giovedì 9 febbraio 2012

IL PENDOLARE DEL MARTEDI'

Ore 6:00 a casa.
Tralla-lalal-la / Tralla-lalal-la  / Tralla-lalal-la  / Laaaaa.
Il cellulare mi sveglia con il motivetto della suoneria scuotendomi dal sonno. Apro gli occhi, è ancora buio. Allungo la mano verso il Professore e mi giro abbracciandolo.
“Amore…”
“Mmmmh?”
“Auguri”
Oggi è l’otto del mese. Il “nostro” giorno.
Gli stampo un bacio sul collo, un altro sulla fronte e lo stringo forte.
“Ti amo”
“Anche io” mi risponde.
Si alza prima lui per andare in bagno e quando ritorna prende il mio posto. Io mi alzo e vado a farmi una doccia.
Quando ritorno la casa è già piena dell’aroma di caffè.
La televisione sta comunicando le prime news della mattina;
(Neve dappertutto, il gelo attanaglia l’Italia e l’Europa, crisi finanziaria e un altro povero cristo che ha perso la vita per una rapina)
Mi spalmo il formaggio sul pan carrè tostato;
(i numeri della borsa di ieri sono in leggero rialzo ma la Grecia è sull’orlo del baratro)
aggiungo una fetta di prosciutto cotto;
(anche Wall Street è leggermente positiva)
aranciata;
(il meteo prevede sole per oggi; il fine settimana sarà ancora sotto la neve)
caffè;
(L’oroscopo non è dei migliori, mi consiglia di tergiversare su decisioni che potrebbero capitarmi).
Finiamo di prepararci e usciamo di casa.
Sono le sette e rispetto a settimana scorsa il chiarore del giorno è molto più evidente. Finalmente le giornate cominciano ad allungarsi.
Vedo Como in lontananza con le sue luci, la striscia della funicolare per Brunate è una saetta disegnata sul dorso della collina.
Un saluto a Ugo, il cane lupo.
Togliamo il ghiaccio dal parabrezza e partiamo per la stazione.
Quando arrivo ci salutiamo con un bacio, per una settimana non ci vedremo.
La stazione è ancora deserta, il freddo è meno pungente dei giorni scorsi. Sui cespugli la neve si è ghiacciata e forma dei curiosi pon-pon appesi qua e là come palle di un albero di Natale.
Arriva Enrico con Emma e si siedono alla panchina. Enrico è affetto da sindrome spastica e conosce tutti in paese. Lui non prende il treno, accompagna Emma, saluta tutti quanti e poi se ne ritorna a casa.
Malgrado il freddo i merli canticchiano e si rincorrono allegramente.
Ecco "Arturo pè-piatt" che arriva fino a Milano come me, mi supera sulla banchina e si ferma a una decina di metri, ha un paio di pantaloni di cotone con le tasche sulle gambe. Avrai anche i piedi piatti, Arturo, ma hai anche un bel fondoschiena!
La neve ricopre completamente lo spazio tra le rotaie e sembra congelata. Si spengono i lampioni ormai è chiaro.
Il ragionier Bianchini parcheggia la sua Opel ed entra in stazione. E’ sempre il più elegante: il pizzetto brizzolato si intona benissimo con la sua giacca a vento bianca ed il cappuccio di pelliccia.
Passa il treno in transito, è il diretto delle 7:23 che non ferma nella mia stazione ma va fino a Tradate.
Sulla banchina opposta gli alunni che vanno a Varese sono numerosi e chiacchierano rumorosamente. Arriva il treno e li raccoglie tutti, come una chioccia coi suoi pulcini.
Finalmente l’annuncio del mio treno, è in ritardo di quattro minuti.
L’orsetto Paolo questa mattina non c’è.
Salgo sul treno e mi sistemo, mi immergo nel libro e mi rilasso.
Ore 8:50 sono in ufficio.

Un caro saluto

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