domenica 20 novembre 2011

IL VIGILE DI QUARTIERE

Ovvero: Storia romanzata, ma non troppo, di un fortuito incontro con un poliziotto di quartiere, con digressioni nella letteratura fiabesca di Dickens e di Perrault (marooonn’ come sso’ acculturato, ahò!).
13 dicembre: Natale è alle porte e Corso di Porta Romana è inondato dalle mille luci dei festoni e dagli spot delle vetrine dei negozi, che tentano di catturare gli avventori con echi di luci ed ombre, con l'oro e il bianco delle feste e il verde e il rosso che fa tanto "Santa Claus".
13 dicembre: Santa Lucia, questa notte, porterà ai bambini della mia regione, i tanto attesi regali e balocchi. Qualcuno li scoprirà domattina sotto l'albero, qualcun altro avrà la sorpresa di averli dai genitori o dai parenti, incartati e legati in nastri colorati.
In città non si festeggia santa Lucia ma il Natale. E' strano questo bisticcio di tradizioni tra la città e la provincia.
La serata promette un freddo sudario di nebbia lombarda. Probabilmente in periferia, la nebbia sarà più fitta. Qui in centro la città è grigia, ma le auto e le persone si vedono benissimo a distanza, la foschia è appena percettibile. Il freddo decembrino non si è ancora fatto sentire del tutto, ma cammino con il mento coperto dal bavero e la testa nel mio cappellaccio nero da "semi-cowboy" che ricorda il west, ma che è stato comprato a Firenze al mercato della Paglia. Tra pochi giorni verrà sostituito da un originale Stetson che arriva da Sacramento, in California, ma questo al momento non lo so ancora: per me Santa Claus non arriverà che il 25 dicembre.
Galleggio in questa foschia tra il selciato e i miei pensieri. I miei occhi vagano in questo nulla, senza registrare volti e visi, senza trattenere immagini né colori, come uno schermo che ha perso la capacità di riflettere i fotogrammi della vita e della sua quotidianità. Sono immerso nei miei pensieri: la giornata di lavoro appena conclusa e mille pensieri legati alla mia famiglia, pensieri non molto allegri, purtroppo. Pensieri che si aggrovigliano e strisciano, si snodano e si intrecciano, partono e ritornano, si annodano e si divincolano. Un nugolo di serpenti pronti a colpire ed ad affondare i denti velenosi nella mia anima straziata.
Riconosco all'ultimo istante il rosso del semaforo pedonale di piazza Missori, non tanto per colpa della nebbia, quanto per il fatto di essere altrove con la testa. Odio questo semaforo: dura troppo tempo l'attesa del segnale del verde. Stasera però non ho fretta e mi blocco, deciso ad attendere pazientemente.
Mentre piccole porzioni di secondi passano, avverto una sensazione che ogni tanto mi capita: mi sento osservato da qualcuno.
Alzo gli occhi per vedere da dove arriva questa intrusione e voltando la testa verso sinistra, noto un vigile urbano a cavallo della sua bicicletta che mi sta guardando.
I pensieri sgroppano in un secondo e abbassando gli occhi penso: - Oddio ho fatto qualcosa che non va? Ora ci scappa la multa… non mi sono fermato allo stop… no, sei a piedi, scemo! Sei fermo al semaforo, non hai combinato nulla! Ma allora perché mi sta guardando? Ora lo fulmino con gli occhi per fargli capire che sono nella parte del giusto! Ecco sono pronto, che cavolo vuoi?- sollevo decisamente gli occhi, pronto alla battaglia.
Lui mi sta ancora guardando, ma non è uno sguardo indagatore, è uno sguardo intenso ma strano. Forse ci conosciamo.
No, non mi sembra nessuno di mia conoscenza. Accenna un sorriso. Io distolgo lo sguardo, poi ritorno.
- Dio ma quanto dura questo semaforo? –
Il rincorrersi di sguardi continua e dentro la mia mente i pensieri si arrestano e ci sono solo quegli occhi e i miei dentro ai suoi. Si fa spazio una sensazione strana, mai provata prima, che parla di coinvolgimento, di calore e tepore ma anche di selvaggio e ferino. Una sensazione di pelle e muscoli in tensione e caldo e intimità. Una vibrazione sotto pelle, nel riconoscere un corpo maschile, che non è il tuo. Poi scatta il verde…
- Ma perché è durato così poco questo rosso, oggi?
Attraverso le strisce pedonali e vedo che mi segue con lo sguardo e ha quel mezzo sorriso che dice tutto e niente. Mentre cammino scatta anche per lui il verde e pigiando sul pedale supera l'incrocio e va verso la parte opposta della piazza. Poi, inaspettatamente, giunto davanti all'hotel si blocca e volta a novanta gradi verso la mia direzione. Faccio finta di niente ma con la coda dell'occhio lo tengo di vista. Gli sono più avanti ora e lo perdo alle mie spalle. Valuto la situazione: sarà a un centinaio di metri indietro, è sceso dalla bicicletta e cammina.
Ora voglio capire cosa vuole, mi fermo ad una vetrina di un negozio, poi sorrido dentro me: faccio questa strada tutte le sere e non l'ho mai guardato questo negozio! Che pirla!
Mi ha quasi raggiunto e quando sta per passarmi, si ferma anche lui alla vetrina. Faccio finta di niente e osservo un'orrenda collana che ha la presunzione di allontanare la sfortuna e attirare gli influssi benefici degli astri, tramite le sue pietre giallastre.
Intanto osservo il riflesso del suo volto nel vetro del negozio. Gli occhi sorridenti, la linea di rasatura del suo pizzetto, la pelle liscia sulle guance, le rughe di espressione intorno agli occhi. Sento un aroma di muschio e felce, un profumo che mi è familiare ma che non è il mio. A me piacciono legno, cannella e sandalo. Poi mi giro e mi trovo bloccato dalla sua bicicletta, mi guarda e sorride ancora:
- Oh, mi scusi, l'ho bloccata, prego…- e mi allontana il manubrio perché mi sia consentito il passaggio.
- Gr… gr… grazie! –
Gli occhi sono chiari, verdi o grigi. Che grandi occhi che hai! Disse Cappuccetto al lupo che aveva davanti, nel letto della nonna.
Riprendo il cammino e non mi voglio voltare… non subito. Passo una... due... tre vetrine. Poi trovo il coraggio e mi giro, vedo la ruota della bicicletta posteriore che sparisce nei portici di Via Unione.
Ma quanto sei cretino, Eagle? Gr…gr…grazie. Non potevi dire qualcosa di più intelligente tipo: è piacevole essere stati catturati dalla bicicletta di un vigile urbano! Adoro il Corpo della Polizia Locale, sa? Pensi che ogni volta che passo davanti alla Sede di Piazza Fontana, mi vien voglia di entrarci per fare un saluto al Capitano e ringraziarlo per lo splendido lavoro che svolge in questa città!
Poi mi vengono in mente un paio di multe che ho preso e decisamente l’entusiasmo è eccessivo. Soprattutto ricordando un certo Cella G. e la sua multa del tutto ingiusta. Con tutti gli accidenti che gli ho tirato, probabilmente è passato a miglior vita: che Dio lo abbia in gloria, alleluia!.
E ora che faccio? Lo rincorro? E se lui mi nota? Che gli dico, che ho sbagliato strada? No, per favore vai per la tua strada, che è meglio.
Questa è la vocina del “Puffo con gli occhiali” che tanto detesto.
Ma gli do ascolto e proseguo per via Unione. In Via Torino, guardo a destra e a sinistra, ma non vedo nessun vigile urbano.
Inutile dire che non ho più rivisto “lo spirito del Natale presente”.
Ogni sera faccio la stessa strada, ma non vado più diritto, passo dai portici di Via Unione, sperando in un nuovo incontro.
Ho visitato più volte il sito della polizia locale per capire dove sono le postazioni in città, ma non ho mai avuto il coraggio di andarci e la fortuna di incrociare di nuovo il suo berretto con la striscia a quadretti rossi e bianchi.
Ogni lasciata è persa! Les jeux sont faits, rien ne va plus! Giuro che è tutto vero.
Un caro saluto

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