Se lo ricordava bene quel giorno: il suo fidanzato, che era il vero papà del bambino, era entrato tenendo per mano quel bambinetto splendido di tre anni e glielo aveva presentato. Cinque anni dopo David, non importava quale età potesse avere Sam, oppure il suo compagno Jonathan, li voleva entrambi sempre vicino, per poterli proteggere dal mondo.
"Per favore, babbo", lo pregò Sam. "Starò molto attento."
Proprio come il primo giorno che aveva incontrato il figlio, David non riusciva a negargli nulla. "Che ne dici di un compromesso, Sam?".
Sam si morse il labbro inferiore e, per un attimo, sembrò così simile a suo padre, che David quasi cedette alla sua richiesta dicendogli che poteva fare qualsiasi cosa, tutto quello che voleva, solo per vederlo sorridere. Era difficile rimanere seduto sul divano e non abbracciare il suo piccoletto.
"Cioè?" domandò Sam.
"Beh, che ne dici se mettiamo la bicicletta nella mia macchina, guido fino a pochi isolati dalla scuola e poi ti lascio, così puoi andare in bici per il resto della strada?"
Sam sembrò prendere in considerazione la proposta.
“E dopo la scuola?" chiese "Posso ritornare a casa in bicicletta?"
"Potresti tornare in bicicletta allo stesso posto. Io e papà, ti aspetteremo lì".
David avrebbe fatto in modo di scegliere un posto in linea diretta verso la scuola e bene in vista, in modo che non avrebbe perso di vista Sam per ogni singolo secondo.
"Va bene" concluse Sam con un sorriso luminoso "Grazie, babbo".
Poi scappò via e David tirò un sospiro di sollievo alla crisi scongiurata.
"Ben fatto".
David si voltò e sorrise a Jonathan che era sulla porta della cucina: "Grazie. E’ stata una situazione un po’ delicata per un minuto".
Jonathan si avvicinò e si mise a cavalcioni sulle gambe di David. "Sei un grande padre" gli disse con un tono e un'espressione di adorazione.
"Non pensi che sia troppo severo con lui?" domandò David.
"Sei più severo di quanto i miei genitori lo fossero con me, probabilmente anche più rigido di come sarebbe stato se lo avessi allevato da solo. Ma lo fai perché ti prendi cura di lui, e Sam lo sa. Ecco perché non litiga mai con te". Jonathan avvolse le braccia intorno alle spalle di David e si appoggiò a lui, mettendo il viso nell'incavo del collo di David. "Lui ti ama tanto quanto lo ami tu. Siamo così fortunati ad averti nella nostra vita".
David infilò le sue mani sotto la maglietta di Jonathan e le passò sopra la sua pelle liscia e calda: "Sono felice di fare tutto questo assieme a te, tesoro. Non vorrei rinunciare alla nostra famiglia o alla nostra vita insieme, per tutto l’oro del mondo. Spero che tu lo sappia".
Jonathan annuì "Lo so".
"Bene."
Stettero seduti abbracciati ancora un po', godendo della vicinanza l’uno dell’altro, poi Jonathan sospirò e scese dalle ginocchia di David.
"Dove vai?" chiese David afferrando la mano di Jonathan. Dopo tutti gli anni che avevano trascorso insieme, odiava ancora separarsi dal suo meraviglioso compagno dagli occhi d'argento, anche se si trattava di poco tempo.
"Si sta facendo tardi" rispose Jonathan. "Vorrei finire di preparare la cena".
"Possiamo uscire, se vuoi".
"No, amore. E’ quasi pronto. Dammi dieci minuti e potremo sederci a mangiare".
David baciò il dorso della mano di Jonathan. "Vado a cambiarmi, tu recupera Sam e ci vediamo in cucina."
= = =
"Sei sicuro che gli piacerà, papà?" chiese Sam a Jonathan per quella che sembrava la centesima volta.
“Sì, sono sicuro" rispose Jonathan con un sospiro, continuando a tagliare i pomodori per l'insalata. "Hai visto il babbo mangiare bistecche un sacco di volte. Sai che le adora".
"Lo so".
Sam rimase in silenzio per qualche minuto, Jonathan sperava di aver finalmente concluso la santa inquisizione sul menu della cena, ma la speranza fu di breve durata.
"Non dovremmo fare qualcosa di più speciale?"
Jonathan si fermò sul tagliere e guardò Sam da sopra la spalla. "Stiamo facendo filetto mignon, Sam. Questo é un pasto speciale".
Cominciò a pelare i cetrioli, quando Sam chiese di nuovo: “E le patate?".
"Saranno pronte in pochi minuti".
"Ma sono patate normali!” esclamò il ragazzino “Non è niente di speciale. Come facciamo a sapere che al babbo piaceranno?".
Jonathan rinunciò a cucinare e si sedette al tavolo con suo figlio: "Tuo padre ama le patate, in qualsiasi maniera, cucciolo. Ora, che ne dici di dirmi cosa ti rende così nervoso".
Sam abbassò il viso sul tavolo, i suoi capelli neri gli coprivano il visetto: "Non lo so." Rispose stringendosi nelle spalle.
"Sammy" lo richiamò Jonathan, mettendo un tono di avviso nella voce.
"Voglio che risponda di sì, tutto qui" ribatté finalmente Sam, disegnando col dito delle forme sconosciute sul tavolo della cucina. Dopo pochi secondi, guardò Jonathan. "E’ molto importante, papà."
Jonathan si accucciò in ginocchio accanto a suo figlio e lo strinse forte. "Vedrai che il babbo dirà di sì, Sam. David... il babbo, ci ama moltissimo entrambi. Non devi mai, mai preoccuparti di questo, va bene?"
"Va bene" disse Sam.
Jonathan gli scompigliò i capelli mentre si alzava. "Tu vai apparecchiare la tavola ed io finirò di preparare questa benedetta insalata. Poi sarà tutto a posto".
Stava cucinando l’ultima bistecca quando Sam sentì David scendere le scale e si precipitò al fianco di Jonathan: "Il babbo sta arrivando!" sussurrò agitato.
"Il babbo vive qui" sussurrò Jonathan con un sorriso.
"Come stanno i miei ragazzi?" esclamò David entrando in cucina e baciando Sam sulla testa. Poi abbracciò Jonathan da dietro la schiena e gli diede un bacio sul collo "Ehi, piccolo. C'è odore di buono qui dentro." disse lanciando lo sguardo nella cucina. "Cosa c'è per cena?"
"Filetto, patate al forno, carote arrosto e insalata."
"Mmm, sembra buono" esclamò David, mettendosi un pezzo di cetriolo in bocca: "Qual è l'occasione speciale?"
Jonathan aveva pianificato di fare un bel discorso e una proposta romantica dopo cena. Sam però aveva otto anni e la pazienza non era la sua virtù, quindi rispose al posto di suo padre: “Vorremmo chiederti se ci vuoi sposare”. Da poco erano state legalizzate le unioni matrimoniali omoaffettive nello stato di New York.
David girò di scatto la testa verso Sam e poi di nuovo verso il suo compagno. Lui deglutì. "Cosa?"
Oh, bene. Pensò Jonathan. Era ora di cambiare piano.
"Sam ha ragione." Jonathan fissò i begli occhi blu marino di David. "Sai già che mi sono innamorato di te dal primo momento che ti ho visto. E quando abbiamo cominciato ad uscire, penso di averti confidato che la realtà superava di gran lunga la fantasia con la quale avevo convissuto per anni. "Jonathan fece un respiro profondo. "Ma dopo tutto questo tempo che siamo insieme, che condividiamo la nostra vita, crescendo nostro figlio, ho imparato qualcosa. L'amore cresce. Quello che provo per te ora è molto di più, in modo molto, molto migliore di quanto avrei mai potuto immaginare". Jonathan si mise in ginocchio, lanciò un'occhiata a Sam e, dopo un secondo, il ragazzo ricordò questa parte del piano e si unì al padre. Jonathan sorrise e strinse la mano di Sam, poi alzò lo sguardo verso il compagno: "David Miller, ti vuoi sposare con noi?"
Con gli occhi decisamente lucidi, David si unì alla sua famiglia sul pavimento della cucina, li avvolse tra le sue braccia, e li cinse in un abbraccio. "Sì" disse con la voce rotta dall'emozione. "Certo che vi sposo."
Jonathan venne catturato dallo sguardo amorevole di David. Il suo cuore era abbastanza pieno da scoppiare. David abbassò il volto e sfiorò con un bacio le labbra di Jonathan. "Ti amo" sussurrò.
"Vedi, papà?" esclamò Sam, compiaciuto. "Te l’avevo detto, che il babbo avrebbe gradito la cena".
????Eagle????Ma questo è.....ehm..ma in questo blog non c'è un indirizzo email??
RispondiEliminaNo non c'è comunque è eaglehakca@gmail.com.
RispondiEliminaMi dice inesistente..ho un paio di cose da dirti :((
RispondiEliminaOk..grazie.
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