venerdì 18 gennaio 2013

LA BIBBIA RIVEDUTA

La lotta per il riconoscimento delle persone omosessuali nel seno della Chiesa Cattolica si combatte su vari fronti: quello dell’aspirazione personale, quello della rivendicazione collettiva e quello della battaglia delle idee.
La battaglia delle idee non è nient’altro che la discussione tra le differenti interpretazioni dei testi sacri. Il Vecchio e il Nuovo Testamento, come succede con i testi di altre religioni monoteiste, presentano alcune difficoltà: spesso contengono passaggi ambigui, l’autore è anonimo o frutto di diverse mani e la mistificazione dei suo significato originale è passato attraverso varie fasi durante la storia.
Il cattolicesimo, che è diviso “in famiglie di pensiero” rispetto all’omosessualità, lo é anche rispetto all’interpretazione dei passaggi biblici che servono da argomento alle autoritá per sostenere una posizione o un’altra. Allo stesso tempo ci sono richieste nella società, e anche nella Chiesa, che esigono una mordenizzazione dei dogmi, in genere sono più i teologi e gli esegeti che offrono interpretazioni che differiscono da quelle canoniche.
Evaristo Villar, teologo membro di “Affari Cristiani”, lo spiega così: “Non possiamo continuare a interpretare le Scritture così ingenuamente. Una forma “ingenua” è. Per esempio, seguire ciecamente la legge naturale; un altra, dar più peso alla tradizione che alla costruzione storica degli esseri umani.
"Gesù", continua Villar, "ha taciuto su un fenomeno [l’omosessualità] che conosceva: per Gesù esistevano cose più importanti, come la dignità dell’essere umano". E’ proprio sulla base di questo "silenzio" di Gesù sull’omosessualità, che le teologie più progressiste rivendicano chiarezza, chiedendo al Vaticano di muovere le pedine.
E’ proprio “l’assurdo legalismo della chiesa ufficiale” quello che, secondo l’opinione dei teologi e dei sacerdoti favorevoli al matrimonio omosessuale, impedisce a molte persone di avvicinarsi alla parola di Dio. Contro coloro che domandano un’apertura teologica su questa materia, ci sono quelli che, basandosi su spiegazioni più letterali (restrittive e fondamentaliste) dei testi sacri, continuano a considerare l’omosessualità come “disordine intrinseco ".
Continuando, ecco vari esempi di passaggi che suscitano controversie sull’omosessualità; uno spuntino in realtà, poichè la teologia omosessuale o, più precisamente, la teologia progressista, non si limita a reinterpretare i passaggi specifici, ma fa una lettura alternativa dei testi sacri in tutta la loro interezza.

Sodoma e Gomorra

E’ uno dei passaggi di Genesi (il 19) più controversi e influenti della storia del cristianesimo. I sodomiti (aggettivo degli abitanti di Sodoma, divenuto in seguito sinonimo di uomo che fa sesso con un altro uomo) sollecitarono Lot, fratello di Abramo, e alla sua famiglia affinchè lasciassero loro conoscere i due “uomini” che erano ospiti nella loro casa (in realtà, erano angeli inviati da Dio per distruggere la città).
Dato il rifiuto di Lot ("Ho due figlie che non hanno conosciuto uomo; ve le porterò fuori affinchè possiate far loro ciò che volete, ma a questi due uomini non farete nulla"), e a causa del fatto che fossero stranieri, i sodomiti aggredirono lui, la sua famiglia e i due inviati. A seguito di questi fatti, Dio scagliò la sua rabbia su Sodoma (e anche su Gomorra), distruggendola con "zolfo e fuoco ".
L’episodio della destruzione di Sodoma, secondo l’interpretazione moderna basata su metodi storico-critici (quello usato dai teologi per avvicinarsi ai testi sacri) non può venire considerata, come è stato fatto per molti secoli, una condanna contro gli atti omosessuali.
Il peccato di Sodoma, fu, in realtà, un “reato contro il sacro dovere dell’ospitalità”. Condannare l’omosessualità aggrappandosi a questo brano biblico è, come dice Villar, "poco convincente". Ma ci sono ancora queste interpretazioni, soprattutto la teologia promossa dall'Opus Dei, per esempio, che continua a considerare questo episodio come un caso 'da manuale' per sostenere posizioni contrarie all’omosessualità.

Il Centurione di Cafarnao

Il miracolo della guarigione del servo del centurione da parte di Gesù (narrato, con alcune variazioni, dai quattro evangelisti) è uno dei passaggi del Nuovo Testamento che alcuni teologi prendono come esempio per affermare che Gesù aveva un concetto positivo dell’omosessualità, sebbene non sia implicitamente menzionata.
La storia. come viene raccontata dai Vangeli, avvenne così: un militare romano di alto rango (sicuramente appartenente all’esercito di Erode) che aveva sentito parlare di Gesù, chiede il suo aiuto affinchè guarisca il suo servo, gravemente ammalato. Il centurione non conosceva personalmente Gesù, ma sapeva dei suoi miracoli, e alla fine vinse la sua riluttanza e lo chiamò nel suo alloggio. Gesù operò il miracolo e il servo del centurione ebbe salva la vita, lasciando tutti con la gratitudine al “Figlio di Dio".
Il nodo della questione di questa storia è nel termine greco 'pais', che appare nella versione dell’evangelista Matteo, che potrebbe significare nello stesso tempo schiavo, figlio e anche amante (quasi sempre più giovane). Le interpretazioni classiche del brano non hanno prestato molta attenzione a questo caso, che la teologia omosessuale suole rivendicare con più impegno. Anzi, il contrario.

Quello che dice il 'Levitico'

Il Levitico è uno dei libri dell’Antico Testamento. E’ un libro oscuro e di difficile interpretazione che, per quanto riguarda i costumi e le regole morali, è stato di vitale importanza per il mantenimento della tradizione nella Chiesa, sebbene oggi pochi l’osservino (nessuno smette di mangiare i crostacei o esalta la schiavitù ponendo come fonte d’ispirazione il testo del Levitico).
"Non avrai con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna: è cosa abominevole." (Lev. 18:22) è uno dei comandamenti più duri, e ripetuti, contro l’omosessualità. Ma le interpretazioni della teologia progressista neutralizzano la durezza di questa affermazione biblica in due modi.
Da un lato, bisogna sempre considerare che il contenuto dell’Antico Testamento dovrebbe essere filtrato alla luce del Nuovo. Da un altro, riferendosi alla parola originale in ebreo che costituisce la chiave del versetto: ‘abominevole’ ('toevah'), veniva utilizzata non come al giorno d’oggi (come 'qualcosa di molto sgradevole'), bensì come "impurità religiosa".
Quindi, sotto questa visione più mite delle scritture, la presunta condanna all’omosessualità contenuta nel Levitico non è così severa, ma un avvertimento sulle questioni relative alla sfera della pura sacralità.

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