sabato 24 novembre 2012

L'ACCETTAZIONE, NON IL RIFIUTO

Articolo di Jill Tucker tratto da The Oakland Tribune del 22 gennaio 2006, liberamente tradotto da B.L.R. Eglantyn

Il cuore del prete stava battendo nel suo petto. Le sue mani erano gelate. Era nervoso. Più del solito.
I banchi erano quasi pieni, come sono solitamente la maggior parte delle domeniche, quando prese a salire la navata centrale della basilica di San Giuseppe ad Alameda per celebrare la Messa.

Era dopo le nove di mattina. I bambini si lamentavano ed i ritardatari scivolavano ai loro posti mentre la luce del sole si riversava attraverso le vetrate raffiguranti Maria, Gesù, Giuseppe ed i Santi.

Nel celebrare il rituale della Messa, il prete ebbe difficoltà ad accettare nella sua mente la decisione che aveva preso. ‘È il momento’, pensò. ‘Il posto giusto, il giusto popolo’.

I parrocchiani cantavano e ripetevano i consueti “amen” e “e con il tuo spirito”, repliche di un formulario adottato.
Una qualsiasi Messa domenicale.
Poi il prete iniziò a parlare. Il tema dell'omelia di quel giorno di tardo autunno, come dettato dalla gerarchia cattolica, era l'accettazione, non il rifiuto.

Il prete raccontò una storia. Fu così che andò.

All'incirca due anni prima sua zia stava morendo. Come prete e suo nipote, si recò al suo capezzale.
Le si sedette accanto quando lei iniziò a piangere, confessando finalmente al prete, suo nipote, che era lesbica.

“Ho così tanta paura di andare all'inferno,” ricordava che gli disse.
Gli rispose: “Non è così che funziona con Dio”.

I parrocchiani non erano sorpresi dalla storia del prete, quel giorno. L'omosessualità all'interno della Chiesa Cattolica era un argomento oggetto di discussioni recenti.
Il Vaticano aveva progettato di rilasciare una lettera entro poche settimane per chiarire la sua posizione a proposito dell'entrata di persone omosessuali nei seminari per diventare successivamente preti.

La posizione del Papa, comunque, era nota negli insegnamenti del Vaticano da tempo. Un'anomalia, ecco come era considerata l'omosessualità secondo il Vaticano.
Inoltre, uomini e donne gay sono soggetti obiettivamente disturbati ed i loro atti omosessuali sono da definire serie depravazioni.

Il prete continuò con la sua omelia. Egli afferrò un grande libro fra le sue mani, alzando il Vangelo decorato sopra la sua testa.
“Questa Buona novella è per tutti, o è per nessuno,” disse alla congregazione.

Il vangelo deve essere anche per sua zia. Per tutti i gay e le lesbiche, disse con convinzione.
Come faceva a saperlo? La risposta era semplice. “Sono uno di voi,” disse padre Rich Danyluk.

Quattro semplici parole

Quelle quattro semplici parole riecheggiarono dentro la basilica, quella domenica mattina.
‘Davvero ha detto quello che penso abbia detto?’ si chiesero alcuni parrocchiani, guardandosi l'uno con l'altro. Si, l'aveva detto.

Padre Rich Danyluk, prete da trent'anni, nel bel mezzo della Messa aveva detto di essere gay. L'aveva detto a sua zia, due anni prima, ed ora l'aveva dichiarato al mondo.

Alameda (citta della California, Stati Uniti) non è di sicuro la cittadina più liberale che si estenda sulla costa destra della baia.
È un isola incentrata su sé stessa, con bizzarri politici e testardi pensieri da paesino di provincia nel bel mezzo di una grande area metropolitana.
Non è il primo posto dove ci si aspetterebbe di incontrare un prete dichiaratamente gay.

Forse a San Francisco, o a Berkeley. Anche in questi bastioni della tolleranza sessuale, però, i preti gay celebrano la Messa e si prendono cura degli ammalati e del loro gregge restando nell'anonimato.

In California ed attraverso il paese, le stime su quanti fra i preti siano omosessuali variano dal 10 al 60 percento.
Gli altri preti di solito sanno chi sono. I vescovi sanno essere discreti. E i parrocchiani sessualmente confusi alla ricerca di conforto religioso sono parte del segreto.

Ma un prete investito del suo ruolo, in piedi davanti a Dio e alla congregazione nel mezzo della Messa, che ammette di essere gay? Non succede mai. O meglio, quasi mai.
In tre differenti Messe, di quella domenica settembrina, padre Rich condivise il suo orientamento sessuale con chi veniva ad adorare.

Durante la Messa della sera, la piccola sentenza cadde sulla congregazione. Non c'era la stessa esitazione presente nelle Messe precedenti.
Invece, la basilica si prodigò in un applauso, nei banchi i parrocchiani si alzarono.

Il loro prete era omosessuale e loro salutarono la notizia con un'ovazione.

Nato a Betlemme

Rich Danyluk nacque a Betlemme, in Palestina, il 23 dicembre 1947. “Sei quasi Gesù,” gli aveva detto una volta un ragazzino, dopo essere venuto a conoscenza dei suoi biblici natali.
Padre Rich, 58 anni, ride quando racconta di questa storia.

All'età di 13 anni o 14, forse addirittura più giovane, padre Rich disse che sapeva la verità: era gay. “Sapevo fin dalla giovane età che ero diverso” dice. Non sorride mentre racconta quella storia.

Era un ragazzo gay in una città industriale di colletti bianchi, nella costa ad est. Comunque, Dio lo chiamò.
Nel 1967 entrò nel seminario di San Carlo, a Filadelfia. Ma il primo passo di padre Rich nella carriera ecclesiastica fu un fallimento.

Fu cacciato per aver mancato la promozione in greco e latino – in conclusione gli istitutori pensavano non avesse il cervello per diventare prete.
Lavorò in un orfanotrofio.
Lì i suoi colleghi, incluse le suore, pensavano che dovesse riprovarci e incoraggiarono un prete che faceva loro visita a parlargli.

Padre Rich si persuase ed entrò nella congregazione del Sacro Cuore di Gesù e Maria, finendo sotto l'autorità di un ordine religioso invece che di una diocesi.

Non doveva imparare lingue arcaiche e, anche se faticò nei suoi studi come ammette di essergli sempre accaduto, fu ordinato il 23 agosto del 1975.

Una questione

C'è una questione in sospeso. È difficile da porre quando si siede accanto ad un prete nel suo ufficio, le icone appese al muro. Padre Rich attende la domanda.

Si potrebbe pensare che sia abituato alle persone che lottano per dire quello che devono durante una confessione o mentre cercano consiglio. Aspetta. In silenzio.

“Come puoi?” la domanda parte prima che possa fermarla. “Come puoi volere?” e una nuova pausa.
Finalmente: “Come puoi tu, un uomo gay, lavorare per un'istituzione che odia e condanna una parte di ciò che sei?”.

Padre Rich sorride. “A volte c'è differenza tra servire la chiesa e servire Cristo.” lui dice.
“C'è una voce molto più alta che io sento.” “Questa è un'istituzione umana,” aggiunge dopo.

“Ci sono volte in cui lo facciamo bene, magnificamente. Altre volte molto meno.” “È come una famiglia.
C'è il nonno disfunzionale, uno o due zii pazzi. Ma tu li ami lo stesso, perché resti fedele all'idea di famiglia e forse al pensiero di quello che potrebbe diventare.” Padre Rich spiega in un'altra maniera.

Si alza e prende un pezzo di carta datogli da un amico. “Per tutto l'odio cattolico, ho trovato una comunità di amore,” ne legge un pezzo.
“Per tutta l'idiozia delle istituzioni, ho trovato una tradizione di ragione.

Per tutta la repressione individuale, ho respirato aria di libertà... Per tutta l'apparente assenza di Dio, ho sentito qui la vera presenza di Cristo.”

Il pezzo di carta sembra rispondere alla strana domanda fatta a Padre Rich al posto suo.
“Siamo gente spezzata,” dice. “È un'istituzione spezzata. È il corpo spezzato di Cristo.”

Solo, semplicemente, Rich

Padre Rich ha un biglietto da visita. Non c'è scritto che è un prete, solo Rich Danyluk, indirizzo e contatti.
Ma stampata sul retro c'è la Preghiera della Serenità: “Dio garantiscimi la serenità per accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio per cambiare quello che posso e la saggezza per capire la differenza.” Le parole serenità, coraggio e saggezza sono evidenziate in neretto.

Per la maggior parte della sua vita, delle voci autorevoli dicevano a Padre Rich che era obiettivamente disturbato. A volte usavano diversi termini: anormale o sbagliato.

L'omosessualità è un problema morale ed un fenomeno sociale, in accordo con i documenti vaticani.
Nel 2003, la Congregazione Vaticana per la Dottrina della Fede stabilì la seguente posizione:“Le Sacre Scritture condannano gli atti omosessuali come seria depravazione, [...]”

Il documento dice, citando i Romani 1:24 – 27; 1 Corinzi 6:10 e 1 Timoteo 1:10, “Questa sentenza delle Scritture non ci permette, certamente, di concludere che tutti quelli che soffrono di questa anomalia sono personalmente responsabili per essa, ma deve attestare il fatto che gli atti omosessuali sono intrinsecamente disturbati.”

In altre parole, i gay non possono fare nulla contro il loro essere omosessuali, ma la loro condizione resta comunque contro natura.
Visto che il Vaticano si stava preparando, nel tardo autunno, a pubblicare le istruzioni riguardanti i gay in seminario, la stampa ne parlò a iosa.

Alcuni articoli sostenevano che il tempismo di tali istruzioni era sospetto – essendo così vicine allo scandalo dei pedofili che stava tormentando la Chiesa Cattolica americana.

La possibilità era che il Vaticano volesse distogliere l'attenzione dagli scandali recenti concentrandosi sugli omosessuali in seminario, oppure che il Vaticano stesse creando una connessione tra preti pedofili e preti gay.
Per padre Rich, la raffica quotidiana di articoli che dibattevano sul fatto che i gay potessero o meno diventare preti fu troppo.

“Non è tollerabile tanto parlare a proposito di quanto tu sia disturbato,” padre Rich disse in un'intervista con l'Herald alcune settimane dopo la Messa di settembre durante la quale aveva condiviso il suo segreto.
“Non sono stato battezzato come disturbato figlio di Dio, ma come ogni altro.”

Una decisione dura “La decisione di condividere il proprio orientamento sessuale durante la Messa non è stata una mossa politica o una protesta personale,” dice padre Rich.

Lui lottò con quella decisione. Egli stava per confessare ai suoi parrocchiani qualcosa che non aveva mai detto neppure al suo amato padre ottantacinquenne.
Padre Rich non voleva usare il pulpito per una confessione personale.

Egli voleva annunciare il Vangelo – la Buona Novella – ai gay e alle lesbiche. “Perchè sono uno di loro,” padre Rich disse nel suo ufficio qualche settimana dopo.
“Il solo messaggio che mi prefiggo di diffondere è il Vangelo.”

Comunque quella non era la prima volta che padre Rich aveva liberato una parte segreta di sé davanti alla congregazione.
Sei anni prima, nel sud della California, padre Rich era stato arrestato. Guida in stato di ebrezza.

In quell'occasione, era stato destituito dalla sua parrocchia in San Dimas e spedito per tre mesi ad un centro di ricovero per preti in Minnesota.
Prima di andarsene, nella sua ultima omelia, in piedi di fronte a tutti si era detto un alcolista.

Anche quella volta aveva ricevuto un'ovazione Padre Rich sorride mentre ricorda. Aveva detto loro.: "state applaudendo per un prete ubriaco”.

Ma gli tornano alla memoria anche le lacrime degli uomini adulti che l'avevano abbracciato dopo la Messa, ringraziandolo per la sua onestà, forse vedendo un po' di loro in quel fallimentare prete.

“Ho scoperto che i nostri fallimenti ci obbligano più della perfezione,” disse padre Rich. “Io penso che l'unica cosa che abbiamo da dare agli altri siamo noi stessi,” aggiunge.

“La sola cosa che ho da offrire alle persone sono io. Il Vangelo attraverso me.”

Altri come lui

Padre Rich non teme per il suo lavoro. Ha fede nella sua congregazione.
“Il vescovo sa che ci sono preti gay all'interno della Diocesi di Oakland,” dice.

“Il vescovo è al corrente del meraviglioso servizio che svolgono per la vita di tante persone.” I preti gay fedeli ai loro voti sono celibi.
Celebrano la Messa. Amministrano le ultime benedizioni ai moribondi e confortano i malati.

Ascoltano le confessioni e concedono le assoluzioni. Sembrano preti. Si comportano da preti. Sono preti.

Sorella Sandra Schneiders era alla Messa delle 7 della sera nel corso della quale padre Rich confessò la sua omosessualità.
Era tra quelli che si alzarono per applaudirlo.
“Fu coraggioso,” dice; “egli non lo disse con rabbia o con l'intenzione di colpire la chiesa.”

“L'ha semplicemente detto,” dice Schneiders, professore spirituale alla Scuola Gesuita della Teologia a Berkeley.
“Per quanto ho potuto vedere, era come se stesse dicendo: ho fatto del mio meglio come prete e questo è per continuare a farlo.”

All'inizio del mese, a distanza di tre mesi da quando padre Rich disse ai suoi parrocchiani di essere gay, un prete in Louisiana, il Reverendo Jim Morrison, si rivelò alla congregazione.
Voleva essere onesto con la sua parrocchia, ha detto Morrison al giornale locale.

Incoraggiava onestà in ogni azione, ma lui per primo non era ancora stato onesto fino in fondo.
Non è stimabile il numero di preti gay che stanno prestando servizio attraverso la regione e che seguiranno questo esempio.

Pochi membri della parrocchia di San Giuseppe ad Alameda se ne sono andati in seguito al coming out di padre Rich.
La maggior parte ha piantato radici su di lui.

“Penso che padre Rich stia riflettendo sul dolore e la sofferenza che la vera gente prova quando si trova ad affrontare la discriminazione della società.
Egli vuole dire che Dio è con loro nella loro lotta,” dice il parrocchiano Robert Lassalle-Klein.

“Posso solo dire che la congregazione è come se lo sentisse dire: Dio ti ama per quello che sei e ti accetta per come sei.”

Nessun commento:

Posta un commento