venerdì 23 novembre 2012

CASTELBARCO

Il Castello di Avio, o Castello di Sabbionara, è tra i più noti ed antichi monumenti fortificati del Trentino. È situato nella frazione di Sabbionara d'Avio.
Esso domina grazie al suo mastio la Vallagarina, che fu una delle principali vie di comunicazione tra il Mediterraneo ed il Nord Europa, la Pianura Padana col mondo germanico. Le stesse arterie moderne non fanno che ripercorrere il medesimo tracciato dell'antica via Claudia Augusta, che attraversa la valle dal 15 a.C. Il castello dopo essere passato da varie proprietà è stato poi donato dalla contessa Emanuela di Castelbarco al FAI, che ne cura la manutenzione. È tuttora visitabile dal pubblico.
La collina di Sabbionara d'Avio, posta ai suoi margini, protetta alle spalle dalla montagna e dominante gli antichi guadi sull'Adige, era fatale che venisse scelta come difesa e vedetta, nonché luogo prestigioso di un potente. Le prime fonti storiche che ne parlano sono datate 1053 con il nome Castellum Ava. Sappiamo che nel XII secolo i proprietari erano gli appartenenti alla famiglia Castelbarco, vassalli del vescovo di Trento, che lo cedettero nel 1411 per testamento a Veneziani. Qui venne ampliato e decorato con una cappella in onore di San Michele insieme ad una facciata riportante gli stemmi dei loro dogi. Nel 1509 il castello passa di mano alle truppe imperiali di Massimiliano I che, dopo aver fatto dipingere le proprie insegne araldiche, lo ipoteca ai Conti d'Arco. A questa fase susseguono diversi passaggi di mano finché, nel XVII secolo, il castello torna ai Castelbarco. Nel 1977 Emanuela Castelbarco, nipote di Arturo Toscanini, dona al FAI il Castello di Avio e la fondazione inizia importanti interventi.
Il castello è costituito da tre cinte murarie che circondano a guisa di corona l'insieme del sistema difensivo e può vantare ben 5 torri, tra cui quella della picadora, dove in passato venivano eseguite le condanne capitali per mezzo dell'impiccagione; il suo perimetro irregolare eppure armonioso si appoggia al terreno seguendone il dislivello. Dentro le mura le vie sono delimitate da muri, terrazzamenti, passaggi coperti e torri aperte; le porte, le mura e gli interni sono illuminati da splendidi affreschi. Attorno al potente mastio, risalente al XI secolo, si trovano numerosi edifici tra cui la Casa delle Guardie, la Cappella, il Palazzo Baronale e la Casa d'Amore all'ultimo piano del mastio, tutti quanti mirabilmente affrescati.
Gli studiosi hanno individuato negli affreschi la mano di due differenti artisti, con le relative équipe; il primo, già attivo nella chiesa dei Domenicani di Bolzano, è il decoratore della Casa d'Amore: un ciclo di affreschi di grande qualità, pieno di allusioni, allegorie e rimandi. Forse dopo due o tre decenni, opera nel castello un altro artista, d vena più semplice e popolare rispetto al precedente; a lui si devono le battaglie della Casa delle Guardie. Ulteriori scoperte si sono avute nel corso degli accurati restauri: l'esame degli affreschi ai raggi ultravioletti ha svelato la presenza di disegni preparatori sotto i dipinti attuali.
Gli affreschi della Casa delle Guardie rappresentano le arti della guerra necessarie alla formazione del cavaliere. Essi sono opera di un maestro trentino della metà del Trecento che risente sia della pittura veronese sia di stilemi transalpini (contorni marcati e luci violente). Gli affreschi della Camera di Amore nel mastio, raffinati e ricchi di una colta simbologia (pittura cortese) , sono ascrivibili ad un pittore di ambiente veneto-emiliano vissuto alla metà del Trecento.

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