mercoledì 16 ottobre 2013

L'ULTIMA NOTTE






Silenzio.

L’ultima luce dell’edificio si era spenta più di un’ora prima, ma erano entrambi svegli, in allerta, in attesa, nella speranza che qualcosa sarebbe accaduto. Potevano sentire l’uno la respirazione dell’altro. Perché sapevano che qualcosa sarebbe accaduto, e sarebbe stato quella notte. Ogni altra notte precedente, alla stessa ora, sicuramente sarebbero stati entrambi addormentati, ma quella notte no. Marco e Paolo erano nella loro camera con gli occhi spalancati, con i sensi pronti al minimo segnale. Erano anni che stavano insieme. Di fatto, condividevano ogni cosa in quella piccola e sobria stanza che, per loro, pareva l’ultimo rifugio del mondo. Fuori brillava una luna che rischiarava tutta la camera e la luce entrava, senza chiedere il permesso, dalla finestra aperta, proiettando l’ombra dell’intelaiatura sul modesto armadio ad angolo.

Marco fu il primo a prendere l’iniziativa: sì, definitivamente doveva succedere qualcosa quella notte perché il giorno successivo tutto sarebbe cambiato. Prese il coraggio nelle sue mani, dubitando un poco, ma si fece forza e girò lo sguardo verso la branda del suo compagno. Scostò le lenzuola è uscì dal letto.

Paolo non si mosse, sebbene avesse percepito il movimento e il rumore della rete metallica che si alzava. La luna illuminò il camicione bianco che vestiva il corpo di Marco fin sotto le ginocchia, sotto di quello non portava nulla. Il giovane sapeva che Paolo era sveglio, nonostante il silenzio e l’apparente tranquillità nel letto accanto. Marco percepiva perfettamente che l’amico lo stava osservando. Fece un paio di passi fino a raggiungere la branda di Paolo. Quando gli fu davanti, alzò le mani verso i bottoni del suo camicione e li sbottonò uno a uno, aprendo completamente la vestaglia fino all’ombelico. Paolo lo guardava senza fiatare e alla luce della luna osservò il petto nudo del compagno, quando costui lo sfilò liberando le braccia e le spalle. La pallida luce illuminava appena il corpo del ragazzo e la leggera peluria che rivestiva la sua pelle candida; tanto lieve che si poteva appena scorgere. Marco sostenne il camicione ai fianchi, poi sussurrò solamente una parola: “Paolo?”

L’altro rispose con una sola sillaba: “Sì” e questo fu tutto.

Era un’affermazione e un’autorizzazione.

Marco lasciò cadere il camicione a terra scoprendo completamente il suo corpo; con esso caddero le sue ultime barriere e ogni inibizione. Era in mezzo alla stanza completamente nudo. Rimase fermo un istante, come se volesse mostrarsi interamente, come se intendesse far trasparire la sua anima in lotta, tra il dubbio e il vulnerabile. Pablo fece scivolare lo sguardo su di lui e la bellezza della bianca nudità giovanile sembrò illuminare di luce propria, la stanza che condividevano da anni. I loro sguardi si incontrarono momentaneamente. Poi gli occhi discesero sul suo corpo, alto, forte, giovane, puro. All’altezza dell’addome, una lieve linea di peli neri invitava la vista ad un cammino discendente e delizioso, che culminava in un pube squisito coperto da una nube di peluria soave e setosa.

I loro incontri l’uno tra le braccia dell’altro erano stati numerosi durante quegli anni vissuti insieme, eppure quella notte l’attesa era maggiore perché sapevano che sarebbe stato l’ultimo.

Marco fece un altro passo e alzò il lenzuolo che copriva Paolo, lentamente, come se volesse che questo fosse un attimo eterno, che richiedesse una sublime attenzione, che fosse congelato per il tempo a venire. Fece scorrere il telo sul corpo dell’amico e lo lasciò cadere a terra, ai suoi piedi. Paolo, attratto involontariamente da quell’immagine quasi spettrale che aveva di fronte, gli fece posto sedendosi e appoggiando le spalle alla testiera del letto. Marco salì sulla branda e si pose in ginocchio di fronte a lui. Paolo prese le sue mani e lo attirò verso di sé, l’altro si distese languidamente su di lui e i loro corpi si sfiorarono per l’ultima notte. Le loro labbra si unirono ingorde per il primo dei loro ultimi baci.

Fecero l’amore con trasporto e con passione, ma anche con estrema dolcezza e delicatezza, e mentre godevano l’uno dell’altro, piansero amaramente per la perdita di quei momenti magici che avevano condiviso da tanto tempo. Tutto sarebbe cambiato il giorno dopo. Nel silenzio spettrale della notte i loro gemiti e i loro singhiozzi furono gli unici suoni che si potevano udire. Fecero l’amore a lungo e più volte e alla fine caddero esausti e sazi in un sonno profondo, l’uno tra le braccia del proprio amato.

Sapevano entrambi che non si sarebbero persi e avrebbero continuato a vivere insieme, ma la realtà, che avrebbe cambiato tutto quello che c’era stato tra di loro, incombeva minacciosa.

Erano ancora nudi e abbracciati quando cominciarono nuovamente i rumori della casa: la campanella della chiesa suonò alle prime luci dell’alba, le porte si aprivano e si richiudevano, i passi frettolosi risuonavano nei corridoi.

Era il giorno. Anche se per loro era un giorno senza sole. Un giorno tanto aspettato quanto temuto. E da quel giorno non sarebbero più tornati a guardarsi come avevano fatto quell’ultima notte.

Sarebbero vissuti sotto lo stesso tetto come sempre, ma non più come seminaristi, bensì come due nuovi sacerdoti della fraternità. In quel giorno che stava spuntando, avrebbero formulato i loro sacri voti di obbedienza, povertà e castità.

Obbedienza. Povertà. Castità.

Si guardarono con gli occhi umidi di pianto, in un miscuglio indescrivibile di beatitudine e di disperazione. Non si pentivano di quello che c’era stato tra di loro durante la loro giovinezza, ma le cose sarebbero cambiate inevitabilmente da quello stesso giorno, quando avrebbero promesso a Dio di vivere per sempre in castità.

6 commenti:

  1. Semplicemente bellissimo..

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  2. Grazie, mio marito dice che è uno di quelli che predilige anche lui.

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  3. Nonostante io prediliga storie leggere,allegre..questo racconto è al momento il mio preferito..questo racconto mi ha fatto pensare alla discussione riguardante i preti gay,ricordi?

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  4. Cerco di essere poliedrico. Un po' qui e un po' là. Spero possa piacere. La situazione dei preti gay mi interessa molto. E' un tema che mi dà molto fastidio.

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  5. A proposito di preti gay..c'è un romanzo di Eric Arvin,molto carino..
    Si è un argomento interessante,ma è fastidioso solo per l'ipocrisia delle alte sfere del clero!!

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  6. Questo racconto e' davvero bellissimo, e' uno dei miei preferiti anche se la scelta dei due giovani e' dolorosa, perché sanno di non poter avere entrambe le cose, dedicare la vita a Dio e amarsi tra loro.

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