venerdì 3 luglio 2015

STORIA NEL MEDIO ORIENTE




Testo di Thomas Romer* e Loyse Bonjour** tratto*** da “Homosexualité dans le Proche-Orient ancien et la Bible”, Les Editions Labor et Fides (Ginevra), 2005, libera traduzione di un volontario di Progetto Gionata.

Nel dibattito sull’omosessualità nel contesto ecclesiastico, e ancor di più tra i cristiani, l’argomento biblico gioca un ruolo importante o decisivo. Molto frequentemente si cita la Bibbia per legittimare la propria posizione sul tema dell’omosessualità. Questo ricorrere alla Bibbia è una trappola. Gli ambienti evangelici ed altre correnti che interpretano la Bibbia in maniera letterale fanno riferimento alla storia di Sodoma e Gomorra, ai divieti del libro del Levitico e a alcune lettere dell’apostolo Paolo, con lo scopo di provare che la Bibbia condanna l’omosessualità, affermano che questa condanna valeoggi esattamente come ieri.

Dall’altro lato teologi omosessuali e simpatizzanti della lotta dei gay e delle lesbiche si sforzano di dimostrare che nessun testo biblico si oppone veramente all’amore omosessuale. I testi del Levitico per esempio non parlavano di omosessualità in generale, ma volevano colpire alcune pratiche orgiastiche dei Cananei. Nonostante sembrino, a prima vista, diametralmente opposte queste due chiavi di lettura condividono lo stesso presupposto.

 La Bibbia viene considerata in entrambi i casi come una specie di manuale utilizzabile direttamente senza nessuna mediazione per legittimare prese di posizione di etica sessuale. Ci si dimentica allora che più di duemila anni ci separano dalla messa per iscritto dei testi che abbiamo appena evocato. Perché gli autori biblici per i quali la schiavitù non pone problemi e per i quali l’uomo è il padrone e il proprietario della donna (in ebraico è la stessa parola) avrebbero un atteggiamento progressista nei riguardi dell’omosessualità?

 A tutto questo va aggiunto il problema dell anacronismo. Spesso si utilizza il termine omosessualità come se questa espressione esistesse già nei testi biblici. Ne la Bibbia ebraica ( Antico testamento) ne il nuovo testamento conoscono espressioni che si potrebbero rendere concetti come omosessualità o omosessuali, le traduzioni che introducono questi termini si situano più nel campo dell’interpretazione che della spiegazione. La Bibbia come ogni cultura del Medio oriente antico non conosce alcun termine astratto che descriva l’orientamento sessuale. Per questa civiltà la sessualità non è un comportamento sociale che si possa descrivere in maniera isolata, la sessualità è inseparabile dagli altri ruoli e funzioni dell’individuo nella società.

 La differenziazione dei membri di una società in base al loro orientamento sessuale è un’invenzione moderna. Il termine omosessualità sembra essere stato inventato nel 1869, da un medico austriaco, ed in seguito utilizzato da medici, psichiatri e giuristi per descrivere un orientamento sessuale deviante dalla normalità [1].

Contrariamente ai secoli precedenti la sessualità diventa un fattore per descrivere l’individuo nella società che sembrava costituirsi allora per la grande maggioranza di eterosessuali e una piccola minoranza di omosessuali. Ma si è dovuto presto accantonare l’idea che esista una contraddizione insopportabile tra l’orientamento omosessuale e quello eterosessuale. Il famoso rapporto Kinsey pubblicato negli anni 50 negli Stati Uniti mostrò che il 37% degli americani aveva avuto esperienze omosessuali, senza che questo li rendesse tali. Il termine omosessuale è dunque da maneggiare con precauzione e secondo il contesto nel quale è utilizzato [2].

 Questo vale a maggior ragione se si vuole, nel dibattito attuale sull’omosessualità, aprire un dossier sulla Bibbia. Il nostro scopo non è quello di fornire argomenti tratti dalla Bibbia a un campo o all’altro. Desideriamo piuttosto intraprendere una lettura storica e contestuale dei testi biblici che spesso sono citati in questo dibattito. Per realizzare un tale progetto è indispensabile consacrare un ruolo importante alle civiltà mesopotamiche e egiziane poiché esse hanno influenzato largamente la civiltà israelitica [3] e gli autori della Bibbia ebraica che tratteremo in maniera più approfondita senza trascurare gli scritti neotestamentari che possono fare riferimento a relazioni omosessuali.

 Per capire bene la Bibbia è indispensabile collocare i testi scritti che la compongono nel loro contesto comunicativo originario, nonostante che in questo dobbiamo come tutti gli studiosi di scienze umane far ricorso a ipotesi. Senza la volontà di tenere conto di questi contesti storico culturali rischiamo di fare un enorme torto all’Antico e al Nuovo Testamento, ma anche ai nostri contemporanei che ritengono che la Bibbia sia importante per la loro vita. L’approccio integralista che pensa di poter utilizzare i grandi testi fondatori come se fossero libri di ricette applicabili alla lettera in ogni epoca e per ogni circostanza stravolge in maniera conscia e inconscia questi testi facendoli diventare armi ideologiche. Ci opponiamo a questo utilizzo. Sviluppiamo un percorso storico e informativo. Se utilizziamo i termini come omosessualità o omosessuale siamo coscienti dell’anacronismo del loro uso. Secondo il contesto il lettore capirà in che senso li utilizziamo.

 Il nostro percorso attraverso raccolte di leggi, cataloghi di presagi, racconti e epopee ci dà l’impressione che lo status di omosessuale nel Medio Oriente antico e nella Bibbia sia difficile da circoscrivere. È forse in questa ambiguità che la società del Medio Oriente antico lascia trapelare il suo sguardo e la sua concezione dell’omosessualità, qui sta il punto centrale: i rapporti omosessuali esistono e sono tollerati nella misura in cui rimangono nel quadro preciso dei generi e dei ruoli. La sessualità del Medio Oriente antico riflette generalmente la distinzione dei due ruoli: quello del patner attivo l’uomo e quello del patner passivo la donna. I rapporti omosessuali mettono in discussione questa distinzione: è indubbiamente anche una delle ragioni per le quali sono visti come un abominio nel libro del Levitico. Tuttavia ogni società gestisce le trasgressioni, è per questo che i rapporti omosessuali sono accettati nel culto della dea Istar. Ma per l’antichità non si costruisce affatto un’alternativa tra omosessualità ed eterosessualità. Se si tollerano amicizie o relazioni amorose i due amanti sono in genere sposati come si vede in una tomba egizia o nella storia di David e Gionata. Notiamo inoltre che i legislatori non si occupano affatto di rapporti omosessuali tranne quelli del codice della santità del libro del Levitico che non è esattamente un codice giuridico, ma il tentativo di dare un’identità etica all’ebraismo nascente. Le leggi assire ad esempio condannano lo stupro sia eterosessuale che omosessuale. È impossibile riprendere testi biblici che riflettono in gran parte le concezioni del medio oriente antico per trovarvi per gli attuali dibattiti.

 Bisogna ricordare che gli autori biblici considerano la schiavitù come una cosa naturale e che non concepiscono affatto l’uguaglianza tra uomo e donna. Bisogna prendere sul serio il fatto che la concezione della sessualità e dell’omosessualità in questi testi di duemila anni fa non è la nostra. Possiamo costatare che i rapporti omosessuali non fanno sicuramente parte delle ossessioni di queste società che possono accettarli in contesti precisi. Allora perché quando si pone la questione dello status dell’omosessualità in certi testi biblici e soprattutto se si fa riferimento al re Davide si scatenano polemiche? Queste polemiche rivelano una cattiva maniera di prendere in esame i testi. Non si tratta di sapere se la Bibbia autorizzi o no l’omosessualità, dato che non è lo scopo dei redattori. Pare molto difficile e apologetico negare che la relazione tra David e Gionata fosse intima ed erotica come del resto è arduo cercare di costruire basandosi sul divieto del Libro del Levitico un discorso che nega il carattere erotico e sentimentale della relazione tra David e Gionata e condanna le coppie gay e lesbiche odierne. Bisogna saper porre le domande giuste e farle a tutta la tradizione giudaico cristiana. Che coerenza c’è tra il selezionare questa unica legge del Levitico che vieta i rapporti sessuali tra uomini quando consideriamo che il 99% dello stesso codice di Santità non è più applicabile alla società odierna?

In che cosa l’omosessualità sarebbe più grave dell’adulterio? Il Levitico per entrambe le trasgressioni prevede la pene di morte. Eppure la nostra società è molto più tollerante verso il secondo fenomeno. Quale capacità di comprendere e interpretare i testi possono spiegare un tale eccletismo? Contrariamente a ciò che sostengono alcuni ambienti non si tratta di una vera e propria interpretazione letterale, dato che viene operata una selezione senza peraltro indicare con quali criteri alcune leggi del Levitico sarebbero valide ancora oggi, mentre altre superate. La condanna dell’omosessualità ha una lunga tradizione nella storia della civiltà ebraico cristiana, che è in gran parte legata a una restrizione della sessualità umana per scopi meramente procreativi. Una lettura attenta dei testi biblici collocati nei loro contesti medio orientali può contribuire alla messa in discussione di questa condanna ricorrente che sembra abbastanza ossessiva.

 La storia di Gilgamesh e Endiku così come il racconto biblico di David e Gionata ci mostrano che gli autori antichi non si vergognavano a narrare un’amicizia tra uomini venata di erotismo. Non possiamo costruire a partire da questi racconti modelli esportabili alle società odierne. Tuttavia la storia di David e Gionata può costituire un antidoto a varie letture colpevolizzanti, basate sul testo del Levitico o sulla lettera di San Paolo ai Romani, dato che racconta una relazione senza giudicarla, né condannarla prefigurando così il consiglio dei Vangeli: « Non giudicate e non sarete giudicati, non condannate e non sarete condannati» Luca. 6-37

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[1] Per maggiori dettagli è possibile consultare F. Tamagne, «Naissance du troisième sexe» (Nascita del terzo sesso), L’Histoire n°221, 1998, pp. 48-55.
[2] Si veda in particolare D. Halperin, «Cent ans d’homosexualité et d’autres essais sur l’amour grec» (Cent’anni di omosessualità e altri saggi sull’amore greco), Parigi, EPEL, 2000, p. 72.
[3] Dal IV o III secolo aC, l’ebraismo è stato anche in contatto con l’ellenismo. Non presentiamo però in dettaglio il tema dell’omosessualità tra i Greci, perché è già stato l’oggetto di numerosi studi (si veda ad esempio il libro di D. Halperin citati e KJ Dover, «Homosexualité grecque» (Omosessualità greca), Grenoble, La Pensée sauvage, 1982.

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* Thomas Römer è professore di Antico Testamento presso la Facoltà di Teologia dell’Università di Losanna. Ha pubblicato Dieu obscur (Labor et Fides, 1998), Moïse (Gallimard, 2002) e con J-D Macchi e C. Nihan, Introduction à l’Ancien Testament (Labor et Fides, 2004).

** Loyse Bonjour, teologo, lavora per la Fondazione Terre des hommes ed è assistente per l’insegnamento delle scienze sociali presso l’Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna (EPFL).

*** Brani tratti dall’introduzione e dalla conclusione di “Homosexualité dans le Proche-Orient ancien et la Bible”, Les Editions Labor et Fides, 2005

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Testo originale: L’homosexualité dans le Proche-Orient ancien et la Bible 

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