sabato 19 novembre 2011

GIRASOLI (dal post del 7 giugno 2006)

E come un girasole giro intorno a te, che sei il mio sole anche di notte. Amo i girasoli, trovo che siano i fiori più allegri che esistano al mondo. Mi piace vedere i campi di girasole, bearmi di quegli enormi capolini girati tutti dalla stessa parte. E' ancor più bello se la coltivazione è un po' in collina, in modo da poter usufruire di una visione più ampia di tutto l'insieme. Quando sei in macchina e ti capita di costeggiare un campo di girasoli, magari provenendo alle spalle della coltivazione, li vedi lì, alti, slanciati, longilinei sul loro gambo lungo lungo, come soldati pronti alla battaglia ma non ne scorgi la corolla, poi spostandoti, la prospettiva cambia e passando di fronte cominci a scorgerne un angolo che si tinge di giallo intenso e diventa sempre più grande fino a quando ti trovi di fronte e riesci a vederne tutto il capo, orgoglioso nella corona di petali luminosi e solari, con il bottone marrone scuro, quasi nero, ricco di semi generosi. Avete mai provato ad entrare in un campo di girasoli a piedi?
Uno dei miei ricordi più belli di quando ero ragazzino è legato ad una passeggiata all'interno di un campo di girasoli. Avevo forse dieci, undici anni e passeggiando in campagna con alcuni compagni di gioco, per abbreviare la strada tagliammo per una di queste piantagioni. Era estate inoltrata, i fiori erano altissimi, tutti più alti di noi e tra uno e l'altro di questi grandi eliotropi c'era il passaggio appena appena per uno di noi, quindi camminavamo in fila indiana. Non potevamo vedere il nostro tragitto perchè i fiori ci superavano di un bel pezzo in altezza. Ci affidavamo all'istinto cercando di mantenere il più possibile un'andatura rettilinea. Alzando lo sguardo vedevi il cielo azzurro e queste grandi corolle tutte girate verso la stessa direzione, gagliardi ad osservare l'astro rovente. Sembrava quasi facessero finta di essere interessati al sole per evitare di perder tempo con noi ragazzini, ma pareva ci stessero osservando di sottecchi, curiosi di capire la ragione di questa intrusione nel loro mondo. Ogni tanto un uccello spaventato dai nostri passi si alzava in volo, o scappava zigzagando tra i grandi steli dei girasoli: due o tre passeracei, un paio di quaglie, una fagiana. Improvvisamente il capofila si fermò per cercare di capire se la direzione era giusta, se stavamo andando verso la nostra meta. Iniziò una breve discussione tra di noi e si decise di prendere qualcuno in spalla per vedere la direzione corretta. Ero il più magrolino e gracile del gruppo: la scelta cadde su di me. Uno dei più corpulenti e robusti amici si accucciò per farmi sedere sulle sue spalle. Dopo essermi sistemato a cavallo, l'amico si alzò, e lì, su quell'ascensore improvvisato, nel mio più breve tragitto verticale verso il cielo, ebbi una delle visioni più belle della mia vita. Salendo, lentamente superai la massa di fiori e potei godere la vista di un migliaio di corolle gialle, solari, ridenti e curiose che mi circondavano completamente da tutti i lati. Mi sentivo il comandante di una truppa di soldati in divisa dorata, tutti rivolti verso di me in attesa del mio ordine di attacco al nemico. Il vento mosse leggermente quelle migliaia di facce cromate quasi assentissero alle mie sensazioni. Da sotto mi giunse la voce dell'amico: "Allora? Andiamo giusti da questa parte? Cominci a pesare!". Mi risvegliai improvvisamente dal sogno e confermai la direzione, correggendola di qualche grado. Quando uscimmo dal campo di girasoli, ne rubai uno che poi feci seccare e tenni in camera per tutto il resto dell'estate. Era un po' triste vederlo con i petali raggrinziti ma ogni volta che lo guardavo mi veniva in mente il mio battaglione con la divisa color del sole.
Un caro saluto.

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