mercoledì 18 settembre 2013

CONVIVENZA INASPETTATA



Se il destino vi chiude una porta, è perché vi sta aprendo un portone. Ne volete una prova? Il mio nome è Augusto, sono un funzionario comunale e quel giorno ero stato convocato nell’ufficio dell’avvocato della mia ex moglie, perché la “Sig.ra Perfidia-fatta-persona” aveva ottenuto dalla legge l’usufrutto dell’appartamento di nostra proprietà, che mi ero rifiutato di consegnarle dopo la separazione.

"Ecco!" gettai la chiave Yale sulla scrivania della sanguisuga e mi alzai dalla sedia di pelle, come se avesse preso fuoco. “Con questo spero che abbiamo finito, avvocato”. Mentre la donna mi fissava con gli occhi spalancati e la bocca aperta, radunai le mie cose e me ne andai prima che potesse rispondere. Dopo un anno di combattimenti, volevo solo che la cosa si concludesse, in modo da non avere ulteriori contatti con la Perfida.

Pochi minuti dopo ero nuovamente in Comune. Con il fumo che mi usciva letteralmente dalle orecchie, spalancai la porta e mi lanciai nel mio ufficio senza salutare Dario, il segretario amministrativo.

“Ehi Augusto, i tuoi occhi sono due laser, dovresti andare in giro con il porto d’armi!” esclamò questi al mio rientro. Non gli risposi.

Una mezz’ora più tardi ero di fronte a una montagna di scartoffie, con una tazza gigante di caffè e la scatola del Maalox.

"Augusto?” sentii un colpo leggero allo stipite della porta, che era rimasta aperta.

"Ehi, Dario. Scusami per prima. Ero un po’ arrabbiato”.

“Non ti preoccupare l’avevo capito”.

Mentre si sporgeva in avanti e reggeva una pila di carta, notai, con un po' d’invidia, il modo in cui la manica della camicia fasciava il bicipite del ragazzo. Una specie di tatuaggio a forma di serpente s’intravedeva attraverso il tessuto di cotone sottile, l'orecchino che ornava il suo lobo luccicava come un diamante. Un accenno di dopobarba piccante, che probabilmente aveva un nome molto maschile, assalì le mie narici quando l’altro si avvicinò. Oh, poter tornare indietro negli anni ed essere di nuovo giovane e alla moda!

Come se fossi mai stato “alla moda”, io.

"Questi sono i file che mi hai chiesto di copiare” posò i fascicoli sulla mia scrivania e se ne andò.

Dal momento che avevo appena consegnato le chiavi del mio "castello" all’avvocato vampira, stavo leggendo gli annunci immobiliari e avevo stampato delle pagine da internet di alcuni appartamenti che sembravano interessanti. Non avevo ancora deciso se prenderne uno in affitto oppure se acquistarlo chiedendo un mutuo. Ero tutto concentrato sulle pagine del sito immobiliare quando sentii nuovamente il profumo speziato della colonia di Dario inondare l’ufficio. Era tornato?

"Ho pensato che avessi bisogno di caffè fresco".

Indicai la tazzona sulla scrivania: "Ne ho ancora un po’ qui, grazie comunque”.

"Quello probabilmente è ormai freddo. Ecco, prendi questo". Dario mi spinse la tazza tra le mani prima che riuscissi a protestare di nuovo. Il mio sguardo si focalizzò sui corti capelli biondi del giovane segretario. Ero un po’ infastidito da quelle attenzioni, probabilmente la notizia del mio divorzio si era diffusa in ufficio e la gente pensava di doversi prender cura di me.

"Grazie" brontolai.

"Alla ricerca di una nuova casa?" mi chiese, avvicinandosi allo schermo del computer. La nostra interazione, in genere accadeva sempre con la scrivania tra di noi. Io sono sempre stato un cultore dello spazio personale. Stranamente quella mattina non mi disturbò più di tanto.

"Sì, la mia ex-moglie ha ottenuto la casa e devo cercarmi un altro buco dove vivere".

"Hmm". Dario inarcò una delle sue sopracciglia bionde. "Beh, senti" disse raddrizzandosi e dandomi una pacca fraterna sulle spalle: "Se hai bisogno di qualcosa di economico, io ho una villa vicino a Montichiari e non sto usando tutte le stanze da letto. Potresti utilizzarne una fintanto che non trovi casa e potremmo usare una sola macchina per venire in ufficio".

Valutai nuovamente l'assistente d’ufficio, notando che l’orecchino di diamante sembrava effettivamente vero, che i pantaloni cachi di Dario avevano il tipo di piega croccante che si ottiene da una pulitura a secco, e che il mignolo della sua mano sinistra sfoggiava un anello con una pietra preziosa di discrete dimensioni: probabilmente alessandrite. Valutai che tutto questo doveva essere piuttosto costoso. E il ragazzo possedeva anche una villa a Montichiari? Come faceva a mantenersi tutto questo con il suo stipendio di amministratore d’ufficio comunale? Come se avesse percepito la mia esitazione, egli abbassò la voce e si sporse più vicino: "Non ho bisogno di soldi. Davvero, Alberto. Quindi non intendo chiederti nulla per l'affitto".

Ancora confuso per l'offerta, annuii e cercai di sorridere educatamente: " Grazie, lo apprezzo. Ci farò un pensiero". Anche se, a parte il fatto che mi sembrava troppo bello per essere vero, non riuscivo a pensare ad un buon motivo per dire di no.

Quella stessa sera, dopo un po’ d’insistenza da parte del collega, mi ritrovai a visitare la sua villa.

"Bel posto qui". Dissi ammirando la casa e il panorama che si godeva dalla collina sulla quale era stata costruita. Il giardino era enorme e ben curato, c’era anche una piscina grandissima.

"Grazie. Il mio compagno era un avvocato. Me l’ha lasciata quando è morto. Cancro. Abito qui da solo da quando se n’è andato".

Oh. Che imbarazzo. Fui salvato dallo squillo del cellulare. Lasciai cadere il mio borsone e aggrottai la fronte. Era una chiamata da un collega. “Ancora Pasotti!” esclamai sollevando gli occhi al cielo.

"Questo te lo porto dentro" Dario raccolse la borsa ed entrò in casa per depositarla in quella che probabilmente sarebbe stata la mia camera da letto. Lo seguii. “Ha ancora dei problemi con il suo computer, ma io sono stanco di continuare a perder tempo con gli incompetenti, lo richiamo dopo". Rifiutai la chiamata.

Dario mi sorrise educatamente. Aveva le mani in tasca e sembrava studiarmi attentamente: "Probabilmente è solo una chiamata per rompere le scatole. Sarà geloso, se proprio vuoi saperlo".

"Eh?" non molto intelligente da parte mia, ma non avevo proprio capito.

Il sorriso di Dario si allargò: "Mi sembra che il tuo radar gay non funzioni molto bene, vero?".

"Immagino di no" sbuffai, stavo diventando vecchio e lento.

Improvvisamente, Dario mi fu in piedi molto vicino. La sua mano, forte e calda si appoggiò dolcemente sulla mia spalla: "Alberto, ti dispiace se ti faccio una domanda? Perché tu e la tua ex moglie vi siete separati?".

Mi voltai. I nostri corpi erano separati da semplici molecole d'aria. Gli occhi azzurri di Dario scintillavano. Sì, sono lento, ma la lampadina sopra la mia testa finalmente si accese. Questa faccenda della coabitazione poteva essere estremamente imbarazzante.

Ma anche molto interessante.

Presi il mento di Dario con fermezza, godendo del contatto con la pelle morbida sotto le mie dita, piegai gentilmente il suo volto e appoggiai delicatamente le mie labbra sulle sue in un bacio lieve. "Penso che tu abbia capito il perché" gli risposi.

1 commento:

  1. Noooooooo...mi hai lasciata sul più bello..uffi..ma spero che la tua musa ti ispiri anche per questo...A meno che...non sia una storia vera!!

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