Articolo pubblicato sul sito de La Stampa il 23 maggio 2015
Non è stato un plebiscito, ma la vittoria del «sì» è nettissima. Svolta storica in Irlanda, terra di antiche radici cattoliche, che oggi è diventato il primo Paese al mondo a introdurre i matrimoni gay tramite un referendum. I voti favorevoli sono stati a livello nazionale il 62,1%, con punte di oltre il 70% nelle città come Dublino, mentre i «no» si sono fermati al 37,9%. È iniziata così la festa nella capitale, con migliaia di persone vestite coi colori arcobaleno che hanno affollato il castello di Dublino.
Gli irlandesi hanno deciso di introdurre un emendamento che cambia la loro Costituzione, rendendo possibile le nozze fra le persone dello stesso sesso. L’affluenza è stata da record, raggiungendo il 60,5%. Il premier Enda Kenny, che col suo governo ha fortemente appoggiato la vittoria del sì, ha parlato di «momento storico» e di «messaggio da pionieri» che gli irlandesi hanno mandato al resto del mondo. Nel giro di 22 anni il Paese è così passato dal depenalizzare l’omosessualità come reato, all’introduzione delle unioni civili nel 2010, fino al risultato di oggi. Se è stato più forte il voto del «sì» nelle città, comunque anche le zone rurali, più tradizionaliste, si sono largamente espresse in favore del cambiamento.
Gli irlandesi hanno deciso di introdurre un emendamento che cambia la loro Costituzione, rendendo possibile le nozze fra le persone dello stesso sesso. L’affluenza è stata da record, raggiungendo il 60,5%. Il premier Enda Kenny, che col suo governo ha fortemente appoggiato la vittoria del sì, ha parlato di «momento storico» e di «messaggio da pionieri» che gli irlandesi hanno mandato al resto del mondo. Nel giro di 22 anni il Paese è così passato dal depenalizzare l’omosessualità come reato, all’introduzione delle unioni civili nel 2010, fino al risultato di oggi. Se è stato più forte il voto del «sì» nelle città, comunque anche le zone rurali, più tradizionaliste, si sono largamente espresse in favore del cambiamento.
«Sono così orgoglioso di essere irlandese oggi», ha detto il ministro per le Pari opportunità Aodhan O’Riordain, fra i promotori del referendum. Sin da quando si è aperto lo spoglio delle schede, questa mattina, si è subito capito il consistente margine di vantaggio del sì, che ha rispecchiato quanto era emerso nei sondaggi. Nel giro di qualche ora la vittoria è apparsa chiarissima, confermata dalle dichiarazioni in arrivo dai due schieramenti.
È così iniziata la lunga festa, in particolare a Dublino, dove migliaia di persone sono scese in strada per ritrovarsi al castello della capitale e ascoltare la proclamazione del risultato finale. Su Twitter intanto personaggi della cultura e dello spettacolo si complimentavano con gli irlandesi. «Oscar Wilde sta ridendo nella tomba», ha detto l’attore britannico Stephen Fry, riferendosi allo scrittore dublinese rinchiuso alla fine dell’800 in un carcere in Inghilterra per la sua omosessualità. «È bello vedere un Paese in cui tutti sono trattati in modo eguale», ha affermato invece Richard Branson, il patron di Virgin. Approfittando della festa, la senatrice indipendente Katherine Zappone ha colto l’occasione in diretta sulla tv pubblica irlandese Rte per chiedere alla moglie Ann Louise Gilligan di risposarsi «in questa nuova Irlanda».
Il voto avrà anche importanti ripercussioni sulla chiesa cattolica nel Paese e forse anche all’estero. Mentre i vescovi si erano schierati con la famiglia tradizionale, suore e preti `ribelli´ avevano mostrato una maggiore apertura. Dopo la vittoria del «sì», l’arcivescovo di Dublino e Primate d’Irlanda, Diarmuid Martin, ha parlato di «rivoluzione sociale». «La chiesa ora deve fare i conti con la realtà», ha aggiunto, sottolineando che sarà un «compito difficile» far arrivare il messaggio del cattolicesimo ai giovani.
La «rivoluzione» dell’Irlanda di sicuro avrà ripercussioni in altre realtà, a partire dalla vicina Irlanda del Nord, dove da tempo partiti come il Sinn Fein cercano, senza riuscirci, di introdurre le nozze gay.
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