C’era una volta un re, che aveva scelto come suo consigliere personale un vecchio saggio, molto saggio, che tuttavia per i suoi detrattori aveva un grosso difetto: qualunque cosa succedesse, ripeteva : “tutto quello che Dio ti dà è per il tuo bene, tutto quello che Dio ti dà è per il tuo bene”. Il re sopportava comunque questo suo difetto, perchè dai suoi consigli e dalla sua saggezza ricavava sempre grandi vantaggi; per questo motivo, non appena il sovrano usciva dalla reggia, il vecchio saggio seguiva il re ovunque andasse, ma proprio ovunque.
In un giorno di gran pioggia il re si recò dal barbiere, e terminate le operazioni di pulizia del volto, il ragazzo di bottega cominciò la manicure. Mentre stava occupandosi dell’anulare della mano sinistra, vi fu un gran tuono: il ragazzo ed il re sobbalzarono, e nel trambusto, zac, al sovrano venne tagliata la falangetta.
Strepiti, urla di spavento e di dolore, e la rabbia del re si abbattè sul malcapitato garzone: “In prigione, disgraziato, hai mutilato il tuo re, marcirai in galera per il resto dei tuoi giorni”; ma il vecchio saggio, rimasto imperturbabile fino a quel momento, cominciò la sua litania: ” tutto quello che Dio ti dà è per il tuo bene, tutto quello che Dio ti dà è per il tuo bene”; il re al colmo della rabbia sbottò: ” Basta, mi hai proprio scocciato con queste stupidate, vecchio pazzo, mi stai prendendo in giro, mi hai sempre ingannato in tutti questi anni con queste idiozie, fila in prigione anche tu, così potrai blaterare le tue lagne fino alla fine dei tuoi giorni!”
Il giorno dopo il re, per smaltire un po’ di rabbia pensò di andare a caccia: ovviamente da solo, visto che il vecchio saggio, che fino al giorno prima era la sua ombra, stava languendo nelle segrete del castello. Dopo aver un po’ gironzolato nella giungla, venne catturato da una setta di adoratori della dea Kali, contentissimi per aver trovato una vittima da sacrificare per la notte del plenilunio. Il re sbraitò, minacciò, pregò ma non ci fu nulla da fare: a quella gente non importava nè il rango, nè il blasone, per loro era semplicemente un uomo da uccidere sull’altare sacro: per cui lo vestirono con la sacra veste, lo cosparsero del sacro unguento, lo legarono sull’altare e mentre il capo stava per affondare nel suo cuore il coltello sacro, si accorse con orrore che alla vittima designata mancava un pezzettino di dito.
Voi sapete come, per essere sacrificato, un corpo deve essere perfettamente integro, pena grandi disgrazie per la comunità tutta, per cui i seguaci lo coprirono d’insulti e sputi e lo lasciarono nella giungla, seminudo e terrorizzato, ma vivo.
Ancora frastornato, il re si avviò verso il castello, e nel tragitto capì: il vecchio saggio aveva avuto ragione, come al solito; grazie a quell’incidente dal barbiere, la sua vita era stata risparmiata; cosa importava un piccolo pezzetto di dito, se paragonato al rischio che aveva corso? Meglio vivo senza un dito che morto integro, dopotutto!
Arrivato al castello, andò subito alle prigioni, liberò il garzone e si recò dal vecchio saggio, che senza scomporsi meditava nella sua cella: entrò, lo abbracciò e gli disse: ” Amico mio, perdonami, che cieco sono stato, mi han rapito i Thugs, mi stavano sacrificando, poi hanno visto che mi mancava un pezzo di dito, e mi hanno lasciato andare: avevi ragione tu, quando dicevi 'tutto quello che Dio ti dà è per il tuo bene, tutto quello che Dio ti dà è per il tuo bene', perdonami, starai sempre al mio fianco, il mio regno ti appartiene. Però, scusa un momento, ma tu, che ti ho sbattuto in prigione, umiliato e picchiato, dov’è il bene che Dio t’ha dato in tutto questo?”
Con serenità il vecchio guardò il suo sovrano e candidamente gli rispose: ”Vede Maestà se lei non m’avesse messo in prigione, io l’avrei accompagnata a caccia, come sempre, ed a me non manca alcun pezzo di dito”.
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