

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