venerdì 15 marzo 2013

UNA SETTIMANA DA GAY

Articolo di Susan Donaldson James tratto dal sito ABC News (Stati Uniti), del 11 ottobre 2012, liberamente tradotto da un volontario di Progetto Gionata

A Nashville, nella sua chiesa cristiana, a Timothy Kurek, fu insegnata la lezione dell’ira di Dio di cui si narra nel racconto biblico di "Sodoma e Gomorra" ed egli credette che l'omosessualità fosse un peccato. "Si imparava a essere molto timorati di Dio", ha raccontato Kurek.
Secondo gli insegnamenti della sua chiesa "fare un atto d’amore è dire al mio amico gay: - Ehi, senti, sei un mostro e devi pentirti per andare in paradiso. Io ci credevo assolutamente, in tutto e per tutto".
Da adolescente, Kurek era così pio che i genitori dei suoi amici spesso lo chiamavano per mettere in riga i figli, se si comportavano male o infrangevano quella che ritenevano fosse la legge di Dio: "Stavo al telefono fino alle quattro del mattino, a chiedere loro di pentirsi dei loro peccati".
Ma circa quattro anni fa, quando una lesbica conosciuta a una serata di karaoke gli confidò che i suoi genitori l'avevano rinnegata a causa del suo coming out, Kurek comprese di averla ferita: "Sento che Dio mi ha preso veramente a calci nello stomaco. Stava piangendo tra le mie braccia e, invece di essere lì per lei, pensavo a tutti gli argomenti per convertirla".
Tormentato da come aveva agito, Kurek si chiese che cosa si provasse a essere gay e veramente solo. Quindi, anche se si riconosceva come eterosessuale, intraprese quello che uno scrittore religioso ha definito uno "spionaggio spirituale". Sarebbe vissuto come un uomo gay per un anno. “Alla fine è capitato. Avevo bisogno di entrare nella parte e di capire".
Ora che ha 26 anni e non è più omofobo, nella sua biografia "The Cross in the Closet", Kurek descrive il suo percorso, che comprendeva frequentare bar gay, affrontare la delusione della sua famiglia e il rifiuto dei suoi amici . Ha scelto oggi, il Giorno del Coming Out Nazionale e il Mese della Storia Nazionale LGBT, per lanciare la vendita del suo libro, impegnandosi a donare parte dei proventi a un ente di beneficenza a favore dei giovani senzatetto LGBT.
Spera di cambiare la mentalità, non solo della comunità cristiana, ma anche di quella LGBT, e colmare il divario nel dibattito sui diritti degli omosessuali. Alcuni esperti sostengono che il suo atteggiamento rifletta quello di altri giovani cristiani.
Secondo il Dr. Jack Drescher, psichiatra di New York City specializzato in tematiche LGBT, le nuove generazioni sono meno anti-gay rispetto alle precedenti: "La questione di 'amare il peccatore e odiare il peccato,' è un’idea che sono costretti a mettere in discussione. Alcuni degli slogan [sull'omosessualità] non funzionano più per le giovani generazioni? La condanna ha un prezzo umano".
Kurek aveva ricevuto istruzione a domicilio da parte dei genitori che non gli insegnarono mai a evitare o a odiare i gay. I genitori hanno ammesso di aver lottato contro l'insegnamento della Chiesa sull'omosessualità. Pur avendo sempre voluto scrivere un libro, non terminò mai gli studi presso il Christian Liberty College di Lynchburg, in Virginia. Il diario che aveva tenuto ogni giorno per mesi, “iniziava a sembrare un libro".
Verso il 2009, nacque l'idea di pubblicarlo, in modo da documentare e conoscere l'omofobia. Per sei mesi ha tenuto scritti e progetti: “dovevo essere certo che il momento fosse quello giusto".
Ma un giorno, mentre era seduto in un bar in una zona di Nashville in cui si intersecano bar gay e frequentazioni di credenti cristiani, Kurek ha avuto il suo primo scontro. Mentre leggeva un libro a tematica gay, si accorse che c’era chi rideva alle sue spalle.
"Quando vide la copertina, un ragazzo mi avvicinò e mi disse: 'Tu sai che è radicalmente sbagliato - non si può essere gay e cristiani allo stesso tempo”. Kurek rispose: "Io sono gay e amo Dio".
Il piano di diventare gay era cominciato per davvero. Conoscevano la verità solo tre persone di cui lui aveva bisogno per realizzare il suo audace progetto: il suo migliore amico, una zia e Shawn, un amico gay che Kurek incontrava di notte al karaoke.
"Mia zia è la migliore amica di mia madre ed è più elastica nella sua fede. E’ riuscita anche ad ascoltare ciò che la mia famiglia mi stava dicendo alle spalle... Se mia mamma fosse uscita di testa, avrei dovuto saperlo".
Dopo una settimana, si rese conto che aveva bisogno di aiuto anche per respingere le avances degli uomini gay. Il generoso Shawn, che Kurek ha descritto come "un grande orsacchiotto nero e massiccio," diventò il suo "fidanzato per finta. "Mi serviva protezione per mantenermi equilibrato, per imparare le sfumature della cultura gay e come flirtare, e per avere una scusa quando i ragazzi ci provavano con me”.
Per essere credibile, Kurek imparò a tenersi per mano e ad abbracciare. Ma più di tutto, Shawn fu “la prima persona gay che ho lasciato entrare nel mio cuore. Era lì per me, completamente, durante tutto il tumulto emotivo ... mi fidavo di lui. Sapeva che sono etero e non si spinse troppo oltre. Mi insegnò a non avere paura".
Alla fine, la "repulsione" iniziale scomparve: "All'inizio, se un ragazzo mi avesse pizzicato il sedere, gli avrei tirato un pugno in faccia". La parte più difficile fu affrontare i suoi genitori, che erano divorziati. "Si faceva finta di niente…Il giorno dopo il mio coming out, curiosai nel diario di mia madre che aveva scritto: “Avrei preferito che il medico mi dicesse che avevo un cancro terminale, piuttosto che un figlio gay".
Con i suoi amici, prosegue Kurek, "la cosa che mi ha colpito di più è stata l'isolamento. Prima di fare coming out come gay, avevo una vita sociale molto intensa. Dopo che mi sono rivelato , non ho più sentito il 95% dei miei amici". Nel suo libro, Kurek evita la teologia: "Voglio che sia visto come un problema sociale. Quando evitiamo la gente, stiamo evitando Fred e John e Liz e Maria. Questi sono esseri umani. Alla fine si è rivelato un libro sul pregiudizio, non un libro sull’essere gay ”.
La risposta alla sua esperienza è stata positiva, secondo Kurek. Sua madre ora sostiene i diritti LGBT. La Rev. Waters Connie, pastora protestante e alleata LGBT di Memphis, che ha incontrato Kurek online quando lui metteva in discussione la visione della sua chiesa circa l’omosessualità, ha affermato di essere orgogliosa di lui e, pur non incoraggiando mai i suoi parrocchiani a mentire, nel caso di questo progetto sotto copertura, ha ammesso che è servito per uno scopo superiore: “Per Kurek apprezzare ciò che gli altri hanno passato è stato essenziale per sperimentare una minima parte di ciò che le persone LGBT devono vivere da molti anni per essere al sicuro. La sua trasformazione gli ha cambiato la vita.
Questo è quello che si spera sia l'obiettivo del cammino cristiano di fede. Per me è già sufficiente che egli sia cambiato, ma se gli altri impareranno da lui, sarà una benedizione ancora più grande”.



Testo originale: Cross in the Closet: Straight Christian Lives a Year as Gay Man

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