mercoledì 27 marzo 2013

COLPITO E AFFONDATO

Il locale è affollato e riesco a malapena a pensare, figuriamoci a sentire la mia voce mentre cerco di ordinare al bar. Il barista evidentemente comprende il movimento labiale perché tutto quello che ne esce è aria pura, coperta dal tonfo monotono della musica dance che mi riverbera nel petto. Mi versa esattamente quello che ho ordinato, una Vodka-Red Bull e una Corona, e afferra i soldi dalla mia mano ridandomi rapidamente il resto. Mi metto in tasca le monete e lui annuisce un grazie prima di passare al suo prossimo cliente.
In genere non passo così i miei sabato sera, ma ho seguito Tommaso qui perché pensa che ho bisogno di uscire di più. Tom è il mio compagno di stanza e anche se non è sempre in casa come me, ha ragione sul fatto che passo troppo tempo sepolto nei libri.

Il posto è pieno. Le pareti sono praticamente tappezzate di ragazzi e devo alzare i bicchieri per evitare di urtare la gente e sporcare qualcuno, poi improvvisamente non riesco più a muovermi e sento una durezza rivelatrice dietro di me. In un primo momento cerco di ignorarlo, cercando di far capire al ragazzo dietro di me che non può spazzolarsi contro il mio fondoschiena, ma il movimento diventa più insistente e mi rendo conto che in realtà mi fa impazzire. Non riesco a muovermi, quindi immagino che potrei anche godere della pressione di quel corpo rigido contro il mio. Sento odore di dopobarba e sudore intorno a me e, forse la mia immaginazione sta giocando brutti scherzi, ma sento odore di sesso. Il tizio dietro di me macina sempre più e i pantaloni cominciano a starmi sempre più stretti. Chiudo gli occhi e immagino di essere preso da dietro e scopato profondamente da uno sconosciuto con una stretta T-shirt e pantaloni di tela. Il mio respiro accelera e mi lecco le labbra, rendendomi conto che ho ancora in mano due drink a mezz’aria. Prendo un sorso veloce dalla Corona e mi sento un po’ meglio, la birra è buona ma non è niente in confronto al ragazzo che si sta strofinando dietro di me.

Forse Tom ha ragione avrei bisogno di vivere un po’ di più la mia vita. Fino a quando è sicuro, non c'è alcun motivo per cui un po' di sesso anonimo sulla porta nel retro di un club gay dovrebbe farmi stare male. Allungo il collo, ma non riesco a capire chi c'è dietro di me. D’altronde non mi interessa nemmeno, perché sto quasi per scoppiare.

Poi all'improvviso, la folla si disperde e posso muovermi di nuovo. Mi giro, ma non c'è nessuno dietro di me. La mia eccitazione si sgonfia immediatamente. Al tavolo ci sono solo gli amici di Tommaso, quindi poso i bicchieri e lo vado a cercare. Faccio una deviazione verso i bagni ed entro in uno degli scompartimenti chiudendo la porta, mi appoggio al divisorio. Questo è probabilmente l'unico posto nel club che offre un po' di pace e tranquillità, quindi me lo godo per un momento.

"Vuoi finire quello che abbiamo cominciato?" sento dallo scompartimento a fianco.

Non rispondo subito, chiedendomi se è davvero rivolto a me.

"Io ci sono, se sei in gioco".

Un po' esitante apro la porta del box e sbircio all’esterno. Tom è in piedi sulla soglia, e mi sta guardando un po' triste.

"Tommy, stai bene?" chiedo.

Tom si stringe nelle spalle: "Non capisci, vero?"

Non credo di non capire ma sono incerto su quello che intende.

"Ero io all'interno del locale. Dietro di te".

I miei occhi devono essere diventati delle dimensioni di due dischi, perché Tom ridacchia.

"Ma tu non... Siamo compagni di stanza. Siamo amici".

"Sì, ma senza benefici," si stringe nelle spalle "A volte mi chiedo se tu ti accorgi di me, tu riesci a vedermi, Giovanni?"

"Certo che ti vedo. Ci vediamo tutti i giorni. Almeno quando rientri a casa la sera."

"Sono stato a casa ogni sera in questi ultimi mesi."

Annuisco, devo ammettere che probabilmente ha ragione.

"Sono stato io a preparare la cena, io che ho pulito l'appartamento. Ti ho anche portato i vestiti sporchi in lavanderia assieme ai miei".

Mentre mi dice questo mi accorgo che non ho notato tutte queste cose. Come ho fatto a non accorgermene? "Che cosa stai dicendo?"

Tom sorride, ma è un sorriso ironico, le sue labbra sorridono ma non raggiungono i suoi occhi. "So che la maggior parte dei ragazzi non le nota queste cose, e magari se ne approfitta. Sono innamorato di te, Gio'. Lo sono fin da quando siamo andati ad abitare insieme in quell'appartamento all'inizio del nostro secondo anno".

Non so cosa dire "Ma se sei sempre dietro ad incontrare altri ragazzi e a flirtare e..." Il mio italiano è un po' dialettale ma ha capito e posso vedere dalla sua espressione che non è stata una buona uscita.

"Buffo come mi vedi flirtare con altri ragazzi, ma non noti il modo in cui ti guardo". Scuote la testa. "Non sono andato a letto con nessuno in questi mesi, Gio'. Faccio finta di andare a casa con qualcuno di loro per farti ingelosire, ma a mala pena arrivo alla prima base e se arrivo oltre, beh, alla maggior parte dei ragazzi non piace quando sei in preda alla passione e li chiami con il nome sbagliato".

Faccio un passo in avanti, rendendomi improvvisamente conto che sto per perdere il mio migliore amico se non dico o faccio la cosa giusta in questo momento. Cerco di trovare le parole, ma non vengono. Vedo che Tom sta perdendo la pazienza, così quando si gira per andarsene lo afferro per un braccio e lo tiro verso di me. Rinunciando a pensare, lo spingo contro la paretina del divisorio e lo bacio.

Quando ci stacchiamo, i suoi occhi sono umidi e sono più confuso che mai "Mi dispiace" dico.

"Non ti azzardare a chiedermi scusa per avermi baciato. Ho avuto centinaia di polluzioni notturne sognando che mi baciavi in quel modo".

Sorrido al pensiero che ho dovuto lasciare casa per vedere quello che era proprio sotto il mio naso "Allora andiamo, dai".

"Dici sul serio?" Non credo di aver mai visto Tommaso così insicuro, così gli metto il braccio intorno alle spalle e l’ho attiro verso di me.

"Da quello che mi hai detto, la nostra relazione ha già tutto, tranne il sesso, quindi forse dovremmo andare a casa e vedere cosa si può fare a proposito".

Prima che possa reagire, Tom mi tira all'interno della cabina e chiude la porta. Stringe il suo corpo contro il mio e mi mormora seducente "Non so se posso aspettare così tanto".

Nessun commento:

Posta un commento