Articolo Amaya Larrañeta pubblicato sul sito 20minutos.es (Spagna) il 2 febbraio 2012, liberamente tradotto da un volontario di Gionata
Un ex religioso afferma che molti omosessuali hanno solo due opzioni quando vogliono vivere la propria fede: rimanere velati e vivere ancora una volta il mondo attraverso le lenti di un'esistenza divisa o fare coming out e affrontare l'ostilità della Chiesa.
Lei chi è?
Sono un giovane di 30 anni. Sono passati sette mesi da quando ho lasciato la vita religiosa dopo essere stato frate per 10 anni.
Quando capì le sue tendenze omoaffettive/sessuali? Quali conflitti visse durante il suo percorso di accettazione, se c'è stato?
Credo di averlo sempre saputo, però la certezza venne nei primi anni d'adolescenza, quando il risveglio affettivo-sessuale è maggiore. Allora potei capire in qualche modo quello che già sapevo, che la mia sessualità era diversa dalla maggioranza dei miei amici. Non ho mai avuto conflitti interiori riguardo al mio orientamento sessuale.
Perché è membro di Crismhom (associazione di credenti omosessuali spagnoli)?Per me, come cristiano, è importante vivere la mia fede in una comunità di riferimento. Data la situazione attuale nella Chiesa, la mia appartenenza a una parrocchia o a un movimento sarebbe segnata dal nascondere qualcosa che fa parte di me: il mio orientamento sessuale.
Per questo, per me come credente, essere parte di Crismhom è un'opportunità di vivere pienamente la mia fede cristiana, con dei fratelli che mi accompagnano, senza smettere di essere me stesso. Molti omosessuali hanno solo due opzioni quando vogliono vivere la propria fede: rimanere velati e vivere ancora una volta il mondo attraverso le lenti di un'esistenza divisa o fare coming out e affrontare l'ostilità della Chiesa.
Quest'ultima opzione può causarti ferite e divisioni. Credo che Crismhon voglia riempire un vuoto che esiste ufficialmente nelle diverse chiese e nel cattolicesimo per le persone LGBT.
Credo che possa essere un punto di partenza per cominciare a definire la nostra differenza e riflettere insieme su come influisca sulla nostra fede. Funge da luogo dove possiamo affermere chi siamo e celebrare la nostra identità e unità. Per ciò non smette di essere una comunità ai margini della chiesa istituzionale, però allo stesso tempo ha un chiaro desiderio di avvicinarsi e dialogare.
Com'è la sua vita di ogni giorno nella sua congregazione/parrocchia in relazione con le sue tendenze omoaffettive/sessuali?
A questo punto debbo parlare di qualcosa che è nel passato, perché come ho detto sono sei mesi che non son più frate. Devo dire che nell'Ordine di cui facevo parte l'orientamento affettivo/sessuale non era un problema di per sé, se uno lo viveva in silenzio. Devo dire che mai ebbi problemi in convento a motivo del mio orientamento sessuale. È vero, poche persone lo sapevano.
Però devo dire che ricevetti sempre appoggio e incoraggiamenti da queste persone per andare avanti. Forse il vero problema uscì allo scoperto quando presi posizione a favore di un'integrazione dell'omosessualità nella Chiesa. La mia partecipazione ad incontri e la mia collaborazione con vari gruppi LGBT cristiani recò problemi e preoccupazioni ai miei superiori. Il problema non era il mio orientamento, quanto i problemi che potevo causare all'Ordine mettendo in pratica quanto sentivo.
Come si sente quando ascolta la gerarchia ecclesiastica parlare contro il matrimonio omosessuale o svilire coppie dello stesso sesso?
Mi esorto da solo alla pazienza e la raccomando ad altri. Non sono facili i cambiamenti in un'istituzione con più di duemila anni. Se a questo aggiungiamo che la Chiesa come istituzione attraversa un momento di crisi, qualunque cambiamento che comprometta la sua autorità è visto come un nemico. E ad oggi la legalizzazione dei matrimoni fra persone dello stesso sesso è la maggior prova di questo cambiamento civile/religioso in atto.
Non smette di sorprendermi che una delle cose contro cui di più si scagliano il Papa attuale [Benedetto XVI NdT] e i vescovi sia il matrimonio di persone dello stesso sesso. Però simili condanne abbiamo sentito nel secolo XIX contro il modernismo, la democrazia o i diritti delle donne.
Tutte queste guerre le ha perdute la Chiesa. Inoltre tutti conoscono la diversità di opinioni all'interno della Chiesa. Tradizionalmente la gerarchia è sempre stata contraria a qualsiasi tipo di cambiamento. Però questi cambiamenti sono venuti dalla base. Questo sta succedendo oggi.
La religione cattolica è omofoba? La Chiesa?
Non estremamente. Il tema è complesso e delicato. Sono molti i secoli di proscrizione in cui l'omosessualità era considerata come il più vergognoso dei peccati. Tuttavia oggi alle strutture ufficiali della chiesa non resta che un silenzio rassegnato e prudente.
Come può un candidato al sacerdozio o alla vita consacrata parlare di un tema che gli impedisce la via che vuole prendere? Questo silenzio rende difficile la libera espressione della propria sessualità, e, di conseguenza, una comprensione obbiettiva. Non pochi teologi stanno chiedendo che in questi temi si tenga conto delle scoperte scientifiche.
Per ora, da parte del magistero, l'accoglienza di queste nuove posizioni è sfavorevole e duramente condannata. Però fra le persone credenti incominciano ad esservi cambiamenti significativi, che a poco a poco, lentamente ma senza pausa, daranno uno sbocco a una nuova valorizzazione dell'omosessualità.
Comunità gay e Chiesa, come percepisce questa relazione?
La Chiesa si sentiva e si sente ancora minacciata dall'omosessualità. Ancora oggi la persona che esprime la sua sessualità in modo differente è considerata un pericolo, qualcuno che non si comporta nel modo stabilito.
Ci sono molte persone ferite da questo rifiuto. Il rapporto ad oggi è teso e conflittuale. Ci sono troppi pregiudizi da ambo le parti. Sono convinto che la Chiesa può dare molto ai gruppi LGBT siano cristiani o meno.
Cosa direbbe all'Arcidiocesi o alla Conferenza Episcopale della sua realtà?
In primo luogo li inviterei a conoscerci. Fino a molto poco tempo fa i manuali di morale che la maggior parte dei vescovi ha studiato ci definiva persone malate, depravate, con una tendenza all'immoralità e alla perversione. Quest'ignoranza produce paura e negatività. E soprattutto devono scoprire che molti cristiani LGBT sono parte della Chiesa e celebrano la loro relazione con essa.
Siamo la chiesa, ora. Esorterei i vescovi cattolici a un grande sforzo di fedeltà creativa. È necessario che la Chiesa offra alle persone omosessuali un cammino di crescita nella fede, partendo dal loro essere e non dalla negazione di un orientamento sessuale che è anche dono di Dio.
Vorrei fare questa dichiarazione alla Chiesa, come figlio, come credente, che viene dalla mia personale esperienza di fede: che non è incompatibile il vivere cristiano col vivere il nostro orientamento sessuale, secondo il Vangelo.
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