mercoledì 4 settembre 2013

IL VALORE DI UN MAL DI TESTA



Seduto sulla panchina al molo del traghetto, Andrea stava aspettando l’arrivo del battello che lo avrebbe portato verso casa. Il tempo era grigio, l’acqua del Canal Grande rifletteva il cielo plumbeo e uno stupido gabbiano lo stava osservando dall’alto del pilone di legno all’attracco del pontile.

“Cossa te ga da guardar?” gli chiese. Il gabbiano per tutta risposta sgambettò sulle sue zampette e si girò dandogli le spalle. “Bravo, così xe meio!”.

Andrea si guardò intorno. In giro c’erano pochi turisti, la brutta giornata aveva fatto desistere parecchia gente e aveva regalato una giornata di pace ai poveri veneziani, sempre sommersi da estranei di ogni nazionalità e paese: i “foresti” come venivano definiti dai residenti.

“Ciao Andrea”.

L’uomo si voltò e si trovò davanti Tiziano, il cameriere del bar, dove era solito andare a mangiare durante la pausa pranzo. Era strano vederlo vestito con abiti civili senza l’anonima divisa che era obbligato a portare alla tavola calda. Andrea lo guardò con interesse. Tiziano era un bell’uomo ma vestito normalmente era ancora meglio. Alto quanto lui, con la pelle olivastra e i capelli neri appena spruzzati di bianco sulle tempie, gli occhi scuri, quasi neri, conferivano al suo viso un’aria misteriosa. Il golf aderente sottolineava le spalle grandi e la vita stretta, lo scollo a V faceva risaltare il collo e i pettorali, che non si potevano ammirare sul posto di lavoro, perché perennemente nascosti dalla camicia bianca, chiusa fino al collo e dal farfallino. I jeans scuri aderivano al bacino e fasciavano le cosce poderose. Sicuramente un uomo attraente, di una tipica bellezza mediterranea.

“Hei, Tiziano. Quasi non ti riconoscevo vestito così, sono abituato a vederti con la divisa. Staccato prima, oggi?”

“Lascia stare!” esclamò il moro ”ho un mal di testa che mi sta uccidendo. Visto che c’è poco movimento ho chiesto a Nando se potevo andarmene a casa prima, per prendere un analgesico e buttarmi sul letto”.

“Ce l’ho nella valigetta, ecco prendine una” disse Andrea dandogli un porta-pastiglie recuperato dalla ventiquattrore.

Tiziano prese la pillola e la ingoiò: “Grazie, sei un amico”. Il suo braccio si posò sulle spalle dell’altro e lo strinsero con solidarietà. Stranamente rimase appoggiato su di lui e Andrea desiderò che lo stringesse più forte e più vicino. Fece finta di nulla ma si sentiva osservato.

Il cameriere effettivamente stava osservando l’assicuratore, quell’uomo lo aveva sempre attratto. Ammirava la sua aria professionale, era sempre elegante e distinto. Gli piaceva il suo volto intelligente e gli occhi di quel colore indefinito tra il verde e l’ocra dorato, la barba rossiccia e curata che incorniciava il mento e faceva risaltare le labbra morbide. I suoi capelli erano folti e ricci, color del mogano con ciocche tendenti al biondo. Amava la sua voce profonda con quell’allegra cadenza veneta, sembrava una musica. Quando veniva a mangiare al bar, si precipitava a servirlo per primo, per potergli parlare anche solo per qualche minuto. Dapprima dandogli del lei, ma poi un giorno Andrea lo aveva pregato di dargli del tu e da quel momento aveva cominciato a sognare che un giorno potessero diventare almeno amici. Fortunatamente per lui, la conoscenza, pian pianino, si era consolidata. Aveva preso l’abitudine di mettere un cartellino sul suo tavolo preferito con scritto “Riservato” e appena lo vedeva uscire dal portone correva a nascondere il biglietto e lo accoglieva sorridente. Probabilmente non se n’era mai accorto. Suo fratello Nando invece lo aveva notato e lo prendeva in giro. “Tizia’, sta arrivando il tuo fidanzato” lo avvisava, oppure gli domandava: “Cos’ha chiesto da mangiare tuo marito?”. Erano scherzi bonari, Tiziano aveva confessato da anni al fratello la sua preferenza per gli uomini e Nando l’aveva accettata perché era il suo fratellino più piccolo, ed era il suo preferito: l’ultimo nato di tre fratelli e quattro sorelle, Nando il più anziano e Tiziano il più giovane. La differenza d’età era enorme, tanto che Nando avrebbe potuto essere benissimo essere suo padre. Si era stupito quando, tra tutti i fratelli, aveva scelto proprio lui per chiedere conforto e consiglio, in quella situazione tanto ansiosa e delicata in cui si era trovato scoprendo la propria omosessualità. Nando lo aveva abbracciato forte e stretto in quelle grandi braccia e Tiziano, allora quindicenne, si era sentito protetto e accettato. L’uomo venne distolto nei suoi pensieri dal motore del vaporetto in arrivo.

“Eccolo, sta arrivando” disse Andrea.

Tiziano tolse il braccio dalle sue spalle e si alzò. Andrea sentì immediatamente la mancanza di quel contatto. Il movimento di alzarsi fu troppo brusco probabilmente e il cameriere ebbe un capogiro. Si appoggiò alla paretina della fermata mettendosi una mano sulla fronte e sugli occhi. Andrea gli fu immediatamente accanto e lo sorresse.

“Tutto bene, Tiziano?” chiese ansioso.

“Sì, è solamente un giramento di testa. Questa maledetta emicrania! Grazie”

“Appoggiati a me”, si offrì l’assicuratore. Voleva essere d’aiuto ovviamente, ma desiderava anche re-instaurare quel contatto tanto intimo con l’attraente cameriere.

Mostrarono il tesserino di abbonamento al lagunare e cercarono un posto a sedere. Non c’erano due posti disponibili vicini ma un signore si offrì di spostarsi quando notò Andrea barcollare sotto il peso dell’altro.

“Scusami per il disturbo” disse il cameriere all’assicuratore.

“Non c’è problema. Certo che sei grosso, fai palestra?” chiese timidamente.

“Un poco. Mi piace tenermi in forma” confessò “forse è per questo che oggi ho il mal di testa, ieri mi sono sforzato troppo. Dovrei darmi una calmata”.

“Quando hai la divisa, non si nota questa massa muscolare”.

“E’ il maglione stretto che la fa risaltare”ribatté Tiziano con un sorriso furbo.

“Chissà quante donne ti corrono dietro!”

“Parecchie, soprattutto le straniere. Poverine, non sanno che con me hanno poca fortuna, visto che sono gay”.

Il cuore di Andrea fece un balzo nel suo petto ma decise di far finta di nulla. In quel momento capì alcune cose, piccole in verità, ma che stranamente portavano ad un’unica meta. Il fatto per esempio che Tiziano venisse a servirlo per primo ogni giorno, quando nel bar c’erano quattro camerieri. Il fatto di trovare sempre lo stesso tavolo libero, quello all’angolo appartato della veranda dove non batteva il sole e non c’era viavai di gente, e trovare il cameriere sorridente che lo aspettava proprio di fianco al tavolino. Il suo braccio che, poco prima, era rimasto appoggiato per lungo tempo sulle sue spalle. La sensazione di sentirsi osservato.

“Come va il mal di testa?” chiese, interrompendo i propri pensieri e cancellando la stupida idea che l’altro fosse interessato a lui.

“Sembra che mi stia passando, forse è la pastiglia che comincia a fare effetto”.

“O forse è l’aria di mare che comincia a snebbiarti la mente” suggerì Andrea. “Vedrai che dopo un riposino ti sentirai meglio.”

L’altro gli sorrise: “Forse”.

Fecero il resto del viaggio in silenzio, Andrea perso nei suoi pensieri, Tiziano con gli occhi chiusi cercando di farsi passare l’emicrania. Il cameriere si alzò per scendere alla fermata successiva, ora stava decisamente meglio ma ebbe un altro capogiro e si sostenne alla paratia del battello.

“Non puoi andare a casa da solo, ti accompagno” propose l’assicuratore.

“No, grazie, dovrei farcela” si scusò.

“La mia fermata è la prossima, posso farla a piedi. Non è un gran disturbo. Ti accompagno” insistette Andrea.

Tiziano cinse le spalle dell’uomo con il suo braccio e scesero dal vaporetto.

“Devi proprio scusarmi” gli disse contrito “Sono dispiaciuto di causarti tanto disturbo”.

“Non è niente. Davvero”, lo rassicurò l’altro.

Tiziano scoppiò in una risata.

“Che c’è da ridere?” chiese Andrea con curiosità.

“Stavo pensando alla situazione. Ho sempre sognato di uscire con te e la prima volta che ci riesco, mi va a buca per questa stupida emicrania” ammise, diventando rosso dalla vergogna. “Eccoci arrivati, abito qui”.

Andrea lo guardò negli occhi, non sapeva cosa dire.

“Ti ho spaventato?” chiese Tiziano ansioso,

“No, no.” Si affrettò a rispondere l’altro. E’ che…”

“Che sei etero? Giuro che non ti voglio saltare addosso”.

“No, non è questo” ribatté “E’ che mi piacerebbe uscire con te. Molto”.

Tiziano sgranò gli occhi per la sorpresa. Non credeva alle proprie orecchie. Poi la sorpresa si trasformò in un largo sorriso. Andrea rispose con un sorriso altrettanto evidente.

“Dopo tutto, non è andata totalmente a buca, allora?”

3 commenti:

  1. Spero in un seguito..bello bello

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  2. Chissà... Andrea e Tiziano potrebbero avere un seguito. Che ne dite?

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  3. SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII...ovviamente XD

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