martedì 6 dicembre 2011

SANT'AMBROEUS

Domani è Sant'Ambrogio, a Milano si fa festa ma io lavoro mezza giornata poi prendo la "Divina", la mia Peugeot 207 (ndr) il nome lo ha scovato il Professore un mesetto fa, e parto verso il paesello a cavallo di Varesomo, o Comarese se preferite. Il soprannome della macchina è nato qualche settimana fa. Ci siamo scambiati le macchine perchè dovevo venire in treno a Milano e ho dovuto utilizzare la sua per raggiungere la stazione. La sua Pandina si chiama "Estrella", dovrebbe essere una 600 di cilindrata (credo) la mia invece è un 1400. Ovviamente ha notato la differenza e da qui il nome di "Divina". Se fosse stato un 2000 o in 2300 non ho idea di come l'avrebbe battezzata. Comunque le sta molto bene ed è stato immediatamente adottato. Io la chiamavo Coccinelle, idea piatta vero? Era ovviamente preso dalla pubblicità che l'aveva lanciata a suo tempo. Squallido. Vabbe'. Non volevo parlare di questo.

RESUME.
Aurelio Ambrogio nasce a Treviri intorno alla metà del 300 da una importante famiglia romana. La sua città natale si trova oggi in territorio tedesco e si chiama Trier ma era una città francese, Trèves, o meglio Gallica. La madre Monica era una santa donna, tanto da essere effettivamente santificata dalla Chiesa cattolica, lui invece era abbastanza scapestrato, aveva iniziato la carriera amministrativa del padre ma essendo di famiglia santa... da generazioni, il popolo lo volle eleggere a vescovo della diocesi lombarda. Si racconta che, al fine di desistere il popolo di Milano dalla sua nomina a vescovo, Ambrogio provò anche a macchiare la buona fama che lo circondava, ordinando la tortura di alcuni imputati e invitando in casa sua alcune prostitute; ma, dal momento che il popolo non recedeva nella sua scelta, egli tentò addirittura la fuga. Quando venne ritrovato, il popolo decise di risolvere la questione appellandosi all'autorità dell'imperatore. Pare che la scelta milanese fosse nata da un fatto miracoloso avvenuto qualche anno prima alla morte del vescovo ariano Aussenzio, la delicata situazione di contrasto tra le due fazioni sembrò precipitare. Il biografo Paolino racconta che Ambrogio, preoccupato di sedare il popolo in rivolta per la designazione del nuovo vescovo, si recò in chiesa dove all'improvviso si sarebbe sentita la voce di un bambino urlare «Ambrogio vescovo!», a cui si unì quella unanime della folla radunata nella chiesa. Ambrogio fu discepolo di Agostino, Sant'Agostino ovviamente. Nella vita di quest'uomo madre, zii, nonni e persino l'insegnante erano tutti santi. Ora mi chiedo se non fosse un po' troppo eccessivo, magari si prendevano allegramente a scarpate l'un l'altro, ma la storia riporta che fossero tutti santissimi e venerabilissimi. Sta di fatto che la storia non riporta molti incontri dei due, si sa che Agostino battezzò Ambrogio e lo aiutò nei primi anni del suo episcopato, ma poco si sa del rapporto tra i due. Ambrogio era affascinato da Agostino che lo vedeva come il proprio méntore e maestro. Ambrogio agognava avere un rapporto più stretto con il proprio insegnante. Agostino usa due espressioni molto significative che già di per sè la dicono lunga sulla natura del loro rapporto. "Suscepit me paterne ille homo Dei " mi accolse come un padre quell'uomo di Dio, scrive Agostino, e poco oltre aggiunge "eum amare coepi, non tamquam doctorem sed tamquam hominem benignum in me ...", lo amai non tanto come maestro ma come uomo benevolo verso di me (Conf. 5, 13, 23). Questi due sentimenti, la paternità e la benevolenza, non possono prescindere da una solida reciproca conoscenza personale. Questo rapporto deve essersi articolato variamente nel tempo e nelle forme. Gli incontri, per quanto fugaci, erano forse più una regola che l'eccezione: "Saepe erumperet, cum me videret, in eius praedicationem, gratulans mihi, quod tale matrem haberem" ricorda Agostino a proposito della madre: "spesso Ambrogio, incontrandomi, nei suoi discorsi si congratulava con me per la madre che avevo." I due dunque si conoscevano e si incontravano, probabilmente dopo le prediche o in altra occasione, e l'argomento dei discorsi cadeva spesso su Monica e sulla sua fede di brava cristiana, anche se è difficile pensare che due persone di tale levatura si limitassero ad un argomento così formale. Nondimeno la differenza di età, di rango e i reciproci impegni possono aver rappresentato, almeno nei primi periodi, ragionevoli ostacoli ad una frequentazione abituale e più profonda. Quindi viene spontaneo pensare che Monica e Agostino fossero qualcosa di più che semplici conoscenti. Forse da quel rapporto di amicizia molto stretto potrebbe essere giunto il frutto benedetto di due santi, Monica e Agostino, che generarono un altrettanto santo figliolo, Ambrogio. Niente di scandaloso, badate bene! Erano i primi anni del cattolicesimo e i sacerdoti della Chiesa a quei tempi non avevano ancora il voto di castità. Pietro stesso era sposato anche se (forse) vedovo. Ma viene spontaneo un altro pensiero, forse la santità di Ambrogio, Monica e Agostino non è così plateale. Era gente comune, forse un po' più erudita della povera gente popolina. Ma d'altronde l'eredità dei figli è la gloria dei padri. Abbiamo l'esempio del nostro ultimo Presidente del Consiglio. "Mediaset docet semper".
Un caro saluto.

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