mercoledì 22 maggio 2013

TUTTA COLPA DEL MP3



Riccardo e Claudio erano gli unici atleti nella palestra quella sera. Entrambi stavano correndo su due tapis-roulant fianco a fianco. Erano due colleghi di lavoro di una società assicurativa e una volta la settimana si recavano insieme nella vicina palestra per fare un po’ di jogging in compagnia l’uno dell’altro. In genere Claudio si metteva la musica a palla con il suo MP3 per evitare di chiacchierare mentre correva, il fiato era già corto e non voleva spomparsi prima del previsto. Per lo meno non davanti a Riccardo, che aveva un fisico scolpito e che senza dubbio lo avrebbe battuto in qualsiasi momento sul lungo percorso.

Mentre correva, cercava di non lanciare un occhio verso i glutei del collega, quel culo sodo e rotondo gli avrebbe procurato un’erezione difficilmente occultabile nei pantaloncini da corsa.

Riccardo era sexy da morire. La canottiera aderente faceva risaltare i pettorali scolpiti e i bicipiti poderosi. Le gambe erano muscolose e coperte da una fitta peluria che scompariva sotto l’orlo dei calzoncini. Purtroppo Claudio era sicuro che fosse etero. Non che ne avessero già parlato, evitava il discorso per non dover confessare all’amico di essere gay. Quando finivano la sessione di esercizi, si recavano insieme nello spogliatoio e Claudio cercava sempre una scusa per non dover fare la doccia assieme al collega. Il solo vederlo con l’asciugamano sui fianchi probabilmente lo avrebbe fatto venire in un nano-secondo.

Quella sera aveva nelle orecchie la musica di Michael Jackson, in quel preciso momento Jacko attaccò “Black or white” e il ritmo gli fece aumentare un po’ l’andatura della corsa.

Con la coda dell’occhio vide che anche Riccardo aveva aumentato leggermente la sua agile falcata.

Controllò il chilometraggio e calcolò mentalmente che entro cinque o sei minuti avrebbe raggiunto il traguardo che si era prefisso per quel giorno. Improvvisamente il suo MP3 decise di abbandonarlo sugli 8 chilometri e senza alcun preavviso si spense.

“Quanto sei bono, Claudio, non sai cosa ti farei se solo tu volessi…”

Ma che diamine? Era Riccardo quello che stava parlando? Forse era convinto che non lo potesse sentire a causa della musica nelle orecchie.

“Ti bacerei il collo e ti stringerei tra le mie braccia, se solo tu…”

Cosa? Claudio decise di far finta di niente. Possibile che si stesse proprio rivolgendo a lui?

“Vorrei portarti a casa mia e stenderti dolcemente sul letto per spogliarti completamente. Poi ti accarezzerei quelle lunghe gambe che mi fanno impazzire e salirei fino ai tuoi fianchi accarezzandoti a lungo. Le mie mani sul tuo torace sarebbero forti ma carezzevoli e ti prenderei dolcemente tra di esse per attirarti a me e assaggiare le tue labbra.”

Claudio cominciò a sentire i pantaloncini che tiravano all’inguine, controllò guardando verso il basso e notò un evidente ingrossamento tra le proprie gambe. Che imbarazzo!

Ma quale imbarazzo? Si chiese mentalmente.

Abbassò la graduatura del tapis roulant e iniziò la camminata, mentre si toglieva le cuffiette dalle orecchie.

“Sei già arrivato ai 10 chilometri?” gli chiese candidamente l’altro uomo senza fermarsi.

“No, è che stavo pensando una cosa” rispose Claudio continuando a camminare.

“E non puoi farlo mentre corri? Dimmi la verità che è una scusa perché sei spompato!” cercò di sfotterlo l’amico.

“Sbruffone!” gli rispose “Tu avrai anche più muscoli di me, ma di chilometri ne maciniamo entrambi una decina”.

“Quindi stasera ne facciamo solo otto?” chiese Riccardo abbassando l’andatura della sua macchina e iniziando la camminata di defatigamento.

“Direi che potremmo prenderci una pausa stasera e magari andare insieme a prendere qualcosa da bere. Non siamo mai andati fuori insieme”.

“Sì è vero” ammise Riccardo “ma cosa ti fa pensare che uscirei con te? Potrei aver qualcosa di meglio da fare stasera...” gli fece l’occhiolino sorridendo.

“Qualcosa mi dice invece, che accetteresti volentieri l’invito” ribatté Claudio con un sorrisetto sghembo.

Riccardo scoppiò in una risata “E quale sarebbe questo motivo?”

Claudio lo fissò negli occhi.

“Diciamo che il motivo sarebbe quello che vorresti baciarmi il collo e stringermi tra le braccia, stendermi sul letto e spogliarmi accarezzandomi le gambe e risalendo fino ai fianchi, poi sul torace prendendomi tra le tue mani e assaggiare le mie labbra”.

Riccardo divenne paonazzo, abbassò gli occhi e cercò di ribattere senza trovare le parole.

Claudio fece una pausa e poi continuò “Che è poi la stessa cosa che vorrei fare io su di te!” gli sorrise.

Riccardo alzò gli occhi verso quelli verdi del collega e contraccambiò il sorriso. Spense del tutto il tapis roulant, si avvicinò alla macchina di Claudio e fece altrettanto: “E allora cominciamo subito! Non sai da quanto tempo lo desidero.” Lo prese tra le forti braccia e finalmente le loro labbra si assaggiarono a vicenda con trasporto.

Da quel giorno, Claudio non ebbe remore a fare la doccia nello spogliatoio con Riccardo, o almeno tutte quelle sere che erano da soli nella palestra.

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