sabato 6 ottobre 2012

INTRIGHI E TRESCHE ALLA CORTE DI PRUSSIA


Federico II di Prussia
Come si dice... a volte la realtà supera l'immaginazione. I primi anni del '700 furono scenario di una intricatissima storia che vedeva come protagonisti il Re Federico II di Prussia, ed il jet set della nobiltà europea.
Ci si potrebbe scrivere un libro.
Federico di Prussia nacque a Berlino nel 1712 dal Re Federico Guglielmo primo e dalla regina Sofia di Hannover. Il padre era un re-soldato dai modi bruschi ed imperiosi, la madre una donna carismatica ed acculturata.
Pur essendo il legittimo principe ereditario al trono, il giovane Federico aveva una pruriginosa ritrosia ai suoi impegni di corte, preferiva di gran lunga la compagnia di un militare prussiano suo coetaneo, Hans Hermann Von Katte. L’egemonica figura del re paterno, l’antipatia verso il trono e l’amicizia profondamente affettuosa con il giovane soldato prussiano, spingono il giovane Federico ad organizzare una fuga in Inghilterra approfittando di un loro viaggio in Germania. Ma venne scoperto dal padre e vennero catturati entrambi, poco prima della frontiera francese. I due furono allora portati dinanzi al tribunale militare, che condannò Von Katte all'ergastolo e si dichiarò non competente per il principe Federico. Il Re però, come era in suo potere, commutò l'ergastolo di von Katte in condanna a morte, che era effettivamente prevista per il reato di diserzione. Inizialmente il Re, che aveva mangiato la foglia sull’omosessualità del figlio, era intenzionato ad ordinare l'esecuzione anche di Federico, fu però dissuaso dai suoi ministri; in compenso però costrinse Federico ad assistere all'esecuzione dell'amico. O per lo meno questa era la sua volontà, ma dagli storici del tempo leggiamo: 
Hans Hermann Von Katte

A Katte era stato ordinato di indossare un abito bruno, esattamente eguale a quello del Principe, il quale era già stato condotto in basso, in una sala, per fargli vedere Katte mentre passava di lì (l'ordine reale era di fargli vedere Katte mentre veniva giustiziato, ma lo fecero passare come una disposizione ormai decaduta), e Katte sapeva che lo avrebbe visto".
Besserer, il cappellano della guarnigione, citato da Carlyle, descrivendo la scena mentre si avvicinavano al castello, dice: «Qui, dopo un lungo e bramoso sguardo tutt'intorno, finalmente vide il suo amato Gionata ad una finestra del castello, e da lui si congedò con l'espressione più gentile e più tenera, parlando in francese, senza alcuna emozione che ne tradisse il dolore.
«Pardonnez moi, mon cher Katte», gridò Federico.
«La mort est douce pour un si aimable prince», rispose Katte, e continuò a camminare, girando dietro l'angolo della fortezza, almeno così sembra, e non poté vedere Federico, il quale svenne senza poter dare un'occhiata a Katte prima che morisse.

Elisabetta Cristina
Il principe ereditario, lungi dall’essersi spaventato per la scampata morte prematura, comincia a frequentare sempre più i giovanotti della propria corte. I quali non disdegnano certo le sue attenzioni. Un altro amico intimo è il suo luogotenente scozzese Jacobite Keith. Il re suo padre gli trova dunque un austero tutore militare, il conte von Keyserling, il quale è però fedele alla tradizione che ogni miglior educatore sia anche pederasta e sodomita. E lui, il conte, non ne è da meno.
Ormai diretto sulla cattiva strada, il principe deve comunque cercarsi una moglie. La scelta per la futura principessa risulta essere un bel terno al lotto. E’ difficile trovare moglie ad un principe che preferisce i muscoli dei suoi militari alle rotondità femminili più o meno nascoste da crinoline e merletti. In prima battuta la prescelta e la principessa Elisabetta di Meclemburgo, nipote della zarina Anna di Russia. Questo piano sfuma ben presto e quindi la scelta cade su Maria Teresa d’Austria, ma Eugenio di Savoia, grande stratega europeo, riesce a far deviare la scelta sulla duchessa  Elisabetta Cristina del principato di Wolfenbuettel. Il matrimonio celebrato nell’estate del 1733, probabilmente non fu mai consumato. I due coniugi abitavano in due palazzi che stavano a grande distanza l’uno dall’altro ed ebbero sempre dei rapporti molto formali a ricevimenti o feste di gala.
Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1740, Federico II deve gioco-forza diventare re di Prussia. Uno dei suoi primi ordini da monarca fu quello di proibire alla moglie di recarsi in visita alla sua corte di Potsdam, garantendole comunque la residenza nel Palazzo di Berlino, libero così di ricevere nelle proprie stanze reali tutti i militari di suo gradimento senza eccezione di grado e nobiltà.
Federico comunque fu un grande monarca, a dispetto della sua poca voglia di regnare, la sua complessa azione di governo si svolse sul piano politico e militare, su quello dell'economia e dell'amministrazione statale ed anche nel campo dello sviluppo delle scienze e delle arti. Alla sua corte intratteneva tutti i più grandi intellettuali europei ed intratteneva rapporti di corrispondenza con Johan Sebastian Bach e con Voltaire. Proprio con quest’ultimo ebbe un rapporto di stima-odio e l’enciclopedista lasciò degli scritti alquanto irriverenti al suo amico-nemico.  
Voltaire
 ... Quando Sua Maestà era vestita e calzata, lo stoico cedeva qualche istante alla setta di Epicuro:  faceva venire due o tre favoriti, giovani ufficiali del suo reggimento, o paggi, o aiduchi, o giovani cadetti. Si beveva del caffè. Colui a cui gettava il fazzoletto restava da solo con lui per un mezzo quarto d'ora. Le cose non arrivavano fino alle estreme conseguenze dato che il principe, ancora vivo suo padre, era stato trattato malamente <dalla sorte> nei suoi amoretti, ed era stato curato non meno malamente. Non poteva recitare il ruolo principale: doveva accontentarsi di quelli secondari. Finiti questi divertimenti da scolaretto, arrivava il momento degli affari di Stato.
... Nel suo palazzo non entrava mai né donna né prete. In una parola, Federico viveva senza Corte, senza Consiglio e senza culto.
... Questo governo singolare, questi costumi ancora più strani, questo contrasto di stoicismo ed epicureismo, di severità nella disciplina militare e di mollezza all'interno del palazzo reale, di paggi con cui divertirsi nel suo gabinetto e di soldati da far passare trentasei volte sotto le vergate sotto le finestre del monarca che li guardava, di discorsi di morale e di una licenza sfrenata, tutto questo componeva un quadro bizzarro che poche persone conoscevano allora, e che poi è trapelato in tutta Europa.
... Il duca di Choiseul, è uomo di molto spirito, scrive versi, ha amici che ne scrivono, e ripagò il re di Prussia della stessa moneta, inviandomi un'ode contro Federico tanto mordace, tanto terribile, quanto quella di Federico contro di noi.
Sii censore meno selvaggio,
e sopporta l'innocente scherzo
della natura e degli amori.
Puoi condannare la tenerezza,
tu che non ne hai conosciuto l'ebbrezza
che fra le braccia dei tuoi tamburini?
Insomma Voltaire non gliele mandava certo a dire...
Francesco Algarotti
E qui entra in scena l’italiano Francesco Algarotti, dotto illuminista, scrittore e collezionista d’arte ma anche gran tessitore della propria fortuna.
Il veneziano, coetaneo di Ferdinando II, era figlio di commercianti ma aveva studiato a Roma e Bologna, e all’età di 23 anni aveva cominciato a girare l’Europa, raggiungendo Parigi e Londra dove ebbe modo di conoscere parecchie celebrità.
Algarotti, che pur non  essendo un gran bell’uomo era ricco di fascino, conobbe anzitutto Lord John Hervey che si innamorò perdutamente di lui. Algarotti sfruttò l’occasione al meglio, mentre aveva continui e ripetuti incontri con il baronetto inglese, intratteneva contatti espliciti anche con una sua intima amica, Lady Mary Montague. Iniziò così uno dei più pazzeschi triangoli sessuali del XVIII secolo. L’italiano continuava a ricevere bigliettini amorosi da entrambi, ai quali rispondeva con cortesi incoraggiamenti, e nel frattempo si concedeva anche ad un giovane milanese di nome Firmano, con il quale intraprese un viaggio in Francia. Quando lo vennero a sapere i due nobili inglesi, non se la presero con l’amato veneziano ma si accapigliarono tra di loro. Lord Hervey divenne geloso e Lady Mary impazzì dalla rabbia. 
Lady Mary Montague
Lady Mary ruppe immediatamente la sua amicizia con il Lord, rendendo pubblica una sua battutaccia fulminante secondo cui:
"Il mondo è composto da uomini, donne, ed herveys" 
Dopo la Francia, Algarotti decise di recarsi in Russia, e nel suo ritorno verso Londra decise di fare una capatina alla corte prussiana dove conobbe il principe ereditario Federico II.
Il re che ovviamente conosceva benissimo Lord Hervey e Lady Mary, trovò che le lodi sperticate sull’italiano erano del tutto appropriate. Dal canto suo, Algarotti si diede da fare per entrare nelle grazie del principe.

Lord John Hervey

Tornato a Londra riprese la sua vita “normale” a fianco di Lord Hervey, ma otto mesi dopo ricevette una notizia molto interessante: il re di Prussia era morto e ora Federico II era il nuovo Re. Qualche settimana dopo il Re lo invitava alla reggia di Potsdam, “e subito”.
 Ovviamente il bel Francesco sfruttò l'occasione e qui divenne "intimo amico", molto intimo, del re, scalzando in breve il precedente amante, il barone Keyserling. Fu così che il fascinoso italiano ricevette nel decennio successivo onori, incarichi politici come ciambellano, il titolo nobiliare di conte ed incarichi diplomatici. 
Voltaire non la manda a dire neanche al conte Algarotti e in una lettera a lui indirizzata malignamente parla della nobiltà veneziana come
un popolo molle, fiacco, guasto
d'ignoranza e furberia,
col deretano spesso slabbrato
grazie agli sforzi del vecchio peccato
che è chiamato sodomia,
ecco sbozzato il ritratto
dell'assai nobile Signoria 
L’idillio con il re Prussiano si spenge assai presto, probabilmente per i gusti del monarca che nel frattempo era più interessato ai granatieri reali.
Algarotti minato dalla tubercolosi ritorna in Italia, e nel 1764 muore a Pisa. Il re comunque non si dimenticherà del suo focoso amante italiano e gli farà costruire una mausoleo che ancora è possibile visitare nel Cimitero della città.
Federico continuò ad essere un sovrano illuminato, anche se Voltaire si rese conto che non stava agendo come tale, ad esempio esecrava la continua militarizzazione della Prussia. Al Re questo invece interessava particolarmente, poichè poteva indirizzare le sue attenzioni sugli aitanti militari del suo regno. Invecchiando Federico diventava sempre più solitario e schivo e rimaneva rintanato nella sua residenza di Sans Souci, accoccolato sulla poltrona del suo studio, dove spirò nel 1786.

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