Articolo di Massoud Hayoun pubblicato sul sito di Aljazeera America (Usa) il 30 gennaio 2014, liberamente tradotto da un volontario di Progetto Gionata.
BESHBETOH (Nazione Navajo, USA). A New York, nella zona del West Village, gli uomini gay possono incontrarsi per sesso e talvolta per amore, a pochi passi di distanza, negli affollatissimi bar gay o tramite le applicazioni di incontri per smartphone, tipo Grindr. Lo stesso vale negli innumerevoli quartieri gay-friendly di tutta l’America urbana, da San Francisco e Atlanta a Houston. Ma quando uno smartphone capta un segnale con successo e si connette alle applicazioni gay in molte zone della Nazione Navajo, trattandosi di una riserva (indiana) a prevalenza rurale, l’utente più vicino può essere a più di 100 miglia di distanza. Lo stesso fattore di distanza è vero per i bar gay, del tutto assenti sul vasto territorio desertico che ospita circa 170.000 persone e che supera per estensione diversi stati dell’Est americano.
Quelli che sono i caposaldi nella vita dei gay di altre parti d’America sono ancora sconosciuti tra i gay navajo, alcuni dei quali non hanno mai vissuto al di fuori dalla riserva. In realtà, nella Nazione Navajo alcune persone gay dicono che riescono a trovare più facilmente relazioni sentimentali durature con il metodo antiquato di essere presentate dalla famiglia e dagli amici, così come è successo con i loro genitori e i loro nonni.
“E’ ovviamente più facile incontrare qualcuno su Grindr. Ma fa schifo, perché lì, le persone si mostrano solo in foto. Questo proprio non mi attira”, ha detto Jimmy, un professionista navajo quasi trentenne che ha voluto utilizzare un nome falso, essendo ancora alle prese con l’accettazione della sua sessualità da parte della sua famiglia.
Jimmy è andato a scuola fuori dalla riserva, in una città dove sono più diffuse le applicazioni gay per internet. Ma l’idea di incontrare online un partner potenziale non faceva per lui. “Desidero il contatto umano”, ha specificato.
Non è solo l’impossibilità di accedere all’alta tecnologia che plasma la vita dei gay Navajo. Per le persone omosessuali a Beshbetoh, area scarsamente popolata che ha dato i natali ad Alray Nelson, navajo di 27 anni promotore del matrimonio gay, il bar gay più vicino si trova a Albuquerque, in Nuovo Messico, a circa quattro ore di distanza.
Vista la mancanza di una soluzione migliore nella più grande nazione indiana d’America, Nelson dice che ha incontrato il suo compagno Brennan Yonnie, con cui sta insieme da tre anni, per mezzo di amici.
“Brennan e io ci incontrammo per mezzo di amici. Mi salutò e subito dopo gli chiesi se voleva andare a cena”, ha raccontato Nelson sul luogo del loro primo appuntamento, un ristorante della catena di cucina casalinga “Cracker Barrel”. “Qui si mangia come a casa e volevo (un luogo per d’appuntamento) dove ci fossero le luci abbassate”.
Nelson e il suo ragazzo ricordano piuttosto vividamente il loro primo contatto fisico. Yonnie appoggiò la testa sulla spalla di Nelson, mentre si trovavano al luna park della grande e imperdibile fiera annuale tribale di Window Rock Navajo. “Oh mio Dio, che cliché…” ricorda Yonnie. Un mese dopo, i due giovani si baciarono.
Per i pochi uomini della riserva che hanno applicazioni gay, vi è una certa ambivalenza circa il ruolo che le applicazioni internet dovrebbero svolgere nella loro vita. Jimmy ha un rapporto acceso-spento con le applicazioni gay. A questo proposito, però i suoi sentimenti probabilmente rispecchiano quelli di molte persone al di fuori della riserva, sia gay sia etero, che potrebbero essere riluttanti a cercare l’amore online o che vogliono incontrare un compagno per la vita piuttosto che darsi un appuntamento casuale.
“Continuo a cancellare Grindr, perché non voglio solo essere una persona di costumi facili o fare sesso”, ha detto. “Proprio non mi ci vedo a trovare il mio compagno su Grindr”. Il risentimento, che alcune persone omosessuali navajo nutrono verso applicazioni di social media gay, è percepibile pure nei bar gay.
Stella Martin, donna transgender navajo di 33 anni, che studia presso l’Università del New Mexico e risiede a Gallup, città di confine lontano dalla riserva, afferma che i bar gay sono “opprimenti per il nostro popolo LGBT e navajo” e cita il problema della diffusione dell’alcolismo nelle riserve indiane.
“I bar gay sfruttano la comunità LGBT per fare soldi. L’ubriaco indiano è già stigmatizzato”, ha detto. A differenza della riserva, l’alcol è disponibile a Gallup, ma Stella Martin pensa che un bar gay è una cattiva idea.
E’ dello stesso avviso, Jeremy Yazzie, fautore di campagne di sensibilizzazione su HIV/AIDS, e residente a Gallup: “Sarebbe come buttare benzina sul fuoco, visto l’elevato aumento di infezioni da HIV tra gli indiani d’America”. Infatti sostiene che l’ubriachezza può abbassare l’inibizione e portare a pratiche sessuali non sicure.
A Gallup, fuori dalla riserva, Yazzie, che è gay, utilizza Grindr non per fare incontri, ma per diffondere, a nome di Navajo AIDS Network, informazioni sui test per malattie sessualmente trasmissibili.
Ma proprio come in molte altre parti degli Stati Uniti, le persone omosessuali nella Nazione Navajo affrontano anche reali preoccupazioni sulla violenza fisica e i pregiudizi.
“Nei club etero, bisogna stare molto attenti con chi si parla, perché potrebbero afferrarvi da dietro e prendervi a calci nel sedere”, ha detto Tyson Benally, 24 anni, che studia belle arti al Diné College Navajo. Benally ha incontrato il suo ragazzo durante un piccolo gay pride a Gallup.
Non esistono intenzioni evidenti per introdurre i bar gay nella Nazione Navajo, dove un unico vicino potenziale, se si oppone, può bloccare il contratto di locazione di terreni commerciali. Ma Yazzie sostiene che, con l’ampliamento della connettività, le app gay si stanno facendo strada lentamente nella riserva Navajo, facilitando gli incontri.
Secondo Nelson e Yonnie se una comunità segue l’esperienza gay tipica, di una grande città, basandosi su applicazioni internet e locali, perde la propria innocenza, e l’intimità dei primi incontri romantici potrebbe scomparire.
Jolene Yazzie, artista gay contemporanea e designer grafico navajo, 35 anni, ha parlato con Al Jazeera subito dopo il ritorno da una vacanza a San Francisco, dove ha detto che avrebbe voluto fare qualche incontro.
“Volevo solo conoscere gente nuova”, ha detto. “E’ davvero molto difficile incontrare gente”. Parlando con la rete Al Jazeera al Museo Navajo, in cui si espongono le sue opere artistiche, Jolene Yazzie è arrivata con la sorella, che ha un marito e un bimbo di 5 anni: “Sono sempre gelosa di lei. Glielo dico in continuazione”.
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