venerdì 10 ottobre 2014

UNA CHIESA SENZA FUTURO?




Riflessioni di padre Josè Maria Castillo* tratte dal suo blog "Teologia sin censura" (Spagna), 22 settembre 2012, traduzione italiana di Lorenzo Tommaselli

I recenti scritti di H. Küng e L. Boff, su quest’argomento, e che in questi giorni circolano nella rete, ci fanno riflettere. La Chiesa si indebolisce giorno per giorno, perde credibilità e alla grande maggioranza della gente non interessa più. Sarà certo che questa Chiesa non ha futuro?
Quando qui parlo della Chiesa, non mi riferisco all’enorme quantità di persone che, ognuna come può, sono interessate a Gesù di Nazareth ed a quello che insegna (o non insegna) il Vangelo. Non parlo delle persone di fede, un problema molto personale che ognuno si gestisce come Dio glielo dà a capire.
Nel dire che questa Chiesa non ha futuro, quello che voglio dire (come fa Küng) è che il papato e la curia vaticana, così come si sono organizzati e funzionano, non solo non vanno da nessuna parte, ma anche – e soprattutto – stanno danneggiando molto la stessa Chiesa e, ancor di più, tanta gente di buona volontà che perde persino l’interesse per la religione quando vede il triste spettacolo che sta dando il cosiddetto “sistema romano”.

Perchè dico queste cose? La Chiesa, che ha concentrato tutto il suo potere e la sua autorità nel papa e nella curia vaticana e che funziona  in maniera tale che lei ‐ e solo lei – pensa di avere la verità piena ed il potere indiscutibile per imporre questa verità, per decidere quello che è bene e quello che è male e per imporre alla gente quello che deve o non deve fare; una Chiesa così non ha argomenti per dimostrare che tutto ciò deve essere così, nè gode della credibilità indispensabile per convincere del fatto che le cose devono andare così.
Proprio per questo, perchè il “sistema romano” manca di argomenti e di credibilità per persuaderci del fatto che possiede i poteri che dice di avere, per questo il papato e la curia pensano in coscienza che è meglio occultare cose che, se si sapessero, allontanerebbero di più la gente. E si moltiplicherebbero gli scandali, le contraddizioni, le mezze verità e tanti affari oscuri che lo Stato della Città del Vaticano tenta di coprire senza riuscirci in molti casi. Da ciò, le incessanti contraddizioni del già menzionato “sistema romano”.

In teoria, difende ed elogia i diritti umani, ma, fino ad oggi, non rispetta questi diritti nella sua legislazione e nella sua forma di governo e nemmeno ha sottoscritto i trattati internazionali su questa problematica fondamentale. In teoria, elogia e predica il Vangelo, ma, in pratica, a qualsiasi persona che entra in Vaticano risulta difficile vedere che quello somiglia alla semplicità del Vangelo ed alla prossimità di Gesù con i più disgraziati di questo mondo.
In teoria, il papa e la curia si lamentano e denunciano la corruzione economica, gli scandali sessuali, la menzogna come sistema di governo....ma il fatto è che la banca vaticana ha dato gravi motivi di scandalo e, quello che è peggio, è risaputo che la politica vaticana è un elemento importante (per quello che dice e per quello che tace) nella legittimazione di governi e governanti che sono causa della crisi economica e fanno sprofondare nella miseria tante creature innocenti.

In queste condizioni si può predicare il Vangelo? E se il cosiddetto “sistema romano” non serve per questo, come sarà possibile mantenerlo in piedi per molto tempo? Non stiamo parlando solo di un problema di buona o cattiva moralità. Il problema è molto più serio. Quello che è in gioco è l’”essere o il non essere” della Chiesa che si lascia gestire dal “sistema romano”.
Perchè, in tutta la Bibbia e nella tradizione cristiana, l’”essere” è determinato dallo – e dipende dall’ – “accadere”. Non siamo davanti ad un problema di metafisica, ma ad un problema del divenire storico. E quando quello che accade si allontana tanto dalla sua origine e dalla sua ragion d’essere, la cosa più ragionevole è pensare che una Chiesa così, cioè, “questa Chiesa” non ha futuro.



* Josè Maria Castillo è uno dei più prestigiosi teologi europei il cui valore è riconosciuto sia per l’attività accademica svolta nel campo dell’insegnamento universitario, sia per la numerosa opera scientifica pubblicata in Spagna e all’estero. La collaborazione di Castillo con l’Università Centroamericana José Simeón Cañas di EL Salvador, lo ha portato a interessarsi alla teologia della liberazione, pubblicando alcune importanti opere sul tema, tradotte anche in italiano dalla Cittadella di Assisi («I poveri e la teologia. Cosa resta della teologia liberazione», Assisi, 2002; «Simboli di Libertà», Assisi, 1983; «Dio e la nostra Felicità», Assisi, 2002).



Testo originale: Esta Iglesia no tiene futuro

4 commenti:

  1. Buongiorno. Questa è una seria riflessione che merita molto di più di qualche riga di commento. Ho letto e ci sto riflettendo, molti argomenti non li conosco affatto se non per sentito dire. Posso solo esprimere un io personalissimo pensiero.
    Credo alcuni di noi abbiano la fortuna di trovare , di imbattersi o di scontrarsi con una persona che di mestiere fa il Sacerdote e che si instauri un feeling particolare che lo aiuti veramente nel profondo. Detto questo credo anche che siamo tutti uomini e come tali nessuno di noi ha il diritto ad ergersi quale leader della Spiritualità in Nome e per Conto di Dio. Ma, chi ha il dono di saper amare con generosità, di mettersi al servizio con abnegazione, di poter fare la differenza anche per uno solo di noi, è giusto lo faccia, come il medico con le ferite del corpo, allevi le ferite dello Spirito. Ma lo faccia come uomo verso un altro uomo, come un mestiere, come il falegname delle origini, Condividendo la vita, le miserie, i dolori e le gioie che sono tutte umane. Comportandosi da uomo o donna con famiglia, bisogni e doveri. Non ergendosi a giudice. di nessuno.

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  2. Ottimo commento, SIlva. La vocazione, in quanto chiamata di Dio, dovrebbe farci riflettere molto. Ogni vocazione, non solo quella sacerdotale ma ad ogni professione, dovrebbe partire da questo e includo anche la vocazione alla politica e alla legislazione.

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  3. Hai ragione Eagle per politica e legislazione la voczione andrebbe verificata con attenzione molto particolare.

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  4. Mi ritengo una persona più pragmatica che non spirituale...
    Credo in Dio? Diciamo che spero esista, ma non per una qualche ricompensa nell'aldilà.
    In oltre 2000 anni la struttura della Chiesa ha potuto rivoltare, stravolgere chissà quanti principi o dogmi. In questi secoli l'oscurantismo ha imperato fra le file della Curia Romana in cui ha prevalso il profitto personale su quello dei credenti.
    Per secoli hanno approfittato della loro posizione e potere per garantirsi i privilegi ottenuti.
    Non è assolutamente vero che il potere laico è distinto da quello religioso.
    La lunga mano del Vaticano ancora detta legge ovunque e su argomenti totalmente distinti dalla religione.
    Con l'avvento della tecnologia non è più possibile tener nascosti tanti scheletri, tanti scandali di cui si sono macchiati i rappresentanti di questa organizzazione mondiale. Non possono più scagliare la prima pietra da innocenti.
    Io credo in un Dio molto più umano di quanto la dottrina ci insegni, molto più padre di famiglia che non giudice, molto più probabilistico che non assolutista, molto più disposto a perdonare che non a punire.
    Sembra che Papa Francesco tenti di dare nuove linee guida, aggiornare questo apparato mastodontico per inserirlo nei giorni nostri, rendendolo più snello e al passo con i tempi. Ci riuscirà? Lo vedo molto difficile...

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