domenica 31 marzo 2013

BUONA PASQUA A TUTTI!




Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. (Gv. 20, 1-9)

venerdì 29 marzo 2013

SANTA PERPETUA E SANTA FELICITA



Due grandi figure di donne coraggiose del 200 d.C. ci sono state tramandate da un libro scritto a tre mani: Acta Perpetuae et Felicitatis (Atti di Perpetua e Felicita) scritto all’incirca nel primo decennio dello stesso anno.

Siamo a Cartagine nel 203, esattamente il 7 marzo: a varcare la porta dell’arena dei leoni, sono cinque martiri terrorizzati. Tre uomini e due donne.

Tibia Perpetua di 22 anni, sposata e madre di un bambino chiusa nel carcere pochi giorni prima, aveva redatto il diario dei suoi ultimi giorni. E’ una donna colta e di stirpe nobile e quindi di profonda cultura. I primi dieci capitoli dell’opera di cui sopra, iniziano proprio con le pagine redatte da lei stessa, nelle quali descrive le carceri affollate, il tormento della calura, annota i nomi dei prigionieri e dei visitatori, racconta i sogni e le visioni di quegli ultimi giorni, prima del martirio.

I successivi capitoli sembra siano stati scritti da un altro prigioniero, un certo Saturo, e da uno scrittore più esperto che si è identificato in Tertulliano.

Nel suo racconto Perpetua narra di una visione avuta in quei giorni che le fa comprendere di essere prossima alla morte: sogna di percorrere una lunga scala dorata fino ad un prato verdeggiante dove pascola un gregge di pecore.

In un’altra visione vede se stessa lottare contro un etiope selvaggio e comprende di non intraprendere una lotta contro le bestie feroci ma contro il diavolo stesso.

Tra la folla incarcerata ci sono accanto a lei la giovane Felicita, figlia dei suoi servi e in gravidanza avanzata, e tre uomini: Saturnino, Revocato e Secondulo. Tutti e cinque sono stati condannati a morte perché si sono convertiti al cristianesimo e stanno terminando il periodo di formazione per diventare catecumeni.

Il racconto è ricco di dettagli atroci e di rapporti drammatici, i parenti dei cinque fanno pressione affinché abiurino la nuova fede ma Perpetua, Felicita, che nel frattempo dà alla luce una bambina, e gli altri tre uomini, rimangono saldi nella loro professione di Fede e il 7 marzo l’imperatore Settimio Severo li condanna a morte nell’arena delle bestie feroci, dove le belve attaccano e straziano i loro corpi che poi verranno decapitati. Perpetua vive l’ultima ora con straordinarie prove di amore e di tranquilla dignità. Vede Felicita crollare sotto i colpi, e dolcemente la solleva, la sostiene; zanne e corna lacerano la sua veste di matrona, e lei cerca di rimetterla a posto con tranquillo rispetto di sé. Gesti che colpiscono e sconvolgono anche la folla nemica, creando momenti di commozione pietosa. Ma poi il furore di massa prevale, fino al colpo di grazia.

Pur essendo entrambe madri, Santa Perpetua e Santa Felicita pare che avessero un relazione di vero amore reciproco. La prima era anche sposata ma il marito è completamente assente dalla sua vita e dalle pagine del suo diario, che invece è intriso di parole d’affetto e d’amore per la compagna di prigionia.

Per questo motivo il professor John Boswell di Yale le pone tra le principali coppie di amanti dello stesso sesso santificate, le altre sono Sergio e Bacco, e Nearco e Poliuto.

Il culto delle due sante divenne molto popolare, tanto che lo stesso sant’Agostino chiese ai fedeli che le pagine del libro sulle loro figure, non venissero considerate sacre come le Scritture bibliche. I nomi di Perpetua e Felicita vengono citati anche nelle litanie della Veglia Pasquale della Chiesa Cattolica.

mercoledì 27 marzo 2013

COLPITO E AFFONDATO

Il locale è affollato e riesco a malapena a pensare, figuriamoci a sentire la mia voce mentre cerco di ordinare al bar. Il barista evidentemente comprende il movimento labiale perché tutto quello che ne esce è aria pura, coperta dal tonfo monotono della musica dance che mi riverbera nel petto. Mi versa esattamente quello che ho ordinato, una Vodka-Red Bull e una Corona, e afferra i soldi dalla mia mano ridandomi rapidamente il resto. Mi metto in tasca le monete e lui annuisce un grazie prima di passare al suo prossimo cliente.
In genere non passo così i miei sabato sera, ma ho seguito Tommaso qui perché pensa che ho bisogno di uscire di più. Tom è il mio compagno di stanza e anche se non è sempre in casa come me, ha ragione sul fatto che passo troppo tempo sepolto nei libri.

Il posto è pieno. Le pareti sono praticamente tappezzate di ragazzi e devo alzare i bicchieri per evitare di urtare la gente e sporcare qualcuno, poi improvvisamente non riesco più a muovermi e sento una durezza rivelatrice dietro di me. In un primo momento cerco di ignorarlo, cercando di far capire al ragazzo dietro di me che non può spazzolarsi contro il mio fondoschiena, ma il movimento diventa più insistente e mi rendo conto che in realtà mi fa impazzire. Non riesco a muovermi, quindi immagino che potrei anche godere della pressione di quel corpo rigido contro il mio. Sento odore di dopobarba e sudore intorno a me e, forse la mia immaginazione sta giocando brutti scherzi, ma sento odore di sesso. Il tizio dietro di me macina sempre più e i pantaloni cominciano a starmi sempre più stretti. Chiudo gli occhi e immagino di essere preso da dietro e scopato profondamente da uno sconosciuto con una stretta T-shirt e pantaloni di tela. Il mio respiro accelera e mi lecco le labbra, rendendomi conto che ho ancora in mano due drink a mezz’aria. Prendo un sorso veloce dalla Corona e mi sento un po’ meglio, la birra è buona ma non è niente in confronto al ragazzo che si sta strofinando dietro di me.

Forse Tom ha ragione avrei bisogno di vivere un po’ di più la mia vita. Fino a quando è sicuro, non c'è alcun motivo per cui un po' di sesso anonimo sulla porta nel retro di un club gay dovrebbe farmi stare male. Allungo il collo, ma non riesco a capire chi c'è dietro di me. D’altronde non mi interessa nemmeno, perché sto quasi per scoppiare.

Poi all'improvviso, la folla si disperde e posso muovermi di nuovo. Mi giro, ma non c'è nessuno dietro di me. La mia eccitazione si sgonfia immediatamente. Al tavolo ci sono solo gli amici di Tommaso, quindi poso i bicchieri e lo vado a cercare. Faccio una deviazione verso i bagni ed entro in uno degli scompartimenti chiudendo la porta, mi appoggio al divisorio. Questo è probabilmente l'unico posto nel club che offre un po' di pace e tranquillità, quindi me lo godo per un momento.

"Vuoi finire quello che abbiamo cominciato?" sento dallo scompartimento a fianco.

Non rispondo subito, chiedendomi se è davvero rivolto a me.

"Io ci sono, se sei in gioco".

Un po' esitante apro la porta del box e sbircio all’esterno. Tom è in piedi sulla soglia, e mi sta guardando un po' triste.

"Tommy, stai bene?" chiedo.

Tom si stringe nelle spalle: "Non capisci, vero?"

Non credo di non capire ma sono incerto su quello che intende.

"Ero io all'interno del locale. Dietro di te".

I miei occhi devono essere diventati delle dimensioni di due dischi, perché Tom ridacchia.

"Ma tu non... Siamo compagni di stanza. Siamo amici".

"Sì, ma senza benefici," si stringe nelle spalle "A volte mi chiedo se tu ti accorgi di me, tu riesci a vedermi, Giovanni?"

"Certo che ti vedo. Ci vediamo tutti i giorni. Almeno quando rientri a casa la sera."

"Sono stato a casa ogni sera in questi ultimi mesi."

Annuisco, devo ammettere che probabilmente ha ragione.

"Sono stato io a preparare la cena, io che ho pulito l'appartamento. Ti ho anche portato i vestiti sporchi in lavanderia assieme ai miei".

Mentre mi dice questo mi accorgo che non ho notato tutte queste cose. Come ho fatto a non accorgermene? "Che cosa stai dicendo?"

Tom sorride, ma è un sorriso ironico, le sue labbra sorridono ma non raggiungono i suoi occhi. "So che la maggior parte dei ragazzi non le nota queste cose, e magari se ne approfitta. Sono innamorato di te, Gio'. Lo sono fin da quando siamo andati ad abitare insieme in quell'appartamento all'inizio del nostro secondo anno".

Non so cosa dire "Ma se sei sempre dietro ad incontrare altri ragazzi e a flirtare e..." Il mio italiano è un po' dialettale ma ha capito e posso vedere dalla sua espressione che non è stata una buona uscita.

"Buffo come mi vedi flirtare con altri ragazzi, ma non noti il modo in cui ti guardo". Scuote la testa. "Non sono andato a letto con nessuno in questi mesi, Gio'. Faccio finta di andare a casa con qualcuno di loro per farti ingelosire, ma a mala pena arrivo alla prima base e se arrivo oltre, beh, alla maggior parte dei ragazzi non piace quando sei in preda alla passione e li chiami con il nome sbagliato".

Faccio un passo in avanti, rendendomi improvvisamente conto che sto per perdere il mio migliore amico se non dico o faccio la cosa giusta in questo momento. Cerco di trovare le parole, ma non vengono. Vedo che Tom sta perdendo la pazienza, così quando si gira per andarsene lo afferro per un braccio e lo tiro verso di me. Rinunciando a pensare, lo spingo contro la paretina del divisorio e lo bacio.

Quando ci stacchiamo, i suoi occhi sono umidi e sono più confuso che mai "Mi dispiace" dico.

"Non ti azzardare a chiedermi scusa per avermi baciato. Ho avuto centinaia di polluzioni notturne sognando che mi baciavi in quel modo".

Sorrido al pensiero che ho dovuto lasciare casa per vedere quello che era proprio sotto il mio naso "Allora andiamo, dai".

"Dici sul serio?" Non credo di aver mai visto Tommaso così insicuro, così gli metto il braccio intorno alle spalle e l’ho attiro verso di me.

"Da quello che mi hai detto, la nostra relazione ha già tutto, tranne il sesso, quindi forse dovremmo andare a casa e vedere cosa si può fare a proposito".

Prima che possa reagire, Tom mi tira all'interno della cabina e chiude la porta. Stringe il suo corpo contro il mio e mi mormora seducente "Non so se posso aspettare così tanto".

martedì 26 marzo 2013

PER TE



Il tuo cuore lo porto con me
lo porto nel mio
non me ne divido mai.
Dove vado io, vieni anche tu, mio amato;
qualsiasi cosa sia fatta da me,
la fai anche tu, mio caro.
Non temo il fato
perchè il mio fato sei tu, mio dolce.
Non voglio il mondo, perchè il mio,
il più bello, il più vero sei tu.
Questo è il nostro segreto profondo
radice di tutte le radici
germoglio di tutti i germogli
e cielo dei cieli
di un albero chiamato vita,
che cresce più alto
di quanto l’anima spera,
e la mente nasconde.
Questa è la meraviglia che le stelle separa.
Il tuo cuore lo porto con me,
lo porto nel mio.

(E. E. Cummings)

domenica 24 marzo 2013

A DORSO DI MULO

DOMENICA DELLE PALME (ANNO C)




In quel tempo, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo: «Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno. Slegatelo e conducetelo qui. E se qualcuno vi domanda: “Perché lo slegate?”, risponderete così: “Il Signore ne ha bisogno”».
Gli inviati andarono e trovarono come aveva loro detto. Mentre slegavano il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché slegate il puledro?». Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno».
Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. Mentre egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo:
«Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!».
Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». Ma egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre». (Lc. 19, 28-40)


Festeggiamo oggi l’entrata messianica di Gesù a Gerusalemme; in ricordo del suo trionfo, benediciamo le palme e leggiamo il racconto della sua passione e della sua morte. È il profeta Isaia con il suo terzo cantico sul servo sofferente di Iahvè che ci prepara ad ascoltare questo passo del Vangelo.
La sofferenza fa parte della missione del servo. Essa fa anche parte della nostra missione di cristiani. Non può esistere un servo coerente di Gesù se non con il suo fardello, come ci ricorda il salmo di oggi.
Ma nella sofferenza risiede la vittoria. “Egli spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo, umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce”. E, come il suono trionfale di una fanfara, risuonano le parole che richiamano l’antico inno cristiano sulla kenosi citato da san Paolo: “Per questo Dio l’ha esaltato al di sopra di tutto”. L’intera gloria del servo di Iahvè è nello spogliarsi completamente, nell’abbassarsi, nel servire come uno schiavo, fino alla morte. La parola essenziale è: “Per questo”. L’elevazione divina di Cristo è nel suo abbassarsi, nel suo servire, nella sua solidarietà con noi, in particolare con i più deboli e i più provati.
Poiché la divinità è l’amore. E l’amore si è manifestato con più forza proprio sulla croce, sulla croce dalla quale è scaturito il grido di fiducia filiale nel Padre.
“Dopo queste parole egli rese lo spirito”, e noi ci inginocchiamo - secondo la liturgia della messa - e ci immergiamo nella preghiera o nella meditazione. Questo istante di silenzio totale è essenziale, indispensabile a ciascuno di noi. Che cosa dirò al Crocifisso? A me stesso? Al Padre?

sabato 23 marzo 2013

UNA CASA CONTRO L'OMOFOBIA


Articolo del 19 marzo 2013 di Carol Hartsell e Noah Michelson dal sito di “The Huffington Post” (Stati Uniti) liberamente tradotto da me.

La Chiesa Battista di Westboro è in procinto di ottenere una bella sorpresa grazie all’iniziativa di un nuovo vicino di casa, che ha intenzione di dare, al gruppo notoriamente anti-gay, un assaggio della sua stessa medicina.

Aaron Jackson, uno dei fondatori di Planting Peace, una multi-articolata organizzazione benefica che in passato si è concentrata sulla conservazione della foresta pluviale, sull'apertura di orfanotrofi e sulla sensibilizzazione dei problemi legati ai vermi intestinali infantili, sei mesi fa ha acquistato una casa che si trova proprio di fronte al complesso della chiesa. Martedì scorso, 19 marzo, lui e un gruppo di volontari l’hanno dipinta esteriormente con i colori della bandiera dell’orgoglio omosessuale.

Il progetto - che l’organizzazione no-profit ha chiamato la "Casa dell'uguaglianza" - è il primo progetto di ina campagna di Planting Peace per combattere la loro omofobia. La Chiesa di Westboro è nota per le sue tattiche intimidatorie di protesta (o minaccie di protesta) contro ciò che essi chiamano gli americani pro-gay e i programmi anti-Dio, e che organizzano in occasione dei pride, dei funerali militari e di altri eventi, come i servizi commemorativi alla scuola elementare di Sandy Hook. [Il massacro avvene il 14 dicembre 2012, presso la scula elementare, sita a Sandy Hook, borgo della città di Newtown in Connecticut, nel quale Adam Lanza, di 20 anni, ha aperto il fuoco all'interno della scuola, causando la morte di 27 persone, di cui 20 bambini. NdT]

"L’ispirazione mi è venuta leggendo la storia di Josef Miles, il ragazzino di 10 anni che ha fatto una contro-protesta alla Westboro Baptist Church [i cui militanti avevano appeso cartelli per la città con la scritta “Dio odia i froci” NdT] il quale ha mostrato invece un cartello con la scritta 'Dio non odia nessuno’”, ha raccontato Jackson al nostro giornale.

"Non sapevo nulla della chiesa o dove erano ubicati, ma la storia continuava ad emergere. Così una sera mi sono chiesto, ‘Dove si trova questa chiesa?” L’ho cercata su Google Earth, così mi sono fatto un ‘giretto' a piedi lungo la strada, e ho fatto una vista a 360 gradi. Poi ho visto un cartello 'in vendita' nel cortile di una casa. Subito mi ha colpito, Oh mio Dio, avrei potuto comprare una casa di fronte alla WBC! E subito ho pensato : ho intenzione di dipingere quella casa con i colori della bandiera dell’orgoglio".

Jackson ha detto che aveva sempre desiderato di essere coinvolto nell’attivismo gay, ma non era sicuro di come farlo fino a quando si è presentata l'occasione.

"La ragione per cui non ho abbracciato l'attivismo dei diritti gay è perché, in un certo senso, è quasi stupido; siamo nel 2013, siamo davvero ancora in questa posizione Sembra proprio ridicolo" ha detto. "Ma è un problema reale e alcuni ragazzi si stanno suicidando. Volevo fare qualcosa e l’ho saputo quando ho visto quella casa in la vendita: tutti i pezzi si sono riuniti. Chiunque mi conosce, sa che sono un po' pazzo e non c'è limite nella mia organizzazione benefica. Quando voglio fare qualcosa, lo faccio".

Planting Peace ha acquistato la casa per circa 83 mila dollari e Jackson ha vissuto a Topeka per poco più di un mese. Mentre aspettava il momento giusto per trasformare la casa in una celebrazione molto visibile dell’ orgoglio gay (in una sfida diretta a ciò che predica la Chiesa di Westboro), ha incontrato i membri del gruppo, compresa la famiglia Phelps, che ha gestito la chiesa fin da quando è stata fondata nel 1956.

"Hanno in mano la maggioranza delle case nella comunità, io a piedi attraverso la zona ogni giorno e li vedo muoversi nel quartiere" ci racconta. "Un giorno stavo camminando e Shirley Phelps (una dei principali portavoce della comunità di Westboro e figlia del leader della chiesa, Fred Phelps) era sulla sua quattro ruote. Io la salutai: 'Hei ragazzi, come state?' E lei e suo marito mi hanno risposto, 'Oh, stiamo bene. E tu come stai?' Abbiamo avuto una breve conversazione e lei era estremamente piacevole, ha fatto persino una battuta e noi tutti a ridere".

"E' la cosa più assurda (e mi manda veramente fuori di testa) perché è il tipo di donna che ti chiama "dolcezza" e "tesoro"; lei è una donna molto espansiva" ci dice. "Ti chiedi: ma questa non è la stessa donna che ha già deciso che andrò all’inferno? Veramente da capogiro, ma personalmente non posso dire nulla di male su di lei perché è stata gentile con me e mi ha fatto ridere. Probabilmente dovrebbe essere divertente uscire con lei".

Ma convenevoli a parte, Jackson dice che è sicuro che la chiesa già diffida della sua presenza e si aspetta qualche tipo di azione contro di lui.

"Sono estremamente intelligenti e sono quasi sicuro che quando mi sono trasferito in questa comunità abbiano sbirciato nei registri catastali, soprattutto se si considera che guido una Prius e ho un adesivo originale di propaganda per rieleggere Jimmy Carter sul retro dell’auto, sono un convinto liberale" dice.

Aaron Jackson
Jackson ci racconta di aver anche visto i membri della chiesa che scattavano foto della casa e del pennone che ha installato, sul quale attualmente sventolano la bandiera dell’orgogli e la bandiera americana, una sopra l’altra, davanti alla Westboro Baptist Church.

"Sembra che le Nazioni Unite prendano le distanze da questi pennoni. Sono enormi. Sanno che abbiamo sborsato un sacco di soldi per questo" ha detto Jackson.

Jackson ha detto che ha visto della gente che pensa siano membri della chiesa, tra cui Steve Drain un loro socio elevato, che scattavano foto alla casa.

Entro la fine di Martedì, la Westboro Baptist Church non potrà più chiedersi che cosa sta succedendo a casa di Jackson. Ma oltre alla pittura della “Casa della parità” con i colori della bandiera arcobaleno e della bandiera sul pennone appena installato, Jackson sta già lavorando sulle prossime tappe della sua nuova lotta per la parità di lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LBGT).

"Vogliamo che questa casa sia un messaggio chiaro: che dove c'è odio, c'è anche l'amore. Vogliamo anche far aumentare la consapevolezza e il capitale e vogliamo mettere tutti questi soldi nel creare e sostenere dei programmi anti-bullismo, insieme ai programmi già esistenti" racconta. "Al di là del messaggio simbolico della casa, la stessa sarà utilizzata dai volontari che vivranno qui essi lavoreranno sulla promozione della parità in tutto il mondo e la gestione di queste iniziative anti-bullismo che abbiamo in programma di creare".

Jackson capisce che la Chiesa di Westboro si nutre dell'attenzione che riceve da parte dei media e da altre fonti, ma sostiene anche e crede sia fondamentale affrontare il loro odio.

"I media hanno già dato loro vasta risonanza eppure non mi sembra si siano arresi" dice. "Stiamo cercando di catturare l'energia che viene versato su di loro e trasformarla in qualcosa di positivo. Questo è il modo in cui abbiamo intenzione di agire: utilizzare la loro energia e cercare di trasformarla in qualcosa di incredibilmente positivo per la comunità LGBT".

Rev. Fred Phelps
Jackson ha detto che vede anche la Casa uguaglianza come un altro passo determinando verso la scomparsa dell'organizzazione. Negli ultimi mesi, il gruppo ha affrontato una reazione sia dagli ex membri (come Lauren Drain, che ha pubblicato un libro sulla sua vita nella chiesa e che ha recentemente suggerito che il leader della comunità di Westboro, Fred Phelps, potrebbe essere omosessuale) e le amministrazioni cittadine, che hanno approvato una legge volta a limitare la possibilità di affissioni di cartelli da parte del gruppo.

"Penso che il futuro per la Westboro Baptist Church sia molto triste", racconta. "Questi poveri ragazzi, speriamo continuino a lasciare quella chiesa. Ci sono un sacco di ragazzi lì, purtroppo non sono in un luogo dove possono prendere decisioni per se stessi".

Jackson è convinto che la perdita di potere e d’importanza della chiesa di Westboro è solo un segno delle buone cose ancora a venire per la comunità LGBT.

"Mi piacerebbe vedere affondare tutti questi repubblicani e tutte queste persone che sono state anti-gay per tutto questo tempo, perché loro sanno di essere dalla parte sbagliata della storia. Sarebbe una cosa incredibile da vedere" ci dice. "So che abbiamo una lunga strada da percorrere nella lotta contro il fanatismo, ma sappiamo tutti che gli omosessuali vinceranno. Sta per accadere."
Titolo originale: Westboro Equality House: Aaron Jackson Paints Rainbow Home Across From Anti-Gay Church


venerdì 22 marzo 2013

TU SEI LA FONTE DELL'AMORE



Benedetto sei tu, Signore e Dio dell'universo,
perché ci hai donato la vita e ci hai fatto incontrare.
Tu sei la fonte dell'amore che è sbocciato tra noi
E che affidi alla nostra responsabilità:
rendilo sempre più bello e più vero,
libero da ogni superbia ed egoismo,
generoso nella ricerca del bene dell'altro.
Le nostre parole e i nostri gesti siano puri e trasparenti,
capaci di esprimere il dono reciproco e sincero
di noi stessi,
per crescere ogni giorno
in una più profonda comunione di vita.
Solo così potremo sperimentare e testimoniare
il tuo amore senza limiti.
Amen.

giovedì 21 marzo 2013

GNOCCHI AL SUGO D'ARIETE

Solita puntata culinaria settimanale per i nostri gustosi gnocchi. Oggi entriamo nel segno dell'ariete e vi propongo dunque questa ricetta con ingredienti nati esclusivamente in questo segno zodiacale.
Buona Primavera a tutti!

Ariete 21 marzo – 19 aprile

Roberto Bolle

Christopher Meloni
Michael Fassbender
Timothy Dalton
William Shatner
Steven Straits
Steve McQuinn
Sean Faris
James Caan
Terence Hill
Warren Beatty
Rupert Evans
Ewan McGregor

Richard Chamberlain

Marlon Brando
Miguel Bosé
Alec Baldwin
Anthony Perkins
Hugo Weaving
Sean Maher
Heath Ledger
Gregory Peck
Emilio Solfrizzi
Joel West
Russell Crowe
Kledi Kadiu
Dannis Quaid
Massimo Poggio
Brendan Moar
Luca Argentero
Luke Evans
Ettore Bassi
William Holden
Alessandro Preziosi