mercoledì 27 novembre 2013

BULLI AL LICEO


"Porca puttana, non può essere lui!", ho pensato rifugiandomi di nuovo dietro l'angolo del muro di mattoni. Potevo quasi sentire il colore del mio viso che si stava modificando dal rosa carne, al bianco panna acida. Lasciai cadere a terra il mio zaino, e sbirciai nuovamente dietro al bordo del muro per verificare.

Ed eccolo lì: Giorgio (Piergiorgio) Ricci. Avete presente tutte quelle storie sul fatto del misero (anche se carino), ragazzo frocio che è costantemente infatuato dal ragazzo più popolare della scuola? In genere ha mansioni di capitano della squadra di basket o di calcio, quello che esce con le ragazze più carine della scuola e che è così bello, che è necessario mettersi gli occhiali da sole per proteggersi gli occhi dal suo viso raggiante. Avete presente, dicevo? Bene, questo era Giorgio. Al liceo era il più invidiato: intelligente, biondo con gli occhi azzurri, il corpo come un dio greco, e aveva sempre la ragazza più bella della scuola che gli si appendeva al braccio come una piovra. Abbiamo frequentato le superiori nella stessa classe. Un incubo. Era infido come un serpente, mi dava spintoni continuamente, mi prendeva in giro, mi chiudeva negli armadietti dello spogliatoio in palestra; una volta ha persino tentato di spingermi la testa nel water.

E poi c'ero io, Roby (Roberto) Conforti: intelligente (leggasi il secchione della classe), non molto alto, smilzo, lunghi capelli castani con occasionali striature di colore secondo il mio stato d'animo, una faccia un po' androgina che era troppo bella per essere quella di un ragazzo, e così gay da non poterlo proprio nascondere. Così non l’ho fatto. Mi son sempre vestito con colori sgargianti e ostentavo quello che avevo. Ero il bersaglio costante dei fighetti, comandati da Giorgio. A peggiorare le cose, avevo una gran cotta per lui: era così bello! Lo so, lo so. Che sfigato direte voi, ma è la storia della mia vita, niente è mai facile. Purtroppo non si può aiutare chi s’innamora come una pera cotta. Mi rifiutavo di chiamarlo amore, perché è necessario conoscere davvero una persona per sapere se realmente la ami, credo.

Il mio gruppo di amici proteggeva me e tutti gli altri che erano vittime di bullismo, per quanto fosse possibile. Ho fatto parte del gruppo teatrale (ovviamente) e del consiglio d’Istituto. Tra i miei migliori amici c’era una grande e grossa ragazza muscolosa, ovviamente lesbica, si chiamava Jessica ed era una veramente tosta, sempre pronta a difendermi. Quando lei era in giro, i ragazzi generalmente se ne stavano alla larga, perché sarebbe stata capace di farli apparire come dei pazzi totali oppure di picchiarli a sangue. Aveva una bocca talmente piena di parolacce che sembrava una camionista, e un’arguzia e una capacità di linguaggio, taglienti come la lama di una spada. Cazzo, come mi mancava in quel momento!

Tornando a Giorgio, perché diavolo era qui, comunque? Ultimamente avevo sentito che era in una qualche università con una borsa di studio. L'ultimo posto sulla terra in cui mi aspettavo di vederlo era nella mia stessa università. Be’ comunque non potevo semplicemente starmene fuori dalla biblioteca per tutto il pomeriggio, mi sono fatto forza e sono uscito da dietro l’angolo del muro. Controllai che Giorgio stesse chiacchierando con la schiena rivolta verso di me, presi il mio zaino e, raddrizzandomi le spalle, m’incamminai. Bastava ignorarlo. Se io non lo vedevo, lui non mi poteva vedere, giusto?

"Ehi, Roby!" ho sentito.

Oh, santa merda! Mi voltai abbastanza sicuro, Giorgio aveva rivolto il suo sguardo verso di me, stranamente sembrava contento di vedermi. Certo che lo è, idiota! Lui può contare sul suo fascino e riprendere a fare il bullo assieme alla sua cricca di amici, come se non fosse successo nulla.

"Ehi, Giorgio" risposi, cercando di guardare tutto l’insieme senza pensare al fatto che era sempre bellissimo, sempre alto, sempre biondo e, purtroppo, sempre oggetto della mia cotta. "Che ci fai qui ? Pensavo che stessi in un’altra Università?".

"Beh, ho avuto problemi di salute durante l'estate e ho perso la mia borsa di studio. Per fortuna mi sono iscritto qui all'ultimo minuto".  Giorgio mi stava guardando con apprezzamento, il che era ancora più imbarazzante e mi sentivo maggiormente nervoso.

"Oh, be’, mi dispiace. Devo andare, ciao!" farneticai girandomi di colpo verso la mia classe.

"Aspetta!"

"Non voglio arrivare in ritardo. Scusami. Ci becchiamo un’altra volta". Sorprendentemente, riuscii a fuggire via, ma non per molto.

Quella stessa sera, lo incontrai allo studentato con un cesto di biancheria sotto il braccio. Avevo appena finito le prove del teatro, ero stanco, affamato e incazzato di rivederlo. Temo di aver tirato fuori tutte le mie frustrazioni contro di lui. "Che cazzo vuoi, eh, Giorgio? Ho dovuto fare i conti con te per tutta la vita, sono stato il capro espiatorio delle tue battute, della tua prepotenza e della tua meschinità. Non voglio più vedere la tua faccia di cazzo, quindi cerca di tenerti a distanza da me. Jessica non è più intorno per proteggermi, ma farò di tutto per stare al sicuro e non ho paura di urlare. Quest’università è molto più amichevole con le checche come noi e voi non sarete in grado di farla franca in tutto. Quindi stai alla larga da me!". Orgoglioso di me stesso, me ne sono andato verso il corridoio senza guardarmi indietro.

"Aspetta, Roby. Voglio tanto parlare con te" mi fermò con una mano sulla spalla.

Mi girai arrabbiato. Gli occhi lanciavano immaginarie saette: "Perché? Tu mi odi ed io ti odio. Qual è il punto che non ti è chiaro?" Mi allontanai camminando all’indietro con le braccia aperte a sottolineare un dato di fatto.

Mi guardò tristemente: "Ma io non ti odio. Al contrario, ti ho sempre invidiato".

"Sì, giusto" risposi sarcastico, fermandomi però a studiarlo.

In un attimo fu proprio accanto a me, il cesto della biancheria dimenticato sul pavimento. Mi mise la mano sulla spalla, bloccando la mia fuga. “Davvero voglio parlarti. Sono gay anch'io, ma avevo troppa paura per ammetterlo. Ho sempre pensato che tu fossi bellissimo e io ero invidioso del fatto che potevi essere te stesso. Non potevo ammetterlo perché i miei genitori erano così orgogliosi di me, e pensavo che la mia borsa di studio dipendesse anche dal fatto di non sembrare un frocio. E invece questo non è mai stato vero, comunque".

Ok, cosa potevo dire? Sono una schiappa e c'era quella cotta maledetta che ancora stava covando sotto la cenere nel mio petto. "Davvero? Pensavi che fossi bellissimo? Allora perché continuavi a fare il bullo per tutto il tempo? Hai reso la mia vita un inferno".

"Lo so, e mi dispiace di più di quanto io possa ammettere. Pensi che sarai mai in grado di perdonarmi?".

"Non lo so". Non sono una schiappa più di tanto, vero?

"Posso portarti fuori a cena? Domani magari?".

Ci ho pensato su per mezzo secondo, poi ho acconsentito "Va bene, ma deve essere un posto bello e molto costoso, e devi pagare tutto tu".

"Accetto". Si chinò e mi baciò e io ero bello che spacciato. Beh, potete farmene una colpa? L'oggetto della mia cotta mi aveva appena baciato, almeno non ero svenuto.

Avete indovinato. Abbiamo cominciato a uscire e non ci siamo mai fermati. La mia cotta si è sviluppata in amore e stiamo ancora insieme. Vai a capire, vi dico, bisogna stare attenti anche ai bulli!

7 commenti:

  1. Roberto è un personaggio che mi è piaciuto molto..è se stesso ,semplicemente.Nonostante venga preso di mira dal MR Macho della scuola,non può fare a meno che sentirsi attratto da lui..strano come ragiona il cuore di una persona :)
    Giorgio..il Mr Macho della situazione..All'apparenza è così sicuro di se,ma si rivela esattamente essere esattamente l'opposto ..sarebbe da prendere a calci nel sedere..come può essere così cattivo nei confronti del mio Roby?Fossi stata in lui gli avrei dato del filo da torcere per molto molto tempo

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  2. Si le storie nascono e sono quelle che sono... io preferisco quelle con un retrogusto nostalgico, i calzetti gialli, il soldatino di legno, ma se mi vengono anche così per i ragazzini non riesco a cancellarle. E poi parlare del bullismo è una questione sociale! Dobbiamo inculcare ai nostri figli l'uguaglianza e la parità, cavoli! :D

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  3. sicuramente questo è un racconto che non solo i ragazzini(come dici tu)..dovrebbero leggere.Prima di tutto ,noi adulti dovremmo farci un esamino di coscienza..resettare il nostro cervellino"..ed iniziare a ragionare sul serio su cosa è giusto o sbagliato.
    In seguito inculcare queste cose ai nostri figli.
    Al momento sto educando a dovere il mio compagno!!Io ho il mio pensiero ..e pare che pian piano ..riesca ad inculcargli in quella testolina che è un pensiero giusto..ma c'è da lavorarci ancora un pò!!

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  4. Mio marito detesta l'omofobia come la detesto io e quando i nostri bambini ci hanno chiesto il significato della parola gay sentita a scuola glielo abbiamo spiegato sottolineando l'importanza di rispettare ogni forma d'amore. Spetta a noi genitori oggi educare gli adulti di domani, spero che sempre più persone rifiutino l'omofobia.

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  5. Bravissimi. Non posso che abbracciarvi intensamente per quello che fate. Grazie.

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  6. Ricambio anch'io intensamente il tuo abbraccio, credo che trasmettere certi valori ai propri figli ancora piccoli sia fondamentale per renderli adulti migliori.

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