venerdì 6 marzo 2015

CONTRO NATURA O CONTRO LA LEGGE INGIUSTA?






Articolo di Roberto Casati pubblicato su Il Sole 24 Ore del 22 febbraio 2015



Se si consulta una cartina europea dei diritti civili, si vede che l’Italia ha un colore diverso da quasi tutti gli altri Paesi cui si direbbe che vuole assomigliare, diciamo il gruppo di testa. Sguazza invece nel buco nero della discriminazione, in compagnia di, e li elenco tutti in ordine alfabetico, Albania, Bulgaria, Bielorussia, Bosnia, Cipro, Lettonia, Lituania, Moldavia, Monaco, Montenegro, Polonia, Macedonia, Romania, Russia, San Marino, Serbia, Slovacchia, Turchia, Ucraina e Città del Vaticano. Se dobbiamo parlare di due Europe, o di un’Europa a due velocità, ecco un bel club della cui appartenenza andare tronfiamente compiaciuti. Non me ne voglia l’agenzia pubblicitaria che ha curato per Davos il simpatico video «Italia, uno straordinario luogo comune», cercando un tantino faticosamente di ribaltare gli stereotipi della pizza e del latin lover: ma mi sarebbe veramente piaciuto vedere come avrebbe trattato la maschia omofobia italiana. Il libro di Nicla Vassallo, universitaria e intellettuale militante ci regala un nutrito argomentare a favore dell’accesso di coppie same-sex all’istituto del matrimonio. Uno dopo l’altro vengono smontati i molti ingombranti idòla che ostacolano la discussione, dalla pretesa minaccia del matrimonio same-sex nei confronti della sacralità del matrimonio alla finalità procreativa del matrimonio, dalla immutabilità del matrimonio tradizionale alle pretese etiche e addirittura epistemiche di stravaganti paladini dell’eterosessualità (le pagine dedicate a Scruton meritano da sole l’acquisto del libro.)


 Il titolo del libro permette già qualche semplice riflessione. “Il matrimonio omosessuale è contro natura: Falso!” Chissà, forse basterebbe far notare che il matrimonio di per sé – same-sex o othersex. – è un’istituzione culturale, e come tale si oppone alla natura, e proprio a quella cui si pensa quando si dice «contro natura». Non è che anche le formiche nel loro piccolo si sposano. Il matrimonio è contro natura, e per fortuna, vien fatto di dire, nel senso che non è questione di accoppiamento e di riproduzione, quanto piuttosto di riconoscimento sociale, di impegno morale, di progetto a lungo termine e di adesione culturale.



Quindi chi proclama che il matrimonio same-sex è contro natura ha in mente qualcosa d’altro: pensa che sia l’omosessualità a essere contro natura, e sostiene su questa base che si debba negare il diritto di sposarsi agli omosessuali. Come mostra molto bene Vassallo, nessuna delle due tesi regge a un minimo di riflessione. Da un lato la naturalità ha dei confini assai labili e fortemente permeabili dalla normatività (e chi decide della normatività? Ascoltate: «La poligamia è del tutto naturale, da queste parti!»). D’altro lato l’innaturalità non è di per sé normativa; facciamo tante e tali cose innaturali, come sottoporci a una radioterapia o volare sopra l’Atlantico, senza che ci sfiori il pensiero che queste cose possano essere, per loro natura, escluse dal novero delle cose cui abbiamo diritto. («Non dovresti volare sopra l’Atlantico: è contro natura!»)



Le ragioni per eliminare l’odiosa discriminazione nei confronti di chi vuole convolare in un quadro same-sex sono tante. In primis, il fatto che la storia mostra che l’emancipazione segue dalla legge, e non viceversa. Perché è vero che l’atteggiamento discriminatorio nei confronti di omosessuali e lesbiche tradisce un pregiudizio; certo. Forse però anche qualcosa di più. Protervia, direi, che si esprime nel piacere assai volgare di poter negare un diritto a qualcuno per il semplice fatto che c’è un istituto legale che finora ha consentito di farlo.



Eliminare una cattiva legge significa allora dichiarare la propria opposizione a comportamenti protervi, significa avere e offrire una migliore immagine di noi stessi. Si dirà che chi volesse modulare la costruzione della propria famiglia può scegliere la coppia di fatto – che sia same-sex o etero – nei Paesi in cui c’è questa possibilità. Ma non è che si può dire a omosessuali e lesbiche che loro non possono scegliere tra matrimonio e coppia di fatto, ovvero che la loro sola opzione è la coppia di fatto.  Anche questa, seppur di poco più sottile, è discriminazione. Molto semplicemente, il matrimonio è un’istituzione seria, la cui sacralità non può venir infangata e addirittura revocata da una discriminazione insita nel suo cuore.

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