venerdì 17 aprile 2015

LETTERA APERTA


grande_occhi

Lettera scritta da Franco* a suo padre (dal portale di Progetto Gionata)

“La Verità non è seguire alla lettera ciò che ci viene insegnato,non è un consiglio o una legge morale,la Verità è scolpita dentro le nostre anime. La Verità si ricerca e non si pretende,non è statica ma dinamica e a seconda di ciascun vissuto la si contempla con occhi diversi;perché la Verità nega l’omologazione e afferma la bellezza di ciascuna realtà. Sta a noi decidere se rimanere fermi ai gradini bassi e pensare di sapere già tutto oppure dare un senso a questo entusiasmante Divenire; Divenire che né confonde e né stigmatizza ma conferisce un senso ad ogni nostra emozione. E io un senso alle mie l’ho trovato.”
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Caro Papà, anzi carissimo amico mio. Avrei voluto darti questa lettera il giorno della festa di San Giuseppe ma per una mancanza di tempo e coraggio ho preferito consegnartela ora. La mia però non voleva essere una lettera da scrivere in un giorno speciale ma voglio che le parole che leggerai da qui fino alla fine ti possano entrare nel cuore come non mai,in quel cuore di padre che ho sempre amato di nascosto. Voglio parlarti di me e di te,voglio che tu sappia chi è realmente tuo figlio e quanto nei suoi silenzi abbia sofferto per la sua incapacità di dimostrarti quanto sappia amare; ma certe emozioni sono difficili da esternare e solo lo scrivere mi aiuterà a darti testimonianza del mio mondo represso e nascosto da troppo tempo. Ricordo come se fossi ieri quando da bambino per farmi addormentare mi raccontavi una storiella che iniziava con la seguente frase: “C’era una volta in un paese molto ma molto lontano un bambino o un piccolo principe..”. Ricordo che chiudevo gli occhi e il lettone si trasformava nel verde di un prato e il poggia schiena diveniva un maestoso albero. Iniziavi così ogni volta un nuovo racconto,fatto di avventure sempre innovative e avvincenti accumunate da un bellissimo lieto fine.

 Ora, Papà, ti invito come allora a chiudere per un attimo gli occhi e ad immaginarti la stessa scena che tuo figlio sognava da piccolo;perché è giunto il momento che ti racconti la storia di un bambino,di un fanciullo che ora è uomo e che finalmente ha deciso di imparare ad amare.
C’era una volta,in un paese molto ma molto lontano un bambino di nome Francesco. Lui era un bimbo molto vivace che amava andare a scuola e stare con i suoi genitori. Francesco ha una mamma e un papà a cui ha sempre voluto bene e per cui nutre tanta stima e affetto. Spesso il padre lo portava all’ASL per mostrargli come vaccinava i tanti neonati che molte mamme gli portavano. Ciò rendeva Francesco molto felice perché si sentiva reso partecipe del bellissimo mestiere del padre. E’ sempre stato un padre premuroso,attento alle esigenze dei suoi figli; Francesco ricorda ancora quando a Messina due teppisti lo prendevano a sassate insieme alla sorellina,a quel punto il Papà alzò la voce e i due scapparono a gambe levate. La sua voce era la protezione di Francesco ma purtroppo non fu sempre così.

 A volte Francesco era spaventato,impaurito dalla voce di suo padre soprattutto quando si arrabbiava con la mamma e ciò lo fece molto soffrire. La sorella più grande cercava di consolarlo ma le sue grida gli penetravano nell’anima e ciò non lo fece sentire più tanto protetto come prima. Il tempo passò e molte cose cambiarono. Francesco e sua sorella Rosita crescevano e quando Francesco iniziò le scuole medie,cominciò per lui un tortuoso calvario. La sua mamma ebbe un grave incidente e suo padre si ammalò di cuore,inoltre la situazione famigliare non era delle migliori. Francesco però chiudeva tutto nel suo cuore e spesso per farsi sentire combinava qualche monelleria; una nota a scuola,un dispetto che lo facesse sentire al centro dell’attenzione, quell’attenzione passeggera come un battito di ciglia in cui lui stesso potesse dire “IO ESISTO!”. Francesco alle scuole medie non andava molto bene e neanche con i compagni era molto felice. Era un bambino che amava scherzare ma anche educato e spesso curioso;ma la sua curiosità fu per molti che allora non capivano motivo di scandalo e di scherno.

 Spesso gli veniva difficile andare a scuola per paura che qualcuno gli potesse fare del male o ingiuriarlo. Per questo motivo non riusciva a studiare ma al contempo non voleva fornire spiegazioni al riguardo per paura di essere considerato “un debole”. Francesco chiuse tutto nel profondo del suo cuore,sperando che un giorno tutto sarebbe cambiato. Non aveva amici con cui confidarsi né una persona adulta che lo sapesse realmente comprendere. Così si chiuse sempre di più in se stesso,in un mondo fatto di tante speranze. Nonostante Francesco venisse seguito da un’insegnante esterna,ancora egli si rifiutava di studiare perché se avesse studiato nessuno l’avrebbe più sgridato e nessuno se ne sarebbe accorto di lui.

I giorni intanto passavano e nonostante qualche volta i suoi si arrabbiassero,lui tornava ad essere nuovamente triste e non riusciva a capire il perché. Nonostante l’aiuto della professoressa continuava a non badare ai libri e intanto cominciava a pensare di essere “davvero solo”. A un certo punto si chiese se non fosse geneticamente modificato,se non ci fosse una minuscola alterazione del DNA che lo separasse appena dalla sua specie. Sembrava per lui che tutti fossero in grado di unire le proprie parti in modi piacevoli e fecondi ma nella sua anatomia e nella sua psiche c’era qualcosa di impercettibilmente diverso che lo divideva in modo irrevocabile dagli altri. Era una sensazione dolorosa che lo rendeva infelice; lo ha sempre fatto piangere e desiderare di non essere vivo. Così un giorno Francesco decise di aprire un libro di scuola e si disse “Cerco di salvare il salvabile,anche se sono solo e senza neanche amici spero quantomeno di trovare soddisfazione nello studio”. Così il giovane ragazzo,grazie ad una forza di volontà innata riuscì ad ottenere tutte le sufficienze che gli avrebbero garantito l’accesso all’anno successivo. Ciò lo gratificava ma non lo rendeva felice come voleva, a scuola il rapporto con i compagni rimaneva comunque pessimo e a casa tra una discussione e l’altra le sue richieste di attenzioni erano annullate.

 Così lui continuò per la sua strada e arrivato in terza media decise di stringere finalmente qualche legame d’amicizia ma lo fece solamente con qualche compagna. I giorni passarono e Francesco intanto cresceva con la speranza nel cuore di trovare amici sinceri. Con le sue forze ne trovò molti soprattutto quando intraprese gli studi classici,erano soprattutto ragazze,compagne di scuola che lo fecero sempre sentire accolto come in una grande famiglia. Spesso le apparenze ingannano e dietro sorrisi e lunghe risate,in Francesco si nascondeva un lato di sé di cui se ne vergognava tanto. Un lato che lo spaventava,che lo faceva sentire diverso rispetto alla massa. Così nonostante Francesco avesse degli amici e andasse bene a scuola,molto spesso cadeva in un baratro fatto di dubbi e incertezze,ciò lo fece stare molto male; si sentiva un mostro,un abominio per l’umanità e spesso desiderava non essere più vivo. Era ed è un ragazzo con una profonda fede,la stessa fede che lo ha tenuto in vita fino adesso. Probabilmente senza fede oggi Francesco non sarebbe in mezzo a noi. Così grondante di sangue per le sue ferite si rialzava, incoraggiandosi che un giorno tutto quanto sarebbe cambiato.

 Un giorno Francesco si recò insieme alle sue compagne di scuola ad una festa in un locale del suo paese. C’era molta confusione quella sera e tra tanti ragazzi vi era un gruppetto che lo guardava e rideva. Uno di loro gli si avvicinò incominciando a sferrargli calci alle gambe,bestemmiando,chiamandolo nei peggiori dei modi. Senza dire nulla alle compagne se ne ritornò a casa sua,per paura che potesse essere aggredito. Da allora Francesco non ebbe più il coraggio di uscire da solo nel suo paese ma spesso evitava anche di uscire in compagnia perché gli capitava di ricevere anche insulti mentre passeggiava. Spesso Francesco pensava a suo padre, pensando nel suo cuore di non essere mai stato alla sua altezza. Si sentiva un disastro di figlio,pensava che quei ragazzi avessero ragione, che lui sarebbe dovuto morire perché non era uomo come loro. Ciò lo fece stare male fino al punto che non riusciva a guardare negli occhi suo padre, perché si sentiva indegno, perché non si sentiva di “essere l’uomo” che suo padre voleva. Così passarono i giorni,mesi e anni e intanto Francesco diveniva sempre più grande, più consapevole delle sue emozioni.

 Emozioni contrastanti che divenivano un macigno,sempre più difficile da trasportare ma lui era bravo a nascondere e a mentire a se stesso e agli altri. D’altro canto però ebbe anche i suoi momenti felici e di spensieratezza; si divertiva nella sua classe,amava ciò che studiava e aveva anche maturato una forte fede dopo il viaggio a Lourdes. Inoltre incominciò a guardare suo padre con occhi diversi,soprattutto dopo il suo diciottesimo compleanno quando davanti a tutti,suo padre molto discretamente gli chiese scusa per non essere stato un padre sempre presente e di essersi accorto di avere accanto un figlio meraviglioso circondato da una classe che gli voleva tanto bene. Queste parole Francesco le scolpì nel proprio cuore e chiudendo gli occhi ritornò indietro nel tempo,quando lo portava all’ASL facendolo sentire importante.

 Guardò negli occhi di suo padre,quell’anima a cui non ebbe mai avuto il coraggio di dire quanto gli volesse bene e dentro suo padre incontrò un uomo pieno di fragilità,fragilità che prima Francesco non comprendeva ma che comunque ha imparato ad amare,perché era sempre suo padre,quel padre che tutt’ora non cambierebbe per nessuno al mondo. Francesco però era solito a tenersi tutto nel suo cuore perché la vergogna di esternare le proprie emozioni lo spaventava e lo intimoriva. Arrivò poi la maturità,Francesco finalmente dopo anni di sacrifici riuscì finalmente a coronare il suo sogno e a prendere il diploma. Egli desiderava diventare medico ma la società non permette sempre di realizzare le proprie aspettative.

 Nonostante tutto Francesco cominciò studiando Farmacia. In quel periodo in cuor suo si ripresentavano più forti che mai i soliti pensieri ed emozioni devastanti per i quali lui provava immensa vergogna. Spesso gli si presentavano persone, persone con cui faticava a stringere amicizia perché si sentiva vittima di ciò che provava e di ciò che lui detestava. Francesco aveva il desiderio di cambiare vita e quando sprofondava nell’oblio invece di abbracciare con coraggio la realtà dei fatti,cambiava facoltà universitaria. Tanto per dare svolta alla sua vita,tanto per proiettare i suoi disagi interiori in disagi esteriori che non esistevano. Ciò però non bastava perché l’entusiasmo di un nuovo mondo universitario non era per sempre; non era la facoltà che Francesco doveva cambiare bensì la sua vita.

 Così Francesco dopo l’ennesimo cambiamento si trovò finalmente nel posto che avrebbe sempre voluto frequentare,ovvero medicina. Il ragazzo era contento di aver finalmente raggiunto l’obiettivo, convinto di aver avuto il massimo della gratificazione ma purtroppo non fu così. Dentro di lui vi erano ancora le stesse tenebre che lo tormentavano. Per sua libera scelta decise lo scorso settembre di prendere casa da solo e ciò lo rese molto sereno perché nella solitudine Francesco dialogava con se stesso cercando di dare tregua ad una lotta senza fine. In quei giorni Francesco studiava e usciva; la nuova città in cui lui studia era per lui un rifugio,un luogo sicuro dove camminare a testa alta senza essere ingiuriato e ciò lo faceva stare bene.

 Tornarono però le stesse paure ed insicurezze che lo fecero nuovamente star male,tutto questo a causa di alcune incomprensioni che suo padre conosce in merito a dei signori di origine straniera. Il pensiero che neanche quel posto fosse un luogo sicuro come un tempo lo angosciò ma fortunatamente niente avviene per caso. Francesco insieme ai colleghi cominciò un corso di Psicologia atipico,diretto da un professore abbastanza in gamba. Apprese molto dalle sue lezioni e confidò al docente le sue preoccupazioni in merito al disagio che alcuni individui del posto gli procuravano. L’insegnante gli fu di grande aiuto perché attraverso alcune tecniche era riuscito a controllarsi di più ma ciò non bastò. Questo lo fece presente al professore,il quale capì che purtroppo dentro Francesco si nascondeva una montagna accumulata negli anni che lo stava soffocando e in qualche modo andava affrontata. Questo significava però guardare in faccia il passato e affrontarlo nelle sue gioie e nei suoi dolori. Con il suo supporto,Francesco contattò un’esperta che lo avrebbe aiutato a combattere le sue ansie e le sue paure; ma come gli disse il professore “Hai un peso,un qualcosa di più grande di te che soltanto tu conosci e che va gettato fuori,qualcosa che ti ferisce e ti rende insicuro”.

Francesco allora prese la consapevolezza che era giunto il momento di guardare dentro di sé e dare voce a quel lato che da sempre ha odiato. Passò le vacanze di Natale chiuso in camera a riflettere,anche sulla decisione di intraprendere un percorso psicoterapico. Intanto però senza l’aiuto di nessuno voleva affrontare quel lato scomodo. Prese coscienza che ormai non si trattava più di una fase della sua crescita ma di una parte di sé che un giorno o l’altro avrebbe dovuto amare con i suoi rischi e le sue conseguenze. Francesco possiede una personalità forgiata da una serie di vicissitudini che hanno contribuito a renderlo tale e insieme alla sua personalità si è sviluppato un altro aspetto che è la sessualità. Una sessualità rilegata in una scatola chiusa,affondata in un oceano di paure e false convinzioni. Così Francesco decise di fare un tuffo e di afferrare questa cassa forte nascosta da troppo tempo il cui silenzio era divenuto ormai assordante. Francesco in tutto questo non era solo ma aveva la fede,una fede che prescinde dalla religione,una fede maturata di pari passo con la ragione,il che l’ha reso molto critico. Critico però non con se stesso piuttosto verso chi ha deciso di rinchiudersi dentro un recinto fatto di pregiudizi,verso chi usa dei versetti biblici per dirti che quello che realmente sei è un abominio dinnanzi agli occhi di Dio. Francesco ha letto la Bibbia e anche grazie all’aiuto della fede è riuscito a razionalizzare alcuni aspetti che i pregiudizi e l’uomo tendono a mistificare.

 Francesco si è documentato,ha ricercato attraverso la rete e i libri,tutti quei modi di pensare per potersi creare una sua opinione perché è molto facile assorbire passivamente tutto ciò che ci viene insegnato. Francesco non è stupido però,grazie ai suoi studi classici ha maturato l’idea di un profondo spirito critico che lo ha reso capace di essere esente da qualsivoglia strumentalizzazione mentale. Così Francesco attraverso uno studio approfondito delle Sacre Scritture e del Vangelo,confrontandosi con altre persone che vivevano il suo stesso disagio,decise dopo anni di silenzio e sofferenza di abbracciare quella parte di sé che fino ad allora ha reputato ripugnante,ripugnante agli occhi dell’uomo ma non di Dio. Rifacendosi al modus vivendi dell’antica Grecia “TUTTO VISSUTO NELLA GIUSTA MISURA PORTA FRUTTO”. Tutto ciò che verrà esasperato e portato ad un eccesso sarà sempre fonte di uno squilibrio interiore: come l’ esasperazione narcisistica del proprio corpo e dei propri sensi ma anche l’eccessiva chiusura mentale e il bigottismo .

Francesco,grazie anche all’educazione che ha ricevuto, ha sviluppato una forte integrità morale,integrità che però non deve limitarlo nell’amare,di andare anche oltre quella che è una mera fisicità,puntando all’anima della persona. Francesco prese consapevolezza di potersi potenzialmente innamorare di donne ma anche di uomini. La sua bisessualità però non gli permette di scegliere chi amare,perché a scegliere sarà sempre il suo cuore. Per Francesco l’Amore Vero non è eterosessuale o omosessuale ma è il risultato di una profonda ascesi che lo porta ad andare oltre un desiderio prettamente fisico,ricercando nell’altro quell’anima che nelle sue fragilità risulterà sempre meravigliosa. Francesco semplicemente vuole questo dalla vita,una persona che si comporti in altrettanto modo con lui ma per ora Francesco è solo all’inizio del suo cammino,di questa nuova vita che in cuor suo ha sempre desiderato di avere. Francesco però voleva condividere la sua gioia per non rischiare di renderla fine a se stessa; egli si affidò a sua sorella,che cresciuta anche lei,ha capito che dopo anni di sofferenze anche suo fratello meritata di avere una fetta di felicità,disse “Oggi mi è nato un fratello”.

Francesco però temeva sua madre molto rigida su determinate tematiche ma l’amore di una madre oltrepassa i pregiudizi e le assurde convinzioni degli uomini e anche lei si è dovuta ricredere su molte cose senza rinnegare la fede ma neanche i sani principi morali. Francesco ha parlato molto con sua madre e senza timore lo ha accolto nel proprio cuore;dopotutto è stata una donna fragile che ne ha passate di tutti i colori e se ogni tanto ha qualche sfuriata è giustificata dall’immenso amore per la propria famiglia. Rimaneva però il membro più importante della famiglia,quel padre spesso messo da parte,quell’uomo incompreso che nei suoi silenzi e nelle sue fragilità,suo figlio ha imparato ad amare profondamente ma non ha mai avuto il coraggio di dimostrarglielo perché lo temeva,perché non si sentiva all’altezza.

 Riconoscendo che anche da parte del papà c’era un certo timore nell’aprirsi, perché anche lui avrebbe voluto dimostrarglielo. Così ora Francesco scrive questa lettera davanti a quell’albero che nella sua mente,quando il padre gli raccontava una storia,contemplava e ammirava. Con gli occhi lucidi scrive “ Caro padre,non so in cuor tuo se tu sia fiero di me,se mi amerai per quello che sono ovvero tuo figlio. In cuor mio io sono fiero di avere un padre come te e ringrazio ogni giorno Dio per avermi donato una guida silenziosa e premurosa che mi ha accompagnato rispettosamente lungo questo tortuoso tragitto della mia vita e quella guida sei tu. Papà,amico,fratello che nel tuo cuore hai sempre cercato di comprendermi,donandomi un’immensa fiducia che spero di aver rispettato nei miei limiti. Sei un padre esemplare che ha sempre difeso i suoi figli,e suoi bambini ma ora quei bambini sono cresciuti e uno di loro adesso è un uomo che ha finalmente trovato la sua pace. Spero che tu possa avere la tua e mi auguro con questa lettera di non aver ferito il tuo cuore già provato da mille sofferenze,sofferenze che solo tu e Dio conoscete.

 Ti amo Papà,ti amo perché sei carne della mia carne,ti amo nelle tue debolezze e ti chiedo perdono se non sono stato il figlio che avresti sempre voluto. Caro papa dopo essermi rivelato a te per quello che sono e per quello che sento,ti chiedo di non dubitare di te stesso o di mamma,non chiederti in cosa tu possa essere venuto meno perché sia tu che lei mi siete stati sempre vicini in salute e malattia,nei dolori ma soprattutto nelle gioie. Ogni volta che ti vengono questi pensieri,chiudi gli occhi e immagina me e te sotto quell’albero dove tu mi raccontavi splendide fiabe che mi facevano sognare,storie di vita come la nostra con un meraviglioso e inaspettato lieto fine.”
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“Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi amore, sarei un rame risonante o uno squillante cembalo. Se avessi il dono di profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza e avessi tutta la fede in modo da spostare i monti, ma non avessi amore, non sarei nulla. Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri, se dessi il mio corpo a essere arso, e non avessi amore, non mi gioverebbe a niente.

 L’amore è paziente, è benevolo; l’amore non invidia; l’amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non addebita il male, non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa.

 L’amore non verrà mai meno. Le profezie verranno abolite; le lingue cesseranno; e la conoscenza verrà abolita; poiché noi conosciamo in parte, e in parte profetizziamo; ma quando la perfezione sarà venuta, quello che è solo in parte, sarà abolito. Quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino; ma quando sono diventato uomo, ho smesso le cose da bambino. 12 Poiché ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte; ma allora conoscerò pienamente, come anche sono stato perfettamente conosciuto. Ora dunque queste tre cose durano: fede, speranza, amore; ma la più grande di esse è l’amore”. (1 Corinzi 13)
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Francesco ha letto questa lettera a suo padre durante la settimana Santa di Pasqua,in un momento della giornata in cui era sicuro che in casa ci fosse soltanto lui. Il padre una volta finita la lettera ha intrapreso un lungo dialogo con il figlio che voglio riassumere in queste parole: “Francesco,innanzitutto ti chiedo se potresti darmi una copia della tua lettera perché è meravigliosa e non potevi farmi regalo più bello. La sessualità è una parte importante della nostra personalità e il tuo essere è per me,che sono medico,una semplice variante della sessualità stessa. Una variante che non ti chiederei mai di reprimere perché conosco bene cosa significhi non essere accettati dalla propria famiglia,rinnegati! Io voglio che mio figlio viva una vita serena e che porti avanti i suoi obiettivi realizzando il sogno di diventare un grande medico, per il resto se tu un giorno verrai da me e mi dirai che ti sei innamorato di Daniela o di Daniele e che stai bene insieme a questa persona,per me non cambierà nulla.

 Come dici tu non si amano le persone per cosa hanno dentro i loro pantaloni ma per quello che portano dentro il cuore e io credo che tu abbia tanto amore da dare. Ricordati che la tua famiglia ti sosterrà sempre;io,la mamma e tua sorella saremo sempre lì a difenderti. Mi dispiace che tu non ti sia aperto prima perché ti saresti risparmiato tutte queste sofferenze,se tu mi avessi detto che a scuola ricevevi insulti io ti avrei difeso. Conosci bene queste persone e sai quanta frustrazione si nasconde dentro di loro. Per sentirsi importanti aggrediscono i più deboli ma ciò che dicono rimane a loro. Sentiti fiero per quello che sei e cammina a testa alta.”
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* Volevo condividere con voi la lettera che ho scritto e ho letto a mio padre. In realtà non è un semplice coming out ma una vera e propria testimonianza di amore di un figlio verso il proprio padre,in cui racconto anche episodi della mia vita che lui non ha mai Saputo.

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