mercoledì 28 agosto 2013

UN TUFFO NEL PASSATO


“Dove li hai presi questi?” chiese arrabbiato alla figlia seduta nel soggiorno.

“Li ho trovati nel ripostiglio” fu la risposta quasi automatica.

“Ti ho detto un miliardo di volte che non devi toccare le mie cose!” la sgridò ad alta voce, sbattendo una mano sul tavolo di legno della sala.

“Ma sono solo delle piantine e dei progetti, papà. Non sono documenti importanti” cercò di scusarsi lei.

“Sono importanti per me, Cristina. E non voglio che tu vada a rovistare nelle mie cose” ribatté deciso, sperando di far entrare finalmente nella zucca della figlia che, anche se lei ormai aveva superato l’età dell’adolescenza, in casa comandava ancora lui. Prese la scatola che conteneva le planimetrie e altre cose appartenenti al passato e, voltando le spalle, si avviò verso la cucina dove buttò violentemente la scatola sul tavolo, sbuffando rumorosamente.

“Papà, non è come pensi” la figlia lo aveva raggiunto sulla porta della cucina “Stavo pulendo il ripostiglio e la scatola era là. Non volevo curiosare” gli disse gentilmente.

“Ti ho detto di stare fuori dal ripostiglio. Ci penso io a sistemarlo” puntualizzò nuovamente “E ora riponi la scatola dove l’hai trovata”.

“Ma…”

“Mettila via, va bene?” e per sottolineare il gesto diede un colpo al contenitore che si rovesciò per terra spargendo il contenuto sul pavimento. Guido, si piegò per recuperare le cose e le gettò alla rinfusa nel cartone.

“Papà, si rovinano” disse Cristina pazientemente e si chinò al suo fianco.

“E’ solo roba vecchia. Mettila via!” gridò nuovamente poi si alzò, prese la porta e ritornò in soggiorno, dove accese la televisione e si sedette sul divano.

Cristina raccolse le carte e cercò di riporle in maniera ordinata, le appoggiò sul tavolo della cucina e le impilò per bene, dividendole per argomento: planimetrie da una parte, ritagli di giornale dall’altra, cartoline sbiadite dal tempo e vecchie fotografie ingiallite. Dopo qualche minuto andò in salotto e si sedette sul tappeto ai piedi di suo padre. Aspettò un attimo e poi chinò il capo sulla gamba di papà, in attesa. Sapeva che la mano paterna sarebbe scesa sulla sua testa per accarezzarle i capelli. E così fu.

“Era la casa che volevate costruire tu e la mamma?” la mano del padre si bloccò ma non si ritrasse, il contatto tra di loro continuò diffondendo un calore confortevole.

“Se non avessi sposato tua madre, Cristina, non saresti qui adesso” la voce di Guido era malinconica.

“Lo so” ma non aggiunse altro, Cristina sapeva che non aveva ancora finito di parlare.

“Tua madre era una donna buona. Paziente. Comprensiva”.

“So anche questo”.

“L'amavo”.

“Ma hai amato anche un’altra persona” non era una domanda ma un’affermazione. "Anche lei era paziente e comprensiva?"

”Non tanto, no”.

"Ma tu l’amavi comunque?"

Cristina si alzò da terra e si sedette a fianco del padre, gli prese la mano e lo guardò. Tra le dita dell’altra mano stringeva una fotografia sbiadita di due ragazzi giovani e sorridenti che si abbracciavano su una spiaggia. Uno dei due era suo padre. Guido valutò la situazione, ormai sua figlia aveva ventidue anni, sua moglie era morta da nove, a chi poteva far male la verità? Fece un profondo sospiro e poi si aprì alla sua adorata figliola: “Sì, ci amavamo. Si chiamava Silvano. I tempi erano diversi e quindi non siamo riusciti a essere quello che volevamo essere. Non ero abbastanza coraggioso per dargli quello che voleva. Quello che si meritava. Così mi ha lasciato.” Guido guardò in volto di sua figlia. “Non mi pento, capisci. E' solo il modo in cui sono andate le cose”.

“I tempi sono cambiati, papà”

Lui la guardò. “Che significa?”

“Mamma è morta da tanto tempo”.

“Sì”.

Cristina si alzò e sorrise al padre: “Dovresti essere felice. Te lo meriti. Hai mai provato a cercarlo?”

“Perché dovrei? È stato tanto tempo fa”.

“Perché lo ami ancora”.

Lui annuì impercettibilmente ma rispose: “Sono invecchiato, Cristina”.

Lei sorrise e gli batté la spalla: “Non sei vecchio, hai 60 anni e anche lui sarà invecchiato. Non desideri sapere cosa gli è successo?”

"Sì”. Pensò agli uomini della sua età, ai suoi coetanei. Aveva passato una vita camuffato in un matrimonio con una donna dolce e una figlia adorante. “Forse”.

“Anche se è morto, papà, non vorresti che sappia del tuo ricordo? Che non è ammuffito nel retro di un armadio?” Si inginocchiò di fronte a lui per guardarlo in faccia mentre parlava: "Noi siamo gli unici due al mondo che hanno conosciuto a fondo la mamma. Lei è stata la migliore madre del mondo, la donna più dolce, la più gentile, la più generosa che sia mai esistita. Io sono convinta che mamma ti vorrebbe felice. Che tu non vivessi più da solo rimuginando sui tuoi vecchi segreti”.

Guido guardò la fotografia che le aveva dato la figlia. Un milione di ricordi passarono nella sua mente. In quella foto avevano più o meno l’età di Cristina. “Lui non ha bisogno che io mi intrometta nella sua vita dopo tutto questo tempo, tesoro”.

“Allora lo hai cercato” affermò lei.

“Non l'ho mai perso. Non del tutto. Ho solo perso quello che eravamo. Non si può tornare indietro. Ha la sua vita e io la mia”.

“E' venuto al funerale di mamma?”

“Sì. In realtà, venne”.

“Dunque non ti odia di più”.

“Suppongo di no”.

“È sposato?”

“Non esattamente, no”.

“Ti manca?”

Posò la fotografia e guardò la figlia, cercando di essere rassicurante di fronte alla sua confusione: “Non mi può mancare ciò che non ho mai avuto”.

“Ma hai vissuto tutta la tua vita come la persona che non eri”.

Guido sorrise alla sua bambina, anche se ormai era una donna: “Sono un padre, un marito” inghiottì per togliersi il nodo alla gola, "Un vedovo. Ho amato voi due, ancora vi amo entrambe. Ho preso una decisione e direi che, purtroppo, ho tradito le aspettative di altre persone, prendendo la strada più facile. Mi sono nascosto, ma ho vissuto la vita che volevo vivere. Scegliendo questo percorso, sapevo che mi avrebbe portato a perdere qualcuno prezioso, ma percorrendola, ho trovato molta felicità, e non mi pento di nulla”. Sospirò e uscì sul balcone, una boccata di aria fresca gli avrebbe sciolto il nodo che aveva nella gola.

Cristina rimase ad osservarlo per un poco. Doveva aiutare suo padre a ritrovare quell’amore perduto che aveva nascosto in un vecchio sgabuzzino nel cuore. Si allungò verso il tavolino, dove era appoggiato il telefono e prese la vecchia rubrica telefonica dei suoi genitori. Era la stessa di tutta una vita, con la copertina di cuoio ormai sdrucito dagli anni. Aprì la pagina della lettera “S” e trovò il nome e il numero di Silvano, la scrittura era quella di suo padre. Le venne il dubbio che non fosse lui, ma non era un nome molto comune. Quanti amici poteva avere suo padre con lo stesso nome? Decise di fare un tentativo. Prese il cellulare dalla tasca dei jeans e compose il numero.

Una voce maschile rispose dopo qualche squillo: “Pronto?”

“Buon giorno, sono la figlia di Guido Tacchini. Avrei bisogno di parlare con il Signor Silvano Brioschi, per cortesia”. Vide suo padre girarsi di scatto sul balcone e guardarla allarmato.

“Sono io. Sta bene Guido?” chiese l’uomo al telefono, con l’ansia nella voce.

“Sì, tutto bene, ora glielo passo. Volevo chiederle se sarebbe così gentile da venire a prendere un tè da noi, uno di questi giorni”.

“Volentieri” accettò l’uomo un po’ in imbarazzo.

“Grazie. Le passo mio padre, ora” si alzò andando verso il balcone “Oggi si è accorto di avere ancora qualcosa da condividere con lei”.

Il viso di Guido era spaventato e la sua mano tremava, ma prese il cellulare dalle mani di sua figlia, che gli fece l’occhiolino.

“Pronto? Ciao Silvano”.

4 commenti:

  1. Breve,intenso ,meraviglioso..

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  2. Uno dei miei preferiti, Adoro questo vecchio uomo. Sono un poco io.

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  3. Mi chiedo...come sarà andata a finire la telefonata..molti tuoi racconti hanno il potere di farmi incuriosire...dopo averli letti(come in questo caso)..dove sono adesso,i due innamorati,cosa faranno?

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  4. Che bello questo racconto, e' bello che tu abbia concesso al tuo protagonista di avere una seconda occasione e l'amore di sua figlia mi ha commosso. Se poi dici che c'è un po' di te e' ancora più bello!

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