Il dio Apollo, figlio di Zeus e di Latona e fratello gemello di Artemide, non disdegnava di certo le tentazioni piacevoli del sesso. Tra le centinaia di donne che ebbero una relazione con il dio del sole, delle arti, della medicina, della musica e della profezia, compaiono anche dei giovani maschietti. I più famosi di tutti sono Ciparisso e Giacinto.
Ciparisso era un giovane cacciatore dell’isola di Ceo (isola delle Cicladi, nell’Egeo), amato da Apollo per la sua grazia e la sua eccezionale bellezza. Il dio del sole gli aveva insegnato a maneggiare l’arco, la musica e gli aveva dato in custodia un magnifico animale sacro. Si trattava di un cervo dalle corna di oro massiccio. Ciparisso era felice di questo incarico e stava sempre in compagnia del bellissimo animale in giro per i boschi. Per renderlo più bello il giovane gli aveva messo al collo una collana di rubini. Il cervo girava tranquillamente per le case come un animale domestico, tutti lo conoscevano e le fanciulle lo nutrivano con ciuffi di erbe. Nessuno pensava di fare del male al meraviglioso animale, non solo perché era sacro alle Ninfe ma perché era carissimo a Ciparisso. Il giovinetto gli montava in groppa, si attaccava con le mani alle corna d’oro e ogni giorno andavano attraverso il bosco.
Un giorno, dopo una di quelle scorazzate, la bella bestia stanca si fermò, Ciparisso invece aveva una gran voglia di cacciare, aveva visto volare miriadi di tortore, ne voleva prendere qualcuna.
Trovandosi solo il principe entrò nel bosco e si mise a saettare a ogni fruscio, puntava l’arco pronto a scoccare la freccia. Ad un tratto risuonò un bramito e contemporaneamente balzò fuori il cervo da dietro una siepe con la freccia infissa nel fianco, lasciando dietro di sè un rivolo di sangue. Il giovane si sentì morire, corse ansimando dietro la bestia e finalmente vicino a un corso d’acqua lo raggiunse, ma non vi era più nulla da fare. Ciparisso chiuso in un muto dolore sedette sulla sponda del torrente e cominciò a piangere. Apollo vide tutto dall’alto e scese per apprendere come era avvenuta quella disgrazia. Ciparisso senza chiedere alcun conforto singhiozzando gli raccontò l’accaduto. Apollo gli chiese: ”dimmi che cosa vuoi per mitigare il tuo dolore”. Ciparisso gli rispose : “se tu mi ami veramente, fammi una grazia rendimi immortale per poter piangere sempre”.
Apollo ebbe pietà e lo toccò sulla fronte, immediatamente Ciparisso si levò in piedi, si avvolse nel suo mantello verde e con un brivido di freddo si mise a guardare il cielo. Le lacrime che scorrevano dai suoi occhi si trasformarono in piccole foglie, e in breve coprirono il viso, i piedi si indurirono e s’affossarono nel terreno, e nel luogo dove Ciparisso piangeva spuntò un elegante Cipresso.
Il dio del sole s’innamorò anche di un giovane della Laconia, Giacinto, figlio di Amicla e di Diomedia era un ragazzo bellissimo; Apollo ammirando tanta armonia di forme, volle instaurare con lui una fervida amicizia e per stare assieme a lui tralasciò tutte le sue principali attività, trasportando invece le reti e tenendo i cani al guinzaglio quando quest’ultimo andava a caccia. Apollo era gelosissimo di lui, un giorno venne a sapere che Tamiri, un compaesano di Giacinto si era innamorato di lui e decise di farlo fuori. Tamiri reputava di superare le muse nelle loro arti, il dio, con estremo piacere andò dalle sue allieve per riferire tali parole. Le muse allora, privarono il povero Tamiri, reo di presunzione, della vista, della voce e della memoria. Apollo e Giacinto si trovavano spesso sulle rive del fiume Eurota e si esercitavano al lancio del disco. Un giorno i due si spogliarono, si unsero d’olio d’oliva, ed iniziarono una gara di lancio col disco: Apollo lo faceva volare in aria e Giacinto correva a riprenderlo. Anche Zefiro, il dio del vento di primavera, era amico di Apollo e indignato della preferenza del dio per Giacinto, quando Apollo lanciò il disco, con suo soffio ne deviò il lancio e lo spinse contro la testa di Giacinto: il colpo fu talmente forte che il giovane cadde a terra morto. Dal sangue della ferita, Apollo fece nascere il fiore che porta tuttora il suo nome: il giacinto, affinché del giovane e del profondo dolore del dio per la sua morte si conservasse memoria in eterno.
Apollo fu certamente una divinità fortemente correlata con l’omosessualità. In questo senso, fondamentale fu la scoperta di una serie di iscrizioni presso il tempio di Apollo Karneios a Santorini, isola dell’Egeo colonizzata da popolazioni doriche originarie di Sparta. Si tratta di alcune tra le primissime iscrizioni nell’alfabeto sviluppatosi in Grecia nell’VIII-VII secolo a.C., in quanto queste iscrizioni sono databili al 700-650 a.C. Il culto di Apollo che aveva luogo presso questo tempio comprendeva certamente competizione ginniche e canore da parte di efebi tra i 14 e i 18 anni circa, cui seguivano sicuramente anche sfrenati rapporti sessuali tra gli stessi adolescenti, espressione di una sessualità libera e gioiosa, forse sotto lo sguardo compiaciuto di adulti che assistevano, probabilmente solo da spettatori, a queste attività. Dalle iscrizioni apprendiamo infatti che il culmine del culto di Apollo, in periodo di luna piena, era la Gymnopaedia, un rituale che includeva anche pratiche omosessuali tra i giovani partecipanti. Le iscrizioni che si sono conservate sono infatti decisamente eloquenti.
Troviamo una serie di iscrizioni che dicono “Tharumakas è bello” (Tharumakas agathos) e possono essere state scritte ovviamente solo da altri ragazzi, poiché le donne erano escluse dalle attività pubbliche. Ne troviamo molte altre: “Anche Lukudidas è bello” e vicino a questa una terza iscrizione “Ma Eumelos è il più bravo nella danza!”. In un’altra serie di iscrizioni troviamo un certo Krimon, che doveva godere di ottima fama: “Krimon, il più bravo nel danzare in maniera lasciva, ha battuto Simias”. Qui troviamo il verbo qonialoi che indica il lascivo danzare dei satiri che mostrano le loro erezioni! Krimon lo troviamo anche in molte altre iscrizioni molto più esplicite, in cui compare il verbo oiphe, che indica un vero rapporto omosessuale: “Per Apollo! Proprio qui Krimon ha fatto sesso con Bathukles” e ancora “Qui Krimon ha fatto sesso con Amotion” e apprendiamo una lista di altri ragazzi con cui Krimon fece sesso in occasione di quella gymnopaedia: Isokarthus, Pasiovos, Euaisuros, Kresilas. Insomma sembra che si sia dato da fare parecchio, e alternando ruolo attivo e ruolo passivo, poiché oiphe indica precisamente l’atto della penetrazione anale, per cui, ad essere precisi, dovremmo dire che Krimon fu passivo con Bathukles, ma a sua volta fu attivo con Amotion. In un’ennesima serie di iscrizioni, troviamo: “Pheidipidas ha fatto sesso con Timagoras. Anche Empheres e io l’abbiamo fatto.” E sappiamo che questo “io” è un certo Enpulos. Poco sotto queste iscrizioni, qualcuno, forse invidioso, ha inciso “Pornos!”, in pratica “puttane!” poiché pornos significa “prostituto”. Un’altra iscrizione ci racconta: “Enpedokles eneqopteto tade. Qorketo ma ton Apolo” (“Empedocle ha fatto questo. E ha danzato per Apollo”).
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