venerdì 28 dicembre 2012

MATRIMONIO PER TUTTI, UN PROGRESSO UMANO

Dichiarazione della redazione* della rivista cattolica francese Témoignage chrétien del 14 dicembre 2012, traduzione di www.finesettimana.org

L'omosessualità è stata perseguitata o oppressa da lunghi secoli. In realtà si tratta di un orientamento sessuale legittimo e degno quanto l'eterosessualità. Il matrimonio è un contratto scelto da due persone più libere e consenzienti oggi più di quanto non lo siano mai state. È un contratto che può essere rotto o rinnovato legalmente.
Vi sono famiglie fondate al di fuori del matrimonio e il 40% dei bambini nascono al di fuori del matrimonio. Rifiutare questo contratto agli omosessuali significherebbe aggiungere un'ennesima discriminazione a quelle di cui sono stati troppo spesso oggetto.
Ecco perché noi consideriamo giusto che sia aperto a coloro – uomini e donne – che vogliono dare un quadro lecito più forte alla loro unione. Spetterà alle religioni riflettere al senso del matrimonio religioso ma sarebbe un grave errore politico porsi l'uno contro l'altro.
Ricordiamo infine che le stesse persone che vantano le virtù dell'unione civile oggi dopo aver rifiutato i PACS ieri, spesso con le stesse parole, sono i primi responsabili di una radicalità generata dalla loro chiusura alle libertà individuali. Speriamo che la lezione serva. Non crediamo che il matrimonio per tutti porti alla dissoluzione della società. Il divorzio non ha fatto scomparire il matrimonio. Un grandissimo numero di divorziati si risposa. Se il matrimonio per tutti è un modo di integrazione supplementare nella società, allora non è il caso di esitare.
Riteniamo che il progetto di legge attuale costituisca un progresso reale. Distinguiamo la coniugalità, la genitorialità e la filiazione. Il diritto di ogni bambino di conoscere le proprie origini e la sua filiazione è un diritto essenziale, tranne per impossibilità o caso di forza maggiore di natura patologica.
Infine chiediamo a tutti di aprire gli occhi su una realtà che è la solitudine di milioni di persone, in situazioni di indigenza materiale, affettiva e psicologica talvolta terribile. Piuttosto che interrogarsi astrattamente sui supposti disordini antropologici di un'apertura del matrimonio ad una parte necessariamente ridotta della popolazione, non sarebbe meglio rivolgere tutti i nostri sforzi al disordine antropologico, ben reale questa volta, di una società le cui forme di consumo, di produzione e di ripartizione sono così poco rispettose della persona umana e della sua dignità?
L'umanità cresce quando i cittadini rifiutano di sacralizzare i legami di sangue e danno la precedenza ai legami di fraternità che li uniscono. Così ciò che li unisce, anche all'interno della famiglia, deriva dall'adozione. Cristo sulla croce diceva a Giovanni: “Giovanni, ecco tua madre” e a sua madre “Donna, ecco tuo figlio”.
Non è la paternità biologica, non sono i legami di sangue che ci rendono fratelli e sorelle. Il nostro DNA unico e comune è un amore fraterno che sposta più lontano le frontiere dei nostri pregiudizi e delle nostre paure.

* Dichiarazione di Témoignage chrétien a proposito della legge sul matrimonio per tutti e in occasione delle manifestazioni del 16 dicembre 2012 e del 13 gennaio 2013.

Nessun commento:

Posta un commento