venerdì 7 dicembre 2012

SAN PAOLO SUL CAMMINO GAY

Riflessione biblica di Terence Weldon* tratta dal sito Queering the Church (Inghilterra) del 25 gennaio 2012, liberamente tradotto da Progetto Gionata

La figura di San Paolo risulta essere, per molti versi, paradossale. Nella sua doppia faccia di Saulo/Paolo è noto sia come uno spaventoso persecutore di cristiani e, allo stesso tempo, come il più grande dei primi missionari, che diffuse la parola ben oltre il suo territorio originario, l’autore dei testi cristiani di gran lunga più influenti dopo i Vangeli.
Ugualmente, come autore dei testi più infamanti del Nuovo Testamento, è ampiamente considerato come colui che condanna le relazioni omoerotiche – però Paul Halsall lo include nel suo Calendario dei santi LGBT:
“C’è un considerevole dibattito riguardo questi testi anti-gay, ma qualunque sia la conclusione, c’è molto che porta a pensare, come ha sottolineato il vescovo anglicano di Newark John Spong che Paolo possa essere stato in qualche modo “queer”.

Il fatto che non si fosse mai sposato, insolito per un ebreo di quell’epoca, l’amicizia con una serie di uomini più giovani, specialmente san Timoteo, il suo riferimento ad un non meglio precisato “pungolo della carne” e, se possibile, il suo disprezzo per un certo tipo di relazione omosessuale di sfruttamento del suo periodo, tutte questioni che sono venute alla luce, e a cui non si può rispondere se non portando in causa la sua sessualità.” 
Che ne possiamo fare?
Per prima cosa abbandoniamo l’idea che gli scritti di san Paolo siano anti-gay: non lo sono, ma di più, la maggior parte del suo messaggio è precisamente l’opposto, si può concludere esaminando il tutto. Per una disamina di quelle che sono le solite idee anti-gay e sessualmente repressive di Paolo, si rimanda a Reidulf Molvaer, Sex & St. Paul the Realist:
“San Paolo fu, in molti modi, un uomo ascetico e felice di esserlo, ma rifiutò di di far diventare l’ascetismo il solo modello per i cristiani – molta gente non può vivere secondo questi principi, specialmente nell’area sessuale. Nel settimo capitolo della prima lettera ai Corinzi, egli rifiuta le richieste di un suo appoggio all’astinenza sessuale come eticamente superiore alle relazioni sessuali “attive”. Egli pone dei imiti, ma non alle relazioni sessuali nell’ambito del matrimonio.
Ai suoi tempi, si riteneva comunemente vero che la pratica omosessuale, più facilmente delle relazioni eterosessuali, poteva portare le persone ad un’armonia con la natura immutabile di Dio. È questo che Paolo rifiuta decisamente nel primo capitolo della sua lettera ai Romani. Comunque non scrive sull’omosessualità “normale”. Infatti, si tratta di una deduzione logica dai principi che espone nella lettera ai Corinzi che un’amorevole, durevole relazione omosessuale è eticamente valida quanto una eterosessuale.
Il dottor Molvaer afferma che penetrare nelle moderne ideologie può essere d’aiuto nel capire ciò che il Nuovo Testamento dice di questi argomenti. Oggi, come nella Chiesa delle origini, influenze estranee in queste aree possono distorcere le genuine preoccupazioni morali dei cristiani come sono state stabilite da Cristo e da san Paolo.”
Quindi, considerate questa persona. Molto poco, sorprendentemente si sa per certo dell’uomo Paolo, ma il vescovo Spong non è il solo ad avere suggerito che Paolo potrebbe aver avuto delle relazioni “omosessuali” intime. Il blogger gay cattolico Jeremiah Bertram, che recentemente ha ripercorso in un pellegrinaggio “i primi passi si san Paolo”, ha profondamente riflettuto sulla vita e gli scritti di Paolo e ha concluso che, dopo tutto, la cosa potrebbe essere vera.
In mancanza di una provata evidenza, personalmente sono felice di lascare questa discussione ad altri con più cultura ed erudizione di me. Ciò che mi interessa, nei santi queer, è la lezione che ci danno oggi e in questo credo ci sia un messaggio ben chiaro, nascosta nella storia più nota di Paolo: la sua conversione sulla strada di Damasco. Questo fatto è entrato nella tradizione come la “Conversione di Damasco” ed è proprio qui che sta la speranza.
Perché se Saulo, il ben noto persecutore dei cristiani, poteva subire un così completo cambiamento del cuore e diventare invece attivo come il più famoso missionario, così oggi c’è la stessa speranza per i persecutori religiosi delle minoranze sessuali. Non solo speranza, ma c’è anche un’incredibile evidenza da parte di molti cristiani di oggi, che hanno fatto esperienza di questa “Conversione di Damasco”, e che sono passati dalla condanna delle relazioni tra persone dello stesso sesso, al chiedere ad alta voce la loro completa inclusione nella Chiesa.
Questi cambiamenti del cuore, che di solito intervengono dopo intensi studi della Scrittura e un dialogo serrato tra i membri omosessuali della Chiesa, sono stati anche responsabili del cambiamento nella politica (in senso lato) in molte confessioni (religiose), e di un’atmosfera molto più accogliente in molte congregazioni locali. Il processo continua.
Quei cattolici che credono opportuno rivolgersi ai santi, potrebbero includere Paolo nelle loro preghiere. Questo non perché fosse queer (sebbene potrebbe esserlo stato) ma perché la sua intima esperienza di conversione da un utile modello per tutte quelle conversioni dei giorni nostri di cui abbiamo bisogno tra i bigotti che usano la religione come un manto per (nascondere) il pregiudizio e la discriminazione. 


* Oggi, la Chiesa celebra la festa della conversione di san Paolo. Proprio in questa festa sta un incoraggiamento peri cristiani LGBT: proprio come Paolo di Tarso, il fragello dei primi cristiani, trovò Dio e divenne invece un grande campione della loro causa, è possibile che la Chiesa istituzionale, che la comunità queer considera come una loro persecutrice, potrebbe allo stesso modo trovare Dio e trasformare di conseguenza il suo cuore, per diventare il loro campione – diventando ciò che Jenni ha descritto qualche giorno fa come una “opzione preferenziale per le persone queer”.
Ciò non è forzato come potrebbe sembrare: c’è già stata una trasformazione assolutamente straordinaria nelle risposte religiose alle relazioni omoerotiche durante l’ultima metà del secolo scorso, e un numero sempre crescente di autorevoli uomini di chiesa e donne stanno diventando preziosi alleati, campioni della nostra causa. Sto scrivendo un post molto più ampio su questo tema (che sarò la base di un discorso che farò al Quest annual conference), così qui non scriverò altro in proposito.

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