Intervista a Paolo Rigliano di Silvia Lanzi
“Gesù e le persone omosessuali", questo il titolo del nuovo libro uscito, a cura di Paolo Rigliano, per le edizioni La Meridiana.
Otto dialoghi con altrettanti teologi per parlare di qualcosa di fondamentale per l’uomo: l’amore. Qualcosa di fondamentale “che si esprime in tante forme e che tutte devono essere celebrate” come afferma lo stesso Rigliano in un’intervista rilasciata a Pasquale Quaranta. Per cercare di capirne un po’ di più, anch’io gli ho posto qualche domanda. Eccole, insieme alle sue risposte.
Questo libro appare dopo “Curare i gay Oltre l'ideologia ripartiva dell'omosessualità?” scritto con Jimmy Ciliberto e Federico Ferrari. Mentre nel primo l'approccio mi pareva più scientifico, in questo è più dialogico. Mi sbaglio?
Non sbagli affatto! Sentivo la necessità di un linguaggio e di una modalità di espressione diversi, volevo soprattutto parlare a tutti, tentando strade nuove, mettendomi in colloquio con le persone in modo più diretto, “generativo”, per cui i lettori potessero partecipare come in presa diretta a questa mia offerta di dialogo.
Questo procedimento, inoltre, è anche una precisa strategia interpersonale, sociale e politica: credo che solo offrendo strumenti di riflessione e di pensiero, solo instaurando una ricerca comune e solo portando il discorso al cuore del messaggio di Gesù, io credo si possa far avanzare tutta insieme la società, rompendo una contrapposizione sterile tra chiese cristiane e vita e affettività omosessuale.
Ma come ogni confronto serio e proficuo, questo va fatto con il massimo rigore, con consapevolezza integrale delle dinamiche in gioco, dei valori fondanti, delle prospettive che potrebbero accomunare tutti in una società futura che veda un avanzamento collettivo nel senso dell’accoglienza delle diverse forme di vita e di amore.
In fondo, la mia è una proposta non violenta di superare un conflitto che vede la chiesa cattolica – in particolare – sempre più incapace di sostenere il ruolo storico di oppressore delle persone omosessuali: senza sapere come superare le proprie stesse insostenibili contraddizioni e arretratezze, su tutti i piani.
Un libro con tante voci diverse, cattoliche ed evangeliche. Che diversità di sfumature cogli nelle loro parole?
Tante diversità! E questo era proprio uno degli scopi del libro: non uniformare, non appiattire, ma al contrario cercare -anche nei limiti forti di un testo piccolo e “leggibile”- di innescare un dibattito e un confronto, mostrando come tante possono esser le strade da seguire, le sensibilità in movimento, gli approcci, le cautele.
Scopo del testo è quello di offrire solo degli spunti di ricerca, di invitare a riflettere a partire e intorno a un punto di vista preciso: quale è la relazionalità che Gesù sceglierebbe di testimoniare nei confronti dei diversi e degli oppressi omosessuali?
Allora, le sfumature che i dialoghi evidenziano sono quelle che attengono – anche – alle diverse sensibilità che convergono nel confronto con il messaggio di Gesù: da quelle più radicali e avanzate delle due donne intervistate, Elisabeth Green e Letizia Tomassone, a quella più pacata e piena di speranza di Alberto Maggi, da quella profetica e integrale, straordinaria e generativa di Franco Barbero, a quella di José Maria Castillo, attentissimo al problema del potere, così come il pensiero liberatorio di Mattew Fox, altrettanto attento al problema del potere ma teso innanzitutto a restituire possibilità di vie positive a questa forma di amore.
Da quella di Vito Mancuso, che tenta a inserire la condizione omosessuale in una cornice teologica forte, relazionale e “naturale” allo stesso tempo, secondo il suo approccio innovativo per livelli.
Di grande importanza è la posizione del gesuita francese Joseph Moingt, a mio avviso, perché oltre che a chiamare in causa le ragioni stesse dell’annuncio folgorante dei Vangeli, invita a porre la sfida al suo giusto e appropriato livello, quello antropologico, cercando di considerare la condizione omosessuale all’interno della integralità umana, relazionale e sociale di un’etica che si fondi sul valore di sé e sulla cura dell’altro, e che generi così legami di amore autentico.
Natura/cultura. Un'annosa questione ancora tutta da dirimere...
Certo, una questione irrisolvibile. Eppure in qualche modo affrontabile proficuamente da tante angolature, mettendo insieme tanti “pezzi”, approcci, metodi, scelte antropologiche e filosofiche, oltre che religiose e di fede.
Per respingere nettamente quelle ideologie anche religiose che pretendono di risolvere una volta per tutte, per sempre, la natura dell’uomo, per fondarla e concluderla in prescrizioni sacre e divine già ampiamente fallimentare e persecutorie.
Esse sono elevate arbitrariamente a “Verità” da imporre dogmaticamente, secondo un approccio veterotestamentario a mio avviso inservibile e lesivo della umanità e della dignità di tutte le persone umane, non solo di quelle omosessuali.
Per uscire dalla contrapposizione natura/cultura, credo che bisogna partire dalla considerazione delle condizioni di vita autenticamente vissute dalle persone e, però, sempre le persone, tutte le persone vanno trattate come noi vorremo essere trattati: con la libertà creativa, propositiva e affermativa che tutti noi vorremo ci fosse garantita a priori, come diritto e valore umano inalienabile e consustanziale alla nostra peculiare condizione umana.
Così, a partire da questo principio, possono essere favorite tutte quelle visioni che sono di apertura, di scoperta, di innovazione: esattamente come è successo con le donne, le cui qualità umane rifulgono e si affermano quando sono loro garantiti i diritti di integrale umanità.
E allora si verifica che quella natura che le voleva inferiori e sottomesse era appunto non la loro autentica natura , ma la conseguenza obbligata di una cultura repressiva e disumanizzante, l’esito autoconfermantesi di una ideologia che troppo spesso le chiese hanno scambiato per la “vera natura dell’essere femminile”.
Papa Francesco ha recentemente detto "chi sono io per giudicare" riferendosi alle persone omosessuali. Un'inversione di tendenza, seppure timida?
Si, penso che si possa parlare quantomeno di uno stop alla consueta reazione automatica di interdizione, condanna, squalifica da parte delle gerarchie vaticane nei confronti delle persone gay, lesbiche e transessuali.
La mia posizione è: massima attenzione a ogni aspetto della comunicazione e della elaborazione, cautela e prudenza estreme, capacità di cogliere ogni possibile apertura, avanzamento, innovazione persino.
Sempre sviluppando una analisi contestuale, storica precisa e circostanziata, sempre individuando i livelli in gioco, le strategie che ogni affermazione dispiega e rende possibile. La mia proposta è quella di aprire sempre spazi di dialogo, di convergenza, capendo le ragioni delle proposte e i movimenti che rendono possibili, il gioco interno alla Chiesa e ai suoi differenti gruppi.
Ci vuole un approccio sobrio, pragmatico, realistico, contestuale e storico al tempo stesso, che tenga conto dei vincoli, delle dinamiche che nella Chiesa cattolica agiscono nello specifico della “questione” omosessuale ma che si muovono su uno sfondo globale.
Quello che dobbiamo fare, e che in particolare tutti i credenti io credo debbano fare, è uscire da una condizione di passività, di attesa come dall’alto di una risoluzione della “questione gay”, di fatalismo e di rinuncia: credo che oggi più che mai si ponga il dovere di elaborare un pensiero nuovo, proposte fattive, concrete, praticabili, che costituiscano un orizzonte di valori sovraordinato, che si facciano carico delle paure e delle resistenze dell’altro, non per subirle ma al contrario per trovare della risposte più avanzate ed elaborate.
Ogni liberazione deve esser ben fondata, specificata, analizzata negli scenari che apre a e a cui chiama tutte le persone, non solo i soggetti interessati, In fondo, si tratta solo di costruire un mondo nuovo…..
Un modo di vedere troppo ottimista? Dalle risposte delle varie interviste parrebbe di no…
Paolo Rigliano (a cura di) “Gesù e le persone omosessuali". Interviste a F. Barbero, S.M. Castillo, M. Fox, E. Green, A. Maggi, V. Mancuso, J. Moight, L. Tomassone”, pp. 250, Ed. La Meridiana, 2014
Buongiorno e buona giornata a tutti. Pallido sole qui al nord est, ormai siamo abituati al solito temporale giornaliero. Che estate!
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