lunedì 10 settembre 2012

Piotr Ilyich Tchaikovsky

 
Gli omosessuali hanno sempre preso a cuore la musica di Piotr Ilyich Tchaikovsky (1840-1893), forse perché vi hanno percepito (a torto o a ragione) i contenuti del desiderio e della disperazione omosessuale di vivere in un mondo omofobo.

L'omosessualità di Tchaikovsky è stata negata dai musicologi sovietici fino a poco tempo fa, e il materiale da recuperare dagli archivi russi resta ancora molto. Tchaikovsky era un eccezionale grafomane, vi sono in circolazione quasi 9.000 lettere scritte di suo pugno. I suoi amanti certi furono: Alexey Apukhtin, suo allievo dal 1867-1870; Vladimir Shilovsky, un ragazzo giovane e ricco che incontrò al Conservatorio di Mosca, e che finanziò diversi viaggi; Alexei Sofronov suo cameriere dal 1872 fino alla fine della sua vita; il suo allievo Eduard Zak, che si suicidò nel 1873; Joseph Kotek a metà del 1870; suo nipote Vladimir Davidov (secondo figlio della sorella Alexandra) tra gli anni 1880-90, al quale dedicò la Symphonie Pathétique (1893), e il giovane pianista Vassily Sapelnikov che lo accompagnò in un tour in Germania, Francia e Inghilterra. Inoltre, registrò sul suo diario alcuni incontri fugaci: ad esempio il 22 marzo 1889 scrive che un “nero è venuto da me, nella mia stanza d'albergo a Parigi”. Mi chiedo cosa penserebbe il compositore nel vedere Roberto Bolle che danza sulla musica del suo "Schiaccianoci" o del "Lago dei cigni".
Tchaikovsky era a disagio per la sua sessualità, a differenza del fratello Modest, anche lui omosessuale, che viveva con il suo fidanzato Nikolai ('Kolia') Hermanovich Konradi (1868-1923), un ragazzo sordomuto al quale Modest insegnava e con il quale ha vissuto per circa diciassette anni.
Nel corso di una crisi di mezza età, all'età di trentasei anni, Piotr scrive al fratello:
Ora sto attraversando un periodo molto critico della mia vita. Andrò in dettaglio più avanti, ma per ora mi limito a dire, che ho deciso di sposarmi. E 'inevitabile. Devo farlo, non solo per me, ma per voi, Modest, e pertutti quelli che amo.  Penso che per entrambi le nostre disposizioni sono il più grande e il più insormontabile ostacolo alla felicità, e dobbiamo combattere la nostra natura al meglio delle nostre capacità. Per quanto mi riguarda, farò del mio meglio per sposarmi quest'anno, e se mi manca il coraggio necessario, io in ogni caso abbandonerò le mie abitudini per sempre. Sicuramente mi rendo conto di quanto sia doloroso per me sapere che le persone provino pietà e mi perdonino, anche se in verità non sono colpevole di nulla. Così come è spaventoso pensare che coloro che mi amano, provino a volte vergogna di me. In breve, io cerco il matrimonio o comunque un qualche tipo di coinvolgimento pubblico con una donna, in modo da chiudere la bocca alle svariate creature spregevoli, le cui opinioni non significano niente per me, ma che sono in grado di causare disagio a coloro che mi sono vicini.
Tchaikovsky sposò Antonina Milyukova nel 1877, ma francamente non l'amava, anche se si prometteva di essere il suo amico devoto. Non a caso, il matrimonio finì in modo disastroso, dopo pochi mesi. Ciò portò Tchaikovsky molto prossimo ad un esaurimento nervoso ma lo aiutò ad accettare la sua natura sessuale immutabile e a smettere di tormentarsi.
Pare comunque che la moglie fosse psichicamente instabile e dopo la separazione iniziò a prostituirsi partorendo diversi figli da altrettanti diversi padri. Morì in manicomio nel 1917.
Vladimir Lvovich Davidov (1871/2-1906) nipote di Tchaikovsky soprannominato 'Bob', divenne il suo amante dalla fine del 1880. Tchaikovsky aveva sempre nostalgia di casa durante i suoi tour musicali all'estero. Odiava la solitudine delle grandi città, e desiderava spesso tornare a casa per stare con il suo amato nipote. In una lettera a Bob da una camera d'albergo a Londra del maggio 1893 egli scrive: 'Io scrivo a voi con un piacere voluttuoso. Il pensiero che questo documento arriverà nelle tue mani mi riempie di gioia e mi fa salire le lacrime agli occhi.
Nello stesso anno Kolia ruppe la sua relazione con Modest, e lo buttò fuori di casa, progettarono così di cercare un appartamento a San Pietroburgo dove avrebbero potuto abitare tutti e tre insieme: Piotr, Bob e Modest.
Ma così non fu, nel novembre del 1893, meno di un mese dopo la prima della Pathetica, Tchaikovsky morì. Venne riportato che la causa della sua morte fu il colera, dovuto ad un bicchiere d'acqua non bollita. Il primo novembre Piotr cenò con Bob in un ristorante, e insistette che gli portassero un bicchiere d'acqua anche se non era bollita e anche se i suoi amici protestarono con lui. (Un'altra versione vuole che egli corse in cucina nell’appartamento di  Modest per prendere l'acqua non bollita, gridando: 'Chi se ne frega comunque!') Il 1° novembre si ammalò, e il 5 novembre morì per insufficienza renale e disidratazione, causata da vomito e diarrea. Ma la morte di colera non può avvenire così presto dopo l'infezione, e anche Rimskij-Korsakov, che ha reso omaggio al corpo del compositore nell'appartamento di Modest, trovò molto strano che l'appartamento non fosse stato disinfettato e che la gente potesse baciare il cadavere nonostante le disposizioni di legge che obbligavano a chiudere la bara in caso di colera. Cominciarono a girare alcuni voci che parlavano di suicidio. Nel 1920 uno dei medici che lo hanno visitato, ammise che Tchaikovsky si fosse avvelenato.
I fatti della morte di Tchaikovsky sono stati rivelati in Occidente da Alexandra Orlova, una studiosa musicale sovietica emigrata negli Stati Uniti nel 1979. Nel 1966, Alexander Voitov, allievo e storico della Scuola di San Pietroburgo, disse alla Orlova quello che era realmente accaduto. Nel 1913 la vedova di Nikolay Jacobi gli confidò che aveva un terribile segreto che non voleva portare nella tomba. Nell'autunno del 1893 il duca Stenbok-Fermor scrisse una lettera indirizzata allo zar Alessandro III, lamentandosi delle attenzioni del compositore verso un suo giovane nipote, il diciottenne Alexander Vladimirivich.
La notizia avrebbe significato la perdita dei diritti civili e l'esilio in Siberia, e la vergogna pubblica non solo per Tchaikovsky, ma per i suoi ex compagni della Scuola di Giurisprudenza. Invece di sorvolare, Jacobi riunì nel suo appartamento una corte d'onore dei vecchi ragazzi della scuola, convocando Tchaikovsky. La moglie di Jacobi udì tutto dietro la porta chiusa, e dopo un incontro che durò cinque ore, Tchaikovsky corse via barcollando dalla camera, molto pallido e agitato. Quando gli altri se ne furono andati, Jacobi confessò alla moglie che la corte d'onore aveva richiesto a Tchaikovsky che si suicidasse. Qualche giono dopo Tchaikovsky si ammalò di colera. 
Il 1° novembre si sente male (la malattia ha un'incubazione minima di tre o quattro giorni); nella sera viene convocato un consulto medico e il 5 novembre alle tre del mattino Tchaikovsky muore.
Il suicidio è fermamente smentito da Nina Berberova che si limita a confutare le cause del suicidio-esecuzione, senza prendere nemmeno in considerazione l'ipotesi di un suicidio autonomamente deciso e provocato da depressione. Anche Alexander Poznansky, nella sua biografia, smentisce categoricamente un suicidio imposto a Tchaikovsky per evitare lo scandalo o l'esilio: l'omosessualità era infatti molto diffusa e tollerata, e lo scandalo provocato da personaggi in vista, anche vicini alla corte, era sempre stato sopito con il tacito accordo dello zar.
Rimarrà dunque un mistero, ma il mondo ha perso uno dei suoi più grandi compositori che, sebbene invecchiato precocemente, aveva solo 53 anni. Lo zar Alessandro III, suo grande ammiratore e ultimo protettore, commentò: «Avevamo un solo Tchaikovsky».

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